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Visualizzazione dei post da 2011

L'anno di dis-Grazia letteraria duemilaundici si (dis)chiude?

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Un immaginario che non mi sconfiffera e convince per niente quello di 1984 di Orwell...  Ormai non si parla più presso le alte corti letterarie, o quasi più non si parla, di TQ e di divin codini al seguito, impegno e ingaggiamenti sociali. L'anno che se ne va li aveva appesi alla maniglia, erano tutti pronti per entrare, chi doveva entrare sarà entrato, secondo me, l'altri mi spiace restano con noi fumisti fuori all'aperto a fumare, il cortile è grande c'è spazio per tutti. A chi non è entrato per la porta principale, ricordo che le porte di servizio e quelle di uscita in emergenza sono le più interessanti, specialmente in letteratura: questo è importante dirlo, sempre però che l'uscita di emergenza non produca troppa retorica; non solo, stando fuori in cortile si può fumare insieme intossicandoci reci-prosamente e magari trovare qualche insolito punto di sintesi, tipo: dove mangia la colazione un vero personaggio principale in una racconteria impegnata? e in un

Victor Cavallo poeta

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Di Victor Cavallo si parla sempre, anche se poco, in fuseau d'attore, ma c'è anche un Cavallo poeta che nessuno lo dice, o da poco lo dice, meriterebbe una stima grandissima, o almeno di essere letto. Gli ascendenti sui suoi versi sono un cocktail traboccante di grande poesia prima di tutto, poesia romantico-decadente, della grande letteratura beat e della grande letteratura underground alla Bukowski primi tempi, alla Fante, alla Miller, alla polifonia di Céline, tutti invenati e invasati come pesciolini rossi dentro il grande acquario della sua carne, un grande acquario dove galleggia il suo cadavere vivo, assieme alle vagonate di suoni catturati in mezzo ad ogni posto... un gran testone e il manicomio di ritmi, spifferi, strade, piazze, fontane, bidoni, petardi, gente d'ogni risma, case di poeri, sangue, spazzatura di televisione, calcio, Roma... che hanno attraversato come scafisti la sua vita... un Gadda, direi, ma un Gadda che è nato davvero a Via Merulana, un Gadda c

Duetti corsari

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Giorgio Manganelli: una miscredenza...

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senza ombra di dubbio: Ser Giorgio Manganelli Interrogato con insistenza sui fatti, pungolato e sollecitato a tutta voce da amici a espormi e raccontare*   senza alcuna misura cautelativa sull'opera di Manganelli, vinto alla fine dalla loro ostinazione benigna, dico che Manganelli da ottimo sfruttatore della lingua italiana era un miscredente, un eretico sempre prono, come un topicchio, a rosicchiare formaggio al potere, all'autorità, al pulpito, facendosene beffe colla lingua. Pur essendo Manganelli un credente (ma senza nessun fanatismo), la sua scrittura è italicamente miscredente, saturnina, sbeffeggiativa, come poche altre in assoluto, perché è vero che a molti italiani il potere piace lapparlo, o gli piace farne parte, o semplicemente gli garba idolatrarlo; ad altri invece piace sfotterlo, il potere, e la nostra lingua bene vi si appresta al canzonatorio. In questo senso la lingua di Manganelli è una capiente fionda per saettare sassi nell'accademia, e spaccare le

Mio zio scopre la fame che mordeva alla pancia i grandi narratori russi

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Mio zio ripeteva che gli avevano messo una multa perché al primo giorno di entrata in vigore della legge sull'obbligo di cascare col casco, di cascarmorto come diceva, lui non aveva il casco, un modello a scodella, avvitato sulla testa. Bello scemo, oggi le fanno le multe! diceva mia zia, se c'è un giorno che ti mettono la multa è oggi! Imbecille! quando vuoi che le fanno dopo oggi? oggi era il tosto! E tu ci sei cascato come un imbecille! Ma mio zio, vecchio comunista di ferro, non protestava tanto per la multa sbattutagli sulla faccia come una torta di panna, protestava che la vigilessa, più piccola d'anagrafia, gli stesse facendo la paternale dall'alto della sua autorità polizioide. "Non si deve permettere! E glielo ho detto: Non si deve permettere di parlarmi così: io potrei essere suo padre..." e via discorrendo. Mio zio allora decise che era ora di ritirarsi, come da tempo sognava, in un avello di biblioteca, a leggere qualcosa che lo potesse mett

Quanti romanzi si devono scrivere per fare bella figura nella società?

