La seggiola di Obama secondo Clint Eastwood

Clint Eastwood è un regista e un attore che amo molto, o meglio mi garba il suo cinema, e delle volte ho trovato simpatico il suo burbero personaggio mondano, mediatico, una sorta di continuum della maschera di scena. Ovviamente, come tutte le persone, anche Clint Eastwood ha il sacrosanto diritto di esprimere un'opinione politica, o di essere repubblicano, come non piace a molta parte hollywoodiana di tendenza democratica. Ci mancherebbe, ce l'ha il diritto. Mi va benissimo che faccia una parodia di Obama, che gli chieda conto di questo e di quello parlando a una seggiola vuota.... Ma mi piace meno che un artista del suo calibro scelga di impastoiarsi alla politica attiva, tanto da salire sul palco di Tampa per fare il testimonial della convention repubblicana del candidato Mitt Romney, e usi il suo consumato talento di attore per creare una farsa da vera platea (efficace ma secondo me niente brillante) ad uso consumistico delle tifoserie politiche... e buona per tirare una campagna elettorale popolare. Non mi sarebbe andato a genio nemmeno se avesse testimoniato Obama, capiamoci, il fatto è che sarò all'antica, me ne avvedo, ma per me un artista dovrebbe fare solo l'artista e certo non il gregario di partito a questi o a quelli. 
L'arte dell'ottuagenario Eastwood non si tocca, converrà però qui dire che i suoi film non sono di certo capolavori per la nettezza e la centralità delle idee e i valori abbastanza comuni e secondari che vi sono diffusi, quanto per il modo che egli sa di fare cinema, non comune e non secondario. Vabbè tanto...

Commenti

  1. Sul Clint regista ti do ragione, sa fare cinema, ma dice delle cose abbastanza scontate (uno su tutti: la retorica di Million Dollar Baby o il sentimentale, che pure comunque non mi stancherei mai di rivedere, I ponti di Madison County). Il suo capolavoro - questo anche per contenuti - rimane Mystic River.

    Sul Clint impegnato invece non sono d'accordo con quanto dici, uno, pure se artista - (mica è un limite, anzi) ha pure il diritto di fare politica attiva (politica sia intesa nel senso di agire nel mondo, ma anche a livello partitico; ma soprattutto, e qui veniamo al punto, non definirei Clint un artista, almeno come non definire un artista chi modella statuine di porcellana: Clint è un regista che rientra a pieno titolo nell'ingranaggio macchina di hollywood e non dimenticare che negli USA spesso i due ruoli si confondono: tra deputato e attore/regista alla fine c'è poca differenza, entrambi recitano il ruolo adatto per mandare avanti la macchina spettacolo.
    Il regista-artista come lo intenderei io è il regista del cinema europeo per eccellenza, ad esempio. Il regista/attore "ammmerricano" invece è molto più un business man, essendo negli States il cinema innanzitutto un'industria, un'impresa economica di proporzioni gigantesche. Ora, andando economia e politica perfettamente a braccetto, tanto da confondersi, non mi stupisce che l'uomo di cinema hollywoodiano, nell'accezione di cui sopra, si immischi anche di politica.
    Non mi vorrai paragonare il cinema di Clint con il cinema di Bergman, ad esempio. Io artista chiamerei il secondo, non il primo, che rimane solo un ottimo artigiano.
    Poi per carità, non vorrei ora aprire una diatriba tra cinema d'autore e non, qui basti sapere che il regista/autore/regista europeo che fa cinema autoriale (e si chiama apposta così) ha praticamente carta bianca su tutta la produzione, lui scrive, decide il cast, dirige, spesso gira pure, monta, presiede insomma ad ogni aspetto che conduce alla realizzazione finale. Il cinema americano (meglio, direi hollywoodiano) comunemente inteso invece è come una catena di montaggio, il regista fa il suo, ma limitamente al suo ruolo, almeno nelle grandi produzioni (altra cosa sono le produzioni indipendenti), quindi più che autore è un impiegato, appunto un artigiano che coopera per il prodotto finale.
    Clint non si discosta molto da quest'ultima accezione di regista. Più che autore, appunto lo definirei bravo artigiano, certamente con un'impronta artigianale eccelsa ed originale, le sceneggiature sono da lui curate ecc., ma intenderlo come artista che appunto dovrebbe essere interamente concentrato e preso dal suo personalissimo universo creativo, mi pare troppo. Quindi, non ci vedo niente di strano che si occupi anche di altro, nello specifico politica.

    Opinioni personalissime ovviamente.

    P.S: quando parlo di cinema americano, mi riferisco esclusivamente a quello hollywoodiano, ossia alle grandi produzioni appunto. Malick è americano, ma il suo cinema ha caratteristiche di opera autoriale europea, ad esempio, ossia rappresenta la visione soggettiva dell'autore e non del paese che la produce.

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  2. P.S.:
    mi sono dimenticata un punto fondamentale. Ovviamente non è che individui la precipua differenza tra regista/artista europeo ed artigiano hollywoodiano soltanto nelle differenza di modalità che presiedono alla realizzazione dell'opera (la prima autoriale, ossia che ricade nella responsabilità dell'autore, la seconda assimilabile ad una catena di montaggio), ma soprattutto questa differenza è riscontrabile a livello di contenuti (e solo chi ha ben chiaro in mente il cinema europeo ed altrettanto quello hollywoodiano può capire di cosa parlo). L'artista/regista europeo esprime la propria peculiare visione del mondo (con tutto ciò che può stare dentro alla parola mondo, quindi realtà, metafisica, ontologia, escatologia, filosofia ecc.)e nel farlo trova, guarda caso, altrimenti non sarebbe artista, anche la forma più peculiare e congeniale per esprimerla. Non c'è scollamento tra lui ed il suo cinema (penso ad un von Trier ad esempio, che può piacere o non piacere, ma rimane innegabilmente un artista nel senso pieno del termine o ancora al sopracitato Malick). Nel caso del regista/artigiano hollywoodiano invece si raccontano storie che descrivono e basta e nel descrivere confermano anche l'esistente, storie inscritte nel dna della cultura di un paese (e non in quello di uno specifico soggetto autore).
    Sono andata terribilmente fuori tema, lo so. Ma la parola artista associata a Clint mi ha condotto fin qui.
    Ho scritto pure di fretta e male, ma spero si capisca il senso.

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  3. Biancaneve, Eastwood ha tutti i diritti sanciti dalla costituzione del suo paese (il "grande paese") e quindi può permettersi di fare siparietto nella covention repubblicana... resta però da chiarire che c'è modo e modo e cose e cose, da dire. Io credo che non gli faccia onore arringare una folla di tifosi con pensierucci di partito, e mettere grasso nell'ingranaggio di quella sfida mediatica di spettacolarizzazioni. Per un regista della sua schiatta farsi strumentalizzare, o pensare da strumento del potere d'intrattenimento, non è una bella cosa. E' questo, in sostanza, che dico.

    Sono d'accordo su Mystic River.
    Sul fatto dell'artista no. Per me CLint Eastwood è un artista, un grande artista, nonostante faccia parte dell'industria cinematografica. Anzi, il fatto che faccia parte dell'industria cinematografica me lo fa ancora più simpatico, perché abbassa in teoria le pretese (proprio quelle artistiche) dei suoi film, che di arte invece ne contengono molta.

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