Il comico in Thomas Bernhard

Un facitore d'arte
 da L'imitatore di voci, Thomas Bernhard:
Un padre di famiglia che per decenni era stato lodato e benvoluto per via di un cosiddetto straordinario senso della famiglia e che un sabato pomeriggio, sia pure con un tempo decisamente afoso, ha ammazzato quattro dei suoi sei bambini, si difese in tribunale dicendo che tutto a un tratto i figli gli sono sembrati troppi.


Bernhard parla del comico (estratto da un'intervista più ampia trovata qui):

Il materiale per il comico si trova sempre dove c’è un bisogno, una mancanza. Una qualche menomazione fisica o mentale, no? […] Uno deve zoppicare o vedere con un occhio solo o inciampare ogni tre passi oppure gli esplode il didietro e spara fuori delle candele [ride] o qualcosa del genere. […] Delle cose del tutto normali, del cosiddetto “Normale” non ha finora mai riso nessuno al mondo.
E poi ce la si ride anche. Quando ci si fa male, o no? Allora si ride di gusto. Quando mia nonna si bruciò con il fornello, ho riso come un matto. Quando per intere settimane non succedeva nulla, in casa non si rideva … per intere settimane. Era per così dire tutto insipido.

[…] A volte le persone … quando io scoppio a ridere - già mentre sto scrivendo oppure dopo, quando leggo la correzione, scoppio a ridere di gusto - loro non trovano per niente che sia da ridere. Questo davvero non lo capisco. O no?
Per esempio se leggiamo “Frost” […] a dire il vero c’è da scompisciarsi dalle risate, ogni momento. Mah, non so, la gente non ha senso comico? oppure no? Non lo so.
[…] Quando mi annoio o è un periodo tragico, apro uno dei miei libri. E’ una delle cose che mi fa subito ridere.
Beh, non significa che io non abbia scritto anche frasi serie nel contempo … in modo che le frasi comiche si possano tenere insieme. E’ il collante.
Il “serio” è il collante per il programma comico, non è così?
Ovviamente, possiamo anche dire che è un “programma comico filosofico”

[…]
Naturalmente una filosofia asciutta, solo seria, non fa ridere, è terribilmente noiosa, no? Ma con Schopenhauer posso anche ridere. Quanto più è ostinato, quanto più fa ridere. Solo che la gente prende tutto terribilmente sul serio.
Ma come si può prendere sul serio qualcuno che è sposato con un barboncino [ride]? […]
Questi sono i più grandi buffoni della storia: Schopenhauer, Kant, cioè in fondo più seri. E di questi fa parte anche Pascal, con quel suo modo cattolico, misterioso, religioso.
[…]


Credo che Bernhard sia uno scrittore potentemente comico ma in un'accezione non troppo popolare, né eccessivamente legata alla tradizione del black humor anglosassone, o del vacuo cinismo di molti battutisti itineranti. Penso che moltissimi monologhi di Bernhard, specie quelli più fitti e claustrofobici, muovano da una matrice marionettesca, comica nel senso più laterale, più straniante, in un eccesso di violazioni e asfissie stilistiche che accumulano materiale grottescamente doloroso. Si è seri in ambiti dove la serietà non s'addice; si è sempre fuori posto, con Bernhard.
Lo scrittore non regala appoggi, non offre sedie o seggioline, incita il pubblico ad evacuare, specie quello pagante, dal suo tendone; oppure il pubblico accetta di abitare i suoi fogli come si abita un non-luogo, un non-albergo, un non-nulla.
La sua lingua, ossessiva, caricaturale, scarna di scarnificazioni che ridondano, non ha gioiosità alcuna, e deve molto, secondo me, all'inorganico Kafka, per quanto Bernhard sia più vivo di Kafka, perché ha un ritmo verbale che vibra egualmente, vibra di corde buffe, surreali, anche se è una vibrazione in perenne ascolto del suo punto morto, della sua naturale terminazione nervosa.
Tutto questo lascia il lettore in una  zona di margine dove non si sa, in un limbo purgativo dove tutto può succedere, sospesi dentro una influenza feroce di parole e contraddizioni, di spostamenti. Questo è il senso del comico in Bernhard, questo non poter stare né al centro né al lato d'una suburra mentale, d'una follia respingente, che tiene sotto cumuli di spazzatura il lettore sigillato in una quarantena dove non può uscire, né mai entrare.
Il comico di Bernhard tutto è fuorché roba piacevole.

Postilla:
di Bernhard è adorabile, tra le altre cose, l'assenza di descrizioni paesaggistiche, l'assenza comunque di descrizioni. Perché le descrizioni, se c'è una cosa che nessuno capisce, sono le descrizioni. Eppure c'è tutto, tutto si tiene. Non manca una collina, non manca una sala, non una valle, non una persona.... come se l'autore avesse scarrozzato queste cose sulla scena prima di iniziare a scrivere, prima d'iniziare qualunque cosa... rinominarle non avrebbe alcun senso (estetico).

Commenti

  1. grazie Francesco

    sempre nottivago tu, eh.
    si può dire che un poeta è un geometra delle tenebre?
    forse che sì
    ciao

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  2. Molto più facile che un geometra sia un bel tenebroso :P

    ilMatt., 2 fm per il terzino Gerrit van Honthorst è un affarone.
    (Licio Moggi premier!)

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  3. E invece sono sempre meno nottivago, Dinamo. Purtroppo...

    Matt, lo scambio mi sembra abbastanza equo, ma anche un tre-a-uno sarebbe stato lusinghiero (per me).

    fm

    p.s.

    Un consiglio: non perdetevi il "Dialoghetto fuori-classifica" di Stan - che torna sui palcoscenici della "riserva" in versione sfolgorante. Da applausi.

