La mia esperienza a Masterpiece



 Per quanto riguarda Masterpiece, il reality-gioiello di rai3, quello sugli scrittori telegenici, mi convinco sempre di più che andrebbe trasmesso a reti unificate, anche contro il parere dei produttori o delle alte sfere di Via Teulada, ma no la domenica sera, che ci fai collo scarto della settimana?, il lunedì andrebbe passato, o addirittura il sabato, che è la crema, al posto di altre sciccherie, mannò per motivi televisivi, che me ne frega della televisione di stato e del primo talent per scrittori al mondo, ma per motivi miei, di innamoramento mio. Non ci posso fare niente infatti, la verità è che mi sono innamorato della sexyssima scrittrice e giudicessa di Masterpiece Taiye Selasi e vorrei che tutti ci vedessero innamorati, lei sugli schermi, io sulla poltrona… Il nostro amore immortalato in mondovisione. Che mi rappresenta relegare una tale bellezza fragile dentro la fascia notturna della periferica terza rete? A che cosa serve proprio adesso che tira ‘n altro vento, ché anche la nuova segreteria del Pd manda belle donzelle dem dentro i programmi di lusso della politica?
Sì, lo so, Taiye scrive male, è acerba, sarà pure vegetariana, e so anche che il programma va maluccio, come ascolti dico, non lo guarda quasi nessuno, manco tra i lettori forti (e gli scrittori deboli), la fase della audizioni è stata un pianto amaro, si so’ persi duecentocinquatamila spettatori tondi tondi per strada (qualcuno magari sarà proprio morto nel frattempo, i lettori so’ cagionevoli di salute, non vanno in palestra, non vanno in piscina, scopano poco, scrivono merdate deprimenti, so’ passati pure  alcuni mesi dalla prima alla sesta puntata, qualcuno sarà sciattato di sicuro, ma è impossibile pensare a una moria così dilagante… qualcuno si sarà disaffezionato per forza, a forza di tanta scrittura-spazzatura... Occhio autori! I lettori vi guardeno… poi, dopo, magari,  vi leggheno!). Di spettatori, comunque, parliamoci chiaro,  ne restano sull'unghia altri quattrocentomila e rotti, pronti a sbranare colla bava alla bocca i propri apparecchi pur di vedere come va a finire. Tra questi ci sono io naturalmente che non me ne importa nulla dei prosit ori finalisti  né di quelli ripescati (figuratevi che m’ha lasciato freddo come un marmo pure quel romanzetto foggiano là su Zemanlandia, che comunque non era peggiore di altri che hanno bellamente vinto...). A me importa solo di Taiye Selasi. Solo di lei. Per altro sto vivendo una avventura cosiniana tutta da ridere e soffrire. Ma a pensarci sto vivendo una avventura per certi versi arcaica, di un Abruzzo che non c’è più. Da quando la mia futura moglie s’è sfracellata contro la ringhiera di una pista di pattinaggio su ghiaccio, rompendosi questo e quell’altro mondo, che è rimasta infortunata per un mese e più, (rottura incresciosa dell’osso coccige… o rottura dell’increscioso osso coccige?... più shock lussativo), sono costretto ad andare a “fare l’amore a casa sua”, come si diceva un tempo qua da me, ci sono pure i suoi genitori, vecchi, ma ci sono, che ci guardano, che ci spiano tubare, un po’ contrariati un po’ schifati. Fare l’amore in casa, per il mio dialetto minore, non ha nulla a che vedere col sesso, né colla pornografia, si tratta in realtà di   una cosa  molto casta (almeno in teoria), fuori dal tempo anche per una comunità tanto contadinesca come la nostra. Un tempo, (fo una breve parentesi storico-locale), faceva l’amore il findanzato che andava a casa della fidanzata (qua si dice “sposa” per non perder tempo) e stava lì la sera a conoscere e farsi conoscere dalla futura mogliera e dai suoceri e dai di lei fratelli, fare l’amore era questa impresa di riuscire a guardarsi in mezzo agli sguardi di tutti gli altri, azzeccare la mira anche, fare centro, se non  volevi essere pure frainteso – mio padre in quei frangenti si dice abbia dato il meglio, addormentadosi così profondamente sui divani imbanditi di casa della futura mia madre che alle due di notte mi’ nonno che doveva andare a cantiere il giorno dopo era costretto a sbatterlo fuori di casa a suon di scrollate, urli e spintoni… per lo meno, a differenza del suo inconsapevole modello letterario, il Vadhino di Dona Flor e i suoi due mariti, non  nascose mai  quel che era, e quando iniziò a combinare i guai che combinò, non si può dire che non li avesse, in certo modo, messi sull’avviso... suoceri avvisati.... Ad ogni modo, letteratura orale vuole che in questa fregola di conoscersi, ammantati dalle (non troppo) solide mura famigliari, fuori dal contado vedere e sentire, non di rado alcune smanie e manie di strusciamento i fidanzatini più lesti riuscivano comunque a consumarle, in istanti brevi ma intensi…  Nel caso mio, capirete, con lei tutta rotta, cosa vuoi appagarti? Cosa vuoi consumare? ...che poi che facciamo che l’amore è una consumazione al bar? Allora niente, vediamo assieme Masterpiece, modulati sul divano di casa sua, cogli occhioni a mezz’asta dei genitori che mi squadrano e quelli dell’amata che sospirano… ma io, squadrato o no, io non rappresento pericolo, mi sono innamorato di Taiye Selasi, è lei che bramo e miro, è per lei che mi struggo. Sono uno fedele. Resta solo da decidere a chi chiederò a questo punto di sposarmi. Alla prima promessa sposa, alla mia “caduta da pattino”, o a Taiye Selasi che non mi s'incula? E non mi toccherà forse forse ripiegare sulla sorella minore più bruttina, quella che sulle orme sconnesse della sorella maggioritaria ogni tanto appare pure lei tra le onde dei divani a scrutarmi con fare ridanciano e curioso? La coscienza di Dinamo è là per là per essere sfornata. È per giunta il romanzo che scriverò per fare breccia nel cuore della Selasi. Ci metterò humor inglese, come piace a lei, tanto amore, un po’ di pane (magari di Altamura), e fantasia.  Purtroppo quest’anno pur volendo partecipare al programma, di cui avevo visto le foto della Selasi durante le pubblicità che invitavano a partecipare alle pre-selezioni, non avevo fatto in tempo a scrivere niente, quindi come facevo a farmi prendere? Non ce l’avevo un romanzetto pronto da presentare… che andavo là mano in mano, panza e presenza? Non sta bene. Per l’anno prossimo però non voglio assolutamente mancare l’appuntamento ed in vista di questa scadenza (delle volte le scadenze sono una mano santa per lo scrittore) sto amorosamente vergando la storia monografica della mia coscienza incivile. Due cose mi fanno paura. La prima che il programma chiuda quest’anno per non riaprire più… chiedo perciò pubblicamente a tutti quelli che leggono di guardarlo, per favore, pubblicità comprese, facciamoli vincere. Secondo: che anche secondo il famoso detto che squadra che vince non si cambia… ... ... e se la squadra pareggia e  si qualifica lo stesso? Basterà un pareggio strappato in zona Cesarini per salvare la baracca di Masterpiece e il mio amore monolito per la bella inglesina? Già la convocazione della Selasi era stata criticata dagli opinionisti calcio-letterari, non è che me la fanno fuori anche a reti unificate? E a quel punto che cazzo l’ho scritto a fare sto romanzo merdoso, per la gloria? o per mettermi in mezzo ai tanti pennanciani del programma? Per far numero? Per sprecacciare carta di stampante?
Dovrò rischiare. Chi non risica non… Mi compete rischiare. Su Taiye non si scherza. Per una volta, anche se non è nelle mie inclinazioni, allora, rischierò.

