Il fallimento di un'intervista in treno (novella fru-fru)




Durante un viaggio in treno, ci fu un fallimento, che fu interamente ripreso e riportato su youtube da alcuni impagabili esperti di audio video: un piccolo ex venditore di pietre preziose, or ora in pensione, raccontava, intervistato, alcune sue idee alle telecamere dirette da bravi operatori di macchina, giornalisti varii, curiosi, una troupe a forma di carrozzone che alla fine della fiera dovettero prendere quasi mezzo vagone di questo treno per entrarci tutti quanti (e stettero stretti stretti e scommodi che non vi dico come vanno ste cose).

Nello scompartimento dove c’era questo ex venditore di pietre preziose, l'intervistato ufficiale, questo personaggio oracolare che sembrava quantomeno doveroso stare a sentire per la sua calma saggezza, c’era un giornalista molto sensibile che non amava affatto le persone che si sentono importanti o pensano di avere troppe cose interessanti da dire. Odiava quindi le interviste e odiava intervistare chicchessia. Nella sua ottica, una persona è uguale a un’altra persona per via che biologicamente è così, siamo tutti ugualitari, anche se questa persona intervistata ha più esperienza, più cose viste, più cose lette, più cose sperimentate, più acume, o meno acume di un'altra… arrivava cioè a una forma di egualitarismo davanti alla sacra legge divina universale o forse soltanto davanti alla vita e alla morte, la morte soprattutto, riportatrice di pace full, che stava lì a intervistare e sentire le storie del venditore di preziosi come avrebbe sentito le storie di uno che in treno parla al telefono colla voce alta e pesante e disturba tutta la corte.

Le domande le faceva questo giornalista, ma le faceva questo giornalista nel senso che era il veicolo in carne ed ossa addetto a domandare, visto che le domande il giornalista le leggeva e le aveva scritte, in precedenza, uno dei redattori più influenti del giornale, era grazie a questo redattore maximo che l’intervista, in quelle particolari condizioni (condizioni ottimali, come vedremo poi, per le vendite), fu possibile, sennò nisba. 

Il giornalista quindi reggeva il microfono, sostanzialmente, e diceva le domande lette, senza quasi mai ascoltare le risposte. Il treno, nel frattempo, marciava come una forbice sopra il paesaggio.

“cosa ne pensa dell’euro?”

“io sono un fan dell’euro perché ci ha cambiato anche la mente. Se prima tu dicevi non c’ho una lira ora col progresso dici non c’ho un euro… non so se capisci che s’è alzata l’unità minima di pensiero della ricchezza… o della povertà…”

Mica il giornalista rispondeva niente di questo, giusto o sbagliato, allora, senza nemmeno pensarci, n’altra domanda:

“cosa pensa della sua nuova vita di pensionato dopo anni a trafficar diamanti, lecitamente eh, si capisce?”

“sì... la pensione è la mia vita interamente in mano allo Stato italiano. Come sempre, d'altronde, solo un po’ di più ora, perché invecchio e la boria di quando ero giovane mi s’è spuntata, sto attento a non spazientirlo, lo Stato… 
La pensione poi non è proprio un refrigerio prima dell'inferno, è una merda, ma in questo momento non me ne frega più... qualche tempo fa, però, quando sono diventato vecchio e impotente, me ne 'mportava... (iniziava ad impappinarsi, il rivenditore ambulante di gioielli e preziosi, forse pure per colpa della faccia del giornalista impassibile come una lama) ... senza una minima protezione, è brutto, allora c'è la pensione e ci tiri un po', poi io i figli non li tengo... non li ho fatti… Ho navigato troppo come piazzista per non aver paura di chiunque…” 

“ha paura dell’inferno quindi?”

“quello di quaggiù. Per l’altro, se c’è, dev’essere un luogo simpatico… se non vendono superalcolici lì dove li devono vendere?”

stranamente, questa, l'aveva ascoltata.

“cioè lei è talmente sempliciotto, mi scusi, da ridurre l’aldilà ad una questione di forniture di bevande? e pretende pure che io le faccia un'intervista?... ma va va”

Il pensionato ammutolì, forse mortificato dalla razione bruciapelo. Senza avere la battuta pronta, disse “no, cioè, così… dicevo per...” con molta umiltà, e si vedeva che c'era rimasto male... era pure la prima intervista, l'ultima.

A questo punto è chiaro che l’intervista su youtube si blocca perché il giornalista decide di scendere alla stazione dove il treno s’era fermato e va via, portandosi dietro tra l'altro pure il microfono professinistico che costa duecento euro.

Il vecchio prezioso nel suo seggiolino diceva “che ho detto che non va?” “e mo?”… e quasi piangeva.

Il treno ripartì perché non è che stanno tecnicamente ad aspettare i comodacci di tizio o caio, o di un giornalista idealista sciocco e fin anche modesto, e l’intervista fu bloccata lì.
Il redattore ebbe una idea geniale allora e intitolò l’intervista “L'Ultima: Il fallimento di un’intervista in treno, l'ultima”. E il video ebbe molte visualizzazioni come potete ben immaginare.

Il pensionato prezioso era diretto in Svizzera, c’è da dire, dove avrebbe messo fine alla sua vita con una puntura di eutanasia. A Milano la troupe era scesa e aveva detto “arrivederci”, con garbo, e rispetto. Già prima di arrivare al loro capolinea, i signori della troupe s’erano prodigati in infinite scuse, il vecchio aveva capito e ormai non gli interessava quasi più per niente. L'aveva vaporizzata, sta avventura.

Il giornalista fu licenziato ma poi rincorso dalle altre testate in auge su youtube che gli fecero delle offertone...

Lui sta tuttora decidendo se accettare o prendersi un periodo di stop meditativo per decidere se è tagliato per intervistare persone più di spicco di altre, se queste persone esistono davvero, oppure preferisce un lavoro manuale, o da manuale, così non ha tanto a che fare colla gente che parla sempre a vanvera e si sente più vip degli altri omologhi umani.

Stasera il giornalista, corteggiato da tante testate, colla testa pesante, deciderà di coricarsi, senza manco fare l’abluzione ai denti e aprirà finalmente quel libro che ha scritto il suicida prezioso che lui ha mezzo-intervistato e troverà che alla fine cazzo quel signore aveva scritto un bel libro sul compendio della sua vita pensionata… un po’ sgrammaticato… e per niente pretenzioso… anzi, sembrava uno che si sentiva come tutti gli altri, perfino come lui, che se morisse schienato su quel letto d’albergo non gliene fregherebbe niente a nessuno, anche se a quel punto la camera la dovrebbero sterilizzare e spuzzonire da capoapiedi...

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