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Visualizzazione dei post da novembre, 2012

Una risposta al signor M. che ci scrive da lontano per parlare di immagini elettorali, o forse con intenti morali assoluti

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Sono un uomo di provincia  con delle piccole macchie di città. Per questo motivo sono anni che quando mi guardo allo specchio velocemente senza nemmeno badarmi vedo un animale chiazzato, maculato, che cammina sopra la superficie riflettente e penso toh guarda quando abitavo in provincia non mi vedevo così, mi vedevo a tinta unita, come una maglia blu col girocollo. O col colletto, 'na polo semplice.  Da quando invece sono andato in città mi vedo come un animale tipo un ghepardo, un cane, una zebra. Più passano i giorni più le macchie aumentano per via della città e sopra la maglietta a tinta unita compaiono come dei foruncoli di colore che si mangiano il colore vecchio. Non so di che colore morirò ed è una cosa assai bella. Penso comunque il blu notte o una sorta di verde meticciato come quello del pesto genovese in barattolo. Ma non sono qui per parlare delle mie idiosincrasie. Devo rispondere al signor M, e parlare del mio rapporto colle schede elettorali. Io,

Il padrone di Goffredo Parise

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C'è stato un tempo che il padrone...  il tenutario del nomignolo narrativo Dinamo Seligneri (ci è chi possiede delle tenute in alta Sassonia e chi un nomignolo), come si sarà capito da alcuni racconti ad egli commissionati, frequentava gli stadi di calcio. In quel tempo che è durato non poco, questo poco interessante tenutario di nulla si assiepava come molti della sua età sui gradoni della curva e aspettava. Non era un ultrà scalmanato, ma nemmeno composto, semplicemente sceglieva quel settore perché era il più economico.  Sempre in quel tempo, il capotifoseria della curva aveva una cinquantina d'anni e una barba da Mangiafoco, si inerpicava sopra la rete, si metteva di spalle alla partita, e con i tifosi davanti, come un direttore d'orchestra parte poveri ma più aggressivo, intonava cori ed esortava noi mano vali a fare lo stesso.  "Batti batti le manine che arriva papà"... no, non si cantavano le filastrocche, ma è come se lo fossero filastrocche, i cori de

Una storia d'amore se è una storia d'amore è una storia d'amore a distanza

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Di Marta e Carlo so poco ma quel poco che so lo voglio dire per iscritto, di modo che se un giorno lo vorrò, riprendendo queste pagine, potrei dire toh che bella storia d’amore è questa tra Marta e Carlo. Io di mestiere faccio il professore delle scuole medie inferiori, e la storia d’amore che sto per raccontarvi in verità l’ho letta da qualche minuto sopra il temino di un mio alunno che dice d’esser figlio di Marta e Carlo. Avrei tante di quelle prove da questo tema che potrei inviargli l’assistente sociale a Marta e Carlo. Scherzo, non lo farei mai. Sono un uomo fine. La storia avviene nella città Bologna. Ma è a prima dell’inizio della storia che dobbiamo guardare per capire qualcosa. Marta era una giovane studentessa calabrese che studiava all’università di Roma. Carlo invece era di un paese minuscolo della Liguria e studiava a Bologna. Nasce non so dove non so come tra i due un amore a distanza ai tempi dell’università. L’amore dura a distanza per dieci anni (sembro Maria

Il doppiatore d'artisti

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Il mio discorso sulla fumisteria fu molto lungo e fumoso, altresì venne applaudito a frotte e riscosse l’unanime consenso della sala. A fine conferenza, fu offerto un cocktail in mio onore, dove fui ovviamente invitato e lucidato di omaggi. La cerimonia, diversamente da come racconta questa congerie di cose Thomas Bernhard nel suo libro  I miei premi,  fu piacevolissima, ed io mi beai di stare in una sala dove mi si trattava da grande artista e dove finalmente veniva riconosciuto il mio valore anche nel vischioso campo degli scopritori di talenti. In realtà  non sono mai chi sembro. Vado alle premiazioni perché mi pagano per vincere e questo è in realtà il mio lavoro, vincere. Il mio lavoro è fare lo stuntman degli artisti vincenti (a volte anche perdenti, dipende) che si vergognano o non hanno voglia di presenziare ai premi. La maggior parte dei premi li vinco io, ma voi non ve ne accorgete. Sono un trasformista. So stare pe

Una poesia di Lo Tasso su Torna l'autunno letture dure

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Torna l'autunno letture dure (new) Alla guerra come alla guerra all'autunno come all'autunno mi seggo al tavolo e sto fermo per tante ore di fila che sembro un cappotto messo sull'attaccapanni, che sembro un lavoro qualsiasi viene a trovarmi un mio amico più vecchio di me,  sul tavolo una pattuglia di formiche e molliche ci guardano i buchi delle orecchie chissà quando potremo entrare nel vostro cervello  quand'è che brutti vecchiacci maledetti vi morite ché è meglio per tutti per lo Stato e per noi?  Dal tavolo insieme all'amico tristo e muto allungo l'occhio alla bocca del muro vuoto c'è sopra solo un vecchio forno da panettiere professionistico annerito dal pane e dai dolci che ci ha cavato mia moglie, mi ricorda l'impagliatore di animali  che quand'ero piccolo teneva un forno di queste dimensioni sormontato da uccelletti di gesso e corvi in miniatura... piccolissimi... Autunno, sono dieci giorni che leggo un l