Ps: sì, certo, le ho riempito la casella mail di letterine d’amore, a parte che non so nemmeno se è l’indirizzo giusto, e poi emoticon e corbellerie di quel genere. Non mi ha risposto. Selvaggiamente, mi ignora. Ogni mattina, in verità, prima di andare a lavoro, le mando una letterina, all’uopo ho anche saccheggiato i poeti antichi – forse se n’è accorta, è una che legge. Ma non mi risponde. L’unica cosa è che sono contento perché dalla mattina alle sette quando ora che mi alzo e faccio colazione le scrivo, fino alla sera tardi che rincaso e apro la mail,  mi sono riempito la giornata. Di speranza. Ho la speranza che m’abbia cacato per due minuti. Sto davanti al monitor col batticuore. Sbuccio la margherita… m’ha risposto… non m’ha risposto.
Non m’ha risposto.
Riprovo domani. La vita, dai, è bella.

Pps: ah, sì, lo so,  mi hanno fregato l’idea dell’allenatore di scrittori, mi ero scordato di andarla a brevettare a dire la verità, ma sono stati stronzetti comunque perché ci hanno messo Massimo Coppola al posto mio a fare il coach degli scrittori (tanto che s’erano venuti a fare un giro qua in bottega potevano chiamare a me no per quel posto? So’ un bel tipo, non so lavorare, so’ innamorato, non faccio le risate forzate… e avrei avuto tutto il tempo di stare colla Selasi… come giudice invece hanno fatto bene a non chiamarmi glieli avrei steccati tutti), ma non me la sono presa, anzi, non c’ho pensato manco un attimo a prendermela. Mi basterebbe prendermi tra le braccia quell’antilopa… ma la cosa va architettata meglio. Il nostro sarà un amore servito freddo. Aspettiamo.


Commenti

  1. Risposte
    1. Ciao Rita, mi fa piacere ti sia piaciuta la mia dolorosa esperienza a masterpiece. Grazie d'esser passata.

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    2. Sì, ti ho letto, al solito, con molto gusto e interesse.
      Anzi, scusa il commento veramente sintetico (l'emoticon), ma era ieri sera tardissimo, praticamente notte fonda, e non avevo le forze di scrivere qualcosa di più articolato.

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    3. Era un richiamo testuale, andava bene...

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  2. Bellissimo racconto, Dinamo. Vedi che a qualcosa t'è servito Masterpiece...

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  3. Bellissimo racconto Dinamo! Adoro la tua scrittura ironica!
    Amalia

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