Una questione di velocità - Céline, Totò e le marce della scrittura


A me piace molto guidare la macchina, potendo mi fanno guidare sempre a me, è una delle poche cose che disimpegno con qualche capacità. 
Guidando guidando, uno dopo tanti anni, diventa stiloso, per forza. E anche perfezionista. 
Ecco, dopo tanti anni di pratica, mi è venuta tante volte la sensazione che le marce della macchina sono insufficienti... non in profondità, voglio dire, ma in intermezzi. Non c'è quasi mai bisogno della settima marcia, ma sicuramente c'è bisogno della seconda e mezza, della terza e mezza... ci manca lo spezzo, come si dice.
Céline non era un amante delle auto, le odiava, ma pare guidasse con qualche difficoltà e soddisfazione una motocicletta. Secondo me, Céline, che di fatto ha massimizzato, per una questione di metrica emotiva, l'utilizzo dei tre puntini, i punti di sospensione nella letteratura, lo ha fatto perché effettivamente ci sono dei momenti che come colle marce della macchina, pure le marce della scrittura, ovvero la punteggiatura, non sono sufficienti a esprimere le nostre velocità interiori. Alcune volte, come direbbe Totò, punto, punto e virgola... punto e un punto e virgola! , la punteggiatura è poca, avara, e non basta, bisogna sforzarla. Capita che una virgola dovrebbe essere leggermente più forticella, ma non proprio un punto e virgola; in altri casi il punto è troppo, la virgola è poca, e non metterci niente ci si fa 'na figura da pitocchi...
Ecco allora che l'invenzione di Céline che metteva i tre puntini pure sopra la minestra ci viene in soccorso, come ci verrebbe utile ingranare la seconda marcia e mezza, o tre quarti quando corriamo in macchina... 
D'altronde la scrittura, come la guida, è tutta una questione di velocità... .    














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