Il cappio sciolto: come salvare in extremis il povero Pinocchio che cominciava a scalciare l'aria per farlo crepare come un cristiano comesideve
Il Pinocchio di Carmelo Bene |
Sono venuto a sapere, attraverso la lettura del Corriere della Sera, che il povero Collodi dovette modificare il finale di Pinocchio perché non era stato gradito dai bimbi che leggevano il Corriere dei Piccoli, dentro cui era uscita a puntate la storia del pargolo legnoso.
Secondo la chiusa originale, Pinocchio finiva impiccato ad un albero per la mano traditora del Gatto e la Volpe. Ovviamente, non diventava nemmeno di carne e ossa.
A pensarci con più calma, l'epilogo della novella del Pinocchio, evidentemente sempre rimasto aperto, nonostante l'aborto del primo per ingerenza di lettori ed editore, deve aver rappresentato un notevole problema per Collodi, prima d'essere steso come impiccagione e convertito, per interposta persona, in lieto fine.
Il fatto è tutto qui: diventare un trancio di carne marcescente è un lieto fine?
I vermicciuoli sono il lieto fine?
E' solo una convenzione, la carne e il fiato, un'omologazione narrativa e così era, di necessità, intesa dai bambini che reclamarono più umanità e bistecche per il burattino dis-graziato.
Tra tutti i finali, a prescindere da quello che credeva Giorgio Manganelli (clicco qui) e dai propositi normalizzanti dei piccoli lettori del giornalino, quello che tuttora si legge, la chiusura ufficiale, del romanzo è a mio avviso il più terribile, il più squarciato e il più sfumato.
Il legno si trasforma in manzo, l'abbrutimento è completo. Tra tutte le forme che quel tronco poteva assumere
(metafora ben netta dell' in Potenza della fanciullezza) si passa al primo costrutto, antropomorfo, umanoide, del Bambino di legno, fino a quando, le vicissitudini, la micragna, il bisturi della responsabilità civile e del dovere/perbene non chiudono la vicenda con la più squallida delle metamorfosi: da legno a squame, da compatto a molle, da pienezza concava a viscera sbrodalante, da asciutto a viscido, da vegetale a carnivoro anguicrinito...
De profundis clamavi.
I lettori del Corriere dei piccoli, secondo detto, erano romanzieri in fasce.
Vabbè, sì, visto sotto questo aspetto ti do ragione, trasformarsi in essere umano non è che sia il massimo che possa accadere nella vita.
RispondiEliminaFigurati, io ho un'opinione pessima dell'uomo in quanto puro ammasso di carne soggetto a deteriorarsi ed a poco a poco privato di tutte le sue facolà fisiche e mentali.
Però ovviamente nella storia doveva essere contemplato il messaggio moralizzante.
Forse Collodi era cattolico?
No, perché per i cattolici solo l'uomo è fatto ad immagine e somiglianza di Dio.
Una cosa che non mi è mai piaciuta è che la favola ha contribuito a diffondere l'idea della stupidità degli asini, che invece sono animali molto intelligenti.
Una favola specista. Si comincia da piccoli, già.
Io però l'adoravo. E l'adoro ancora oggi, pur leggendola con occhio disincantato. E' una bella allegoria dell'Italia anche.
Secondo me, Pinocchio è stato un libro bombarolo, quando uscitte. Non voglio fare il Gramsci della situazione, ma è l'anti-promessi sposi che è un romanzo conservatore. Pinocchio è un libro rivoluzionario. Contiene al suo interno il cambiamento. Anche le Confessioni di un italiano, ma è diverso.
RispondiEliminaPinocchio fu un libro popolare, tra l'altro, e fu (ed è) un libro bellissimo, un libro scritto alla grande.
Poi lo possiamo pigliare come ci pare.
ciao
Confermo.
RispondiElimina"Pinocchio" è uno dei sei libri ottocenti-ani itali-ani che fanno bella mostra di sé sugli scaffali a forma di duna della mia desert island. Insieme alle "Operette (im)Morali" e allo "Zibaldone" (due titoli per Giacomo: noblesse oblige), alla "Storia della colonna infame", alle "Confessioni" e a "Vita dei campi". Tutto il resto è noia (vabbè, altri due o tre - ma non di più - potrei anche aggiungerli: l'isola è abbastanza grande).
