Sognatori si scrive... e lori modestamente lo scrissero
Negli ultimi tempi mi è capitato spesso di leggere scrittori di lingua spagnola, non propriamente spagnoli, e c'è sempre o quasi sempre, un momento durante la loro prosa che il narratore, il personaggio principale, il coprotagonista, la madre del protagonista, il padre del coprotagonista, addirittura anche un personaggio minore, pianta in asso il corso della storia e si mette a sognare. Non sono sogni determinanti, sono collaterali. Nessuno quasi mai vede nello specchio d'acqua del suo sogno la propria morte, i numeri del lotto, 'na disgrazia, i finali dai campi (mio fratello per esempio sogna i tabelloni delle partite, però è fesso, perché non va mai oltre l'ottantacinquesimo: ciò gli preclude la zona Cesarini, cioè i gol allo scadere... Lui si alza e mi telefona, fa 'l'Inter all'ottantacinquesimo sta sopra alla Lazio di un gol'... Si sognasse almeno i parziali primo tempo, uno si gioca quelli, invece no, ha l'orologio divinatorio tarato all'ottantacinquesimo - ah, dimenticavo, quasi sempre ci piglia. Fino all'ottantacinquesimo, ovviamente)...
Comunque, sti ispanofoni sono dei sognatori minori. E' importante, credo, registrare queste oscillazioni letterarie, perché dice Leonardo Sciascia in un punto della sua opera che mettersi di fronte a un popolo per coglierne il carattere come fosse un solo uomo non è possibile, è più sicuro affidarsi alla letteratura di quel popolo, agli scrittori che ne hanno ritratto il carattere e gli umori e i vizi... Infatti se non ricordo male per Sciascia Pirandello non aveva inventato niente con tutta la storia dell'interiorità, l'umorismo e parampapà, in vero si era limitato, per modo di dire, a dare ai suoi personaggi il carattere tipico dei siciliani... Quindi sono i personaggi pirandelliani ad essere siciliani, e viceversa... perché no?
Dobbiamo dunque concludere che uno colla lingua spagnola in testa fa meno fatica a sognare... infatti il periodo che vissi in Spagna sognavo di più. Non che io abbia mai avuto problemi, anche col mio zoppo italiano, a prendere sogno...
molto vero.
RispondiEliminalo stesso Camus dice, qua e là nei suoi romanzi, che per conoscere i russi non si deve studiare la storia dei russi, ma leggere Tolstoj e Dostoevskij.
poi, questo spiega anche i film trasognati di Almodovar.
Dalla lettura dei grandi scrittori russi il loro popolo deve essere il popolo più religioso del mondo. Mi sembra di ricordare, vado a memoria, che D H Lawrence a proposito dei russi diceva che si abbandonavano eccessivamente al sentimento della loro anima.... non facevano altro che versare tè nelle tazze e anima nei discorsi.
RispondiEliminaQuesta interpretazione non gli sarebbe balenata senza la letteratura russa.
Ciao Lievito, buona domenica