La mia amicizia col poeta Gigio
Preambolo lieto C'era una volta un poeta, poeta Gigio, come il topo, si chiamava, che c'aveva sempre poco tempo per lui poetare, ma ce ne aveva sempre in abbondanza per parlare consolatorio della sua condizione di diseredato delle lettere, diseredato dal padre morto, diseredato dalla moglie che con qualche risparmio e bustepaghe più di lui l'aveva lasciato per correre appresso ad un poeta più bravo, produttivo, ingegnoso e pien di grana. Questo fu il colmo del poeta Gigio che rimase a bocca aperta quando la moglie ì via con un altro di portafoglio gonfio, proprio lui che non faceva altro tra un aperitivo e l'altro di dire che le donne tope (e la sua, di Gigio, era topa) non dovevan fare la gavetta come tutte e tutti, conveniva loro signore di accompagnarsi, usando il tramite estatico, a ricchi signori della zona... che le avrebbero pasciute e riverite fino a vecchiaia occorsa. Il fatto gli è che Gigetto non parlava delle già maritate... e men che meno della sua...