Il tuo "rivoluzionario" lo terrei buono solo per la prima parte (nella seconda l'intento didattico prende il sopravvento, in molti punti, sulla libertà della creazione pura) - fermo restando che stiamo prlando, comunque, di un capolavoro assoluto.
fm
Dimenticavo: il "Pinocchio" di Comencini è uno dei più bei film dell'intiero catalogo cinematografico itali-ano.
RispondiEliminafm
p.s.
Nel commento precedente, "prlando" sta per "parlando" e non per "pirlando". Va da sé...
Francesco, mi fa piacere che hai messo Nievo nella tua libreria di salvataggio dell'ottocento. Non è affatto scontato.
RispondiEliminaIo ci metto pure i Malavoglia, per la lingua che non s'è mai sciupata.
E il Manzoni poeta, come romanziere troppo peta-gogico.
La colonna infame è da salvare, però.
Leopardi, sì, ma il pensatore.
Pinocchio è quello che, se ci fosse un solo posto, salverei a colpo sicuro. Poi Pinocchio mi fa venire in mente il teatro di Eduardo.
Buonanotte ragazzi
Bene, fa piacere leggere tanti estimatori di Pinocchio.
RispondiEliminaEd è vero che il Pinocchio di Comencini fu uno sceneggiato bellissimo.
Ho così tanti ricordi d'infanzia legati all'una e all'altro che davvero credo mi sia impossibile oramai isolarli all'interno di un giudizio puramente oggettivo.
Concordo con la vostra libreria ottocentesca :-)
Ma ci aveva il difettuccio di essere naturalista, il bel Pinocchio di Luigi Comencini (Brecht direbbe reazionario). Invece più antinaturalista di Pinocchio non c'è nulla, come aveva capito bene Carmelo Bene.
RispondiEliminaNell'ottocento non avevo la libreria, quindi non so.
Avevo proprio ieri consigliato sul suo bel blog a Biancaneve di vedersi il Pinocchio di Carmelo Bene che sta intero, televisivo, su youtube.
RispondiEliminaSe il Pinocchio è una delle sue cose migliori, già solo per questo possiamo dire (anche senz'averlo letto, a occhi chiusi) che Pinocchio è antinaturalista.
Ma Pinocchio è tante cose. La lettura di CB è come sempre chirurgica, fredda, Comenicini è patetico (nel senso di pathos sociologico). Ma è bello pure quello, meno artistico e filologico, ma bello.
ciao
Dinamo, d'accordo anche su "I Malavoglia", ma avendo solo un posto a disposizione ho optato per l'altro, che contiene alcuni tra i più bei racconti della lett. ital. - il "Malpelo" su tutti. Prova a mettere a confronto Rosso e Pinocchio (i tempi di scrittura e pubblicazione sono più o meno gli stessi): si tratta di due "messaggi", di segno opposto, indirizzati allo stesso "soggetto storico"...
RispondiEliminaSì, Larry, un po' troppo "naturalista" ("reazionario" non saprei: forse è il "soggetto" stesso ad esserlo, visto che, comunque la si rigiri, è il racconto di un processo di espropriazione della coscienza e di normalizzazione della "diversità"), ma al cuore non si comanda :)
E poi, posso sempre riscattarmi con la locandina (vertiginosa) dello spettacolo del maestro, autografata dal di lui medesimo dopo avermi lanciato un'occhiata subdolamente divertita.
Un saluto a voi, in particolare alla "dolce" Biancaneve.
fm
Dispiace per quel finale, che ci diventa bambino in chiusura. Pinocchio era un irregolare, il suo motto di mangiare bere dormire e di fare dalla mattina alla sera la vita del vagabondo, non lavorare quindi è uno spettacolo...
RispondiEliminapurtroppo Pinocchio è la storia dell'amore strozzino e liberticida... con geppetto, la fata strozzina... e tutta l'estetica della menzogna. come poteva non ringalluzzire quel teppista di Manganelli...
Francesco, i soggetti sono soggetti, in fondo tutti banali uguale, dipende 'gnicòsa dalla forma in cui li esponi (in questo senso Brecht faceva l'equivalenza naturalista reazionario).
RispondiEliminaE se dietro il nick Biancaneve si nascondesse uno scaricatore di porto fassbinderiano? Mi sa che te saresti smancicoso lo stesso... Magari di più...
