Gli amici del tavolo verde non sono veri amici ma dei succhiasoldi

 Buongiorno!
Cinquecentomila su Barbablu
se poi gioco quest'accoppiata Barbablu con Rommel
cinquecentomila, sì
senta e poi gioco altri centomila su... Barbablu naturalmente, sì
merda!
 (Piero Ciampi)



Questo racconto dove vi parlo dell'amicizia verace l'ho rubato a un poeta armeno. Che da quando ho messo il traduttore google qua a fianco non vorrei se ne accorgesse... scherzo...






Il complesso del calcetto


Gli amici  veri come minimo siamo fatti il soldato insieme a Udine, diceva un mio amico chiamato Calcetto, nel suo italiano zoppicante perché non aveva fatto gli studi regolari beatallui... Calcetto è un poverocristoforocolombo che c'aveva il complesso del calcetto, in quel periodo di fissa poteva disputare su invito pure due partite di calcetto al dì, senza caracollare mai dalla fatica (era piena estate), l'importante era che gli funzionasse la lavastira a casa dove abitava senza genitori né sorelle servizievoli come le posate di plastica. 
Poi Calcetto c'aveva un padre sempre in mare sei mesi all'anno... ma lontano in mare mica da ridere, circumnavigava il capo di Bona Speranza, il padre. Sei mesi all'anno. A largo. Larghissimoooo, diceva Calcetto. Chi lo sente mai...

L'amico Calcetto e io eravamo amici, soprattutto per i numeri che questo allampanato di giovane di tabaccheria aveva. Calcetto era uno simpatico. Tipo una volta gli venne il complesso della chitarra, nonostante lui lavorasse in un sali e tabacchi e non gli fosse mai venuto, con sospiri di sollievo del padrone, il complesso della cicca o della pipa. E della pippa? 
Non gli'ho mai chiesto.






 Il complesso della chitarra

Un numero di Calcetto quell'estate fu che aveva imparato a sonare la chitarra abbastanza degnamente, una strimpellatura con dentro almeno un senso metrico musicale, era un autodidatta pieno, ed eravamo tutto il gruppo soddisfatti dei suoi passi avanti. Aveva imparato a sonare in inverno e autunno. Era stato bravo. 
Il numero di quell'estate fu che Calcetto andava per le spiagge dove la gente stava schienata a pigliar soli e fare i bagnanti e mentre quelli erano in relax sulle sdraio, Calcetto vagava in camiciola sandaletti e pantaloncini con una chitarra messa a faretra sulla spalla e se vedeva una ragazza anche lontanamente piacente, spesso racchie o loffe, chiedeva se poteva cantare una canzone a piacere sennò faceva a richiesta, "signurì' facc lu caraoke ambulante, eh! nunn è facil... eh ridi!"... per la spiaggia urlava Chitarrabello! Chitarrabello!... e quando una sorrideva zac si metteva a cavalcare il chitarrino karaoke... un tipo simpatico Calcetto. 
  

Il complesso del tavolo verde

Un periodo era fine primavera poco prima che finissero i campionati, mi ero fatto dei soldi facili grazie ad alcune dimensioni clandestine dell'ufficialità. Conoscevo dei calciatori in sostanza. E così in un mese ammucchietti un gruzzolo considerevole di soldi facili colle scommesse... sui cavalli... diciamo ma avete capito... 
Forse si sparse la voce, che tenevo i quattrini. 
Sicché iniziarono ad invitarmi a giocare pesante ai tavoli da poker oppure gente davvero poco raccomandabile mi spinse a frequentare un casinò colle roulette valenti e le slotmachine di gran classe ma io ci andai la prima volta solo per andare una volta a Venezia ché non ero mai stato a Venezia nella laguna che Venezia è davvero un fiore di beltà... 
E venni sera dopo sera sgranato da gente senza futuro come dicono di solito i parrocchiani, ma gente mica dei professionisti, erano giovinastri come noi un po' più stronzi... insomma fui spennato come un pollastrello e i miei soldi iron via come erano arrivati... 
Vabbè, mica ci feci una tragedia. Persi anche del mio, cioè persi sopra la vincita... ma non me ne crucciavo perché sapevo che prima o poi avrei trovato un poeta armeno e gli avrei rubato un racconto sul poker. Perdere come minimo serve. 



 Il complesso della coltivazione biologica
 e delle frasi 
Ma Calcetto non poteva trovare pace per queste mie debacles pecuniarie così mi disse la famosa frase storica che è "Gli amici del tavolo verde non sono veri amici ma dei succhiasoldi". Questa frase era in verità la frase storica numero due perché la frase storica numero uno fu detta da Calcetto ad un altro della congrega che stava in difficoltà amorose non sapeva se cedere all'orgoglio o tener duro e Calcetto gli disse "Fa come ti dice il cuore...".
In quel periodo tra l'altro Calcetto aveva anche il complesso della coltivazione biologica, così mangiava solo cose contrarie all'ogm e alla chimica. Patate zucchine carote kiwi pomodori polpettoni di cocomero... ortaggerie... tutti rigorosamente naturali.
Ed era impossibile staccarlo dal campo... 
ora cantava le canzoni all'insalata e ai peperoni... 
biologici.



News dalla provincia etterna e 
il dittico sul poker di Pupi Avati

Mi raggiunge ora qui da dove mi sono sperso la voce che al povero Calcetto gl'hanno da poco battuto all'asta la sua tabaccheria che nel frattempo aveva rilevato dal vecchio padrone a un prezzo di comodo, tutto per colpa delle carte che l'hanno strozzinato. Gli hanno pure spaccato la faccia perché aveva tarato a suo vantaggio le macchinette del videopoker...  Mo dicono che gira con due gommoni neri sotto gli occhi...
Mi sa che c'aveva ragione Calcetto a dire l'ovvietà che nel tavolo verde non ci sono amici che reggano (infatti s'era pure appassionato, Calcetto, al dittico sul poker di Pupi Avati)...  
Sui tavoli dove si stillano le carte non c'è amici veri... 

Chissà se quest'anno lo si ritroverà affare karaoke nella spiaggia colla chitarrina alla spalla... fumato come un toro, colle sue canzonette estive... commerciali.   
 

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