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Visualizzazione dei post da settembre, 2012

La mia amicizia col poeta Gigio

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Preambolo lieto C'era una volta un poeta, poeta Gigio, come il topo, si chiamava, che c'aveva sempre poco tempo per lui poetare, ma ce ne aveva sempre in abbondanza per parlare consolatorio della sua condizione di diseredato delle lettere, diseredato dal padre morto, diseredato dalla moglie che con qualche risparmio e bustepaghe più di lui l'aveva lasciato per correre appresso ad un poeta più bravo, produttivo, ingegnoso e pien di grana.  Questo fu il colmo del poeta Gigio che rimase a bocca aperta quando la moglie ì via con un altro di portafoglio gonfio, proprio lui che non faceva altro tra un aperitivo e l'altro di dire che le donne tope (e la sua, di Gigio, era topa) non dovevan fare la gavetta come tutte e tutti, conveniva loro signore di accompagnarsi, usando il tramite estatico, a ricchi signori della zona... che le avrebbero pasciute e riverite fino a vecchiaia occorsa.  Il fatto gli è che Gigetto non parlava delle già maritate... e men che meno della sua

Sognatori si scrive... e lori modestamente lo scrissero

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Negli ultimi tempi mi è capitato spesso di leggere scrittori di lingua spagnola, non propriamente spagnoli, e c'è sempre o quasi sempre, un momento durante la loro prosa che il narratore, il personaggio principale, il coprotagonista, la madre del protagonista, il padre del coprotagonista, addirittura anche un personaggio minore, pianta in asso il corso della storia e si mette a sognare. Non sono sogni determinanti, sono collaterali. Nessuno quasi mai vede nello specchio d'acqua del suo sogno la propria morte, i numeri del lotto, 'na disgrazia, i finali dai campi (mio fratello per esempio sogna i tabelloni delle partite, però è fesso, perché non va mai oltre l'ottantacinquesimo: ciò gli preclude la zona Cesarini, cioè i gol allo scadere... Lui si alza e mi telefona, fa 'l'Inter all'ottantacinquesimo sta sopra alla Lazio di un gol'... Si sognasse almeno i parziali primo tempo, uno si gioca quelli, invece no, ha l'orologio divinatorio tarato al

Orazio non l'ha mai fatto... (né detto)

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Dinamo partecipa ad una serata mondana da una postazione privilegiata Qualche tempo fa, fui inserito, come indipendente, in una lista di invitati per una festa di compleanno di una signora di anni sessanta e rotti di mia conoscenza, e dato l'invito, dovetti, ob torto collo, prendere parte alla   premiazione...   come la chiamo io, perché trovo fuori luogo (e fuori tempo) festeggiare i compleanni. .  La signora, contro le mie aspettative ed in barba a ogni registro estetico, volle   ringiovanire   per la serata... e per far questo, oltre a vestirsi da ape maja, aveva assoldato un dj moderno, che a me sembrava più un mercenario di musiche per la verità, che suonava appartato sotto un grande olmo del giardino (la famiglia della sessantenne e passa è facoltosa - ed ha anche una cappella dove dicono pure le messe, se gli gira).  Desideravo ubriacarmi, ma non ci riuscivo, sicuramente perché ci provavo male, ed ero troppo pensieroso - nel frattempo scrutavo l'orologio per

Lo specchio esatto del paese

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Ad un intervistatore che gli chiedeva: "Con quali sentimenti lascia la vita parlamentare?", Leonardo Sciascia rispose così: "Mbè, debbo dire che me ne vado con un'impressione migliore di quella che avevo quando ci sono entrato... questo l'ho dichiarato recentemente anche più volte. In effetti il Parlamento è lo specchio esatto del paese: non è per niente peggio del paese!". (Il video dell'intervista sta qui ). L'impressione mia, forse mi ripeto, è che noi italiani dobbiamo iniziare a criticare prima noi medesimi, se ce la facciamo. E questo ci può venire solo da una visita privata nel nostro intelletto prima che nel nostro intestino, perché se aspettiamo che i venditori di enunciati e Realtà, saponette e generi alimentari, finanzino una ristrutturazione etica ed estetica dei consumatori, stiamo freschi ad aspettare. Tutt'al più possono finanziare visite guidate alle cose facili e a loro convenienti come l'antipolitica, l'individualism

Psicofisicamente...