Dinamo, Lorenzini fu in fondo un giornalista malpagato, gli toccava fare come comandano i signori editori... Non era come i giornalisti scrittori di ora, che sono liberi... " Guadagna tanto quanto ci vuole per non aver mai un centesimo in tasca "... Nonostante questo piccolo impedimento dell'autore, il suo personaggio si autogenera e sfugge a qualsiasi controllo, anche se a volte, magari per bisogno di riposo, fa il remissivo; per il resto, si trasforma sempre, niente gli vieta di ridiventare quello che vuole lui a ogni inizio di ulteriore capoverso che chiunque può scrivere. E si trasforma sempre anche in lettura: CB ci applicò il meglio del pensiero contemporaneo, dimostrando che ci sta appiccicato benissimo... Mi sembra anche di ricordare che Lorenzini si occupò di lingua parlata... Per dire dell'ascolto...
S'occupò di lingua parlata, ricordi bene e di ascolto.
RispondiEliminaManganelli dice che la trasformazione di Pinocchio da ciocco di legno a tranche di carne fu il suo primo traumo intellettuale...
Come ho detto anche prima, Pinocchio ha in sé il cambiamento e il multiforme e si apre a poliedriche letture, quindi sono per forza d'accordo con te ...
eventuali trasformazioni di Pinocchio nel dopo-finale come dici, sono tutte nel potenziale del personaggio, d'altronde questo trasformismo continuo bene lo aveva colto anche Comencini che ci giochicchiò apparecchiatamente...
Naturalmente, Larry, che sarei ancora più smancicoso... uno scaricatore di porto fassbinderiano che gira in rete col nick "biancaneve" sarebbe un evento, un'epifania da celebrare - magari agghindandosi alla bisogna :)
RispondiEliminaDinamo, il finale è perfettamente in regola con il messaggio che l'ideologia dominante gli "impone" di veicolare col suo racconto. Quando Lorenzini pone fine con l'impiccagione alla vicenda pinocchiesca (e per lui la "storia" finisce veramente lì), la conclusione tragica è anche un tentativo di "salvare", in qualche modo, la "diversità" del suo personaggio (forse anche "qualcosa" di se stesso che gli riesce difficile "allineare" alla vulgata vincente).
Per il resto, ci siamo, anche se ormai ci parliamo addosso, visto che si tratta dei nostri amori (fassbinderiani?): solo CB e GM potevano avvicinare il personaggio, smontarlo e rimontarlo fino a sviscerarne l'essenza pluristratificata, senza risultare ridicoli - anzi, aggiungendo prodigio a prodigio, arte ad arte...
fm
p.s.
Visto che, non so per quale prodigio di questa piattaforma, non mi riesce di postare col mio indirizzo, né qui né all'Accademia, vi manderò una mail.
No, no, un momento, quella che vedete nella fotina sono proprio io e mi sa che come fisicità sono piuttosto distante dallo scaricatore di porto fassbinderiano. :-D
RispondiEliminaChe poi sia davvero "dolce", mah, dipende dalle occasioni e dal contesto ;-)
Io non ne ho mai dubitato, "gentile" Biancaneve, mi creda. Altrimenti, difficilmente l'avrei chiamata "dolce". E' Larry, l'inaffidabile, che insinua :)
RispondiEliminaMi stia bene, cara fanciulla, e mi mandi un pensiero "protettivo": dopo un commento del genere, mi può capitare di tutto, glielo assicuro, altro che lo "smancicoso" di cui supra. Rischio, come minimo, di essere mandato a penitenziare nel blog dell'illuminato Dottor Yanez ;)
fm
Francesco, la mia piatta forma inizia a dare problemi anche a me, con il pupazzetto avatarico soprattutto che appare e scompare dalle stringhe dei siti cui mi sono unito.
RispondiEliminaCome si sta a wordpress? ora mi sembra che si stia consumando la diaspora degli splinderiani a wordpress... per via che splinder tira le cuoia... blogger la vedo più dura che schiatta.
Biancaneve, non dubitavo tu non scaricassi porti, tutt'al più avevo pensato potessi essere un killer seriale newyorkese :-)))
passate buona giornata
Dinamo, a detta di amici informatic(h)i ben ferrati, wordpress è la migliore piattaforma disponibile. Io, per evidentissimi limiti miei, ne sfrutto il trenta/quaranta per cento delle potenzialità - e credo di aver creato un blog almeno "esteticamente" non disprezzabile. Prova a pensare cosa potrebbe venirne fuori se ad utilizzarla fosse uno veramente esperto di tutti i suoi mille marchi&ingegni.
RispondiEliminaConsigliata.
