LA MELEVISIONE


Stasera dopo anni credo ho visto due terzi di un film in televisione. E' stata dura come rimparare ad andare in bici. 
Sinceramente, non guardo quasi mai la televisione - potrei aggiungere "eee  me ne vanto", ma non c'è nulla da menar vanto, la questione è più semplice, a vedere la tv non partecipo. Potrei stare lì a vederla sempre, ma non riesco a partecipare. Sicuramente non c'è niente da invidiare a chi riesce a partecipare. Ma poi a me che me ne frega se uno riesce a partecipare.
Delle volte partecipo pure io comunque, quando posso, partecipo, se riesco a partecipare. E infatti... chi se ne frega di me...
Stasera stavo spadellando in cucina e pensavo a dei modi per andarmene fuori dal cazzo come accade in un film di 
Tarkovskij, penso sia Andrej Rublëv, dove un personaggio si mette improvvisamente a volare su un paesaggio quattrocentesco con una mongolfiera e poi gira e rigira si schianta al suolo attraverso un'inquadratura bellissima; allora, pure io, in attesa di un'inquadratura bellissima, per un automatismo che non ho, ho automaticamente acceso il televisore per vedere un film. Qualcosa c'era. Era una storia ambientata in Irlanda e io ho un debole. Ho continuato. 
Senza farla troppo lunga, non mi ricordavo che ci fossero tanti intervalli pubblicitari. Ormai vedo solo film scaricati, quindi li guardo o sul mio computer o da chiavetta a casa degli amici che c'hanno la televisione nuova colle porte usb.
Penso che qualsiasi film anche il più bello della storia verrebbe danneggiato da tutte quelle interruzioni... dobbiamo fermare questo scempio delle interruzioni. Credo che siano aumentate, negli anni, mi ricordo che prima non c'erano così tanti break per gli spot durante i film, sembrano scorciati i film in tv. Debbo aggiungere però che i film a rai tre hanno meno questa manfrina degli spot.
Invece Real Time fa la pubblicità solo ai programmi della sua rete. Salami, saponette, lampade, lumini, bibite per il gas intestinale, cosmetici, polizze assicurative, farmaci lì praticamente non vengono reclamizzati. Si dà precedenza ai programmi televisivi che girano in quella rete. Ne parlavo anche con il mio amico blogger Massimo, lui dice che è per via che la pubblicità la stipano direttamente dentro i programmi... uumm. Però può darsi. A me ad ogni modo la pubblicità mi fa impazzire di gioia, mi calma, mi sembra una torta alle fragole, mi fa sentire ben accetto, mi fa sentire posticcio, io lo vorrei un mondo come la pubblicità dove le inquadrature sono bruttissime, costano due lire, tutti recitano male, smarmellati di luce, mi piacerebbe vedere la gente che quando mi parla legge, legge le battute da quei cartelloni a rotolo che stanno dietro la camera... sarebbe un mondo colmo... prima scopriamo di vivere nel finto prima possiamo iniziare a fingerci positivamente peggiori.

Il porno su internet è gratis. Qui deve esserci sicuramente qualcosa che non quadra.... 

E nonostante tutto è un mortorio.

Tale film, tale cartoni animati. Pure i cartoni animati di bim bum bam sicuramente saranno squartati come un porco cogli intervalli pubblicitari. E' una cosa insopportabile. Bisognerebbe che i bambini protestassero e si ribellassero. L'unica cosa da fare è smetterla di proporre bambini nel mondo.
   




Commenti

  1. ora vengo a fare il pervertito della situazione per aggiungere che quel che non quadra nel porno gratis su internet è che molto sembra davvero "fatto in casa": voglio dire con tanto di momenti imbarazzanti ed espressioni facciali meritorie d'una qualche galleria fotografica... ora la domanda è: queste cose sono tipo il punto estremo del porno (o del voyeurismo, come si vuole) o ne sono fuori? (per me sono eccitanti l'ammetto, però in una maniera più "cerebrale" m'azzarderei...)

