Lo specchio esatto del paese

Ad un intervistatore che gli chiedeva: "Con quali sentimenti lascia la vita parlamentare?", Leonardo Sciascia rispose così: "Mbè, debbo dire che me ne vado con un'impressione migliore di quella che avevo quando ci sono entrato... questo l'ho dichiarato recentemente anche più volte. In effetti il Parlamento è lo specchio esatto del paese: non è per niente peggio del paese!". (Il video dell'intervista sta qui).

L'impressione mia, forse mi ripeto, è che noi italiani dobbiamo iniziare a criticare prima noi medesimi, se ce la facciamo. E questo ci può venire solo da una visita privata nel nostro intelletto prima che nel nostro intestino, perché se aspettiamo che i venditori di enunciati e Realtà, saponette e generi alimentari, finanzino una ristrutturazione etica ed estetica dei consumatori, stiamo freschi ad aspettare. Tutt'al più possono finanziare visite guidate alle cose facili e a loro convenienti come l'antipolitica, l'individualismo neoliberista, la stupidità, la mancanza di idee, le chiacchiere dei quaquaraquà, l'indignazione contro le istituzioni e contro i servizi dello Stato, il privatismo e la depredazione impunita dell'alto verso il basso. 
Se non siamo disposti a fare queste visite, per un motivo o per un altro, almeno non ripetiamo a macchinetta le stupidaggini che leggiamo e sentiamo dai giornali. Ne va anche della nostra qualità della sopportazione. 


Commenti

  1. Giusto. Hai ragione.
    La critica del sistema (politico, economico, sociale ecc.) deve partire innanzitutto da una profonda autocritica perché il sistema si autoalimenta anche grazie a noi singoli.

    Faccio il solito esempio del sistema economico basato sullo sfruttamento degli animali (è quello che conosco meglio, per questo ne parlo): esso è radicato culturalmente da millenni, ma si regge anche sul consenso e compartecipazione del singolo. Mi dirai una cosa: che è difficile l'autocritica quando il singolo è comunque il frutto di una certa propaganda mediatica. Difficile, ma non impossibile. Uno spiraglio di salvezza è in ognuno di noi, non siamo tutti solo e sempre consumatori lobotomizzati.
    Il discorso vale per tutto, anche per la politica governativa.

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  2. Io credo che pochi siano disposti a dare, almeno dichiaratamente, esplicitamente, credito al sistema editoriale, inteso come produttore di idee, dicerie e realtà. Però, poi, ne ripetono la lingua, i concetti, i dati, i numeri, tutto. Ed è questo che trovo inaccettabile.
    Prima della caduta di Berlusconi, non si parlava né di Europa né di crisi né si diceva mai la parola antipolitica.
    Caduto lui, si è aperta una nuova stagione di narrazioni.
    Ora, io non mi intendo di niente, né sono in possesso di informazioni ulteriori, solo mi rendo conto che c'è stata un'inversione narrativa, il timone editoriale ha fatto una virata. Già questo puzza di morto.
    Nella stessa ottica, credo che faccia comodo dire cornuto all'arbitro. Creare indignazione intorno all'arbitro. Un'indignazione impotente, per altro, che dice Loro sono così, fanno questo e questo, e tu non ci puoi fare niente, perché so' tutti uguali.
    E' facile immaginare chi ci guadagni con tutto questo tranbusto.

    L'unica cosa che invito a fare è non fossilizzarsi dentro quelle narrazioni lì. Non solo non crederci, ma non viverci ché è questo il grave.

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