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  4. *

    A – Hai fatto parte della giuria di Miss Italia? Non ci credo.
    B – No, ma mi piacerebbe. Nulla è più divertente del Nulla.

    *

    Vale da solo l'intera classifica di PL degli ultimi due anni...

    fm

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  5. Se mi posso permettere un votino di votino, votinerei anche io il dialoghino di Stan - ma solo perché sento la pressione di fm, (nemico) giurato del premio PL.

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  6. Ciao Dinamo, buona notte :)

    fm

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  7. A parte gli scherzi, il dialogo di Stan sarebbe da votare davvero... però ormai siamo allo sputtanamento...

    buona notte FM

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  8. Fm, chi è Stan? A scrivere fa un po' il verso alle p(r)ose beckettiane, ma pensa bene, uguale uguale a noi. Secondo me è uno della scuderia sergio soda star. O sei tu?

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  9. Il Mio Ideale di Gioco: squadra semplice (11 giocatori max), passaggi corti, a vista, pochi lanci, fasce surriscaldate, tecnica di base alta.

    Il Mio Ideale di Vita: mare d'inverno, bagno d'estate, far entrare aria fresca nel cervello spirituale, lavorare (poco) per vivere (medio) no vivere per lavorare, curare i fiori senza spine (sennò mi si sbucano i palloni).

    Il Mio Ideale di Ideale: fare ridere.
    Bernhard sempre mi fa ridere. 'nculo alle case farmaceutiche!
    ciao

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  10. @zagor

    Mio ideale di lotta politica:

    http://www.youtube.com/watch?v=FA_eSKHK9Fk

    ciao Zagor

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  11. ma Dinamo! con tutte le partite che esistono proprio quel Juve-Brescia hai scelto...chi se lo dimentica quel gol di Robi...grandissimo!!! per me una lotta politica interna...
    va beh ciao

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  12. Larry, non so chi sia, davvero (non nego che avevo pensato fossi tu...), ma ti assicuro che lo "invidio", e non poco: è uno scrittore di razza.

    fm

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  13. Da qualche tempo blogspot mi impedisce di postare commenti.
    Vivo quindi in una condizione di isolamento forzato che mi è servito per rendermi conto di quante poche cose abbiamo bisogno nella vita.
    Hai notato un'assonanza tra il passo di Bernhard e il film Perché il signor R è diventato matto?
    La radice è la stessa e non a caso hai fatto seguire a un post su Bernhard, uno su Fassbinder.
    Uno disperato, l'altro gioioso come un maestro spirituale dell'Advaita.
    E' per questo che amo Bernhard e amo Fassbinder: sono i due lati (luminoso e oscuro) della depressione lucida, quella che sento più vicina alle mie corde.
    Succede che quando guardi troppo da vicino una cosa alla fine ti accorgi di quanto è ridicola. L'arte di Bernhard è tutta qui.
    Quando l'umore nero raggiunge l'apice mi rileggo la parte finale de La cantina. Se hai tempo e voglia fallo: le ultime quattro, cinque pagine.
    Lì si trova tutto quello che serve per continuare.
    O meglio, così succede a me.
    Certo, il comico in Bernhard non è piacevole, perché la risata degli déi è sempre a nostro svantaggio.
    Grazie per il bel post, Dinamo.
    Bernhard va di moda tra gli intellettuali, ed è strano da parte di colui che ha smascherato più di tutti l'intrinseca, favolosa stupidità dell'intellettuale. Ma queste scimmie non si guardano mai allo specchio.
    Massimo

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  14. Massimo, sì, i due post erano una doppietta. Qualche signor R dentro il salottino del mio cervello ha chiesto il bis...
    Era anche per far capire a chi capisce sempre la quinta volta al volo che c'è differenza tra militanza tematica e arte (che può diventare anche) impegnata.

    Cito da un discorso di Bernhard in occasione della consegna del Premio Nazionale Austriaco:

    "Egregio signor Ministro, egregi convenuti.
    Non c'è nulla da lodare, nulla da condannare, nulla da denunciare, ma molto è ridicolo; tutto è ridicolo, se si pensa alla morte"

    Penso non sia molto lontana dalla tua frase "Succede che quando guardi troppo da vicino una cosa alla fine ti accorgi di quanto è ridicola".
    Anche Bukowski ne spara una del genere, sulla specie umana, di guardarla da vicino, diventa insopportabile e al tempo stesso ridicola qualsiasi cosa.

    Ciao Massimo grazie del bel commento e bentornato

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  15. Da piccola mi divertivo a ripetere una stessa parola tantissime volte, fino a quando non diventava talmente buffa - perché improvvisamente priva di senso nella reiterazione prolungata - da farmi scoppiare a ridere. Ed accadeva puntualmente. Ci sono parole che tutt'oggi mi fanno ridere, che al solo pronunciarle mi provocano una sorta di solletico sulle labbra.

    Il post mi ha fatto venire in mente questa cosa. Il post e anche la frase di Massimo "Succede che quando guardi troppo da vicino una cosa alla fine ti accorgi di quanto è ridicola."
    A guardare da vicino ed anche insistentemente.

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  16. Mi sembra di aver letto da giovinetto una pagina di Poe che diceva in artistico la stessa cosa che dici tu sulle parole sfilacciate dal ripetitorio...
    In Perturbamento c'è una fase del monologo del principe che tratta il peso assediante che alcune parole hanno sulla sensibilità delle persone. Su come ci siano parole che per fattori non facilmente rintracciabili risultano inammissibili, inaudibili, dolorosissime al timpano cerebrale. Sono intuizioni fantastiche, e sono azzeccate.
    ciao

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