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Qui si scherza sempre su tutto i santi ecc, ma questo non è Raimondo Vianello con Sandra Mondaini, è lo scrittore italo-ucraino Giorgio Scerbanenco Dopo qualche post di poca figura sociale (di cui mi scuso, ma che mi servono per "tagliare il vino nell'acqua", cioè ammorbidire e diluirmi), oggi si torna a tomba.  V'è da sapere, in tralice, che io sono lettore scrupoloso, ma compulsivo... ero... che, dovendo scegliere, sceglievo bene. Sceglievo cioè i romanzieri stitici, e schizzignusi... quelli che ogni parola pesa come un blocco di cemento, che c'hanno la prosa poetica, la prosa bella di vario canone, o canone a sé. Quelli che emettono pochi romanzi, ma ogni romanzo è un pugno di caramelle dolcissime... Prima;  or mi sono rotto le palle.  Perché? Perché quegli scrittori lì a poco a poco finiscono, esauriscono. Morono e non ne rinasciono. La letteratura ne à pochi eccelsi, arrivati a scaglioni nel tempo.  Oggi, leggo poco, quindi, ma quel poco che le

Verità processuale

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De Gregori in un suo celebre pezzo Dal momento che il vocabolario e la vita ci stendono su un tappeto rosso la parola verità processuale (ed attenzione al vocabolario e alla vita che tre volte su quattro ci ciu(r)lano nel manico) , viene meno quindi l'avola di tutte le verità: la Regina Verità : la verità secca, cioè, nuda, la verità univoca, che è evidente quindi che non esiste se non come i fantasmi, allora si dà anche che un delitto possa essere perfetto, 'azzo. Il delitto perfetto.  Il delitto perfetto. E' dalla verità processuale che nasce il delitto perfetto. 

Attenzione, parole  in corso

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"Niente di quello che ho detto è vero. Non perché non sia vero ma perché l'ho detto"  (Tommaso Landolfi) Penso che quando si tratta di parole sia più duro, capire il concetto esposto in soppalco; colla pittura penso è più facile, hai davanti più o meno un telo con sopra della vernice...  se guardi bene, lo capisci prima.     

La caduta della casa dei Landolfi

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Dalle ultime pagine de La biere du pecheur , di Tommaso Landolfi: Ultimo forse rappresentante genuino della gloriosa nobiltà meridionale, io sto da solo in questa casa crollata più che per metà, e che seguita a crollare un poco ogni giorno, in cui il vento si insinua gemendo, sufolando, facendo garrire le pendule tappezzerie. Ormai, pel volger dei tempi, povero in canna, mi scaldo la minestra da me, poi posseggio infaticabilmente nelle sale vuote, più sovente in cucina a causa del freddo; e tutto pur di non lavorare, che sarebbe cosa vergognosa, ma in specie direi pur di non vivere. Questo paese è d'altronde, secondo un astrologo direbbe, il regno di Nettuno. Assai spesso qualche suo figlio, se appena pieghi l'arco della vita, si ritira rubesto ancora dalla professione, dall'impiego, che so io, e si rintana qui per dare sfogo alla sua unica passione: non vivere. Così lo stagno sempre più si allarga e pigramente invade sempre più coscienze. Oggi pioveva forte e insis

Licenze d'uccidere vendonsi

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Scovata sintassi non conforme, allertato il Ministro della Salute, pronto vaccino prestissimo contro sbilencheria linguistica I dati estratti dal gomitolo spinato di Tullio De Mauro sulla comprensione dell'italiano da parte degli italiani sono sempre annichilenti, e gli investigatori linguistici partono dal presupposto che si deve essere tutti allineati a comunicare come dicono loro: a li morté! In primis, meglio non capire i testi che producono gli Italiani Alti per gli italiani bassi. (In culo alla balena!) In secundis: ma è proprio vero che non capiscono? Secondo me, capiscono, altrimenti non sarebbero così stronzi quando vanno a votare e così rintronati in fatto di bellezze e spaventosità. Ora, questi dati sono, purtroppo, a favore degli addetti di cui dopo e dei giornali cartacei e quindi, in proiezione del futuro, di quelli webbici. La tv serve per distruggere il cervello di, diciamo, quel 71% che non riesce a capire un testo di media difficoltà (per esempio guardando

Mannaggia a' miseria, mannagg... quant fann schif sti spettacoli 'ncopp alla televisione...

