Un'opera canagliesca

 

La cosa che di Roberto Bolaño a me m'ha incantado e m'encanta è che fa stare insieme nello stesso romanzo (senza che mettan su un incontro di botte, anzi colla più dolce e soave armonia) le idee e l'influenza di Borges, le sue sconfinate letture e la frontiera, il respiro della gente normale di tutti i giorni, la letteratura di genere, e il best seller di veloce consumo... è proprio questa bellissima transumanza di oggetti persone odori e cose a far sì che Bolaño metta definitivamente comodi sullo stesso pascolo, come su un buon divano, letterati forti e letterati deboli, scrittori e lettori, grande pubblico e nicchia. 
Credo che la fama gli derivi, alla lunga, da questa sua grande capacità d'alchimista narrativo, di creatore bizzarro (e spesso caricaturale) di questi grandi scheletri a forma di pastiche letterari, riempiti colla ciccia delle emotività, dei suoni degli intrecci presi per strada e dalla sua vita. 
E' evidente che nessuno oserebbe dire di Bolaño che non è letterario, colto, artificioso così come nessuno potrebbe accusarlo di essere, come succederebbe d'essere a tanti altri, anche accademico, pedantesco, professorale, giacché nei romanzi di Bolaño c'è la pelle di Bolaño fino all'ultimo, c'è la gente che vive in mezzo all'altra gente con l'autore in mezzo, e poco poco sopra, perché ne scrive da lettore; Bolaño è un Borges plebeo, selvaggio, nato e vissuto in un ambiente povero, mischiato, itinerante, clandestino, un Borges con un'altra genealogia di ricordi, ma con la stessa smisurata urgenza di forzare e bombardare le linee dei massimi canoni acquisiti, per contenuto di narrazione e struttura di narrazione, perché in Bolaño la struttura da premeditare è il punto critico più importante del lavoro che verrà di stesura: Bolaño è un affabulatore impressionante, un affabulatore grafomane, capace di (lo dice ello stesso nelle interviste) di trasformare una traccia di racconto in un romanzo-fiume. 
E questa miscela profumata di cose eterogenee che solo lui sa fare, e che va giù leggera come un gin tonic, non è altro che un tratto di grandissima innovazione letteraria, e di grande letteratura in genere.

Mi dispiace, invece, (o forse non mi dispiace affatto) non essere d'accordo su una questione basilare (che m'encanta al pari dei fatti sopra) cogli studi che si portano avanti a ritmo industriale su di lui. C'è la tendenza, nella recezione letteraria, una vecchia acquisizione viziosa, a considerare la posizione spirituale auto-depressiva, pessimista, misantropico-crepuscolare come il miglior segno, la migliore posa degli scrittori dentro le loro opere (parlo di enunciati, di prosa). Allora, quando arriva uno come Bolaño che scrive con un piacere enorme (e si sente) e le frasi volano a costruire un mondo di colori, giochi di luce, odori, suoni, milioni voci (come succede in maniera sconvolgente nell'Ulisse di Joyce, dove si è soffocati da questo mondo che esplode di sensi, di vita), quando per l'appunto si sente nell'autore una grande gioia di vivere, un'allegria corporale, una festa della parola (come in Manganelli) un ottimismo fuso colla letteratura, un vitalismo piacevole... allora in quel preciso istante la critica si sente spaesata, deve riterritorializzare, rioggettivare, rifeudalizzare l'autore, RIMPRIGIONARLO dentro il loro codice: si sente quasi in dovere di riscattarlo (per riscatter sé stessi) da questa sua colpa di vitalismo... deve dire che sì è vero no perché sicuro la gioia c'è ma... ma una più attenta lettura (la loro, degli specialisti: ndr) la sua prosa tradisce l'amarezza, il peso del vivere, il nichilismo... una grande visione nichilista... 
Ora, questo è anche vero, Bolaño non è Joyce, ma non è Houellebecq, non è Bernhard, ci sono pagine dove è vero che si avverte l'ombra dello spleen allargarsi, e mangiare, a sazietà, dentro ma sono i momenti opposti a prevalere, e a dare una connotazione più "vera" di dove dobbiamo cercare il suo stile e la sua visione del mondo.
Per come la vedo io.