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Nel senso della famiglia dell'attore romano o dei non udenti? "Psicofisicamente a me non m'ammazza nessuno" dalle parole di Renata Polverini a La7, stamattina.  L'articolo qui .  Niente, mi sembrava una frase da segnalare per l'avverbio, che è sicuramente bellissimo, ma anche religioso: se una persona infatti non l'ammazza nessuno psicofisicamente , rimane una possibilità solo di ammazzarla: religiosamente. E' l'anima il punto.  Quindi secondo me, siccome la frase manifesta un certo dosaggio di onnipotenza, la Polverini doveva dire:  " Psicofisicamente e religiosamente, a me non m'ammazza nessuno".   Ao.  A meno che la Polverini non sia atea, o non dia necessaria importanza alla carica religiosa insita nelle persone. In quel caso la frase è perfetta così, e psicofisicamente non ha concorrenza avverbiale.  Ma penso pure che è talmente bello come avverbio che non ci sarebbe concorrenza comunque.  Da oggi in

E' nata prima la letteratura o la critica letteraria?

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Da un po' di tempo penso che se domani mattina qualche diavolo decidesse di far sparire la letteratura per sempre, la critica letteraria continuerebbe a vivere tranquillamente come se nulla fosse successo. Non se ne accorgerebbe nemmeno, forse. Una mia sensazione...

Un soggetto noioso

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Un po' di diarismo spiccio che mi vorrete scusare. Oggi ero al mercato dell'ortofrutta, e ispezionavo la mercanzia con  fare di cuoco consumato (quale in certo senso sono), una signora di bella età andante parlava col venditore del banco... ad un certo momento, non so come, presa da chissà quale demone, la signora decide di estendere il ragionamento che faceva con lui anche a noi astanti, che eravamo due, tre persone in tutto spalmate per oblungo sopra la bancarella che compulsavamo la frutta: la signora quindi si gira di qua e di là col petto abbondante per far largo alle sue parole e con uno sguardo zuccherato che ci interpella, dice:  « Non lo so voi, ma io non vedo l'ora che ricomincia Barbara e la tv normale » ... Alcuni annuiscono, sempre immersi quali sono nel settore ortofrutticolo. Credo che per  « Barbara »  intendesse la conduttrice Barbara D'Urso e per  « tv normale »  la programmazione dei palinse

In attesa di entrare in pagina (Lezione 1 - il ritiro precampionato)

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Vecchio allenatore di scrittori si chiama Zdenek Zeman Pochissimi sono a conoscenza di questa usanza che avviene ogni anno, ed ha un sapore veramente antipatico. L'unico dato positivo di tutto è che si va a frescheggiare in una località di montagna, negli altipiani. Per il resto è faticoso e umiliante. Solo che ci tocca di contratto. Per la madosca! Insomma, anche quest'anno, come gli anni prima, sono stato rimandato a settembre, o come si dice, all'anno come scrittore professionista: mi hanno dato di nuovo il bollino di scrittore dilettante, e lo fanno col ghignetto dispettoso (sono critici letterari soprattutto) senza capire che a me è un bollino che mi garba assai.  Io allora sono dovuto partire col pulmino insieme a tanti altri rimandati, ritardati, esentati, scioperati, riparati, multati e siamo dovuti andare a riparare durante l'estate. Purtroppo la cosa funziona un po' come un ritiro calcistico ai primi di un mese caldo caldo. Però non ci ritiriamo com

Una questione di velocità - Céline, Totò e le marce della scrittura

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A me piace molto guidare la macchina, potendo mi fanno guidare sempre a me, è una delle poche cose che disimpegno con qualche capacità.  Guidando guidando, uno dopo tanti anni, diventa stiloso, per forza. E anche perfezionista.  Ecco, dopo tanti anni di pratica, mi è venuta tante volte la sensazione che le marce della macchina sono insufficienti... non in profondità, voglio dire, ma in intermezzi. Non c'è quasi mai bisogno della settima marcia, ma sicuramente c'è bisogno della seconda e mezza, della terza e mezza... ci manca lo spezzo, come si dice. Céline non era un amante delle auto, le odiava, ma pare guidasse con qualche difficoltà e soddisfazione una motocicletta. Secondo me, Céline, che di fatto ha massimizzato, per una questione di metrica emotiva , l'utilizzo dei tre puntini, i punti di sospensione nella letteratura, lo ha fatto perché effettivamente ci sono dei momenti che come colle marce della macchina, pure le marce della scrittura, ovvero la punteggiatu

Pas de deux (un memoriale dalla provincia eterna)

