La mia amicizia col poeta Gigio


Preambolo lieto

C'era una volta un poeta, poeta Gigio, come il topo, si chiamava, che c'aveva sempre poco tempo per lui poetare, ma ce ne aveva sempre in abbondanza per parlare consolatorio della sua condizione di diseredato delle lettere, diseredato dal padre morto, diseredato dalla moglie che con qualche risparmio e bustepaghe più di lui l'aveva lasciato per correre appresso ad un poeta più bravo, produttivo, ingegnoso e pien di grana. 
Questo fu il colmo del poeta Gigio che rimase a bocca aperta quando la moglie ì via con un altro di portafoglio gonfio, proprio lui che non faceva altro tra un aperitivo e l'altro di dire che le donne tope (e la sua, di Gigio, era topa) non dovevan fare la gavetta come tutte e tutti, conveniva loro signore di accompagnarsi, usando il tramite estatico, a ricchi signori della zona... che le avrebbero pasciute e riverite fino a vecchiaia occorsa. 
Il fatto gli è che Gigetto non parlava delle già maritate... e men che meno della sua. Ma pianger sul latte versato, si sa, è il pane dei poeti. Et egli piagneva a tutta poesia. E piagnendo piagnendo mica pensava mai a come fare una poesia, piuttosto pensava alle donne come conquistarle, e i soldi come racimolarli. 
Da qualche tempo grazie a qualche amicizia in alto loco ecumenico bazzicava i banchetti, poetando poesie di illustri durante i pranzi per le comunioni, le cresime, i matrimoni, i divorzi... era diventato aum aum con un prete, che quando c'era da concludere, tra le altre cose, allungava il bigliettino alla coppia di sposi con su scritto Poeta Gigio, per banchetti cerimonie serenate compleanni e gran galà... Poeta Gigio il poeta dell'amore comandato. 
In realtà faceva anche le feste patronali, in pompa magna, ma questo non serviva metterlo nel bigliettino, si sapeva nel circuito diocesano. 


Svolgimento delicato: il valore della vera amicizia

Un giorno viene da noi che eravamo in un bar a bere il nono caffè della giornata (essendo le undici del mattino) e a tirare soffusamente di biliardo e briscola, e ci confessa tutta la sua moria creativa, anzi la sua totale carenza creativa. Ci dice che lui un poeta alla fine non l'è mai stato ma che ormai nella provincia si dice di lui come poeta, il parroco ci tiene a farlo ben figurare ma non va bene che reciti sempre poesie posticce o tratte dalla tradizione italo-spagnola... insomma, pare brutto che sono dieci anni e dieci mesi che non scrive una seconda poesia (la prima essendosela fatta prestare dal poeta viaggiante vicentino Bagnocci che passava di qua, ce ne aveva tante, così tante che ne perdeva spesso per strada come le monetine...)... insomma, morale della favola, il Nostro voleva che noi quattro amici di bar gli confezionassimo alla bell'e meglio come si dice, lì al tavolino del Gran Caffè della Stazione, una poesiuola per dirla e decantarla tutta ad una serenata ché da noi, dovete sàpere, quando ci si sposa c'è usanza che c'è ancora chi, madonna santa!, si mette sotto i balconi delle madonne da sposare, qualche giornata prima,  con tutta una banda e si fa cantare l'amore per chista ragazza (sono canzoni arcaiche di quando si mieteva il grano o si vendemmiava, canzoni accompagnate da fisarmonica, il volgarmente detto dubbott, e fischietti... che una ragazza d'oggi dico io che va tutti i santi giorni in discoteca a farsi alzare le gonne come fa ad apprezzarle? ma portate le vostre future mogli a un concerto di Tiziano Ferro dico io!... o per i più danarosi, fategli un concerto di regalo le portate a vedè Madonna, la cantante, madonna ladra... no le serenate dell'Arcadia contadina!). 
Ma, tornando ab ovo, c'era questo lavoretto per il Nostro poeta Gigio, cioè di far sonetto su un amore tra un giovane che era appena scito da un riformatorio che sposava in seconde nozze (lei seconde nozze) una baronessa di natali incerti (non per lignaggio, quanto perché non si riusciva ad appurare la sua data di nascita ed il suo peso, di allora quando nacque e di oggi. Con ogni probabilità il ragazzaccio che le faceva da guardia del corpo aveva deciso di sposarla subodorando le sue sostanze pecuniarie... sono sicuro di quel che dico perché il ragazzaccio in questione è un mio cugino carnale, un tale brigante da raccomandare, primo nella nostra araldica famiglia di natali certi ma solo di scarogna e di bisogno, il primo a diventare nobile e ricco partendo da che era povero e in canna (bis) - il secondo fui io, ovviamente, ma non con mezzucci matrimoniali o dinastici, quanto per uso improprio dell'arte istrionica che mi consacrò nel ruolo sempre amatissimo del Marchese Rubini nella nota fiction locale Cronache da un marchesato imperfetto dove fui indiscusso nobile e protagonista dalla prima all'ultima storica puntata che è stata sulla bocca di tutti per anni... ma lasciamo correre... lasciamo correre su di noi il carro della modestia...).