                                                                       ***

Nota (che si può anche saltare): so bene che a me non piace mettermi a fare la critica letteraria, così come è chiaro che Roberto Bolaño è uno scrittore che gode (una fortuna rara) d'essere studiato da una buona critica letteraria a livello mondiale e di ricevere buone critiche, (fin troppo buona la critica e fin troppo buone le critiche - tanto che se ne inizia a parlare come di un'istituzione: cosa che lui, credo e spero, detesterebbe).
La stessa fortuna di essere studiati da una buona critica non ce l'hanno altri grandissimi scrittori italiani, da Landolfi a Celati, da Flaiano a Manganelli (per dirne solo alcuni), se a fargliela sono quelli che sapete... se a fargliela sono gli attori protagonisti del penoso mondo letterario e intellettuale italiano, da cui i migliori ingegni italiani per creatività e idee si tengono almeno a cinque-sei ore di aereo, se non di più.

Comunque, questa mia pagina era il surrogato di un gelato al tavolo, per fare quattro chiacchiere con chi passa di qua. 
Niente di meno serio.
   

Commenti

  1. A me piace tanto come tu parli (e dico parli, perché la tua maniera di scrivere è sempre parola viva, piena di entusiasmo) degli autori che ami. Mi piace perché, pur con umiltà (nel senso che in te si percepisce l'umiltà e non la prosopopea degli accademici, e guarda che ti sto facendo un grande complimento), tu restituisci proprio l'entusiasmo che la loro lettura ti ha dato, un entusiasmo contagioso, un entusiasmo di quelli che ti fa venire voglia di correre in libreria. E questo per me, solo questo è sano modo di far circolare la "cultura", la conoscenza, e di scambiare nomi, autori, allargando gli orizzonti di chi ti legge.
    Per dire, io non conosco questo autore di cui parli, ma ora lo aggiungo agli altri che pure mi hai consigliato tempo fa (e che non ho dimenticato, eh), in un commento sul mio blog, e prima poi li leggerò (uff, giusto ieri sono passata in libreria, ma i libri costano moltissimo oramai, devo controllarmi ogni volta).

    Comunque è vero che spesso la critica ufficiale tende a far aderire un autore ad un'etichetta di nichilismo preconcetta, cercando di farvelo aderire, pur con forzature, anche quando invece in realtà non è così. E' che purtroppo lo stereotipo dello scrittore misantropo, nichilista, depresso ha avuto molta fortuna.

    Ho visto che citi Houellebecq, autore che apprezzo parecchio, in particolare mi è piaciuto moltissimo il suo ultimo romanzo "La carta e il territorio", secondo me il suo più riuscito. E anche il meno pessimista, tutto sommato.

    Un saluto. :-)

    RispondiElimina
  2. Che sia morto e al contempo così dentro la partita ha imbrogliato un po' le carte. Fioccano trofei anche dove sarebbero necessari cartellini gialli e calcinculo. Alla giostra dell'invito alla lettura meglio non partecipare. Ma io sono magro come un chiodo (o un prete) e non abbondo per statuto d'autorevolezza critica. Sicché.

    ilMatt., lumpen lumpen l'incoregibbile lumpen

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Perché non partecipare alla giostra dell'invito alla lettura?
      Io lo trovo stimolante invece.
      Ad esempio seguo sempre le tracce di romanzi ed autori citati in altri romanzi.
      Meglio esser magri come un chiodo, che come un prete (coi preti io sono sempre andata poco d'accordo, e poi ne ho conosciuti troppi di panzoni). :-D

      Elimina
    2. ... hgfkjfutr

      ilMattolini

      Elimina
  3. Biancaneve,
    grazie delle belle parole, e dei complimenti, sono molto felice che mi si legga entusiasta e "vivo", l'umiltà è un prodotto di sottrazione di tante cose e addizione di idiozia che mi viene naturale.

    Guarda, su Bolano non ho mai sentito nessuno lamentarsi... poi ora ci sono gli sconti... 2666 è davvero QUALCOSA.