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  2. il porno amatoriale fatto in casa non mi stupisce, internet è un distributore di cose private, il porno non è escluso da questo traffico. potrebbe stupirmi la gratuità del porno in generale... ma alla fine non mi stupisce nemmeno tanto. alla fine youtube fa la stessa cosa, mette a disposizione di tutti dei frammenti di film, degli spezzoni più o meno compiuti, a volte dei film interi, e del tutto gratuitamente.

    porno amatoriale come punto estremo del porno... non lo so, certo è una forma di rappresentazione del privato. non credo sia un punto estremo. ma non credo gli sia precluso di diventarlo.

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  3. intendevo "punto estremo" nel senso che aggiunge una dimensione di "grazia" che in quello costruito manca... cioè: forse del "vero" in mezzo a un generale "falso", ecco tutto. il punto sull'"estremo" lo intendevo in questo senso... con un riferimento colto un po' come nei film che fanno sottotraccia al fumetto di Clowes: "come un guanto d'argilla scolpito nel ferro" o una cosa del genere... solo che lì c'è piuttosto l'aspetto perturbante e volutamente tale, ricreato, qui è la "domesticità" in(?)volontaria che a me colpisce (e peraltro piace)

    cioè, mi sembra ci sia uno spostamento... anche se forse non è poi diverso da quello che spinge(va) a guardare il grande fratello (ora no, cioè: l'elemento "reality" non fanno manco pià finta) o a far gossip; o forse è proprio solo una costruzione mentale che non ha aggancio :P

    però credo che sì, nella tua risposta, il punto sia un po' quest'"estromissione" del privato

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  4. sai che è? che se continuano a fare tutta quella melassa rimane erotomania, amatoriale o professionistico che sia.
    si muovono troppo, si agitano... gli danno troppa importanza... dovrebbero scopare come se non scopassero. dovrebbero dilazionarsi, mortificare l'atto nella totale indifferenza per la cosa che si sta facendo... quello sarebbe interessante.

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  5. quello risolverebbe il problema, non sarebbe più pornografia :P la cosa ch'a me però pare interessante e insisto è il fatto che in questo amatoriale (che poi dico ce ne son molti - e d è vero - ma credo siano comunque la minoranza della minoranza) c'è di sicuro l'interesse per l'atto, ma manca l'aspetto ginnico, "olimpionico"... è questo che è strano: perchè di solito il dilettantismo va a ruota dietro il professionismo, a me par che qui invece in qualche punto la catena sia rotta.
    Quello che dici tu forse in qualche modo ci s'era avvicinato Warhol con qualche filmato tipo "Blowjob": però anche n questi c'è un po' troppo ancora il giocare sulla distrazione delle inquadrature o sul frustrare l'attesa dello spettatore (insomma: c'è troppo straniamento) rispetto l'ascetismo di cui parli. oppure non ho capito :P

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  6. bè, sull'olimpionico hai perfettamente ragione, la catena si rompe. però questo vira spesso nel pirandelliano, perché il non-olimpionico sempre all'olimpionico tende a guardare con immaginabili risultati di ridicolaggine.
    questo senso del ridicolo lo si dovrebbe convertire in senso del minore. un minore vieppiù doloroso perché cerca a tutti i costi (data per assodata la propria minorità - fisica soprattutto-) ad attraccarsi al maggiore che è il professionismo.
    è in questo senso che scrissi il primissimo post del blog, con un raffronto con la scrittura.
    quindi direi che fatto fuori il pirandellismo, la tua è una lettura azzeccata. secondo me.
    poi si può dare, come dicevo io, una visione svagata e senza alcun presenzialismo all'atto, una sorta di noia dopo la noia. un assunto. il sesso come assunto. praticabile al di là delle maschere culturali. quindi fuori via ruoli, perversioni, feticismi, piacere, adesioni, vita. non mi guardate così. io non sono mica capace, credo di non esserlo, capace. l'effetto può essere raggiunto, cinematograficamente, anche solo con dei gemiti "sordi". devo dire che una sensazione affine me la diede la lettura di alcune parti della Ricerca del tempo perduto di Proust, dove vengono descritti per suono dei rapporti sessuali rubati in una cantina tra due segreti omosessuali, ma manco tanto.

