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Visualizzazione dei post da luglio, 2012

Inno alla droga

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L'altro giorno, ero di spalle, ho trovato uno snellissimo inno alla droga che si era smarrito in un viale brecciato, chiedeva informazioni... forse doveva essersi spinto troppo lontano da dove l'avevano acquartierato. L'inno era piuttosto un calemburo Non parole, fatti Mi è sembrato un bellissimo colpo da maestro. Un mondo in un verso .  Che volendo analizzarlo a mente lucida, quel fatti mi fa quasi dire che gli inni son due, due siamesi, uno di caratura generale per raggruppare una categoria:  Non parole, fatti;  ed un altro di urgente esortazione civile: Non parole, fatti !   Lo userò come titolo per qualche mia opera, dato che l'ho riportato a casa con me, lo tengo a mie spese, si sta affezionando alle coccole, è un calemburo che fa le fusa. Se passasse di qua il legittimo proprietario, la mia mail è pubblica. Basta chiedere. Ma non penso lo renderò più facilmente. Potrebbe costarvi caro. 

Una saga comunale...

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Dall'ultimo Pizzarotti and Friends Inizio a pensare che il sindaco di Parma, il sindaco Pizzarotti delle liste grilline, l'abbiano fatto vincere per ghigliottinare il Movimento 5 stelle alle future nazionali, mostrare cioè alle genti d'Italia una miniatura di quello che può accadere se si allarga il consenso elettorale attorno al movimento di Grillo anche nelle politiche. Il classico soffocamento nella culla.  Per ora Pizzarotti non ha collezionato buone figure, dai tempi biblici per formare una giunta comunale (46 gg dall'insediamento), alle sue tentennanti idee sui rifiuti e l'inceneritore, al mancato abbassamento dell'aliquota IMU promesso in campagna elettorale, fino alle non proprio brillanti esternazioni pubbliche.   Il bravo ragazzo Pizzarotti ed il suo municipio, poi, sono monitorati microscopicamente almeno una volta al giorno, come una specie protetta, da molti specialisti della cronaca politica tanto che credo da ultimo si si

Quante?

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Stan Laurel Quante facce con una tale forza mimica può vantare la storia della comicità di tutti i tempi? E la storia comica ?

Ok, il prezzo è giusto?

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"Alta Marea" di Pino Procopio Gentilissime/i, volevo mestamente confessarvi che l'ultima novella ivi pubblicata ( clic ) era in realtà uno spudorato lancio promozionale, una strenna per l'estate, se così si può dire... essa novella infatti, ve lo confido, fa parte di una fresca e svagata plaquette di altre undisci-dodisci novellette sorelle, di pari bellezza, che dal mese di agosto col titolo Novelle per l'estate venderò personalmente sulla spiaggia, ombrellone per ombrellone, in copie autografate, e su richiesta con dediche speciali.  Batterò la riviera adriatica, praticamente, da Rimini fino al Gargano, più o meno... potrei inoltrarmi anche un pochino nel Tavoliere, vediamo come vanno gli affari. Sarò in tournée dal due agosto fino alla prima settimanella scarsa di settembre (Ferragosto ovviamente non lavoro perché essendoci la gente coi gavettoni la carta si bagna e la merce invenduta mi si rovina irreparabilmente... poi la butto). Ora io pensavo di tirare

Gli amici del tavolo verde non sono veri amici ma dei succhiasoldi

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 Buongiorno! Cinquecentomila su Barbablu se poi gioco quest'accoppiata Barbablu con Rommel cinquecentomila, sì senta e poi gioco altri centomila su... Barbablu naturalmente, sì merda!  (Piero Ciampi) Questo racconto dove vi parlo dell'amicizia verace l'ho rubato a un poeta armeno. Che da quando ho messo il traduttore google qua a fianco non vorrei se ne accorgesse... scherzo... Il complesso del calcetto Gli amici   veri come minimo siamo fatti il soldato insieme a Udine, diceva un mio amico chiamato Calcetto, nel suo italiano zoppicante perché non aveva fatto gli studi regolari beatallui... Calcetto è un poverocristoforocolombo che c'aveva il complesso del calcetto, in quel periodo di fissa poteva disputare su invito pure due partite di calcetto al dì, senza caracollare mai dalla fatica (era piena estate), l'importante era che gli funzionasse la lavastira a casa dove abitava senza genitori né sorelle servizievoli come le posate di

