Germania in autunno


Germania in autunno è un film collettivo girato dall'associazione di autori cinematografici tedeschi (tra cui Fassbinder - le musiche del film sono di Ennio Morricone) chiamata Filmverlag der Autoren. La pellicola fu realizzata e uscì dentro gli anni di massima tensione del terrorismo in Germania e nel mondo, sulla fine degli anni settanta; di preciso uscì nel 1978.
Il film nasceva dalla preoccupazione di questi artisti per le restrizioni alla libertà individuale che alcune leggi speciali dello Stato della Germania dell'Ovest (tra cui un'istigazione alla delazione di terroristi simile al periodo nazista... tanto per dire a chi propugnava liste sui parlamentari omosessuali, in Italia, quest'anno - uno tra tutti Aldo Busi) aveva emanato per reprimere il terrorismo dopo alcuni fatti speciosi come l'assassino di un banchiere, il rapimento d'un industriale, il dirottamento di un aereo della Lufthansa da parte di frontisti della liberazione palestinese, e il misterioso plurisuicidio di tre esponenti della RAF in carcere.
Il film è segmentato in episodi e microepisodi, costruiti su spezzoni documentaristici e altri più narrativo-didascalici, dove si alternano al timone della regia e al montaggio svariati autori tra cui oltre a Rainer Werner Fassbinder già citato, Alf Brustellin, Bernhard Sinkel, Katja Rupé, Hans Peter Cloos, Edgar Reitz, Maximiliane Mainka, Peter Schubert, Alexander Kluge, Volker Schlöndorff...

Questo film è indiscutibilmente un capolavoro, un capolavoro engagé, dove l'ARTE di Fassbinder (ma non solo la sua) tocca alcuni punti di massimo splendore e riuscita, nei tempi di regia, nella spietatezza degli stacchi di macchina e nel montaggio, nella costruzione della denuncia della famiglia, della coppia, del matrimonio, la messa a nudo dell'omosessualità ma anche del carattere dispotico e superbo di Fassbinder che scende in scena in prima persona col proprio reale compagno Armin Meier (morto suicida dopo l'uscita del film) impersonando sé stesso, le contraddizioni del suo essere politicamente democratico e privatamente tirannico (spostando e ridefinendo, così, di continuo i contorni polari del racconto), e le vessazioni, la droga, e i dialoghi stretti e contratti sulla politica colla madre... la conduzione del tema Pubblico attraverso lo spoglio feroce e bruciante del proprio diretto Privato (che ha ispirato tantissimi registi dopo questo film, ultimo Bertolucci col non eccelso The dreamers in istesso tema, ma imparagonabile per esiti)...
Tutti gli episodi si infilano dentro questo lungo e spaventoso budello di paura e sporco, costruito dall'angoscia del terrorismo da una parte, i suoi uomini invisibili e sanguinari, e il riacutizzarsi di tendenze liberticide e repressive da parte dello Stato della Germania dell'Ovest che sembra gongolarsi di queste onde di sangue e paura che gli permettono di riconficcare i propri canini nella gola della democrazia tedesca... con leggi speciali, stati di polizia, sistemi di delazione...

Germania d'autunno è la dimostrazione che per fare arte impegnata, come piace ai TQ, a molti di Nazione Indiana, a Tabucchi, Scurati ecc... bisogna fare prima di tutto il proprio mestiere, gli artisti appunto, e se non si è artisti, non basta allogare, schizzare il problemino, sfocato, sulla tavolozza, nominarlo, disegnarlo, per combatterlo. Non è un esorcismo, un trauma dell'infanzia, l'Arte.
Bisogna stilizzare le cose, ma per stilizzare qualcosa bisogna essere in possesso di qualcosa (si chiama Etica che non è dire banalità e lucidare vecchi cliché), e lavorare sui cortocircuiti del linguaggio della propria arte, guadagnare uno spicchio di pavimento in mezzo a un platea dove tutti i posti sono morti o occupati da altri cadaveri, uno dei quali è il nostro rimasto lì appeso dall'ultima volta, già vecchio, puzzolente, eroso... E poi, con quelle parole raccolte nella polvere , raccolte sotto il tappeto, dire quello che serve dire, ciò che è indispensabile, mirato, lì sta la vivisezione sociale... e dire per irritare, per disturbare, per non lasciare in pace nessuno, per raggelare finanche il docile gattino appollaiato sopra le gobbe del divano... perché di solito lì, nel disturbo della pubblica quiete, s'annida ciò che s'avvicina di più alla realtà buffona.
   