Ciao, ripasso in serata. Ho delle considerazioni da fare su Geppetto...
fm
Che Biancaneve è nuiorchese l'avevo capito anch'io, dalla scollatura, però non me l'ero presa. Infatti, non ci trovo nulla di male se un killer seriale nuiorchese si traveste da dolce scaricatore di porto fassbinderiano per non sottomettersi al contesto. Comunque, non stiamo a sindacare sulle identità vere e sulle supposte: Biancaneve potrebbe fare la fatina, Francesco geppetto, Dinamo il grillo parlante, io il gatto e la volpe. Ci manca Pinocchio.
RispondiEliminaPs: Mattolini Lucignolo.
Ps2: anche a me mi garba l'intelligenza degli asini.
Trovato casualmente questa trascrizione di una intervista Tv a Raffaele la Capria, credo utile alla eventuale discussione:
RispondiEliminahttp://www.emsf.rai.it/grillo/trasmissioni.asp?d=915
[Intanto, butto lì sul fuoco, oltre a quelli già stagionati di CB e GM, qualche "ramo" a caso (?), per alimentare le fiamme: abbiamo tutta la vita (sic!) per preparare, mangiare e digerire l'eventuale (o improbabile/improponibile) "arrosto": Sigmund Freud, Karl Polanyi, Luigi Compagnone e... Nino Manfredi (e sbrigatevela voi, adesso).]
RispondiEliminaGeppetto, allora.
Il buon Polendina è la chiave di volta di tutta la narrazione, ante e post impiccagione del "nostro".
"Facile", direte voi: "è lui che costruisce l'aggeggio, la conditio sine qua non del racconto". Sì, certo. Ma il "problema" non è tanto la "costruzione", quanto le "modalità" in cui essa si dà. Il pargolo, infatti, nasce "senza-madre"; è, letteralmente, il figlio di due padri (Polendina e Ciliegia).
Provate a ragionarci su...
[Sigmund, se ci sei batti un golpe!]
Alla prossima.
fm
p.s.
"Libro per l'infanzia"? Sì: mia nonna in tanga a 106 anni sulle spiagge della Versilia...
Se non diventerete come bambini, non entrerete nel regno dei cieli
RispondiEliminailMt 18, 3
@fm, condirei il tuo asado col cimiciurri (di) "Francesco Malcom"
ilMattoliñolo, imbestialito
piece of news, noticina
RispondiEliminaNon l'ho verificata, ma Lello il bidèllo mâ or ora passato la seguente noticia. Riccardo Bigon, ds della Società Sportiva Calcio Napoli, nonché figlio di Albertino, avrebbe dichiarato - vantandosene -: "Non sono un burattino".
ilMatt., dalla padella alla brace: CIUCCIO FA' TU!
Francesco, Franco Buffoni la sa questa roba che Pinocchio è figlio di due padri? Se la viene a sapere sono guai, ci fa post celebrativi per anni e anni, sia su Frazione Indiana che su le Parole e le Pose, e poi ci scrive su libri di narrativa, saggistica, poesia e varie scritture per piazzarsi nei primi posti delle classifiche di qua l'ità (e là l'Austria?).
RispondiEliminaA parte gli scherzi. L'avete visto il Benigni privo di articolazioni burattinesche ieri sera in TV? Diventato bambino anche lui, di carne, un editorialista brillante, il fratello magro di mangiafuoco (Giuliano Ferrara). Ho finalmente capito perché il comico aretino da anni ha perso quasi tutta la sua originale carica, assolutamente ineguagliabile: uccise il burattino in sé (forse per sfruttare l'occasione di allenare il Napoli al posto dell'esonerato Bigon?)
LM
"Se non diventerete come bambini, non entrerete nel regno dei cieli
RispondiEliminailMt 18, 3"
questa me la segno sulla lapide!
Comunque, non ho capito perché io dovrei fare il grillo parlante!
@fm
anche a me dicono così, su wordpress.
Pinocchio è secondo me un senza famiglia, come dicesi?, un senzadio... nasce come ciocco e ciocco impiccato sarebbe rimasto se non fosse scesa la mazza della morale dominante. Non posso credere, cioè, come è uso nella critica di ispirazione psicoanalitica, che quell'attacco Collodi l'abbia preso dalle nuvole, è una condizione coerente, per Pinocchio, essere sprovvisto di tutto, dalla madre al padre, dal vestito all'abecedario...