Un post su Paolo Nori

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Questo, come quasi tutti i libri di Nori, è un gran bel libro di Nori La letteratura è come la strada, è piena di luoghi comuni; più si fanno artefatti, sti luoghi comuni, più gli cambiano nome per elitarizzarli e farli sembrare meno noiosi: i luoghi comuni della letteratura quindi vanno sotto il nome, solitamente, di cliché .  Un cliché dei letterati è che gli scrittori hanno la testa per aria e non si sanno amministrare. Ora, questo è vero, per carità, può essere vero, ma come è vero che stasera con tutta sta gran canicola non mi prenderò un conogelato al pistacchio. Cioè, pole esser vero; ma non ci conterei tanto.  Io conosco ad esempio, sempre per averli letti, pochissimi scrittori che non si sono saputi amministrare in promozione personale, anzi che si facevano dei sonanti autogol... sono due tre, alla fine, pochi di più... e va bene... così come non c'è niente di male nel sapersi gestire e proporre... ma che Paolo Nori che sta sempre in giro a presenziarsi, prese

Un post bastian contrario

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Niente di che, non vi preoccupate. Solo stavo riflettendo oggi ad un'ideuccia, mentre si faceva la passeggiata col mio solido amico Pablo Favoloso Cubista, ci dicevamo che le nonne non sono più quelle di una volta, le vecchie nonne che erano delle streghe che preparavano continuamente ristorazioni oliacee e ci raccontavano le storie della gioventù post-umbertina rovesciate, perché si era di un altro ceto rispetto alla belle epoque, e quelle della guerra, degli americani dei tedeschi e dei polacchi aiutati a carreggiare l'acqua e qualche avanzo di vettovaglie... Comunque ci chiedevamo, ovvero meglio io chiedevo a Pablo, se oggi le nonne veloniane sanno fare le torte dolci, riempire le teglie di sugo e raccontare delizie di storie come le più antiche consorelle... E Pablo m'ha detto "massì... le nonne d'oggi sono come le nonne d'allora, un po' più esplicitamente zoccolette, come ha da essere, ma sempre nonne d'allora sono... il guaio siete voi giovani

MELONE MUORE

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Un giorno di non so più quant'anni fa son passati, mi successe un fatto specioso, speciosissimo a dire il vero, che guastò la mia salute psicologica per un po' di tempo, alcune mesate... d'altronde quando ci si lascia intrappolare come il sorcio nei laboratori della scienza burocratica della punizione civile, ci può stare che ne esci un po' tocco. Uno affilato e consumato del mestiere, poi, potrebbe trarne delle massime per la vita e il vivere, sopradittutto degli altri, ma non è il caso mio, figuriamoci, che mi sono consumato solo il fegato... semmai chissà - io non m'offendo per così poco - potrà servire da materia pronta al pennello per chi, ben pensante, ben scrivente, ne voglia usare. Ci sta.  Sono cronachette da(l) nulla alla fine. ***  Al tempo del fattaccio, prestavo le mie fantasie lavorative ad un consorzio di artigiani riparatori del legno, falegnami cesellatori in odore di industrializzarsi di lì a qualche mesetto neanche, coi figl

Sul premio Strega 2012 e altre storie

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Nel 1932 esce a Parigi per i tipi di una casa editrice misconosciuta, la Denoel et Steele, un libro che farà storia: Viaggio al termine della notte . L'autore, più sconosciuto dei suoi editori, è un losco figuro che di professione fa il medico dei poveri nelle banlieue parigina, il dottor Destouches, ma si farà chiamare Céline, dal nome della nonna.  Il romanzo, rivoluzionario del modo di scrivere i libri, soprattutto per via del lavoro sulla lingua, viene fatto concorrere al premio Goncourt, che è praticamente il corrispettivo oggettivo francese del premio Strega italiano. Céline, dopo aver letterariamente convinto fior fiori di critici, è in pole position fino all'ultimo e sembra aver praticamente vinto, se non che, sul più bello, c'è un golpe inaspettato... e vince un altro libro... pare che lo scippo sia da imputare a dei giurati che avrebbero tradito (alla faccia della trasparenza) voltando la gabbana all'ultima curva di voti.  Questa è la storia ufficiale

Le storie e i romanzieri

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Ci sarà un motivo per cui a tutte le persone piace se non raccontare almeno sentirsi raccontare delle storie. 'Na coincidenza non po' essere... Io credo che il piacere delle storie (raccontarle o ascoltarle) c'entri qualcosa col fatto che inconsciamente la gente, anche la meno studiata , avverte che un racconto è sempre un'altra vita rispetto alla vita. Una sorta di fuga dalla propria morte carnale, una deviazione temporanea per parole in corso .  Ci si rende conto insomma che per svagonare qualche minuto dal binario (morto) della vita temporale (e quindi per smarcarsi dall'evenienza della morte) l'unico modo è posizionarsi buoni e ubbidienti, come cagnolini addestrati, o anche ringhiosi, su un altro piano: il piano delle parole, che sanno stare, se vogliono, oltre la contingenza. Colle parole si può scalpellare a nostro piacimento un'altra realtà, che per forza dribbla la morte, o soffia sopra al suo fiato dietro il nostro collo, per lo meno perché prod