         

Commenti

  1. Cazzo Din, da un paio di giorni sei in palla. Per davvero. Thx.

    Appena a casa lo scarico.

    ilMatt., camallo

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  2. Veditello Matt,
    sparato sulla fascia..
    ciao

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  3. No. Meglio spaparanzato in panchina ;)

    ilMatt., di' vano!

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  4. Sei in forma, ci ha ragione il Matt. Così Lautréamont, del quale stai pigliando la chirurgica ferocità: " ogni volta che ho letto Shakespeare, mi è sembrato di tagliuzzare il cervello di un giaguaro ".

    Da qualche parte mi sembra di ricordare anche che dicesse, isidoro: " dite quel che avete da dire e poi tacete "

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  5. @Matt,
    mi piacciono le squadre flemmatiche, se c'hai flemma, ti faccio capitano subitaneo.

    @Larry
    Grazie dei bei citamenti,
    "chirugica ferocità" è da inserire nel mio personale quaderno del "Rubato di qualità".

    ciao

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  6. In squadra cìò e Flemma e Temperanza.
    E del capitano ne ho la pasta.

    ilMattolini, modestamente (cit.)

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  7. Con "Le lacrime amare di Petra von Kant" inaugurammo, a metà degli anni Settanta, una retrospettiva (credo una delle prime in Italia) sul "nuovo cinema tedesco"; qualche anno dopo, con "Deutschland im Herbst", una personale di Schlöndorff...

    Hai risvegliato ricordi indimenticabili di una "stagione" perduta per sempre - e non solo in senso temporale.

    Sì, Fassbinder era/è un genio.

    Grazie per questo articolo - veramente.

    fm

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  8. Francesco,
    mi fa piacere ti sia piaciuto, mi interesserebbe anche saperne di più su quanto dici delle Lacrime amare e sul nuovo cinema tedesco in Italia.
    Se ti va di parlarne.

    ciao

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  9. Dovrei ordinare parecchi ricordi e rovistare tra parecchie carte (tutte conservate, comunque, da qualche parte). Se mi riesce, vedo di cavarne un post per Natale, chissà...

    La rassegna era un progetto del "Cinema Altro", una vera istituzione “fuori canone” nella Napoli *aliena* di quegli anni: Port'Alba: tra libri, musica, cinema, teatro - in un fermento di creatività fuori-controllo, estraneo a qualsiasi logica di imbrigliamento, di riduzione all'ordine: niente che lasciasse lontanamente presagire il riflusso pestilenziale del decennio a venire. E una marea di contatti e di scambi di esperienze "sul campo" con analoghe realtà parigine e tedesche...

    "Le lacrime..." fu una vera rivelazione (anche erotica: ho fatto l’amore per anni e anni con Hanna Schygulla, tutte le volte che ho rivisto il film): una finestra spalancata su un universo (non solo cinematografico) che potevi appena immaginare seguendo i discorsi di chi aveva avuto modo di seguirne la nascita nei cinema e nei teatri tedeschi in pieno fermento fin dalla metà degli anni Sessanta. Feci di tutto, approfittando di una borsa di studio per una ricerca su Karl Korsch (!?!), per recuperare in loco la visione di tutti i lavori di Fassbinder, soprattutto quei titoli che era stato impossibile avere per la rassegna e che non giravano per niente in Italia. La tesi su Korsch finì alle ortiche (meno male!), come i campi del suonatore Jones, e io me ne ritornai a casa con negli occhi e sulla pelle il “miracolo” di una *scrittura* e di autore prodigiosi.

    fm

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  10. Se il post t'è garbato mi lusinga doppiamente perché vedo che conosci l'autore a fondo.
    Fassbinder, faccio un piccolo amarcord pure io, è stata l'unico input avuto dall'università dove studietti. Penso che per il resto ho buttato tempo dalla finestra. Ma avevo un prof di letteratura tedesca che amava Fassbinder... ed io vivevo proprio allora la mia zingarata cinematografica con aspirati registi e sceneggiatori... Fassbinder cremò, fortunatamente, tanta merda placcata che vedevo allora (anche se di merda, forse è un male, io ne ho sempre vista e letta poca).

    Fallo il post, non fare l'inaffidabile come il vicino di accademia.

    ciao Francesco.