Pinocchio deve essere una tabula rasa, è un legno da intagliare all'inizio, è quello il Pinocchio-Super, l'Uber-Pinocchio, già diventando Pinocchio perde peso, perde legno, perde potenza. E' colpa dei due maghi, il refrattario spaurito Ciliegia, e il pragmatico Geppetto (soprattutto il pragmatico Geppetto) a circonciderlo... questo ha molto del mondo magico-religioso, perché uno per vivere non può andare nudo, deve almeno avere una seppur menoma forma... Pinocchio diventa un burattino, sotto lo scalpello di Geppetto... Geppetto non è un padre, è un iniziatore. Il carico della fatina poi, coi suoi sovraeccitati sensi di colpa...
Pinocchio avrebbe preferito schiantarsi con la corda piuttosto che diventare un quarto di bestia umana... eppure lo diventa.
C'è anche un laccetto che potrebbe andare, per metafora, a quello di cui si diceva da Larry sulla lingua, così bella e accogliente nel bambino e così mostruosa e sbacchettata nell'adulto, ipo-espressivo.
Insomma io non credo che Pinocchio abbia due padri, credo che non abbia nessun padre.
@La Capria
Forse perché parla ad un uditorio di educandi, ma La Capria, pur dicendo che preferisce il gatto e la volpe, e pur sottolineando la metafora della corruzione italica, credo sia abbastanza, almeno all'apparenza, costruttivo, moralmente costruttivo... Pinocchio bambino, responsabilizzato, ene(ana)mente oberato del babbo, coincide con il suo finale, col finale istruttivo e infanticida. E' una lettura, quella di La Capria, rassegnata (forse) all'inevitabile costruzione del bambino-uomo maturo.
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RispondiEliminaEcco, mi sono ricensurato su Buffoni, meglio!
RispondiEliminaComunque, forse Beningi non ha ucciso il burattino, è solo diventato di carne e ossa, come voleva qualche suo geppetto.
Semmai ha ucciso la (vera) libertà del suo corpo libero
Ragazzi, ho la vaga impressione che il vecchio Sig non vi attizzi più di tanto...
RispondiEliminaMa: messo da parte tutto il già detto e il pandetto sui "nostri", forse è il caso di "battere" nuove strade (oltre a far distrarre il buon Lucignolo, che se continua così rischia di diventarci cieco...).
Voglio dire: un "complesso di Geppetto", l'avete considerato? Lui non vuole un "figlio", vuole un "burattino": sublimare in un'opera d'arte *totale*, da portare in giro per il mondo, un'infanzia (e un'intera vita, forse) mai vissuta...
(Continua...)
fm
p.s.
La Capria continuo a preferirlo "ferito a morte", più che conferenziere itinerante per scholae.
Francesco, non è che non mi piace Sig, anzi. Essendo fuori moda, me lo sono letto parecchio... solo che gli epigoni critico-letterari, tipo Sanguineti, L'hanno davvero deposto fuori dal pitale, quando dovevano semplicemente continuare a tirare coca e non farLa troppo lunga...
RispondiEliminaComplesso geppettico mi piace, potremmo perlustrarlo, dicci quello che sai.
Pinocchio è una palla di legno che rimbalza come la tiri la tiri, peggio d'un mollettone... ma nel doppio Geppetto-Ciliegia rimbalzava meno, secondo me.
Ricordiamoci che Geppetto vuole il burattino come damerino di compagnia, all'inizio... giacché la moglie è andata morta, e lui è un po' bifolco che non socializza granché, anche pevvia che è povero.
Resta purtuttavia da dire, se Geppetto si fosse risposato o avesse concubinato con un donnino del borgo, la moglie fatata avrebbe scatenato la storia come è andata? E' una famiglia, quella di Pinocchio, che s'accomodan le cose come più gli garba...
Purtuttavia, nel millimetrare Geppetto, teniamo conto del fatto che nonostante voglia cangiare l'irregolare Pinocchio, lo accetta sin dall'inizio in quanto diverso. Il che dà diversità pure a lui, ché uno che non ha la moglie, non ha le amiche, forgia n' legno e gli diventa un burattino cognitivo tanto normale non è manco lui... anche se fa finta di tante cose...
La Capria lo preferisco pure io ferito a morte, altrimenti impaziente...anche solo 24 ore
RispondiElimina*Geppetto è da codice penale cattolico...
RispondiEliminaMannaggia 'o prufessòre 'e Carulin, sto addurànn ‘o fieto dô miccio ---> Marzocco 1897
RispondiEliminailMatt., lusignòlo
Bbona jurnata, cu ‘na bbona salute! Staveti be’.