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L'immenso Leo de Berardinis: Oltre agli artisti che sono sempre in numero sacrificato, esistono per lo mondo, altri spettatori estetici? (I critici sono spettatori critici). Dinamo Seligneri dopo aver letto i dati auditel relativi alla trasmissione della Rai, Il più grande spettacolo dopo il Weekend- Fiorello,  cui si riferisce, precisamente, il titolo del post...  

Sul debito pubblico, Maurizio Milani (parecchio fa fa)

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Noticina marginale: Il povero Milani, per colpa di qualcuno, o comunque per colpa che non gli danno da lavorare, è andato a fare delle inchieste per il Foglio, quel giornale extra-large che arriva in edicola in poche copie perché il grosso se l'è mangiate il direttore in ufficio... assieme alla moglie dell'inattuale presidente del consiglio. Si può dire su blogger "Pezzi di merda"? Pezzi di merda.

I Vitelloni

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Un giorno postumo accaderà una cosa che sto cercando da sempre di tenere nascosta ai miei pari. Cioè che qualche biografo di me vorrà capire perché mai io sono anni pieni che scrivo racconti e racconti e racconti (e poi li bruscio) di sfaccendati, cialtroni, imbriachi, perdigiorno lazzaroni. L'ultimo proprio qualche ora fa, sul disfar del mattino... C'è un fondamento direi gnoseologico. Sin da piccino scalcicchiò nel mio ventre un senso che altri non capiveno: che a me mi sembrava tutto falso, e allora anche tutto più brutto. Per esempio, mica ci credevo tanto che la gente che diceva che si faceva un mazzo tanto a lavorare poi sto mazzo tanto se lo faceva veramente a lavorare. Eppure tornavano nelle loro case tutti sporchi di calcinaccio, sudore, terra, gesso, inchiostro, vetri, vernice, sperma... Era dura da capire, però finché non ho iniziato pure io a (dis)fare qualcosa, mi persuadevo che suvvia erano bizze del mio cervello... che invero no no, erano tutti operosi, tutti s

Germania in autunno

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Germania in autunno è un film collettivo girato dall'associazione di autori cinematografici tedeschi (tra cui Fassbinder - le musiche del film sono di Ennio Morricone) chiamata Filmverlag der Autoren. La pellicola fu realizzata e uscì dentro gli anni di massima tensione del terrorismo in Germania e nel mondo, sulla fine degli anni settanta; di preciso uscì nel 1978. Il film nasceva dalla preoccupazione di questi artisti per le restrizioni alla libertà individuale che alcune leggi  speciali dello Stato della Germania dell'Ovest (tra cui un'istigazione alla delazione di terroristi simile al periodo nazista... tanto per dire a chi propugnava liste sui parlamentari omosessuali, in Italia, quest'anno - uno tra tutti Aldo Busi) aveva emanato per reprimere il terrorismo dopo alcuni fatti speciosi come l'assassino di un banchiere, il rapimento d'un industriale, il dirottamento di un aereo della Lufthansa da parte di frontisti della liberazione palestinese, e il mi

Il comico in Thomas Bernhard

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Un facitore d'arte  da L'imitatore di voci, Thomas Bernhard: Un padre di famiglia che per decenni era stato lodato e benvoluto per via di un cosiddetto straordinario senso della famiglia e che un sabato pomeriggio, sia pure con un tempo decisamente afoso, ha ammazzato quattro dei suoi sei bambini, si difese in tribunale dicendo che tutto a un tratto i figli gli sono sembrati troppi. Bernhard parla del comico (estratto da un'intervista più ampia trovata qui ): Il materiale per il comico si trova sempre dove c’è un bisogno, una mancanza. Una qualche menomazione fisica o mentale, no? […] Uno deve zoppicare o vedere con un occhio solo o inciampare ogni tre passi oppure gli esplode il didietro e spara fuori delle candele [ride] o qualcosa del genere. […] Delle cose del tutto normali, del cosiddetto “Normale” non ha finora mai riso nessuno al mondo. E poi ce la si ride anche. Quando ci si fa male, o no? Allora si ride di gusto. Quando mia nonna si bruciò con il fornello,

The importance of being (al)lettered

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Loredana Lipperini sfoggia su Nazione Indiana un paio di ebook nuovi...