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  11. Francesco, in quella crepuscolare Napoli (nella quale, a proposito di nuovi cinasti tedeschi, si espresse proprio in quegli anni anche il più bizzarro di tutti, Werner Schroeter, con Nel regno di Napoli, interpretato da una splendida Ida di Benedetto, la quale, non si sa come, è finita come è finita... anzi si sa, temo abbia reagito schifata dall'insorgere delle pastette all'ombra del Rimbambimento Napoletano...), si espresse anche Antonio Neiviller, più precisamente in Caserta, con il suo teatro dei mutamenti. Ne rammemori?

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  12. Scusate - black out del computer al risveglio e successivo black out del mio cervello dopo cinque ore secche di lezione...

    Credo che tra Schroeter e Fassbinder vi sia stato, per chi sa mai quale indicibile alchimia, un travaso di “cromosomi creativi”, una sorta di “sangue comune” che circolava liberamente nelle loro vene pur lasciando intatto il loro individuale “patrimonio ematico”.
    Per la verità, a questa conclusione sono arrivato qualche anno dopo, perché al suo primo apparire “Nel regno di Napoli” (che reputo un capolavoro) mi lasciò sì stupito ma anche molto perplesso, nonostante la sublime Ida Di Benedetto (ancora più obliquamente grande in “Palermo or Wolfsburg”, secondo me).
    A Schroeter, comunque, rimasi profondamente grato (e lo sarò per sempre) per un particolare che non lo riguarda direttamente: senza volerlo, e senza saperne niente (??), favorì il mio incontro-scoperta con/di un’estetica filmica che avrebbe cambiato per sempre, indirizzandola e radicandola e muovendola in profondità, la mia percezione del “fatto” artistico, dell’atto creativo in sé a prescindere dal medium in cui si esprime: quella della coppia Straub/Huillet: nella stessa rassegna in cui vidi “Nel regno di Napoli”, c’era anche il "Moses und Aron" (l’inizio del mio personalissimo delirio scritturale).

    Antonio Neiwiller, che ho conosciuto, è un immenso rimpianto: il suo genio artistico è un’assenza inesorabile: è la pietanza che manca per dare anche solo un minimo di dignità alla miserabile tavola dell’arte e della cultura italiana di oggi. E non può consolare nemmeno il fatto che “muore giovane colui che gli dèi amano”: nel suo caso, gli dèi sono stati soltanto dei grandissimi figli di puttana.

    *Bisogna che nelle nostre teste offuscate dalle tubature delle fogne, dai muri delle scuole, dall'asfalto e dalle pratiche assistenziali entri il ronzio degli insetti. Qualcuno deve gridare che costruiremo le piramidi, non importa se poi non le costruiremo. Bisogna alimentare il desiderio.*

    Ciao Larry, ciao Dinamo.

    fm

    p.s.

    Devo assolutamente cercare di convincere il mio amico Antonio Scavone a scrivere qualcosa sulla scena teatrale e artistica della Napoli di quegli anni - una scena che lui ha vissuto molto da vicino in qualità di autore. Io nel '78 ero già nella Stalingrado d'Italia, a smontare motori, in nero...

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  13. Fermi tutti è una rapina!

    Dunque. La ferma volontà del caso ha voluto che durant'il rastrellamento scovassi Attenzione alla puttana santa!; ho goduto come un marinaio a vedere il giovane Rainer Werner farsi inculare otto volte e mezzo: fall'ire con genio:(consapevolmente)? Cuba libre. Spungolo e memento.

    Berlin Alexanderplatz
    B:Fassbinder o A:Döblin
    Dove mi àncoro?

    cia' uagliu'

    ilMatt, la tensione prima del fischio d'inizio

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  14. @fm;L.M.:

    Siete dei sopra vissuti e la memoria, presumo, potrebbe tradirvi: avete ricordi del Pessoa di Neiwiller? e allucinazioni?

    ilMatt., per ora

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  15. Una primavera di più di vent'anni fa... Un sogno grande come un'isola che si apre in un abbraccio ad accogliere tutti coloro che non potrebbero mai essere confortati nel loro "esilio" tra i viali del presente: un'isola che ci tiene ancora stretti nella sua magia - l'unico "letto" nel quale, quando che sia, si vorrebbe morire...

    Ragazzi, finiamola qui, mi sento male...

    fm

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  16. "Possibile che non esistano isole per coloro che non possono essere confortati, viali per coloro che sono isolati nel sogno?"

    In quella "sola moltitudine", un giorno mi piacerebbe interpretare la sedia ...

    (Nelle sale del mezzanino del MADRE è in corso una mostra del pittore Salvatore Vitagliano. Tra le opere esposte: la sedia dipinta per lo spettacolo pessoano di N. - Con un paio di amici ne stiamo progettando il furto. Una ruberia su cui (s)fondare il nostro teatro. Rubare ai maestri mica è reato? ;)

    ilMatt., sgabello

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  17. No di certo, Matt: è un obbligo, un dovere, un imperativo categorico.

