La morte dei blog e tanto altro ancora
Al termine di questi misetti di rodaggio mi sono scancellato.
Avevo pochi amici, a dire la verità, dieci, quasi tutti conosciuti grazie a quest'altra giostra sociale chiamata blog. Infatti ero iscritto come Dinamo e non col nome di quel farfallone del mio ghostwriter (credo che lui abbia più amici di dieci amici, ma non gli sta troppo a cuore il suo nome di battesimo, quindi... ci siamo accontentati di quello che passava il convento di Dinamo - non male comunque).
In sostanza questo è un brevissimo reportage di quei mesi, dove mi è capitato di riflettere sul perché tante persone pensano che feisbuc stia diventando lo sfasciacarrozze della giostrina dei blog.
Io in passato, qua sopra, mi ero opposto a questa valutazione, e sono ancora convinto che la mia vecchia tesi sia pur sempre valida: la salute delle forme artistiche e di comunicazione su blog sta scemando, per tante ragioni, i contenuti si sono notevolmente abbassati, vuoi per questo vuoi per quest'altro (tempistiche soprattutto), per non parlare del cappio che l'autopromozione dei gestori e la censura praticata pro domo loro rappresentano per spazi del genere... per mettere in fuga i lettori.
Se i blog sono corpi in sofferenza, è perché sono governati male dai loro casieri e famigli.
L'ho detto forte e chiaro qui.
Continuo a pensarlo.
Penso però, dopo l'esperienza summenzionata, che feisbuc sia un mezzo che rispecchia la più attuale e conformista pigrizia mentale. Feisbuc è, lo sanno perfino i desktop, dei semplificatori biografici. Fanno una biografia a tappe. Si usano prevalentemente foto, e report, oppure si linka ciarpame rabberciato su internet. Tutto quello che tale medium permette è - alla fine della fiera - un racconto, una celere e immediata spettacolarizzazione (da aggiornare con frequenza) della propria biografia quotidiana, una sorta di GF che dalla televisione si scarica a internet, senza copioni - o quasi - e senza provini d'ingresso.
Insomma fb promuove una comunicazione da diario per immagini link e paroline d'ordine che è come uno che fa uno sputo in aria, e gli ricasca in faccia. E' una maniera d'esserci. Che non frega a nessuno, se non per il gossip che si autogenera tra sodali e famigliari d'oceano e d'oltreoceano... Carramba!
I blog mantengono una diversa dignità, per lo meno. Nelle loro potenzialità c'è quella di produrre e distribuire contenuti, come si dice, elaborare riflessioni, narrazioni meno immediate. Sono, nelle migliori ipotesi, piazze virtuali dove incontrarsi, cantine, botteghe o palestre (anche di scrittura e narrativa).
Ma se i blog sono strumenti con cui ci controllano e schedano (lasciando d'altronde anche un po' di spazio ai rompicoglioni - e lo si è visto nel letterario internettiano come i rompicoglioni rompono i coglioni), cosa sarà feisbuc che oltre a essere un organo di controllo non lascia nemmeno spazio alla rottura di coglioni? ma è anzi un'amplificazione dell'individualismo di massa?
Per chiudere, voglio dire che è più a portata di mano (mediamente parlando) e di facile click un post di fb, che richiede un'attenzione poco più che ciarliera, rispetto a un discorso più ampio che si può srotolare sui blog, anche i lit(e)-blog che teoricamente dovrebbero essere la crema della crema, delle piazze virtuali.
L'uso continuo e intensivo di fb condiziona la lettura al computer, e dirotta inevitabilmente sulle narrazioni (che sono più facili) piuttosto che sulle idee, magari anche narrate, come mi capita di fare qui da me... se poi ci mettete alcuni comportamenti non impeccabili di autori di blog nei confronti dei lettori... i titoli di coda sono inevitabili.
Che dire, Dinamo ... i blog sono l'unico modo per mostrare (almeno in parte) una faccia umana e non di plastica. Fesibuc non mi piace proprio. Nella smania di esserci, ci si è in modo intercambiabile. Uno vale l'altro. Un blog non vale l'altro. Ognuno è diverso, bello o brutto, interessante o meno che sia, ma è diverso e questo è tutto ciò che conta. Siamo voci che si incontrano. A volte illuminano il buio, a volte lo lasciano tale e quale, ma dietro c'è sempre una storia. Dietro feisbuc c'è solo una noiosa immagine collettiva di un merdoso consumatore debut de siecle.
