Sul premio Strega 2012 e altre storie

Nel 1932 esce a Parigi per i tipi di una casa editrice misconosciuta, la Denoel et Steele, un libro che farà storia: Viaggio al termine della notte. L'autore, più sconosciuto dei suoi editori, è un losco figuro che di professione fa il medico dei poveri nelle banlieue parigina, il dottor Destouches, ma si farà chiamare Céline, dal nome della nonna. 
Il romanzo, rivoluzionario del modo di scrivere i libri, soprattutto per via del lavoro sulla lingua, viene fatto concorrere al premio Goncourt, che è praticamente il corrispettivo oggettivo francese del premio Strega italiano.
Céline, dopo aver letterariamente convinto fior fiori di critici, è in pole position fino all'ultimo e sembra aver praticamente vinto, se non che, sul più bello, c'è un golpe inaspettato... e vince un altro libro... pare che lo scippo sia da imputare a dei giurati che avrebbero tradito (alla faccia della trasparenza) voltando la gabbana all'ultima curva di voti. 
Questa è la storia ufficiale, corredata di qualche leggenda letteraria. Céline se la prende, la sua amarezza è bruciante e dà battaglia ecc... 
La storia che interessa me, invece, è la storia delle vendite, che col polverone sollevato da questo inaspettato scivolamento di Viaggio al termine della notte dalla sicura posizione di vittoria al secondo posto decolleranno come non mai, tanto che, rapportandoci alle stime librarie dell'epoca, il romanzo arrivò ad essere letto e venduto, si può dire, come un normale bestseller per gli anni trenta...e forse di più.

Ora io sono quel che sono, ma per come si sono messe le cose del premio Strega 2012, vinto per due soli voti dal mondadoriano Alessandro Piperno, ai danni del buon Emanuele Trevi (che pubblica per Ponte alle grazie, piccolo marchio all'interno del gruppone GEMS), probabilmente, ai botteghini, chissà, se ne potrà avvantaggiare più il secondo arrivato che il primo... Il romanzo di Piperno, infatti, stuzzica davvero poco per come è stato presentato: gli si dice per esempio che è un romanzo propriamente letterario, nello stile di Piperno che non fa mai sorprese, un classico per lingua e struttura, un romanzo letterariamente istituzionale... il romanzo di Trevi, Qualcosa di scritto, invece, è un miscuglio, dicono ben riuscito, tra narrativa e saggio, e parte da un'esperienza interessante come il lavoro dell'autore al fondo Pasolini, e trae forza da una lettura della ben poco istituzionale figura di Pier Paolo Pasolini, e della sua opera incompiuta Petrolio, luogo per antonomasia di misteriose corrispondenze letterario-civili, fino al legame inestricabile per suggestione, che qualcuno ha voluto vedere, tra la sua stesura e la morte per ammazzamento di Pasolini. 
Quindi chissà, se almeno per le vendite, la storia, dopo ottant'anni dal mancato Goncourt a Céline, si potrà ripetere, io me lo auguro davvero anche per il buon Trevi che meriterebbe di arrivare al grande pubblico. 
Il risultato poi non scontenterebbe nessuno, alla fine: Mondadori si ripiazza nominalmente al primo posto (e Piperno, uno dei più stregabili tra gli scrittori di ruolo, finalmente vince) dopo che l'anno scorso aveva vinto la Bompiani con Edoardo Nesi (l'anno prima ancora c'era sempre Mondadori con Pennacchi e prima ancora Scarpa con Einaudi ecc, istessima famiglia), e al secondo posto Ponte alle Grazie che potrebbe così rischiare il boom di smercio, e chapeau per aver creduto a un romanzo come quello di Trevi.
Tipo, io, sto pomeriggio, appena mi slaccio, corro in libreria a prendere Qualcosa di scritto, di Emanuele Trevi che, per non saper né leggere né scrivere (io, no Trevi), è andato pure da Fazio ospite e la trama m'intriga... 
 




Commenti

  1. Già, peccato per Trevi.
    Spero che si realizzino le tue previsioni e che il suo romanzo raggiunga comunque un gran numero di lettori. E poi io adoro le forme ibride, i romanzi che sono anche in realtà saggi e riflessioni di critica letteraria e le storie che si appigliano al reale e prendono avvio da eventi e personaggi reali, ma ne traggono conclusioni sempre nuove.

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  2. Trevi non è mai stato scrittore da grosso pubblico, credo di ricordare che c'è stata anche una polemica su questo con Bertante.
    Magari è la volta buona. Resta un autore bravo e difficile, ma le logiche del successo di un libro non si capiscono mai... mbò...

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  3. Metto il link all'intervista che gli avevo fatto perché dice delle cose davvero interessanti:

    http://www.mentinfuga.com/web/index.php/interpretazione-di-un-testo-letterario-intervista-ad-emanuele-trevi/

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    1. grazie Biancaneve. è una bella intervista, l'avevo letta con piacere.

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