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Visualizzazione dei post da 2012

Lettera di un romantico alla sua promessa sposa che è partita alla volta dell'Australia per ottenere il divorzio

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Cara M e y, ti verrò dietro prima o poi nei tuoi viaggi in Australia e nell' Honduras, è cosa scritta nelle stelle, ma questa volta, credimi, non era il caso, io con l'influ enza, la gamba tremula dopo l a maldestra caduta, il naso attappato ...no, no, credimi, abbiamo fatto la cosa migliore a concentrare i nostri soldi nel tuo biglietto e risolvere quest a penosa quisquilia legale c on il tuo vecchio marito e sposarci finalmente io e te in Italia alla presenza di tutti i nostri amici, al chiaro di luna come ci piace, d'estate, le pal me che ondeggiano sopra al lungomare.. . E ' una cosa bellissima, eppure tu ti ostini a contrastarmi. A contrastarci, stupida che sei. So che hai detto a mia sorella che sono un codardo a non averti accompagnata in Australia. Primo: e i quattrini? lo sai quanto costano i quattrini oggigiorno? oppure c redi, babbiona, che abbia paura dei vostri inutili canguri? degli aerei di un giorno intero, o del tuo energumeno di marito? Ma io q

I vizi di Amalia

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Vivendo in una palazzina condominiale come tanti , davanti ad un negozio di saponi , in una zona tuttosommato tranquilla del paese, Amalia ha sempre avuto la sensazione di possedere una invidiabile felicità di base.  Ma gli esseri umani sono strani e pur nella contentezza di avere tutto l'indispensabile per vivere, Amalia maturò due vizi che divennero incipienti con il passare degli anni: il diabete e l ' alcolismo. I peccati di gola non era no in realtà in cima alla lista dei suoi spasimi di desiderio . Non era che mangiasse troppo dolce. Era sempre quella bestia d el bere che gli aveva fatto pre ndere il diabete. A malia era amante forte di bevande liquorose che si sa hanno un notevole apporto di zuccheri.  Si accorse del diabete grazie ai mo rsi del prurito che iniziarono a tempestarle le me mb ra. Non c'è un cazzo da ridere a girare e grattarsi e farsi in con tinuazione bidet alle parti int ime . A malia , bisogna dirlo, ebbe una tem pe stiva diagnosi de i su

Corpi

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Ultimamente, leggendo internet, sono spinto a pensare più o meno a cose del genere:  Allora cominciavo a frugare per conto mio tra le decine di riviste abbandonate sulla parete di fondo. Alcune erano di mesi e mesi prima, avevano l'aspetto dei giornali dimenticati in macchina al sole dell'estate. Affrontavano argomenti a me ignoti, antropologia, linguistica, arredamento, etologia, con un linguaggio grave, panciuto, sazio di sé. Facevo fatica a immaginare dietro ai nomi e ai cognomi e ai titoli universitari di chi aveva scritto quelle pagine un corpo che provava freddo o sonno e che un giorno sarebbe morto.  Questo stralcio appartiene per la SIAE a Marco Lodoli, nel romanzo I fiori, Einaudi, Torino 1999.  Sono d'accordo con lui. Con Lodoli.  Mentre, sembrerà strano (o straniero), eppure trovo molta roba e tanto corpo in quei raccontini brevi e corredati di immagini che si rabberciano su internet, sopra i blog o meglio credo su twitter, che si scrivono da telefoni

Le iniziazioni

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Mbò, sinceramente non lo so se uno che vuole scrivere alla luce del sole può dire che la domenica sera guardicchia tra 'na cosa e n'altra in modo del tutto irregolare le repliche di X Factor su Cielo. Non lo so se va bene. Però una volta detta sta cosa, che uno è come se s'è riuscito a togliere le scarpe da solo la sera dopo tante ore di camminare su e giù, allora mi viene da dire che nella attuale edizione di X Factor c'è la vincitrice, tal Chiara Galiazzo, che canta tanto bene, e che è stata improfumata di complimenti dai giudici sin dalla prima puntata e che ora ha vinto, estasiando tutti, perché è brava... si legge addirittura su yahoo notizie (che è un po' un porto di mare per le informazioni) si legge che anche Mina (Mina!!!) ha omaggiato con un bouquet di apprezzamenti e lusinghe la giovane cantantessa (è nata nel 1986). Vi rendete conto? In buona sostanza ciò che voglio dire signori miei è che a 'sta poveretta ne stanno succedendo di tutti i colori, vi