Valli a capilli

Ultime dal fondo :   I populisti violacei, questa sera, invece di festeggiare la caduta di Berlusconi, lo vanno a contestare...  non è che lo vanno a contestare perché volevano che doveva rimanere?

Meglio commissari tecnici che commissari di polizia...

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Se si va a votare, salgono i commissari di polizia, o i ciarlatani della politica, come l'ultimo.  Meglio Monti che i poliziotti.  Un'amara paginetta di Sciascia in simil tema: " Pare che a Regalpietra il regime commissariale sia il solo capace di risolvere quei problemi che nel Consiglio comunale si risolvono con la concorde volontà di almeno sedici persone; difficile a Regalpietra mettere sedici persone d'accordo, a meno che non si tratti di operare in danno di qualcuno,  preferibilmente in segreto. Perciò un Consiglio comunale democraticamente eletto mai si troverà in condizioni di serenità, meglio il commissariato prefettizio, anche se è un commissario fantasma e tutto è nelle mani del segretario della Dc, il Commissario decide in un giorno cose che per anni il Consiglio trascina- così la pensano molti a Regalpietra; il Consiglio comunale è divertente, ma solo col Commissario qualcosa di buono si ottiene". 

Simpatetici

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casa con vista fotografo I poeti (non le poesie, ma spesso anche loro) mi nauseano. Ovviamente preferisco ai poeti la gente, ma non la gente ricca. Ai ricchi preferisco i poeti (poveri). Ai poeti (poveri) preferisco i poveri. Tra i poveri preferisco i contadini, poi quelli che non hanno studiato se non un minimo (perché quelli che hanno studiato un massimo sono micidiali) e i cialtroni poveri che oltre ad essere poverissimi fanno delle cose che pochi possono immaginarsi, almeno di non esserci tagliati dal cordone. Ma ai poeti (le persone, non le poesie) per tornare a noi, e specialmente ai poeti ricchi che scrivono versi liberi, io preferisco addirittura i direttori di giornali che notoriamente odio. Gli scrittori mi stanno più simpatici dei poeti e pure i teatranti. Insomma, si sarà capito, i poeti ricchi accademici liberi traduttori di altri poeti e scarrafoni sono nei posti più laterali sopra la traversa delle mie simpatie. Ivi compresi i cantautori la cui parola è aberrante. Tra

A Belli Capelli: il Carcere come conditio sine qua non per essere considerato un delinquente

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L'altro dì mi è toccato di farmi accorciare i capelli.  Non ebbi mai rapporto pacifico con la categoria dei barbieri della mia zona, e di nessuna zona, tanto vadomi sotto i loro taglienti fiati non più di quattro volte l'anno e proprio per evitarli, non per esteticismi.  L'altro giorno quindi, il mio barbiere, mentre mi scartabellava in tondo la testa, e lambiva come uno spadaccino le orecchie, ha fatto cadere la concione bottegaia sulle negligenze di qualche Tale nell'alluvione di Genova. Per lui, qualcuno avrebbe dovuto stappare tombini e fogne e spianare nonsochecosa tanti mesi prima del flagello: "se ne(ss)uno c'(i) vò(le) j(re) affà sti lavori, ci pò(ssono) j(re) li carcerat(i) che non stà a fà nu cazz dalla matina (nel) la serra"...  e intanto altre ciocche nere lacrimavano giù dalla mio capo diminuente... Poi, arrivati al conto, il barbierino fa "hai fatto barba shampoo e capelli... il tutto ti viene...  costa Tott(i)... posso, nzomma h