Il romanzo psicologico russo: anima in conflitto genetico

La richiesta mi risultò abbastanza conflittuale, per me. Dovevo io aiutare un mio amico sfavorendo di fatto un mio pari, un mio parente nobile quanto o meno di quanto lo sarei diventato io di lì a pochissimo? Dovevo io mettere davanti l'amicizia o il parentado? Era mio dovere comunicare al mio cugino delinquente di professione guarda spalle che il poeta della serenata era un impostore? 
A chiarirmi le idee ci pensò Gigio medesimo che mi disse "ma come non eri tu che dicevi che eri diverso che avresti aiutato tutti come fratelli che del sangue te ne fregavi tu ci pisciavi sopra al tuo sangue di villano rustico rurale e che tutti tutti in mezzo al popolo erano la tua famiglia?".
Questa lezione che mi ricordava i vecchi tempi, le vecchie teorie, le mie vecchie verità mi colpì il cuore coll'incidenza di un ferro da stiro bollente sulla faccia... presi il suo partito e detti anima corpo e mente alla sua impresa. 

Il giorno dopo, dopo una notte che noi del bar davanti a questo poeta prosciugato dalla nascita passammo a scrivere bizzeffe di poesie, e un'altra notte a scegliere il sonettino giusto, i timbri perfetti, Gigio ebbe in valigia come suol dirsi una produzione lirica invidiabile, un armamentario in rima che andava dal madrigale triste-adagio-frizzante, buono per le mamme che piangono alle nozze dei figli maschi, fino alle poesie di matrice sacra ottime per le cerimonie di comunione e primi incontri col Signore e divine per trovare un giusto mixe tra la fine della pubertà e l'inizio della età delle prime puntatine al casino (o al casinò). Eppoi sonetti, terze rime, ballate, epigrammi e versi baciati.  
"Gigio" gli dicemmo "da oggi tu sei un poeta!" e dandogli in mano quasi dieci brogliacci di fogli "e questa è la tua poesia immortale!" "e il tuo reddito in nero Gigio!"...."Gigio hai poesie per tutta la vita... non te le finire tutte subito, come le gingomme, fanne uscire un po' la volta..." e ci uscì una gran risata generale che si godeva tutti come ricci per la bella azione poetico-musicale che avevamo compiuto a favore di Gigio amico nostro poeta. 

Anche io quando mi sono sposato ho dovuto poi contattare Gigio per la serenata il banchetto e tutto, ha declamato poesie immortali scritte casualmente proprio di mio pugno... Lo stronzo ha voluto pure esser pagato... senza sconto... senza fattura... in amicizia.



Finale

Non serve che io dica quello che il lettore già sa per suo intuito. Gigio, cambiando ovviamente nome, diventerà (fonti certe) poeta ufficiale del paese, in previsione di diventare poeta ufficiale della provincia, sempre se non fanno poeta ufficiale uno del capoluogo di provincia, anche se l'altoloco tifa per Gigio, assieme a noi, ça va. La cosa ci fa piacere per il nostro amico che egli diventi poeta ufficiale della provincia annessa tutta; ma a noi quattro poeti del bar ci fa pure dubitare, voi capirete: l'opera di Gigio,  che sta per diventare ufficiale, monumentale, senza voler fare nessuna delazione,la scrivemmo noi... e allora... scusate, ci viene da chiederci: ma erano tanto brutte ste poesie nostre?





Commenti

  1. Grazie Paola. Mi fa davvero piacere tu sia passata per questa botteguccia di provincia, e che trovi interessanti le letture, ho potuto apprezzare l'acutezza dei tuoi riflessi(vi) critici dal buon Marottone e ne ero stato particolarmente colpito, specie in occasione dei raggi x che in quattr'e quattr'otto facesti al mio vicino di bottega nonché amico internettiano Lerraccio Massino (che ormai non alza quasi più la saracinesca la mattina - credo abbia fatto cospicui guadagni in passato, vive di fortunata rendita). Mi raccomando, resta sempre coi piedi fortemente appoggiati sulle nuvole. Un caro saluto dinamo

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  2. sono onorata e mi fa piacere grande che tu abbia conservato le sensazioni della lettura al mio commento al testo di Larry - che apprezzo prondamente - da Francesco. un dono domenicale. certo verrò a leggerti volentieri. in quanto alla botteguccia di provincia: chi è pro-vinto ha tempo di conoscere le ' fragilità' e i ' punti forti' del ' vincitore' ma a parte questa sciocchezza che celia il tratto che separa la mia e la tua bottega qui è nullo.
    terrò da conto la tua raccomandazione.
    a rileggerci.
    paola
    paola

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