Tre croci di Tozzi

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Ho riletto da poco con un grandissimo piacere le Tre croci di Federigo Tozzi . Scorrendo a spanne la prefazione di Cassola al romanzo in questione (edizione Bur) ho letto che secondo Cassola la gente comune preferisce/iva Tre croci perché più romanzo mentre i lettori di qualità preferiscono/ivano Con gli occhi chiusi perché più poetico.  Io preferii/isco Tre croci, ma mi pare che sia un romanzo tutto "sbagliato", sgarrupato, senza geometria alcuna come si dice. Rileggendolo mi è venuto in mente che c'è gente che insegna a scrivere agli altri, le tecniche insegnano... mah... e mi chiedo se adotterebbe mai un testo come le Tre croci di Tozzi dove è tutto fuori tempo. Una vicenda di cambiali false e una libreria che va lentamente in malora negli anni assorbe una quantità enorme di pagine, in cui si galleggia nella straordinaria lingua dell'autore, con un passo lentissimo... poi nelle ultime venti pagine sembra che a Tozzi gli scappi il treno, e deve far morire i tre f

Esercizi spirituali

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Cinemini all'aperto

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è difficile dire perché ma questa è la storia di uno strano uomo che amava da matti l a parola "semplice" e il commercio senza pretese. dopo un amore finito a pesci in faccia per lui, decide di andare a piantare una bottega d i ci b arie in germania co ll'insegna che si int itola "il semplice" . un alimentari tutto s uo finalmente dopo anni di s ogni, ed in germania che è il paradiso per gli italiani . le cose all'inizio sembrano andare bene . speriamo che il tren d non cambi. la vita può essere come il mare, che viene che va. è difficile dire perché ma questa è la storia di una donna dal viso facile e anonimo, che amava moltissimo le feste e le sale da ballo, le amiche su perficiali, gli amori espliciti , cambiare lo sfondo al telefonino, galvanizzare colle sue lunghe gambe l a platea di maschioni. fa un viaggio in un paese del nord dell'europa e scopre di essere incinta all'ultimo giorno e approfitta della possibilità di praticare un aborto.

Una risposta al signor M. che ci scrive da lontano per parlare di immagini elettorali, o forse con intenti morali assoluti

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Sono un uomo di provincia  con delle piccole macchie di città. Per questo motivo sono anni che quando mi guardo allo specchio velocemente senza nemmeno badarmi vedo un animale chiazzato, maculato, che cammina sopra la superficie riflettente e penso toh guarda quando abitavo in provincia non mi vedevo così, mi vedevo a tinta unita, come una maglia blu col girocollo. O col colletto, 'na polo semplice.  Da quando invece sono andato in città mi vedo come un animale tipo un ghepardo, un cane, una zebra. Più passano i giorni più le macchie aumentano per via della città e sopra la maglietta a tinta unita compaiono come dei foruncoli di colore che si mangiano il colore vecchio. Non so di che colore morirò ed è una cosa assai bella. Penso comunque il blu notte o una sorta di verde meticciato come quello del pesto genovese in barattolo. Ma non sono qui per parlare delle mie idiosincrasie. Devo rispondere al signor M, e parlare del mio rapporto colle schede elettorali. Io,

Il padrone di Goffredo Parise

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C'è stato un tempo che il padrone...  il tenutario del nomignolo narrativo Dinamo Seligneri (ci è chi possiede delle tenute in alta Sassonia e chi un nomignolo), come si sarà capito da alcuni racconti ad egli commissionati, frequentava gli stadi di calcio. In quel tempo che è durato non poco, questo poco interessante tenutario di nulla si assiepava come molti della sua età sui gradoni della curva e aspettava. Non era un ultrà scalmanato, ma nemmeno composto, semplicemente sceglieva quel settore perché era il più economico.  Sempre in quel tempo, il capotifoseria della curva aveva una cinquantina d'anni e una barba da Mangiafoco, si inerpicava sopra la rete, si metteva di spalle alla partita, e con i tifosi davanti, come un direttore d'orchestra parte poveri ma più aggressivo, intonava cori ed esortava noi mano vali a fare lo stesso.  "Batti batti le manine che arriva papà"... no, non si cantavano le filastrocche, ma è come se lo fossero filastrocche, i cori de

Una storia d'amore se è una storia d'amore è una storia d'amore a distanza

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Di Marta e Carlo so poco ma quel poco che so lo voglio dire per iscritto, di modo che se un giorno lo vorrò, riprendendo queste pagine, potrei dire toh che bella storia d’amore è questa tra Marta e Carlo. Io di mestiere faccio il professore delle scuole medie inferiori, e la storia d’amore che sto per raccontarvi in verità l’ho letta da qualche minuto sopra il temino di un mio alunno che dice d’esser figlio di Marta e Carlo. Avrei tante di quelle prove da questo tema che potrei inviargli l’assistente sociale a Marta e Carlo. Scherzo, non lo farei mai. Sono un uomo fine. La storia avviene nella città Bologna. Ma è a prima dell’inizio della storia che dobbiamo guardare per capire qualcosa. Marta era una giovane studentessa calabrese che studiava all’università di Roma. Carlo invece era di un paese minuscolo della Liguria e studiava a Bologna. Nasce non so dove non so come tra i due un amore a distanza ai tempi dell’università. L’amore dura a distanza per dieci anni (sembro Maria