IL DOVERE DEL CAMPOSANTO (improvvido di sapore involotariamente pirandelliano)

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In un posto perfetto per fumigare colla pipa o impazzire, venne a morire, all'età che è dolce morire, il signore Gaetano, grande artigiano laureato in restauro dei mobili antichi. Gaetano voleva che sulla sua lapide ci fosse scritto, riferito esplicitamente a isso medesimo, proprio sotto le marmoree generalità sulla vita e la morte, e la fotografia di dieci anni prima, questa frasicola: "Niente era in vita, niente, figuriamoci, è in morte. Quindi, non fa niente". La moglie, poco avvezza da sempre agli scherzetti del marito, vieppiù ora addolorata dalla sua di partita improvvisa, non voleva troppo farlo contento sto niente di marito, anche se morto, colla storia dell'epigrafe ridanciana, ma quello, il Nullebondo, aveva lasciato precise disposizioni, quindi, tira di qua tira di là che colla legge nessuno lo sa, alla fine la spuntò lui e la lapide fu scalfita in quella maniera là. Così quando uno che passa davanti lo legge, anche uno che Gaetano non lo conosceva, ma do

LA VITA DELLA MIA TENDA MOSCIA

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La mia tenda floscia della cucina ha una vita più movimentata della mia. All'inizio non ci facevo caso, perché Giorgia Colli mi aveva lasciato con un buco in banca grosso come otto mutuo... e io pensavo solo a stare immobile in casa e a Giorgia Colli, che si bucava in banca. Poi mammano che io restavo impalato alla mia recriminazione contro quella donna maledetta e la tenda moscia ondeggiava un po' per il ventilatore un po' per la finestra aperta, ho dovuto convenire che la mia tenda moscia ha una vita più movimentata della mia che tutt'al più sembro una maniglia attaccata alla porta del cesso. Quando sarà ora di staccarla di lassù e sostituirla, la tenda floscia, sarà lei a staccare me e sostituirmi. E' più movimentata! Questa prospettiva mi calma. Io non devo fare niente.

Improvvido per macchina da scrivere (1)

Viviamo in un paese talmente populista che la politica e le istituzioni, per riguadagnare un po' di credito e consenso, e riallacciare qualche feeling coi cittadini, debbono invitare la benfigurante nazionale di calcio al Quirinale dal Presidente della Repubblica...

Il fallimento di un'intervista in treno (novella fru-fru)

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Durante un viaggio in treno, ci fu un fallimento, che fu interamente ripreso e riportato su youtube da alcuni impagabili esperti di audio video: un piccolo ex venditore di pietre preziose, or ora in pensione, raccontava, intervistato, alcune sue idee alle telecamere dirette da bravi operatori di macchina, giornalisti varii, curiosi, una troupe a forma di carrozzone che alla fine della fiera dovettero prendere quasi mezzo vagone di questo treno per entrarci tutti quanti (e stettero stretti stretti e scommodi che non vi dico come vanno ste cose). Nello scompartimento dove c’era questo ex venditore di pietre preziose, l'intervistato ufficiale, questo personaggio oracolare che sembrava quantomeno doveroso stare a sentire per la sua calma saggezza, c’era un giornalista molto sensibile che non amava affatto le persone che si sentono importanti o pensano di avere troppe cose interessanti da dire. Odiava quindi le interviste e odiava intervistare chicchessia. Nella sua ottica, una p

Italia germani 3-4

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Una bella pagina di Sergio Soda Star sulla distanza culturale Italia-Germania, scritta in occasione del match di giovedì scorso.  Italia germani 3-4 Che poi se è vero, ed è vero, che viviamo in un orizzonte simbolico, andiamole a vedere queste due nazionali. I tedeschi, immagine di un gruppo compatto, costante, sempre lì, capaci d’accogliere dentro di sé il nuovo [una parte importante del team è costituita da immigrati di prima e seconda generazione – così come nel mondo del lavoro tedesco gran parte della forza è straniera specializzata integrata e adeguatamente pagata (e non ha bisogno di ridicoli sindacati ottocenteschi a garantire il piatto caldo)]; gli italiani, una congerie di cafoni, analfabeti, scommettitori; gente che si dà di gomito alla parola frocio, burocrati che durante le interviste sembrano politici dell’urss, ragazzetti sempre sopra le righe e sempre contro l’autorità. Di cosa sono l’immagine questi tamarri? Di un paese fermo alla controriforma, dominato da