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da una lettera-mail di Giacomo alla sorella Rina per l'estate appena passata  Ciao Rina, ti sono finite le vacanze? Sei tornata colla bambina a Genova? La piccola è stata bene con tutto il caldo d'agosto? Come sta il pancione soprattutto? Io ti scrivo per dirti che belva è tuo/nostro fratello, anche se lo sai da sola, ma fa niente, una conferma in più non ti può nuocere.  Io ti scrivo invece di chiamarti al telefono, uno perché il nostro caro babbo ha messo il lacciolo ai telefoni, e io non ho voglia di arrivare in paese per fare una chiamata e come saprai non ho più un telefono cellulare per colpa di quella fiera di tuo fratello che me l'ha fatto volare dal balcone per uno dei suoi scherzi; due perché come sai preferisco lo scritto alla conversazione diretta bocca a bocca, nonostante tu sia una delle poche persone con cui io possa parlare senza sentirmi soffocare dalla noia e dalla voglia di suicidarmi.  Cosa ha fatto tuo fratello Carlo nel soggiorno qui da noi ne

Le parole che ci sono

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I capelli bianchi

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Una cronaca dell'altroieri, ma non è mai troppo tardi.  La signora anziana Artura era donna di risparmio, eccelsa nel contare euri e patate, il suo unico pensiero della giornata era di mettere assieme una brioche calda per la mane, un piatto di fumo a pranzo, una zuppa di verdure o carni per il desinar della sera. La tale donna era stata tanto porella da piccina che la trovarono spesso a rubar salsicce nelle cantine dei signori, ma nel progresso della vita s'era fatta ricca nettando scale nelle cliniche svizzere e banchi di scuola scrivanie in fòrmica negli studi avvocateschi del canton Ticino... metti da parte oggi, metti da parte domani, col marito sotterra e i figli grossi, s'era fatta una sicurezza pecuniaria, ma l'era restata attaccata alla pancia come una cozza la fame vecchia, e raccattava di continuo, pur avendo del suo per vivere, peggio d'una barbona o d'un questuante. In più c'aveva il morbo del risparmio e se non risparmiava anche solo p

Le arti liberali non liberano niente

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Una cosa che ho sempre odiato sono quelli che hanno delle passioni artistiche liberali, come quelle ragazze che fanno l'università grosse nelle facoltà di ingegneria, e poi dipingono le nature morte... per passatempo, perché le rilassa. E' un pessimo gusto borghese a guidare queste ragazzuole e invece loro pensando di dedicarsi ad arti liberali se ne fanno belle. Le famiglie dabbene iscrivono i loro pargoli nei conservatorii di musica per dargli da imparare uno strumento. La chitarra, il pianoforte, il violino. Così abbiamo mediconzoli di campagna che delle sere dopo cena sfoderano davanti agli amici le mani da pianisti, che puzzano ancora di bare (e sarebbe un gran bene se sapessero farne anche sul pianoforte, di bare) invece sfoderano solo i loro diplomi al conservatorio, sudati mentre sudavano tra i manichini anatomici e le aule ingessate... Le famiglie borghesi, lo trovo odioso, ci tengono mortalmente che i figli siano dei dipintori per passatempo, dei musicaioli per sera

Vittima è meglio

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L'Italia, la nostra bella Italia, è un paese fortunato per tanti motivi, uno di questi è pel fatto che è un paese di vecchi. Essendo un paese di vecchi, l'Italia da quando è entrato il digitale terrestre è un paese dove ad accendere il televisore un anziano fa molta fatica perché colla politica del doppio telecomando non è più la stessa cosa di prima. Ho conosciuto molte di queste vittime, le vittime mietute dal digitale, che sono anziani che se non ci sono giovani a tiro cui chiedere d'appiccarla non possono vedere la televisione... E' un gran bel vantaggio avere una così maggioritaria parte della popolazione che non può vedere che ne so Striscia la notizia o telegiornali che ci marciano con lo sparlare di malasanità pubblica ecc, trasmissioni che sparano a zero sullo statale e sul pubblico per dirigere i nostri acquisti per salute e servizi verso le strutture private. Per dirne solo alcune... Benevengano marchingegni sempre più rari e complicati!

La seggiola di Obama secondo Clint Eastwood

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Clint Eastwood è un regista e un attore che amo molto, o meglio mi garba il suo cinema, e delle volte ho trovato simpatico il suo burbero personaggio mondano, mediatico, una sorta di continuum della maschera di scena. Ovviamente, come tutte le persone, anche Clint Eastwood ha il sacrosanto diritto di esprimere un'opinione politica, o di essere repubblicano, come non piace a molta parte hollywoodiana di tendenza democratica. Ci mancherebbe, ce l'ha il diritto. Mi va benissimo che faccia una parodia di Obama, che gli chieda conto di questo e di quello parlando a una seggiola vuota....  Ma mi piace meno che un artista del suo calibro scelga di impastoiarsi alla politica attiva, tanto da salire sul palco di Tampa per fare il testimonial della convention repubblicana del candidato Mitt Romney, e usi il suo consumato talento di attore per creare una farsa da vera platea (efficace ma secondo me niente brillante) ad uso consumistico delle tifoserie politiche... e buona per tirare una