    poi dovremmo anche imparare ad essere spettatori analfabeti davanti alla televisione. molti vecchi di mia conoscenza stanno davanti alla televisione ed hanno una fruizione artistica di forme non d'arte. stanno lì davanti ma non capiscono niente di ciò che vedono e soprattutto di ciò che sentono. non parlando altro che il dialetto hanno soltanto un sentore vago di italiano, ritagliano cioè quel poco di italiano che c'è dentro il loro idioletto e con quello si sforzano di capire ciò che gli viene propinato... è una fatica immane. e infatti poco dopo si assuefanno all'immagine e al suono sordo. restano lì immobili e intorpiditi per ore, magari davanti ad un programma di poker americano... di cui non sanno n'accidenti. qualcuno vuole negare che quella sia una fruizione artistica? è un blog primordiale senza filtri coscienti.
    è come guardare lo scritto senza saper leggere. è adorabilmente doloroso, e comico. è la pornografia.

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  7. mmm... non so, continuo a leggerti e mi sembra che ci sia un'impercettibile incomprensione in qualche punto, per quanto poi sul totale i discorsi non siano troppo lontani; l'idea che mi son fatto è che la differenza d'angolo visuale sia prima quantitativa e poi qualitativa di conseguenza. soprattutto non mi torna il pirandellismo: cioè non mi torna il motivo per cui tu lo vedi a fondo del ridicolo; in fondo il pirandellismo prevede che la trapola sociale in cui ci troviamo costretti a muoverci sia conoscibile e in rari casi, in qualche modo paradossale sfruttabile\adattabile, come un secondo grado di natura a me pare che letture succesive vadano oltre questo, per esempio Girard (questi accostamenti che farebbero rabbrividire qualsiasi specialista! :P), quando mette benissimo in mostra che il sociale è lo scotto che abbiamo a pagare per la nostra incapacità di trascendenza (e quindi non è mai conoscibile - al presente; solo al passato quando orami non serve più). voglio dire che il teatro è la condizione naturale, il modello cui tendere (doloroso o meno) è già la verità dell'atto. voglio dire che mi pare il "punto zero" dei gemiti sordi o dell'incoscienza proustiana che citi sono gi fuori dal discorso: forse anche sopra il discorso, ma starebbero forse bene in un documentario del national geographic, mancherebbero il punto della specificità (immagino che a ragione tu possa accusarmi di qualche incrostazione residua d'umanesimo :P ). Che cioè per me l'aconcettuale, ciò che non regge, può cogliersi solo attraverso la sua frattura rispetto l'immagine (che ha più vita, pi decenza, più verità di ualsiasi tentativo di praticarla che necessariamente l'uccide - eppure non potrebbe viverne fuori) già significata e il grado zero che mi sembra ti piacerebbe potrebbe esser tale solo per memoria di tutto quello che l'ha preceduto e ha costruito una cultura cui staccarsi... ma mi sto impappinando e non son manco certo da'aver fatto vivo il punto! :P

    ciò, poi per dire, che il tuo secondo paragrafo mi sembra tanto tanto cogliere qualcosa, anche se a leggerlo troppo ho idea che qualcun'altro (non me) potrebbe accusarti di "nuovo realismo" :P se invece lo leggi, come credo tu lo legga, in chiave "etica", mi piacerebbe sapere se conosci qualcosina che ne pensi dell'asemic writing e cose simili; a me per quel che ho visto un po' stufa (per lo stesso motivo di cui sopra: rinunciare al senso mi sembra a volte un po' velleitario), però mi sembra anche che in alcune cose abbia ragione: sia quasi un'apprendistato a disimparare a leggere. sarebbe interessante, penso, sapere che ne pensino i vecchi di tua conoscenza; per quanto è indubbio che da come racconti facciano la stessa cosa con molta più arte!

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  8. Se mi dici asemic writing non so nulla. La parola è abbastanza eloquente (nonostante il paradosso di fondo) e l'unica cosa che mi viene in capo è lo sperimentalismo di Alain Robbe Grillet (sono bastantemente ignorante, quindi mi scuso per i pochi riferimenti culturali che riesco a produrre). Conosco però, per puro ozio, degli scrittori coevi che fanno cose di sperimentazione, sulla scorta credo di quel Sanguineti che leggeva sempre Robbe Grillet, insomma di quella stagione che ha messo avanti l'immagine, negandole una psicologia... e probabilmente anche un senso, riplanando come in Sanguineti nella psicanalisi eccecc.

