Mastica e sputa

Quello che si scrive qui non è né una novità né un dono vobis, è un codicillo, una glossa inutile sulla rete Internet. Questa ha dimostrato poche cose, la prima è che tra i produttori della realtà del paese e dei paesi e i suoi fruitori (noi), la differenza sta che loro hanno la proprietà del mezzo di questa maledetta produzione, noi no.
I sopralterni hanno autorità, soldi, merci, risorse, fratellanze... detengono l'immaginario realistico, quello che hanno montato e collaudato nella loro modestissima officina , senza per altro fare mezzo straordinario; i subalterni non hanno macchinari grossi, ma con i macchinari piccoli (un blog per esempio) non hanno mica dato prova d'essere migliori dei sopralterni; hanno anzichennò dimostrato d'essere i figli della serva un po' adottati, un po' frust(r)ati dal padrone.
E' per questa mediocrità nostra (uguale alla loro) che ci danno gratis permessi e licenze per aprire un blog, ce lo regalano, in verità, un blog, è perché non facciamo male manco a una mosca... non è che ci autorizzano: sono i nostri cervelli ad essere autorizzati, giacché abituati dalla nascita a dare ragione ai nostri sopralterni. (D'altronde quanti Céline ci sono stati in un secolo?).
Le polemiche sulla legge "ammazzablog" è una freddura solo da ridere. Andava presa per questo, ed infatti l'hanno ritirata. Mica si inscenano battaglie per la vanagloria.

La rete ha dato ragione a chi difende il proprio posto di lavoro "intellettuale" colle mani e coi piedi, a calci e pugni... a zappe . Certo, i sopraleterni si allarmano specialmente quando qualcuno, da sotto, mulina, stantuffa il suo con più classe della loro, ma di questi, suvvia, pochi pochi, ossi ossi, flemmi flemmi... gli altri subalterni sono come i sopralterni, ma non hanno avuto il piazzato, la soffiata o il colpo di culatello. Sono utili idioti che pensando di fare danno, fanno solo caciara, aumentando l'eco della voce di quelli di sopra.
Ed ecco che i bigattini, nella scatoletta del pescatore, si divorano tuffandosi uno in bocca all'altro fin quando una mano leggera, paziente e pia, li prende e li manda affanculo con un tiro di fionda.
La rete è un fallimento mondiale, un'erogazione di interiorità deteriorata  di massa. Si trova talmente poco che non c'è nemmeno quello che c'è, quel poco è sommerso dalla merda. E' un forno, signori, un fornello; talmente poca la luce da non farne manco un altarino, un camposanto.
Non solo ciò che qui scriviamo non meriterebbe il salto carpiato della pubblicazione mai, ma non merita, alle corde, nemmeno d'essere letto, se non en passant, tra la bollitura dell'acqua e il rifocillamento delle membra, come mi ha confidato fm qualche post fa.
E, dopo tutto questo pen di dio che ci offrono e con cui qualcosa pur si potrebbe fare per incularli ma ci sonotroppicoglioni per farlo, dobbiamo ancora sopportare chi, davanti alla propria nullebondezza, ciancia di non saper come esprimere quello che cià dentro...
siamo sicuri di averlo, qualcosa, dentro? un pezzullo? una lingua?
un peto?

Commenti

  1. La rete è prima di tutto uno scarto tecnologico: i militari non la presero sul serio per via che era troppo penetrabile. Ora, è vero che se ne servono in tanti per autolegittimarsi in ambito culturale. Ma il loro diabolico piano non funzionerà... perché la rete è uno strumento debole, incapace di produrre eccellenze. Infatti, se ci limitiamo al letterario, sono poco gli esempi di scrittori " decisi " dalla rete, che nemmeno riesce a fare da strumento di influenza dei lettori, di formazione del gusto, di promozione di discussione ecc. Sappiamo bene che uno dei commentatori più cretini promuove sfegatatamente uno degli scrittori più interessanti che c'è da leggere al giorno di oggi: ciò non può che fare da ostacolo e da ritardo alla sua diffusione. Come del resto finire nelle grinfie dei critici più preparati pare sia per gli scrittori trascurati una nefanda occorrenza... Pensa a Di Ruscio, Ottonieri, Frasca ecc. Vuol dire che nemmeno in rete la gente si fida dell'opinione di quelli che vengono considerati i maggiori critici. Non c'è nulla da fare, se tutti debbono saltare, non si può che abbassare l'asticella. Certo, qui si esagera... Comunque, da praticante giovane, penso la rete vada praticata soltanto in negativo: quello che funziona qui è sospetto, da stargli alla larga peggio della tv. Lo sai. Ciao Dinamo.

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  2. Forse non volevo parlare della rete, lo sai.
    La rete è uno strumento che non legittima, ok, ma io credo d'essere in grado di capire se uno scrive meglio di Saviano o Mieli da come riempie un blog, o da come commenta su un sito. E di questi ne vedo pochi.
    La rete, se da una parte, demolisce le barriere architettoniche dell'ex cathedra, dall'altra ha palesato che la mediocrità sta sia DIETRO la cathedra che DAVANTI, sui banchetti; "dal basso" è uguale "dall'alto"...
    Da ciò si evince che si scrivono addosso; la piantassero allora di decantare una rivoluzione anti-antropologica che non ci sarà mai.
    La testata poi fa molto, come è sempre stato, e determina l'autorevolezza, sulla carta come sul web, degli opinionismi.
    PS: mi sa tanto che non solo sul web, bisogna "praticare" in negativo: le cose che funzionano a me puzzano sempre.
    ciao Larry

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  3. La rete, ma pure l'Iphone, l'Ipad, l'Isupercazzula. Tutto è un fallimento se il parametro è il successo.
    Il successo è roba di pochi collusi (in Italia).
    Se invece il parametro è avventurarsi da qualche parte e vedere cosa succede, allora le cose cambiano.
    Già l'apparire da qualche parte, anche senza che qualcuno ti veda, è un apparire al mondo ...
    e una volta che ci sei apparso, dipende da come ti muovi, da cosa vuoi, da cosa senti.
    Inutile fare come la volpe e l'uva, secondo me.
    Le dinamiche di potere, le esclusioni, tutte queste stronzate che si fanno gli umani reciprocamente, passano inevitabilmente alla rete. Praticare in "negativo", mi sa di teologia negativa. Non è la rete un fallimento.
    Il fallimento sta nell'aver creduto alla Promessa, in un modo o nell'altro.
    Beckett, come sai, ci ha fatto su tutta una poetica.
    Ma se non credi alla Promessa, se te ne fotti della Promessa, allora quello che rimane sei tu.
    E ogni singolo Tu è una esplosione.
    Scusa il tono profetico.
    Non so manco se si è capito quello che ho scritto.
    Hare Krishna hare hare ...

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  4. Youphone

    I Matt., un ritrovato

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