I capelli bianchi


Una cronaca dell'altroieri, ma non è mai troppo tardi. 
La signora anziana Artura era donna di risparmio, eccelsa nel contare euri e patate, il suo unico pensiero della giornata era di mettere assieme una brioche calda per la mane, un piatto di fumo a pranzo, una zuppa di verdure o carni per il desinar della sera. La tale donna era stata tanto porella da piccina che la trovarono spesso a rubar salsicce nelle cantine dei signori, ma nel progresso della vita s'era fatta ricca nettando scale nelle cliniche svizzere e banchi di scuola scrivanie in fòrmica negli studi avvocateschi del canton Ticino... metti da parte oggi, metti da parte domani, col marito sotterra e i figli grossi, s'era fatta una sicurezza pecuniaria, ma l'era restata attaccata alla pancia come una cozza la fame vecchia, e raccattava di continuo, pur avendo del suo per vivere, peggio d'una barbona o d'un questuante.

In più c'aveva il morbo del risparmio e se non risparmiava anche solo pochi spiccetti ogni giorno si sentiva sbriciolare la terra da sotto i piedi. Per appiccare il caminetto andava a mare dove un tronco arso e prosciugato di linfa lo trovava sempre, e pure bagnato ché per accendere ce ne voleva un mannello doppio. 
La donna era a tutti gli effetti una baccagliona che passava la giornata nel lamento. Lamenta per questo, lamenta per quello, la sua casa era sempre piena di parole che se le portava il vento dappertutto. E delle volte pure fuori dalle finestre... fino a casa del diavolo, come diceva lei.

Una bambina tardona che non capiva ancora bene il significato delle sue lagne scambiava i suoni tristi di quelle bestemmie per nenie e filastrocche, per florilegi e composizioni. 
Un giorno la bambina analfabeta approcciò la donna che passava sgangherata per il quartiere, seminando un puzzo di chiuso e tascapane che non si sapeva come faceva ad esser tanto potente. 
La pargola voleva essere gentile colla donna ma non si sa come le uscì questo di bocca "Nonnina, non lo senti quanto tanfi? perché invece di rabberciar legne mbusse per il fuoco non ti chiami il camionista che te lo porta bello secco e tagliato il fuoco... con tutti i soldi che tieni chi t'o' fa fare a fare la barbona colle fascine dalla spiaggia?"
"E tu che sei una stordita che hai dieci anni e ancora non vai alla scola perché non ti portano coi ritardati come a te in un istituto apposta invece di rompere il corbello a una povera vecchia che se Dio la libera fa festa in paradiso?" gli rispondeva la signora anziana Artura.
"Tu una festa vecchiaccia? e quanto ti costa? sicura che non ti tocca a mendicare... la vecchiaccia che non sei altro?"


A quel punto la vecchia lenta e malandata cominciò a correr dipresso alla babbuina che se la rideva a tutta bocca, doppiando le anche della vegliarda e schivando di tanto in tanto le pantofole che le volavano come fili di proiettile affianco alla testa.... 

La madre della bambina faceva la parrucchiera e delle volte impietosita dalla signora anziana Artura ex povera le faceva la tinta ai capelli gratis, anche se poi la sera mentre stavano a mangiare la cena un po' si lamentava coi figli e il marito della taccagneria della vecchia e malediceva che gli aveva regalato la tinta. Diceva pure che la vecchia faceva la puttana e il marito si sbracciava e diceva "vabbò mo basta su... se non gliela volevi fa non gliela facevi vabbò?".

Quel giorno quindi avendo la babbuina ripetuto quasi tutto il rosario di cattiverie sulla vecchia che sentiva al negozio della madre poco ci mancava che le dicesse pure che era una puttana, che s'era fatta i soldi ciucciando cazzi sennò le donne perbene i soldi non li fanno pulendo le scale... pulisci le scale sì... ma pure qualcos'altro... eh... lo so io lo so che puliva pure... diceva la signora (una vera signora) parrucchiera. 

Da quel giorno la vecchietta si fece venire i capelli bianchi, ossia non li tinteggiò più e rimasero bianchi bianchi come la neve russa, ed erano belli, anche secondo il parere faziosetto della babbuina ritardata che col passar dei giorni le cresceva il rimorso della malazione condotta contro una persona anziana ché si sa che andrebbero evitate. 

La vecchia Artura dopo l'accaduto aveva raddoppiato le dosi di baccaglio e non c'era verso per la via di spegnere quella radio che sembrava teneva le pile fino all'infinito... il rione iniziò a desiderare sempre più la morte della vegliarda; il desiderio tale poi era rinfocolato dalle madame che andavano dalla parrucchiera madre a farsi i capelli e che pendevano dalle labbra salate di questa che ormai editavano non solo le solite storie di scrocco di tinta ma anche il nuovo racconto della vecchiaccia che maltratta la sua figliola chiamandola ritardata ecc ecc secondo la capacità (resp)ispiratoria del momento... 