    A me, no, interessa la cosa dei vecchietti disimparatori come fenomeno estetico, come riflessione, che si può tranquillamente riferire pure in stile giornalistico. quotidiano. non mi interessa affatto riprodurre il fenomeno in stile. la cosa che mi affascina è l'aspetto etico, come ben afferri. cioè un mondo di segni simboli messaggi e via dicendo, vale a dire il manu(s)fatto televisivo, che vorrebbe a tutti i costi essere decodificato, decifrato, e dall'altra il mondo di segni simboli e messaggi e decodificazione che sono questi vecchietti con un analfabetismo di ritorno, o una semplice lontananza dal mondo del digitale, e delle sue immagini, anche televisive. Eppure questi vecchietti (chiamiamoli così per comodità) sono lì, dei contatti ci sono, come una coazione passiva, d'autorità. ma l'autorità vigila solo il corpo, lo lega lì, assieme alla noia ecc, ma la mente non riesce a seguire tutto, a partecipare del grosso. c'è tutto per cui la comunicazione avvenga, ma qualcosa ad un certo momento si spezza. la tv non può partecipare in altro modo che attivamente. lo spettatore è passivamente, chissà da quali forze tenuto lì, ma non può partecipare (attivamente pure lui) per decriptare i messaggi, e si scivola per forza di cose in una costrizione fisica. il loro rapporto è fisico: televisore-spettatore, corpo-a-corpo tra oggetti... ora ci sarebbe da capire se è la fruizione televisiva dei vecchietti ad essere artistica oppure la nostra fruizione di quel fenomeno di corpo-a-corpo ad esserlo. credo lo siano entrambi. ed a questo punto, oggetto per oggetto, anche la fruizione che il televisore-televisione ha (e produce) dei vecchietti è fruizione artistica.
    per me, questo, è il porno. un atto sessuale tra corpi le cui menti non sono più attori protagonisti. tutta la manfrina della zoccoletta che seduce, dell'uomo che si impone, del viceversa, del tradimento, o altro, che mette in moto il corpo, tutta questa mega fascinazione culturale va in secondo piano, diventa un'arlecchinata senza interesse, a vantaggio di due corpi che (per loro natura indifferenti - se non c'è la mente come possono due corpi identificarsi?) si toccano nel solo punto del coito e lì finisce ogni velleità. il porno è in questo senso uno smascheramento identitario e culturale.

    la questione, ripeto, mi interessa in quanto etica. mi piacerebbe cioè che ne potessi parlare nel suo italiano Leopardi. un Leopardi che incontra Beckett in un dialogo morale sulla mente che si rende alla sua corporalità, annullandosi come decifratore di codici, anche morali, o di sovvertimento morale.
    Una cosa così, più o meno.

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  9. l'asemic, per quel poco che ne conosco (perchè anch'io non è che...) più o meno lo becchi bene: tranne che non è francese, nè italiano e quindi probabilmente lo stiamo trasponendo nei nostri codici, nelle nostre esperienze storiche (mentre magari in America da dove credo provenga sarà qualcosa di più innocente e meno psicanalitico che astratto-pop)

    l'etichetta "etico" la tiravo avanti per comprenderci, perchè è abbastanza evidente che poi l'esito ultimo di una riflessione sia quello in ogni caso, anche quando l'obiettivo in primo piano è - che so - l'artistico o la comunicazione, però mi fa piacere che ci siamo capiti, che abbia funzionato :P
    tra l'altro la tua risposta mi convince anche di dove si trovi la distanza\il leggero spostamento che prima avvertivo, ma non capivo bene: che per te il fenomeno si muove nel campo della "forza" (cioè del naturale: mi dici che può funzionare anche come smascheramento), per me resta in un ambito dello "spirito": per questo le manfrine ecc. ecc. m'interessano - m'interessano ancora di più quando non riescono o stonano con tutto il resto, ecc. - perchè la cosa che mi "appassiona" di più è la volontà - che da qualche parte per me c'è, esiste - di chi si esibisce di farsi volontariamente oggetto: sia che sia un salire verso l'immagine, che un discendere verso il campo della natura che tu affronti direttamente. la difficoltà con la "tua" pornografia a questo punto mi è tecnica: dovrebbero in fin dei conti rientrarci (anche se poi si può estendere il campo) soltanto quei filmati dove la volontarietà manca: come quelli illegali delle telecamere che ogni tanto scoprono in un albergo e simili (cioè: mi sembra che questo sarebbe il caso principe della tua lettura)