Gli antieuropeisti

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Campagna per la riapertura delle case socchiuse in Veneto e per la chiusura del Parlamento Europeo  in Veneto E' da parecchio tempo che molti partiti ed organi d'informazione della destra estrema e più recentemente di quella meno estrema ma imparentata colla destra estrema stanno, unitamente a blog e siti di uguale tendenza et similia (anche in sacche della sinistra), sfogando tutte le loro flatulenze contro l'Unione Europea e la finanza in genere, come è nelle vene del piccolo risparmiatore dall'indice insalivato e l'occhio torvo che abbiamo da noi... quindi in piena corsia di quel tubercolosario che è la destra populista in Italia ed un po' dappertutto.  Ora, dato che i signori d'opinione che vengono retribuiti per pensare, una su tutti Ida Magli (oppure, ora, anche il rientrato dalla finestra   del potere informativo  Paolo Barnard, cambiando balcone - o loggia?), credo siano le persone che pensano meno, e con loro i lor seguaci sui foglietti di gazze

Un narratore pianeggiante

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C'è una mia lunga battaglietta colla lingua italiana che riguarda i finiti accoppiamenti delle parole. Diciamo che, per ben scrivere, bisogna inghiottire una pastina, tale che un buon tiratore di parole finirà quasi per necessità a mettere una in fila all'altra quasi sempre le stesse identiche ritmiche che, dalla loro, saranno rette da ciuffi e grappoli di parole e sensi similissimi di volta in volta. E' l'arte di fare della letteratura, la cura del testo, le cose, i "che", i punti bla bla.... uno sforzo che si vede. Per questo, lo odio.  In Celati, che mi scalco da tempo, c'è (o sembra esserci, dissimulato) un gran bel senso di menefreghismo, di irriguardevole disinteresse, in cui, ca va sans dire, si avverte di gran lunga meno il senso della p(r)osa scritta per fare arte e dell'avviluppo nodoso che dopo alcune pagine arriva indigesto, lezioso, stopposo, come una truffa di ridondanze. In Celati, invece, si trova una prosa leggera leggera, che cerca

Una storia semplice

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In Italia, la cosa migliore da fare è stare a distanza di sicurezza dai sistemi editoriali, evitarli con freddissima lucidità, più o meno come si cambia meta di villeggiatura quando il paese che ci interessa è entrato in una guerra, o sia stato piggiato come uva da un tornado.  Ad un bravo scrittore-intellettuale strettamente contemporaneo, o soprattutto ad un bravo scrittore-intellettuale che farà parte della posterità, non resta che augurare l'esilio o l'isolamento, la reclusione, insomma di ficcare quanti chilometri di distanza riuscirà tra lui e i suddetti emissari e tutta la loro corte di ruffiani... dovrà in sostanza ficcarci in mezzo talmente tanti chilometri che non sembrerà (o non sarà) nemmeno più uno scrittore. Ma un morto... Il guaio è proprio qui... il guaio è che questa che tanti autori importanti confondono colla Libertà, è una trappola lussuosa, di continuo riuso storico, una delle meno sofisticate per giunta: isolare o portare gli autori all'isolamento

Nulla patria in propheta

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Il calembour del titolo è di Carmelo Bene; questo sopra invece è Thomas Bernhard a calori “Nulla, né di quanto pubblicato da me stesso in vita, né del mio lascito, ovunque esso si trovi, indipendentemente dalla forma in cui sia stato scritto, potrà essere rappresentato, stampato o soltanto letto in pubblico per la durata dei diritti d’autore all’interno dei confini dello Stato austriaco, comunque tale stato si definisca.  Sottolineo espressamente di non voler aver nulla a che fare con lo Stato austriaco, e mi oppongo non solo a qualsiasi forma di intrusione, ma anche ad ogni avvicinamento di tale Stato austriaco alla mia persona e al mio lavoro – per sempre”.    (Ultime volontà di Thomas Bernhard) Che uno ce l'abbia su collo Stato credo sia più che lecito, anzi sia doveroso perlomeno deprecarlo, lo Stato, non l'esecratore, ma l'esterofilia di per sé io non la capisco, specie in autori che si riconoscono e anzi dichiarano d'essere vivi e vegeti solo quando li si l

Una vita spericolatamente borghese

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Vasco Rossi, spalleggiato dal comico  Fiorello*, dice d'aver tempo e soldi per mettere sotto le ruote della Giustizia i ragazzi di Nonciclopedia per le loro freddure sulla morte di Marco Simoncelli. Questa è la gente che cantava il ribellismo giovanile... e ammucchiava utili miliardari su quelle tendenze di massa... (Ovviamente, nessuno ha preso posizione contro questa iniziativa liberticida e prepotentemente classista del cantante-editore. Io non me ne intendo, ma non sarà che è solo un pretesto per grattare un po' di vecchia ruggine?) *Costui, essendo comico di spessore, augura, con grande classe umoristica, ai battutisti di Spinoza di perdere i propri figli come i genitori del pilota...