    Comunque, la critica letteraria si è incrostata dietro alcuni stilemi sul mondo che le fan comodo, e riduce tutto a quell'ovile lì. Questa, tra l'altro, mi sembra materia di una vecchia polemica femminista, che appoggio.
    Ovviamente, la posa misantropica è mica una cosa da nulla... voglio dire che bisogna potersela permettere, vestirla in un certo modo, con una narrativa di livello e con una posizione molto originale: questo perché è un luogo comune della letteratura veramente usuratissimo, peggio veramente di chi s'ammazza per debiti.
    Houellebecq in questo mi piace molto, specie in Estensione del dominio della lotta, riesce quasi a dribblare il fantasma di Camus... di lui ho letto parecchio, ma non il suo ultimo Carta e Territorio, che dovrei leggere perché ad una scorsa in libreria mi sembra ci sia uno sviluppo ironico più aperto... la vedo dura però che cambi troppo rotta, anche letterariamente lui discende da Huxley... penso che nelle sue corde ci sia una scrittura molto più sprinte, ma lui se la scoraggia molto.

    ultimamente cerco di ridurre il più possibile le mediazioni, quindi leggo prevalentemente italiani, necessito di quelli.

    ancora grazie, Biancaneve,
    un saluto

    RispondiElimina
  4. @Matt,
    ma per un trullo come te ci voleva l'invito? i trulli trollano a pre scindere

    RispondiElimina
  5. Anche io voglio ricevere la stimmata dell'autorevolezza critica. Ma mi fa fatica leggere. Mi sa che mi metterò a fare recensione dei libri tipo da pagina 8 a pagina 13. Mi sembra una buona idea.

    Biancaneve, è meglio la critica ufficiale o la critica autorevole?

    Mattolini gli è un po' che non ti presenti. Si era rimasti alla Poli che non ti amava: a che punto siamo?

    RispondiElimina
  6. A un punto morto, Larry.

    ilMatt., http://www.youtube.com/watch?v=Hj_XpxZDZcc

    RispondiElimina
  7. Matt l'amore addolcisce la morte. O la morte addolcisce l'amore. Non ricordo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Veri entrambi i casi, probabilmente. :-D

      Elimina
    2. Che gliommero, che pasticciaccio! :(

      Elimina
    3. E mi corri spondo da me. Il futuro è la masturbazione.

      ilMattolini

      Elimina
    4. Almeno ci si trova sempre d'accordo; a corrisponder-si, intendo.

      Io amo invece i dialoghi alla Ionesco.

      Elimina
    5. Io amo alla Ionesco.
      O, almeno, faccio le prove.

      Sei alla mano, Biancane', sono certo capirai ;)

      ilMatt., Io ne esco. Esc.

      Elimina
  8. @ dinamo

    Ho notato che tu leggi prevalentemente autori italiani, invece io, finora, il contrario (ma anche per percorso di studi fatto).
    Però ora invece sto scoprendo che in Italia ci sono eccome bravi autori contemporanei, tutti da scoprire. E sono felice di avere sempre qualcuno nuovo da scoprire.

    Per mediazione, intendi ovviamente la traduzione, giusto?
    Guarda, giusto recentemente ho affrontato la traduzione inglese di un autore giapponese che finora avevo letto solo tradotto in italiano e mi sono resa conto di quanto mi sia apparso diverso.
    E infatti mi sono ripromessa, ove possibile, di leggere solo autori in lingua originale, pure se è più faticoso e dovrei limitarmi (conosco giusto l'inglese ed il francese).
    Insomma, la questione della traduzione è una spina dura, da sempre affrontata in letteratura.
    Mi rendo conto che avvicinarsi ad un autore senza che invece vi sia bisogno di mediazione è senz'altro la cosa migliore, anche perché già le parole non aderiscono mai all'essenza di ciò che si vuole trasmettere, a maggior ragione nel passaggio della traduzione si perde (o aggiunge, dipende dai casi, ad esempio Goethe credeva nel potere vivificatorio della traduzione, capace di apportare nuova linfa, di rendere tutto nuovo) sempre qualcosa (un po' come nel passaggio da analogico a digitale: si perde informazione).