RispondiEliminaNei blog c'è fermento, cultura, pensiero, humour, anche a livello altissimo. Nel piattume di quest'epoca, non è poca cosa. Chi se ne frega se la diffusione è limitata, se le visite sono quelle che sono ecc, ecc. Viva i blog, per ora.
Ciao Massimo.
RispondiEliminaMbò, non vorrei fare il bottegaio che dice che i centri commerciali gli rovinano la clientela. I bottegai non si devono abbattere, devono diventare ingegnosi.
Le narrazioni che vengono da fb sono la conseguenza delle narrazioni che vengono da altri mezzi e sono fatte per satollare il lettore. Il lettore lo voglio satollare pure io, ma sono costretto a tagliare il vino a modo mio... non credo sia giusto dare alla gente solo acqua colorata... non credi?
Io adoro i blog. Si può dire che su internet non legga altro, a parte le varie ricerchine che faccio quando mi serve di sapere qualcosa.
RispondiEliminaLa penso come te Dinamo, i blog permettono di esprimersi in maniera più accurata, non c'è quella sovraeccitazione del dover sempre informare in tempo reale su quello che si sta facendo (come avviene su FB).
Comunque noto che ormai è pure tanto in crescita Twitter con l'abbinamento di Instangram. E' usato da sempre più gente, anche giornalisti, scrittori... Veramente una sorta di vetrina, un Grande Fratello a portata di clic. Non voglio parlarne né bene, né male, ormai sono nella fase dell'osservazione disincantata riguardo queste, come l'hai chiamate tu, macchine sociali. Tanto non possiamo fermare questi ingranaggi. Cerchiamo almeno di osservare con distacco.
P.S:
Eliminaah, dimenticavo, il blog così come lo conosciamo oggi, gestito da un singolo autore che scrive le sue cose, secondo me sono destinati a scomparire. Penso che resteranno quelli collettivi, o quelli combinati ad altro, tipo vetrina in cui l'autore appunto mescola FB, twitter e post più lunghetti. Del resto l'avevano detto, un giorno ognuno dei naviganti avrà un suo spazio personale in cui far confluire tutti i diversi contatti ed in cui raccoglierà le sue cose (foto, scritti, pensieri, video, altro: sì, hai detto bene, una specie di casa del Grande Fratello virtuale messa sotto gli occhi di tutti).
Quand'è che la privacy è comiciata a sparire? Voglio dire, quando si è persa la naturale ritrosia del singolo, quel pudore che un tempo (ricordi gli esordi del mio partecipare su un forum) ci faceva preoccupare di non rivelare il nostro vero nome, ritenere impensabile mettere proprie foto o lavare i panni in piazza? Quand'è che è diventato così impellente far sapere al mondo i cazzi nostri?
Stamattina ho avuto modo di leggere il manifesto affisso da quel tipo di Roma che ha chiesto pubblicamente scusa alla moglie (non so se hai letto la notizia): una sorta di "Dottor Stranamore" (mi riferisco alla trasmissione di Castagna) e mi è sembrato una cosa surreale. Mi ha stranita questa cosa. Pensavo fossero solo gli adolescenti a fare certe cose. Non che ci sia nulla di male, ma è buffo. I panni sporchi non si lavavano in casa?
Secondo me, non si lavavano in casa prima dell'avvento della lavatrice... le mie avole portavano i panni sporchi al fiume, alla "fonte", dove ce li portavano tutti e ci si ritrovava tra lavandaie, ci si confortava. Più lavare i panni sporchi "fuori casa" di questo è impossibile... :))
RispondiEliminaA parte gli scherzi, che un blog possa diventare vetrinetta per un marketing delle proprie scribacchierie... lo facciamo tutti. A me interessano questi blog qui.
Che poi uno si mette a postare le sue foto di quando andava al mare, senza che né sia interessante la foto né il racconto che ne cava... cioè il giornalismo generalista non mi interessa, figuriamoci se mi può interessare il giornalismo domestico... Torniamo veramente ai tempi che non c'era la lavatrice...
Twitter non lo seguo. Solo qualche volta... a caso. M'intriga poco