Lo Stato non è molto generoso colla servitù

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Gli indignados non hanno lo straccio d'un'idea, sono emotivi ed innocui, strumentalizzabili senza via di scampo, colpiscono a casaccio, sia che manifestino pacificamente sia che tirino sassate. Dei tiratori di sassi, in questi giorni si può sapere tutto, con una caccia ad arte sopra i giornali, ed uno spiegamento esemplare di energie poliziesche, di spionaggio televisivo, d'artiglieria pesante ecc... è giusto, voglio dire, che questo Stato, così sonnambolico con alcuni spicchi di delinquenza, non permetta a dei poveri coglioni di farla franca qualche volta?  E' giusto sfruttare prima durante  e dopo le manifestazioni questi sfacciati indignados per produrre consenso attorno alle istituzioni statali senza concedere loro nemmeno un'unghia di impunità come contropartita?  

Non si può barare più

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Che c'è da capire in Rien va di Landolfi? Parecchio;  e poi, ancora, che le parole e le cose, in letteratura, bisogna potersele permettere- per potertese permettere, bisogna essere uno spirito enorme con doti di prestigiatore. Sennò, si fanno solo delle figure di merda: l a fortuna è abolita... tanti autori, con quel genere chiamato diario o forma diaristica, hanno fatto solo colore, pettegolezzo imbellettato, ciancia recriminata, bucatini: non si può barare più, dopo una certa riga.  Allora com'è che questi continueno ? E' perché non gliene frega un cazzo a nessuno, ecco perché. Purtroppo, a me, l'ammetto, un po' sì che me ne frega...  E' un g(u)aio, lo so.        

Il deserto glielo darei in faccia alloro mica nì

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Sono indotto a credere che quelli, i reazionari della Letteratura, siano pagati da qualche Ministero della Nostalgia per seminare come macchine spargisale la vulgata conservatora del Buon Passato delle Lettere. Ora, è indubbio che un'inflazione di qualità c'è, e va in crescendo, ciononostante questa non è una buona ragione per non leggere ciò che è stato scritto e pubblicato dopo l'anno di grazia 1980 (per esempio). Giocando a questo modo, non si rendono conto di fare come i professoroni delle università e i l a ttarati più consumati che non hanno occhi che per il passato e orecchie per il cerume. Dico questo perché di grossi ingegni ce ne sono in tutti i tempi, biologicamente, socialmente si devono arrangiare alla bell'e meglio come tutti, delle volte però qualcuno ha la buona ventura o che altro di venir fuori ed allora il castello di carta che questi vecchi coloni hanno eretto, a forza di parlare di IDEE e DESERTO CONTEMPORANEO, dovrebbe frantumarsi. Invece resta su

Pareggini a casaccio

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Pittore en plein air di pareggi per zero a zero  Cinque pareggini per zero a zero ieri in serie A. Paregginano solo le piccole provinciali buone però (una provinciale con la Juve) che di fatto si bloccano, ingessando tutto il troncone medio-centrale della classifica.... Turno da cabala, infatti le gazzette sportive incappellano la giornata all'attaccapanni della casistica... "era dal lontano 19... che non si accoppiavano così!..." ci hanno dato... cinque pareggini per zero a zero. Ci sarà stato un complotto tra gli zeri, una combina tra le due porte? Un mariolo colle mani impastate? Più marioli? Più mani? Più paste? Mannò, mica saremo tanto fessi da non credere alla buona fede del caso? Solo il caso si può permettere una follia tanto credibile, nevvero genti?

Meglio soli che...

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Tiro di indignado dalla medio lunga distanza... Draghi para, sicuro, a terra Draghi dice che capisce la protesta degli indignados... Draghi. Mi pare un ottimo motivo per stare alla larga dagli indignados, ed un'ottima mossa per delegittimarli, ulteriormente.