    Di Houellebecq ho apprezzato moltissimo Estensione del dominio della lotta, Piattaforma, alcune suggestioni e spunti, nonché il significato complessivo de La possibilità di un'isola (ma ho trovato alcuni passaggi ridicoli) e poi quest'ultimo, La carta e il territorio, per me, ripeto, il più maturo e riuscito.
    E' sempre lui, certo, ma c'è un'apertura nuova, appunto una maturità.

    RispondiElimina
  9. @ Larry Massino

    Ovviamente preferisco la critica autorevole. :-)

    RispondiElimina
  10. Biancaneve, non so perché ma i tuoi ultimi due commenti non compaiono, o almeno non nel mio computer...
    non sei in spam, sei nell'elenco dei commenti pubblicati...
    mi sa che questo modello commenti traballa forte

    RispondiElimina
  11. @ dinamo

    Dinamo, nel mio computer compaiono, su sfondo celeste.
    Li vedo, proprio ora, davanti ai miei occhi. :-)

    Ma comunque Blogger questi giorni ha nuovamente problemi tecnici mi sa, pensa che su un altro computer, dove come browser ho installato internet explorer, invece che Mozilla Firefox come su questo, non riesco proprio ad accedere alla pagina dei commenti.
    Forse non li visualizzi tu. Comunque tanto avevo scritto due stupidaggini, eh... :-D

    Questo ho scritto al Matt.:

    "Almeno ci si trova sempre d'accordo; a corrisponder-si, intendo.

    Io amo invece i dialoghi alla Ionesco."

    In risposta ad una sua battuta.

    E poi questo, sempre in risposta a lui:

    "Perché non partecipare alla giostra dell'invito alla lettura?
    Io lo trovo stimolante invece.
    Ad esempio seguo sempre le tracce di romanzi ed autori citati in altri romanzi.
    Meglio esser magri come un chiodo, che come un prete (coi preti io sono sempre andata poco d'accordo, e poi ne ho conosciuti troppi di panzoni). :-D"

    RispondiElimina
  12. Biancaneve, ora li vedo anche io; e c'erano anche prima, solo che abituato ai commenti a gradino, con questi a risposta non mi raccapezzo... poi sono anche un idiota, quindi non mi stupisce. Stavolta nessun problema di blogger, solo nel mio cervello.
    ciao
    buonanotte

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Idiota come il principe Myskin? :-)

      Pure io, spesso e volentieri. :-D

      Elimina
    2. Idiota come lo sono tutti gli esseri umani...

      Elimina
  13. Flaiano e Manganelli sono universali ... fossero nati in un altro paese sarebbero stati considerati patrimonio nazionale. Qui ... sono stimati e ignorati.
    Su Landolfi sono lacunoso. Non ho mai letto nulla di lui, ma se tu ne hai siffatta considerazione, dovò decidermi a leggerlo.
    Bolano. Ho letto Anversa, Stella distante, Le puttane assassine, Amuleto, Letteratura nazista in America. Non ho ancora affrontato Detective selvaggi e 2666. Ma quello che ho letto mi fa dire, è vero: è qualcosa (non riesco a mettere il corsivo). E' quel quid che ai nazindi e soci sfugge: letteratura vera.

    RispondiElimina
  14. Oggi riesco a postare dal lavoro! Chissà quanto durerà ...

    RispondiElimina
  15. Massimo,tu sei uno scrittore (in) italiano, se non leggi Landolfi, chi devi leggere?

    Di Bolano, io, per praticità, ho letto solo i suoi capolavori (cioè quelli che mancano a te :-))), però ora la curiosità mi spinge verso la lettura de Il terzo Reich e Monsieur Pain, perché un romanziere che scrive della sua ossessione dei videogiochi di guerra e di uno che pratica il mesmerismo a me fa andare in sollucchero.

    Il problema di Flaiano Manganelli ecc è che hanno dei rappresentanti che non gli fanno nessuna buona pubblicità, ma solo autogol.
    ciao

    RispondiElimina

Posta un commento

Post più popolari del mese

Una risposta al signor M. che ci scrive da lontano per parlare di immagini elettorali, o forse con intenti morali assoluti

Le ragazze con il grilletto facile

I sogni non si raccontano a digiuno (ma in questo caso, si può)