Una buona azione per Mario Lo Tasso

Pochi lo sanno (ed è per questo che lo scriviamo) ma nel 1974 Mario Lo Tasso si macchiò quasi involontariamente di una buona azione che ebbe non poche ripercussioni sulla sua vita di artista e su quella di altre persone anche non artistiche che però fino ad allora avevano mostrato un incrollabile attaccamento alle cose della vita e un sensibile orecchio per le sue sottili e alle volte perniciose vibrazioni.
Professore di educazione tecnica di stanza a Campobasso Mario notò che in classe l'alunna Monica di solito giuliva e di tempra spensierata aveva il cuore gonfio e ispessito dal dolore. Il suo rendimento scolastico decresceva a vista d'occhio, le risate che come marosi si infrangevano sulle povere facce dei muri della classe avevano cessato ormai d'essere in tempesta e  per piantarla qua co' sta manfrina anche alla mensa la ragazzina mangiava solo uno sputo di minestra e 'na mezza mela di quelle tristi, gialle, che sembrano essere state colte dall'albero dell'ospedale.



All'inizio, essendo egli poeta per quanto sconosciuto la cui fama era molto di là da venire, aveva ancora un sistema di pensare terroso, un po' terra terra, e pensò come tutti che la fanciulletta avesse mosso i primi passi sull'irto e spinoso sentiero dei giovani amori. Ah, Monica, e tu sei innamorata, ettu non vuoi più studiare, ettu non vuoi più mangiare, ettu pensi sempre allo sposino... quante pagnotte di cattivo amore dovrai ancora masticare carina mia prima di diventare donna ecc ecc ecc su questo noioso crinale (quanto sono noiosi i poeti prima di diventare famosi!).
In questa maniera Mario cercava di tirar su la povera fanciulla la quale senza saper né leggere né scrivere si era bella messa lo scotch sulla bocca e non voleva parlare più,  rispondeva con lontani sorrisi e uno sguardo trasognato più ebete che affascinante.
Vennero i colloqui quelli che mò li chiamano incontri scuola-famiglia. Purtroppo i professori di educazione tecnica, anche se poeti famosi (nel postumo certo) non sono molto cacati dai genitori per i quali questa materia non conta tantissimo, e poi i professori di educazione tecnica prima non c'avevano la laura mò non lo so. Lo Tasso aveva un registro pieno di quattro, specialmente a Monica gliene aveva schiaffati 'na marea, anche se a matita perché non voleva mai bocciare nessuno, però pure la mamma co' na figlia tanto asina e smemoriata dall'amore si poteva fa vedè na volta tanto.
Non finì di pensare questa cattiveria che eccoti pararsi annanzi al nostro poeta sacro proprio la madre di Monica che ancora più abbattuta e frastagliata della figlia, col giallo attorno agli occhi,  stava là ad aspettare n'altra sentenza nera sul rendimento della propria figliola che parava ormai a tutti i maestri studentessa dappoco.

Macché amori, professò, ma qua' amori... che amori c'ha questa? è na bambina gioca ancora colle bambole. Il problema è un altro, povera creatura, l'amore purtroppo non c'entra. Magariiiii... magariii era l'amore...
Eh cosa, signora, cosa succede... se non sono indiscreto...
Il problema professore è mio marito, il padre di Monica. Lei saprà sicuramente che io sono sposata col pittore poeta Pietro Botti...
Veramente...non  (figuratevi, Lo Tasso non sapeva mai niente, stava sempre a cascare dalle nuvole in tutte le materie).
E allora ve l'ho detto io ma lei pure... è una grave mancanza.
Mi scusi è che non ho avuto tempo...
Fa niente fa niente. Il fatto è che da qualche mese a questa parte mio marito di solito buono calmo e tutto, è diventato un diavolo... artisticamente parlando dico. E' che mò s'è messo a dipingere altre cose rispetto a prima,  ha cambiato genere... prima faceva gli innamorati che si baciavano, i fiori nei vasi del tavolo della sala, la frutta secca, qualche lampione per strada, un baretto, una signorina sulla moterella.... rare volte ma proprio rare rare un pirata o un finto invalido. La sua musa poi, modestia a parte, si dice musa?, ero io ritratta in tante strane pose che mi diceva lui. Marì mittiti cuscì... marì mittit'i colà... Marì pija la scopa, Marì mett'ti la pellicciott'. Mò invece da quando s'è cambiato di cervello dipinge solo uomini davanti alle scogliere... che poi che scogliere ci stanno qua tutt'al più caccosa giù alle Tremiti ma poca robba... e poi soprattutto la mia spina... la mia nota dolente, e la bambina lo vede, lo vede!, è che dipinge gente che si suicida. Impiccati, avvelenati, deragliati sotto al treno... dissanguati dentro la vasca da bagno, uomini colla pietra al collo e colpi di pistola sù'ncoccia (ovvero, in buon italiano, in testa, ndr). Anche a livello poetico, negli ultimi tempi, sta con un altro stile, s'è dato a una scuola più crepuscolare, cavernosa... è foscoliano ormai.... Insomma, professò, noi a casa c'abbiamo paura che questo ci si ammazza... capito? so' tre mesi che dipinge la gente che s'accide... l'arte non è come i sogni e i sogni non so' desideri? Eppoi comunque sia sta cosa dei suicidi come la metti la metti na bella cosa non è dai. Noi c'abbiamo il terrore... io c'ho il terrore che mò torno a casa e lo trovo che pende dal soffitto. A quello gli s'è cambiata la coccia... e la bambina l'ha capito e s'è stranita pure lei. Da qui i problemi a scuola e tutto il resto. 