    una lettura leopardiana della questione penso sarebbe in goni caso interessante - un'operetta morale; sarebbe anzi, probabilmente, irresistibile! :P

    spero di non aver troppo tradito quello che stai dicendo perchè mi spiacerebbe un po' (voglio dire nel discorso comunque ci credo); per cui se pensi ti abbia messo in bocca cose che non coincidono o che non diresti fammelo notare bene!

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  10. Mi piace come ragioni, davvero, però non lo so se penso quello che dici. Il fatto è che la parola "natura" mi spaventa, non so se ci credo. Sicuramente non credo nel "naturale". Credo che il "naturale" tutto sia fuorché naturale.
    Anche l'esempio alberghiero mi lascia un po' cussì. Nel senso che ho capito cosa vuoi dire: forse parli di "rubare agli incoscienti". ma il punto è un altro perché non è l'inconsapevolezza dell'essere filmati ad annullare, diremmo, la recita, il dettato. In realtà il discorso è più "rubare agli indolenti" e non solo agli indolenti, ma agli indolenti in uno stato limite di costrizione fisica. Di oscura forzatura (si torna ai lacci della tv nonostante la mancata comunicazione).

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  11. mmm... 'llora: col "naturale" è probabilmente 'na questione di vocabolario - che però non so risolvere: forse dovrei leggere più filosofi, logici e allora s'avrebbe dei termini meglio circoscritti - però cerco di chiarirmi: intendevo col termine un campo d'esistenza (diciamocelo così, vah, in maniera "matematica") che dovrebbe coincidere con quei temi ecc. che leghiamo alla "nuda vita", prima però di indicare all'interno di questi temi una gerarchia o anche solo la precisazione se si presentino\si possano presentare organizzati o meno.

    col secondo punto, l'esempio, invece, faccio fatica a seguirti proprio: nel senso che dovrò probabilmente 'fletterci un po' per capire come ne fai quadro, ma a me non riesce di trovare un modo per cui l'indolenza non sia una decisione spirituale (pur 'sendo equivalente - tra le decisioni - a quella di abdicare); però sono abbastanza sicuro di perdermi qualche punto, quindi se mai ne riparleremo quando qualche tuo post futuro tornerà sugli stessi temi (che parli del porno o di Costanzo :P)

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  12. Ok per naturale, siamo pari. Avevo capito, ovviamente, ma messo in questa altra sfaccettatura è più accettabile :))

    Sul resto ti do un esempio che spero non verrà tacciato di omofobia o che altro. Una volta una mia conoscenza disse riferito a una donna eterosessuale odiosa compagna di lavoro di un uomo omosessuale altrettanto odioso che fosse stato per lui li avrebbe rapiti e tenuti in ostaggio finché non avessero fatto sesso l'un con l'altra. La coppia era davvero sessualmente impossibile, due entità sessuali senza alcun appiglio d'erotismo.
    Ora, tenuto conto di tutto quello che ci siamo detti finora, l'atto sessuale tra queste due persone in quella particolare luce, poteva essere pornografia. Cioè non tanto più il semplice smascheramento di chissà che (a pensarci bene) quanto un aldilà del rapporto sessuale.
    Ovviamente ho fatto un esempio che m'è venuto da un aneddoto, ma l'operazione potrebbe avverarsi tra due etero, tra due omosessuali, tra due che non si azzeccano in attrazione ecc... il porno come lo vedo io quindi è un'altra possibilità, delusa e denudata, di avere dei rapporti privati tra le persone. molto di quello che vediamo solitamente su internet o in tv è in realtà, da quest'ottica, più una letteratura erotica, erotomane e passionale. Aboliti questi elementi può esserci questa variante di pornografia...