    Poi, se ti beccano, sono cazzi tuoi... ma questo è niente più di un dettaglio.

    fm

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  18. I biografi (miei) avranno materiale in abbondanza ... ;)

    Ciao fm (va meglio mo?)

    ilMattolini, un cono d'ombra gelato

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  19. Qualcuno deve gridare che ruberemo le sedie, non importa se poi non le ruberemo. Bisogna alimentare il desiderio

    ilMatt., e un manipolo skunk e irato di manipolatori

    RispondiElimina
  20. Matt,
    qua frecheno tutti quanti... il problema è A CHI frecare... meglio ai maestri che agli alunni (agli alunni manco la merenda... meglioancora ai bidelli, che scopano tutto il tempo).

    io per esempio rubo da sempre a un maestro di (in)civilismo.
    Faccio così, quando sono a corto, ti spiego: vado nei giardinetti delle scuole elementari di casal di principe e faccio sparire qualche bambino povero... visto che è povero, gli do un panino, poi colla scusa che gli dico che gli è morta la mamma, lo porto a casa mia e ci mettiamo a giocare a Mafia sul computer (quello è povero non c'ha manco il computer, si diverte, stiamo insieme qualche giorno... a panini di Mafia). Poi, sono d'accordo col maestro Robberto, facciamo scattare la macchina del fango... io chiedo il riscatto alla famiglia povera (di solito il 25 percento del loro mutuo già pagato o gli interessi annui oppure il 40 percento esentasse sul debito allo strozzino mafioso -una volta ho anche comprato il debito interamente....-, altrimenti sgozzo il pargolo, una gola alla volta)... qui entra in gioco Robberto che arriva con un pacco di royalty Mondadori (è tirchio però, Robberto, perché deve fare come Conte che s'è andato a fare il trapianto di fegato di capelli in America e vuole risparmiare) mi liquida con duecento-duescentoscinquanta euri, io gli ridò il bimbo cogli occhi pieni di Mafia; poi noleggiamo una macchina e la riempiamo di fango e ci buttiamo dentro o sotto il bambino e la lanciamo a trentallora... lui o uno stante-mano, una volta arrivati i giornalisti di Re Pubblica, riconsegna alla famiglia il bambino impigliato in una ruota del fango.
    Il bimbo piange perché ha gli occhi ancora pieni di Mafia e non sa come continuare a combatterla, allora Robberto gli allunga un portatile della Apple dove c'è scritto Gomorra in formato word...

    io così tiro su 200 euro in tre giorni di disoccupazione...

    provaci Matt, parlane con un TQ, hanno bisogno di rilanciarsi, ne basta uno, (s)penna bene...

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  21. Matt, andrebbe anche un po' meglio, volendo, ma è subentrata la preoccupazione per Dinamo: stu guagliòn' mo' s'è mmis' a mangià pure 'e criatùr! Maronna mia, che s'adda vedè 'ncopp 'a faccia d'a terr!

    fm

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  22. E po', nu criatùr' cu ll'uòcchie chine 'e mafia... gesummaria, ma arò imm' arrivat'!

    fm

    p.s.

    Giuro, è la verità: per postare devo digitare la parola "tikini"!!!

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  23. sto corteggiando Fazio, vorrei mettermi a simulare rapimenti con lui... l'ho chiamato, dice che per ora è impegnato con un pezzo grosso della petroleria... pare abbiano rapito per finta la Sampdoria.
    mbò...

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  24. Be' Din, la tua è una (©)attività (in connivenza con Robertoh) che richiede una 'ntecchia di impegno :P

    ilMatt., "buslet"

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  25. Cmq, quasi quasi una Macchina del tango la metto su.

    ilMatt., sigo siendo bostero y napolista

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  26. Interessante.
    Sul terrorismo in Germania ricordo un film dal titolo "La banda Baader Meinhof", del 2008. Non male. Un film più d'effetto però, senza alcun impegno.

    "Non è un esorcismo, un trauma dell'infanzia, l'Arte."

    Già. Perfettamente d'accordo con te.

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  27. Non l'ho visto il film che citi.
    Certo, Germania in autunno, uscito proprio negli stessi anni, e con quella ferocia didascalico-narrativa di regia, fu come piazzare dinamite sotto la stanza da letto dove sta dormendo il re.
    Se ti capita guardalo, quel film.
    ciao

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