La voglia di sanguinaccio era nell'aria e tutti la sentivano, pure la vecchia la sentiva, figuratevi che non la sentisse una ritardata sensibile come la bambina babbuina che per inorgoglire di sé decise di soddisfare la sete di sangue della sua gente.
Prima di tutto predispose il suo piano cioè accirer la vecchia senza essere rinchiusa in prigione lei stessa, perché le sembrava una vigliaccata contro sé medesima quella di finire in gattabuia per un capriccio rionale. 

Così predisposto l'omicidio meglio di quanto non abbia fatto un certo studentello russo ai danni di un'usuraia e della sorella incintiata, la babbuina salì in casa della vecchia un momento che ella stava racimolando qualcosa per la sera, o per il riscaldamento. 
Entrando in casa fu aggredita dall'odore nauseante di pavimenti sporchi e risciacquature di piatti misto a maleodori di scarichi domestici... 
La babbuina si nascose dietro una parete divisoria e attese il ritorno della vecchia che non si fe' attendere, strascicando le deboli e cionche gambe. 
Quando la donna ormai canuta si sedette su una sedia per ripigliar fiato, la babbuina munita di una fune e di nastro isolante nero le saltò addosso dalle spalle fino a legarla, imbavagliarla collo scotch adesivo e ridurla in tal misura all'immobilità completa. 
A quel punto la babbuina le si parò dinanzi e iniziò a dire ad alta voce ma colle porte chiuse diretto alla vecchia che essa vecchia era una puttana una succiacazzi che s'era fatta i soldi battendo il marciapiede ecc ecc... la vecchia s'agitava come un cavallo ma non poteva emettere suono... così la babbuina continuò dicendo che tutti lo sapevano che era stata lei venti anni prima ad ammazzare il marito accoltellandolo alla schiena.... perché il povero marito aveva scoperto che traffico c'aveva la moglie... la moglie... la mantenuta! 

Si capirà che nel giro di poche lancette la donna tramebonda e silenziata dallo scotch aveva finito per morire di crepacuore e di morire per il nervoso che non poteva controbattere. 
La babbuina sciolse la donna che portava miserrimi segni di legatura e scappò via, lasciando la scena del delitto in piena prospettiva d'una morte naturale per la quale nessuno ebbe a dubitare, nemmeno la scientifica che non ci andò proprio e se pure fosse andata la colpa se la sarebbero presa i figli procacciatori d'eredità, non certo la mano angelica del rione...

La babbuina crebbe, sempre tardivamente, ma nitidamente, e quando nevicava le veniva in mente la chioma bianco latte di Artura dopo lo sciopero della carità della madre. 
La babbuina divenne una ottima parrucchiera e devo riconoscere però che in virtù di questo suo potere di dar colore alla testa delle persone, che lei considerava un dono unico visto che odiava senza saperlo il bianco nulla, per farsi perdonare dalla vecchia dall'aldilà per averla accisa vigliaccamente, per molti anni finché durò la babbuina parrucchiera andò al cimitero dove riposava la vecchia accattona e si inerpicava su quelle scale da camposanto che servono per arrivare nelle cappelle più vecchie alle lapidi che stanno in alto vicino al soffitto e invece dei fiori la parrucchiera babbuina le metteva nel vaso sempre vuoto le tinte per i capelli in fialette o scatoline e cose di colore del genere... 
Per lei era come un'espiazione. 
E un lungo castigo.

Commenti

  1. gran bel testo, gran bella scrittura

    gilberto owen

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  2. Bel racconto e scrittura molto efficace, pare di sentire il tanfo della vecchina. :-)

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  3. A me piace il tanfo della vecchina, mi sembra una cosa onesta.
    Delle vecchie solitamente, per contro, non sopporto il profumo da vecchie che si mettono, non so se ce l'hai presente. E' pregnante. E standard. Vabbè che io non tollero i profumi, mi fanno fare male alla testa subito.
    Ringrazio anche te, Bianca.
    Buonanotte

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  4. Sì, sì, hai ragione. Ma infatti il tanfo della vecchina ha reso bene proprio l'odore di vita vera, vissuta che emana il tuo racconto... quel "pare di sentire" non l'ho detto in maniera spregiativa, ma nel senso di autenticità, ecco. :-)

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  5. No no, avevo capito fosse un apprezzamento. Era solo per ragionarci un pochetto su... mi era tornata in mente la storia dei profumi...

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  6. Dinamo, i tuoi racconti della provincia eterna hanno un profumo speciale ... C'è sugo e c'è arrosto. Questo non avevo ancora potuto leggerlo, ma ora che l'ho fatto ti dico che è bello, ha stile e vita. Grazie.

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