Una storia semplice



In Italia, la cosa migliore da fare è stare a distanza di sicurezza dai sistemi editoriali, evitarli con freddissima lucidità, più o meno come si cambia meta di villeggiatura quando il paese che ci interessa è entrato in una guerra, o sia stato piggiato come uva da un tornado. 

Ad un bravo scrittore-intellettuale strettamente contemporaneo, o soprattutto ad un bravo scrittore-intellettuale che farà parte della posterità, non resta che augurare l'esilio o l'isolamento, la reclusione, insomma di ficcare quanti chilometri di distanza riuscirà tra lui e i suddetti emissari e tutta la loro corte di ruffiani... dovrà in sostanza ficcarci in mezzo talmente tanti chilometri che non sembrerà (o non sarà) nemmeno più uno scrittore. Ma un morto...
Il guaio è proprio qui... il guaio è che questa che tanti autori importanti confondono colla Libertà, è una trappola lussuosa, di continuo riuso storico, una delle meno sofisticate per giunta: isolare o portare gli autori all'isolamento per controllarli, disinnescarli, rompergli le gambe, indebolirli, evitare che intacchino il fucile del linguaggio, lasciare che il loro gracidio resti incupito nella gabbietta d'oro dove sono stati seppelliti assieme ai quattordici lettori che gli stanno appresso.  
L'altra strada, più viscida ancora, è farli diventare degli artisti ufficiali, come capitò al norvegese Munch.   

Bisogna allora sfuggire dentro, come hanno fatto Sciascia, Céline, Bernhard, Flaiano... 
E bisogna sfuggire in italiano come suggerisce il professore del romanzo Una storia semplice, ma in modo da essere interessanti, in una maniera o nell'altra.  
Così è chiara la scelta del genere poliziesco, del giallo, un genere popolare, in un autore del Mistero, di assoluta vocazione al Mistero e al garbuglio, come Sciascia, in questo del tutto annodato a Gadda. Perfino lo storicismo sciasciano colle sue ricostruzioni meticolose non si innesta se non da un pasticcio oscuro, da una vocazione letteraria che si sposa ad un fine estetico di denuncia; si innesta cioè dall'intruglio colloso e irresistibile di fatti e frottole, di corruzione e ambiente da cui risalire a pesce fino a morderne il capo... che il colpevole, la coda, di un delitto sia poi un intero paese, un'intera maglia di metafore, un sistema, una nazione, dimostra come etica ed estetica vivano come una matassa siamese e parlino la stessa identica lingua. Una lingua piena di linee di fuga che impazziscono...



 

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