Cara signora, si peritò subito di dire il Lo Tasso con voce impostata e grave, io nel mio piccolo pratico la sacra arte di incoccar rime... e le posso garantire che suo marito i cui lavori io non conosco ma sono sicuro siano pieni di grazia e toni melodiosi e poesia... i suoi lavori stanno attraversando una fase diversa, nuova, benefica ma lei mi deve credere si tratta solo di arte, che non è mai lo specchio di quello che proviamo ma semmai di quello che fingiamo di provare, di quello che simuliamo d'avere e d'essere, di come ci inventiamo... per arrivare al fondo, al termine di noi stessi... o di chi sa che altro. Quindi, calma e sangue freddo, stiamo davanti a un artista, un poeta, lasci perdere questi brutti pensieri. 
Qui Lo Tasso si sentì florido di contenuti e poté terminare dicendo che tra vita e arte (e lui lo sapeva perché era professore di disegno tecnico) c'èra un compasso in mezzo che le divaricava come voluttuose gambe di donna... La signora trasalì dal piacere immaginifico e gli si aprì tanto d'occhi come un uccelletto in amore. Con ciò non si intenda per male. La signora Botti era contenta, aveva capito che il marito dipingeva suicidi non per lui o per strane manie ma per lavoro... come il Lo Tasso che il giorno davanti ai suoi studenti non disegnava una retta sulla lavagna perché lui si sentiva retto o perché desiderava esserlo, ma proprio no, la disegnava per imparare ai ragazzi la retta e così la curva e il cerchio e gli archi e le torri merleggianti... e allora che doveva dire di lui, che era un merlo? che voleva essere un merlo? o una squadratura di foglio? o due linee parallele che non si toccano mai?... che fa allora, Lo Tasso voleva diventare due persone distinte e parallele che non si incontrano mai? Ma chi, Mario? Lo Tasso? Ma quann' mai... 

La donna si sentiva felicissima. E lo era anche Monica che attaccata al bracciolo della mamma aveva assistito a tutto il discorso col fiato sospeso.
Lo Tasso con grande soddisfazione fece un largo sorriso alla ragazzina e le passò un buffetto sulla guancia. 
Le donne tornarono a casa contente e rincuorate. Finalmente la poesia sacra, seppure in questo caso decantata oralemente, di Mario Lo Tasso aveva fatto una buona azione... alla faccia dei detrattori della poesia utile agli uomini e al mondo intero!

Non serve dire al perspicace lettore che in capo a due mesi il povero pittore poeta Pietro Botti posò la macchina su una piazzola di sosta dell'autostrada e si tuffò di sotto dal ponte più alto del centro Italia. 




[dalla Biografia in versi del poeta sacro Mario Lo Tasso, in preparazione a quattro mani col figlio Matteo]

Commenti

  1. Una bella monelleria letteraria. Complimenti al monello.
    E noto che questo Lo Tasso deve aver frequentato il Pessoa, perchè a un certo punto parla proprio come questa persona. Ma poi guarda il destino, per uno che si è moltiplicato in più persone: persona, in portoghese, si dice proprio Pessoa...

    Subhaga Gaetano Failla

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  2. Ciao Gaetano, grazie.
    Pessoa mi piace molto sì, non so se lo amasse o se addirittura lo conoscesse pure Lo Tasso. Come lettore fu molto misterioso. Forse molto più che come poeta. Leggeva sicuramente tanto ma non si sa né quando né dove e sosteneva di aver smesso presto, forse all'età di quindici anni quando gli altri cominciano...
    Per leggere le vecchie puntate della saga basta cliccare il tag Lo Tasso poeta.
    Un caro saluto

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  3. Ciao Dinamo. Nel pomeriggio andrò a leggere le altre puntate della saga.
    Ti ringrazio e ti auguro una bellissima giornata,
    Gaetano

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  4. Passa una bellissima giornata anche tu. A presto.

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  5. Due situazioni interessanti: quando il pensiero va più veloce della lingua, quando la lingua va più veloce del pensiero. Il peggio, è quando il pensiero e il linguaggio vanno di pari passo: lì comincia la noia

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  6. Sinceramente non capisco questa frase: "Due situazioni interessanti: quando il pensiero va più veloce della lingua, quando la lingua va più veloce del pensiero".
    Poi non capisco quest'altra: " Il peggio, è quando il pensiero e il linguaggio vanno di pari passo: lì comincia la noia".
    Il resto è chiaro.

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  7. allora c'intendiamo sull'essenziale (esiste?). son contento :D

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