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    1. Quindi il porno per te potrebbe essere estensione massima della più improbabile delle declinazioni a livello di relazioni umane che così vengono colte (e quindi rese vulnerabilissime dall'occhio di chi guarda, sia esso spettatore o voyeur o utente web) in un momento altrimenti impossibile? Forse è solo lo sguardo che viola che rende tutto trasgressivo, ma per esserlo veramente l'altro non dovrebbe sapere? Penso... sessualità a parte, a The Truman Show di Weir. Tutto il mondo assiste e scruta il protagonista nella sua intimità, ma lui lo ignora e per questo è vulnerabile (mettendo da parte la lettura sociale del Grande Fratello Orwelliano ecc., ma leggendolo proprio in chiave di vera pornografia), puro oggetto, e ogni giorno mette in scena una rappresentazione pornografica del sé.
      Domando, eh.
      Non lo so nemmeno se sono riuscita a spiegarmi.
      Crash di Ballard (e relativo film di Cronenberg) potrebbe essere porno per te?

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  13. sì, ero dell'idea che col "naturale" fosse un problema terminologico :P

    l'esempio che mi fai...: io credo a 'sto punto d'aver capito cosa vuoi significare (come una rivincita dell'aconcettuale sopra tutto quello che genererebbe invece la possibilità di un discorso\significato), ma non riesco a immaginarmelo all'atto pratico: anche il tuo aneddoto\esempio (tra l'altro: perchè dovrebbe essere scambiato per omofbo???) ha in fin dei conti per "relizzarsi" della presenza di una terza persona ipotetica in ruolo di funestissimo demiurgo (più di quanto non lo siano le "mie" telecamere o la televisione di cui sopra, che uno potrebbe sempre spegnere)... e non mi riesce davvero a pensare come senza questa terza "presenza" sia possibile a realizzarsi (nel momento in cui invece l'ipotiziamo prende dei risvolti quasi "sadiani": ricordo abbastanza bene che nella Justine, anzi, ci fosse un quadro simile, dove due prigionieri venivano costretti alla convivenza forzosa finchè non l'avessero fatto --> il punto è proprio il capire la possibilità pratica dell'evento nei tuoi termini di "estraneità" - anche ribrezzo forse - senza la presenza di un motore immobile: 'ché a quel punto è uno stupro :P)

    (in realtà, come tendo a fare di sistema ho estremizzato la critica del punto che non mi regge - mi sfugge, per quanto insista - per cui in qualche misura ho di certo pisciato fuori dal vaso, tenta di sfrondare un po' se pensi che non sia proprio totalmente fuori)

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  14. Hai centrato, hai centrato. Niente svasamenti, tranquillo:))

    Probabilmente, questo fenomeno aneddotico non è altro che una delle possibilità estreme della sessualità. Eppure credo che abbia qualcosa di fortemente "ulteriore". dove la volontà non essendo liberata ma forzata a vivere dentro un modello stride.
    Purtroppo meglio di come abbiamo fatto è dura intendersi. Ma penso ci siamo capiti.
    Bella chiacchierata, comunque.

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  15. yep, son d'accordo :P;

    dovresti provare a scriverci un racconto sopra, espandere l'aneddoto: sto leggendo il blog sopra e penso sarebbe curioso vedere come lo renderesti nella tua lingua, se si presta al sadismo (io a pelle direi di sì, con più grottesco che ridicolo, sperando sia un'opinione che non t'offenda :P); tra l'altro leggevo anche la tua risposta a Biancaneve sopra e questa storia degli incipit contro le conclusioni temo sia un'impossibilità nostra linguistica (ancora non hai scritto il famoso blog sull'italiano!): abbiamo avuto il manganelli di centuria (e il calvino di se una notte d'inverno che però è troppo freddo\virtuosistico) e il preludio al romanzo dell'eterna di macedonio... e qualcosa ho paura voglia dire!

