I sogni non si raccontano a digiuno (ma in questo caso, si può)

Jacques Lacan

Stanotte ho dormito, e sognato.
Ho sognato cose pesanti, forse per l'insonnia che è la padrona di casa e per la coscienza sporca.
Ho sognato che altri innominati mi chiedevano di fare il cane da caccia per loro, perché ho un buon olfatto. Ed io accettavo passivamente, per insufficienza di energia.
In realtà gli amici non volevano fare una battuta di caccia alla volpe né all'ermellino, ma alle persone, perché le persone sono cattive e quando fanno troppo sport, ma troppo troppo, si inzuppano di sudore e vapore, sono umidi, e a toccarli sembrano lumache; dopo gli strofinamenti, sono lumache secche, al sole agostano.

Abbiamo girato per il bosco, io ero tutto naso, ma c'erano solo prati, alberi nulli, espiantati, morenti, radici grosse come mammutti, lavatrici piene di sabbia e cenere, pezzi di plastica e giocattoli arrugginiti che di solito i bambini ritrovano in campagna, in mezzo alle zolle fresche, appena aperte dalle lame delle pertiche, che delle volte ci si ritrovano pure le mine inesplose dei tedeschi.

Ad un tratto, inoltrati meglio nel fitto, senza che ce lo aspettassimo, un innominato ha sparato una cannonata. Un botto coi fiocchi.
Aveva sparato ad un bambino che poteva avere diciamo tre o quattro anni, abbarbicato sopra una quercia alta alta buona per costruirci una casa dell'albero.
Il bambino non è stato ferito, perché la levatrice che lo portava in grembo, un bellissimo esemplare di cercopiteco femmina, ha schivato al volo la fucilata, con un balzo di reni, ed ha appollaiato il bimbo su dei solidi rami innervati tra di loro, come a conca. E poi s'è messa a guardarci senza capire.
Ho sentito che a quello che aveva sparato s'è spezzato il cuore dalla vergogna, e dalla pena. Fortuna che non s'era combinato un delitto.

Era chiaro come l'acqua che stavamo davanti all'ennesimo caso di piccino survivor, cresciuto colle scimmie. Eravamo i primi ominidi che vedesse. E che gli sparavano.

Siccome eravamo tutte persone ignoranti e poco civili, che reputano lo sviluppo umano (almeno in Europa e in Occidente) una merda da scansare, come l'ora di religione, abbiamo dato uno sguardo amorevole, abbastanza amorevole, al bambino di scimmia, e ce ne siamo andati via.

Lacan ci avrebbe capiti, credo. Ed anche i miei affezionati lettori, spero.

Carlo Monni dallo psicanalista nel film Caruso Pascoski  di Francesco Nuti

Commenti

  1. Diciamo che il Simbolico, travolto dal Reale, è stato azzannato dall'Immaginario ...

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