Giorgio Manganelli e Maurizio Milani in un romanzo a quattro mani sui guardiani dei gabinetti pubblici


 da Centuria, cento piccoli romanzi fiume, Giorgio Manganelli:


Ottanta


Quando venne nominato guardiano dei gabinetti pubblici, egli provò dapprima una certa umiliazione; e certamente il suo compito era ed è umile. Doveva pulire le maioliche, asciugare l'acqua, porgere la carta a chi ne faceva richiesta, aprire ai clienti esigenti il gabinetto col bidet. Nella scala sociale della società in cui vive, egli era ed è ad un gradino assai basso, assai più dello spazzino che lavora all'aperto; egli infatti sta nei gabinetti molte ore al giorno, e non vede mai il sole, giacché i gabinetti sono sotterranei, e sono aperti dal mattino alla sera. Il suo gabinetto è solamente maschile, e se ne rallegra, giacché è un carattere timido e sarebbe assai imbarazzato ad aprire un gabinetto ad una signora. L'ambiente in cui lavora è umido, sempre tiepido, d'una temperatura che non varia molto da stagione a stagione; il servizio non è perfetto, perché spesso manca l'acqua, o uno dei due lavabi non funziona, e la gente che ha orinato fa la coda per lavarsi, o esce colle mani sporche, e questo non gli sembra giusto. Egli ha uno stipendio, e chi scende nell'orinatoio in genere gli dà una piccola mancia; tuttavia per molto tempo egli ha sofferto. Gradatamente egli ha cominciato a non soffrire, non già perché non senta più la povertà  del suo lavoro, ma perché ora lo sente semplicemente come un lavoro. E' giunto, anzi, a provare un certo orgoglio, il fatto di occupare un posto così basso nella scala sociale gli dà una dignità, giacché i guardiani di gabinetti in tutta la sua città sono forse una decina, e sono il punto più basso, dunque un punto estremo, e non tutti sono capaci di giungere al punto estremo di qualsiasi cosa. Ora, poi, sta avvenendo in lui un altro mutamento: infatti egli si accorge che l'uomo che orina, l'uomo che si rintana per defecare è qualcosa di radicalmente diverso dall'uomo che cammina per le strade della città, è un uomo che non mente, che si riconosce creatura, transito di cibo, perituro, e insieme in colui che, appoggiato alle piastrelle, sta orinando, egli vede l'uomo disperato dalle proprie feci, dalla sinistra efficienza del suo corpo, dalla incertezza su quel che significhi che l'essere umano usi i genitali per orinare. Il luogo infimo è anche una catacomba, e il guardiano dei gabinetti si accorge che il gesto dell'orinare contiene una supplica, è la bruttura e la realtà, l'infimo e il supremo; e il suo orinatoio egli ora lo considera una chiesa, e sé stesso officiante.   




 Maurizio Milani, a Celito Lindo del 1993:





Commenti

  1. Tanto mi è piaciuto l'estratto di Manganelli, quanto poco il pezzo di Milani.
    Tra i due, un abisso.

    Dinamo, volevo chiederti, conosci Guido Morselli? Ho preso un suo romanzo: "Dissipatio H.G.".

    Buona giornata. :-)

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  2. Manganelli è fuori concorso (sempre)...

    Milani è un genio: darei l'ergastolo a chi l'ha cacciato dalla televisione...

    Morselli è un grande scrittore, un oggetto (totalmente) alieno...
    "Dissipatio H.G." un piccolo capolavoro...

    fm

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  3. Morselli lo conosco ma non l'ho mai avvicinato veramente, perché mi dispiace la sua biografia.
    su Milani devi ricrederti assolutamente, è un genio comico d'assoluto valore aggiunto. guardati altro su youtube. qualcosa si trova.
    Il libro di Manganelli da cui cito, Centuria, è una chicca. Sono piccoli romanzi fiume uno più straordinario dell'altro. SInceramente, non so come uno possa pensare così traverso sulle cose...

    Frà, Manganelli è uno di quegli scrittori che fortunatamente non fanno razza, cioè che non diventano capostipiti di niente e nessuno. credo che se avesse scritto in spagnolo o in inglese, sarebbe più famoso di Borges. certo è che gli è superiore, Manganelli a Borges... pochi possono reggere il confronto con quella testa lì.

    buona serata a tutti.

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  4. Grazie a tutti e due per i vostri pareri :-)

    Cercherò altro su Milani, vediamo se riesco a ricredermi, quel monologo non mi è piaciuto, l'ho trovato inutilmente volgare (volgare nel senso di banale, di mediocre).
    In Manganelli i bagni pubblici diventano una riflessione metafisica, altro spessore.
    Vabbè, vi farò sapere, sia di Morselli, quando l'avrò letto, che di altri monologhi di Milani.
    Buona serata anche a voi.

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  5. @ Biancaneve

    Dissipatio H. G. è un cupo gioiello letterario. Una apocalittica, silienziosa dichiarazione di sconfitta. E', se non un capolavoro, per lo meno memorabile. E' un'esperienza.

    Manganelli fuoriclasse assoluto.

    Milani troppo surreale per il pubblico italiano.

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