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  16. Tieni ragione, sono un autore abbastanza discolo, ché non rispetto le promesse. Però a mia parziale difesa corre il motivo che i blog e i post non si prestano tanto bene ad argomenti di questo genere...:)
    Così come penso che la natura stessa del racconto, o dell'operetta, o del verso, sia antitetica al finale narrativo classico.
    Poi vabbè, se ne parlava da Francesco, Borges e Bolano hanno fatto dell'insoluto un punto etico/estitico con esiti diversi nelle loro opere, anche romanzesche come in Bolano... dove per la verità il romanzo è una costellazione di racconti da cucire assieme.

    Sicuramente è anche una questione linguistica, sono d'accordo. Non è altrimenti comprensibile come nel corso dei secoli si siano succeduti novellieri piuttosto che romanzieri. Forse c'è negli italici la paura della dispersione della lingua attraverso lo "squallore" della prosa. Ecco allora la fioritura delle prose brevi, in versi o in narrativa, dove l'armistizio è più realizzabile.

    Il racconto sul porno lo si può pure fare ma come ben dici bisogna rinforzare l'aneddoto. e lasciare che l'idea si sfochi in fiction...

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  17. @Biancaneve

    Gli spettatori c'entrano fino ad un certo punto. Sono accessori. l'importante è che ad assistere ci siano perlomeno i protagonisti...
    Io dico che nel porno può anche darsi un rapporto dove non ci sia erotismo.
    In quel caso, i protagonisti perdono finanche la loro sfera simbolica più privata, quella sessuale, e sono costretti ad avere un coito che non sia altro che "nudo" coito... ed è ovvio che non lo desiderano, perché senza la sfera simbolica che sottosta al rapporto sessuale cosa rimane se non il corpo base?

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    Risposte
    1. Solo corpi base che rispondono comunque a sollecitazioni di tipo carnale, pure se il desiderio è assente? Pure reazioni cellulari?
      Sì, interessante. Non credo che esista una cosa così nel porno finora, in effetti.

      Una volta vidi un film in cui dei rapinatori costringevano un padre a fare sesso con sua figlia. Quella scena, in cui in effetti il coito avvenne, mi sembrò il massimo della pornografia. Detto senza perversione o morbosità, solo come riflessione intellettuale intendo. Perché comunque quelli erano corpi de-privati in quel momento di ogni ruolo e componente affettiva.

      Elimina
  18. Il "bello" del porno è, credo, il ridurre l'uomo a semplice cazzo, visto come macchina per ridurre la donna a schiava consenziente. Parlo del porno etero, il porno gay avrà altre dinamiche, ma fondamentalmente l'obiettivo è la totale spersonalizzazione, quel certo sadomasochismo che permette l'abuso consenziente (o anche non consenziente, come negli sniff movie) di un un essere umano. Il "godimento" sta nel ridurre l'uomo, o meglio, la donna, a un nulla che inghiotte sperma.
    E' nel porno che le ultime finzioni sociali cadono e si vede come doveva essere il giardino dell'Eden: trombate felici sotto l'occhio di Dio. Senza altra coscienza che quella genitale.
    Comunque è vero, il massimo del porno è la scopata totale: tutti scopano tutti, specialmente quelli che non c'entrano nulla gli uni con gli altri e il "bello" sta proprio nel vedere le facce ...
    Un porno senza le facce perde quasi tutto. Le scopate mascherate secondo me, non rendono, proprio perché l'eccitamento è dato dallo sguardo vuoto della pornodiva di turno o meglio ancora, della dilettante ... Dopo il porno c'è solo la morte in diretta. Da qualche parte ci sarà anche quella, e avrà migliaia di fruitori. Scopare senza scopare, morire senza morire.
    Mi chiedo, a volte, come sarebbe stata l'opera che P.P.P. voleva fare se non fosse stato ammazzato. QuelPorno - Teo Kolossal il cui titolo fa presagire di tutto ...

    RispondiElimina
  19. "Il racconto sul porno lo si può pure fare ma come ben dici bisogna rinforzare l'aneddoto. e lasciare che l'idea si sfochi in fiction..."

    --> hai ragione stavo biecamente riconducenti all'interno del "mio" campo; è che proprio ho un cruccio con la tua idea - niente di personale - in quanto mi sembra un po' una variazione di "la pornografia è l'impossibile" (d'altra parte il definirla come "nudo" ecc. ecc. è, a suo modo, una teologia negativa)

    pace :P

    RispondiElimina

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