Dinamo: *lo accetta sin dall'inizio in quanto diverso*: Sìììì!!! *Non* vuole cambiarlo: in quella diversità c'è la vita, tutta la vita, non solo la sua! E' questo che sente, e che *sa*, ora che è nella fase calante della sua esistenza: è *questo* sapere che deve rivelare, e in questo rivelare c'è l'unico *senso* che ritrova di sé: un'oralità perduta da portare per il mondo, un intero mondo - quello della cultura contadina - da salvare in qualche modo: anche a costo di mostrarlo nudo e con i piedi bruciati, cioè senza più radici, incapace di attechire ancora in qualsivoglia terra.
RispondiEliminaE' Lorenzini che, a un certo punto, cambia le carte in tavola: proprio lo stesso Lorenzini-Geppetto della prima parte. Perché??? Lo scopriremo "soli" vivendo.
*
Metà anni Settanta. Università Federico II di Napoli. Un seminario della madonna (altro che quella zoccola della fata turchina!). Esperimenti di pedagogie di classe alla fine dell'Ottocento: Pinocchio e Rosso Malpelo. Presenti: io, màmmeta, tu, Lorenzini, Collodi, Verga e il suo butcher Bava Beccaris, Lorenzo Tramaglino, Sigmund, Genette, Karl Marx, Karl Polanyi, Illich, Ferrer, la banda Milani al completo, Compagnone, cb, Pierre Menard, Evaristo Carriego e tanti altri ancora...
Le relazioni furono tutte raccolte e variamente fatte circolare.
Se riesco a ritrovare la mia, sepolta chi sa dove, ho risolvuto tutti i miei problemi: la metto on line e T(utti)Q(uanti) i *qualitativi* - finalmente!!! - si accorgeranno di me: si avvererà il sogno di tutta la mia esistenza...
fm
p.s.
Cos'è che ti sei autocensurato? Non ho fatto in tempo a leggerlo...
Che l'unico rapporto *vero* (d'amore senza sé e senza ma) fosse quello tra Geppetto e il "burattino", l'aveva intuito - e tradotto in versi - quel genialone di filosofo e poeta che fu Nino Manfredi: capace, tra l'altro, di riscattare quintalate di cazzate filmiche e non, con l'interpretazione magistrale, fuori dal tempo, del vecchio rimbamba segaiolo.
RispondiEliminaLeggete il testo della "Canzone di Pinocchio", soprattutto il finale. E ascoltate quale incredibile "nostos" si nasconde in quella voce, in quel canto senza canto ancora capace di strappare le budella e di condirtele col cimiciurri.
fm
Francesco, su Rosso Malpelo e Pinocchio che metti in ascolto, mi trova d'accordo fino ad un certo punto...
RispondiEliminaHo trovato su Minima et Moralia un bell'articolo che disegna anch'esso una vicinanza, e ne spiega gli elementi, tra l'uno e l'altro.
Ti posto il mio commento a quell'articolo, sono due paroline... così se qualcuno vuole la discussione può prendere anche questa piega qui.
"Io sono un grande ammiratore di Verga, lo sono addirittura da quell’età scolare dove di quello che ti viene servito in tavola, dalla scuola poi, non ci garba nulla. Ma tra Rosso Malpelo e Pinocchio, seppure l’articolo dimostra brillantemente che una comunicazione esiste, Pinocchio dice di più e lo dice peggio. Volendo rimanere ad una lettura sociologica, le assi del discorso possono flettersi di volta in volta per uno e per l’altro fino a schiacciarli come la cava schiacciò Bestia, Pinocchio apre a più gradi di interpretazione, a più gradi di cambiamento, allorché in Pinocchio, libro rivoluzionario e difforme, vive il cambiamento. Malpelo è un condannato, Pinocchio è instradato da Geppetto e dalla Fata e dal mondo ad essere condannato e diventare bambino, e responsabilizzarsi. Malpelo è un minorenne sottopagato e sfruttato, un ingoiatore di rospi, Pinocchio non vuole andare a lavorare, il suo unico mestiere è il Michelasso.
Malpelo è abbrutito dalla vita, la storia inizia con Malpelo che è una fetenzia di bambino, già scartavetrato e violentato dai cavatori di rena con cui lavora; Pinocchio nasce bellissimo, da un bellissimo ciocco di legno di ciliegia…
Le divergenze tra l’uno e l’altro sono molteplici, Malpelo è costretto, verisitcamente, ad avere cognizione del denaro, sa da dove il denaro viene, Pinocchio sperpera, distrugge, disintegra il proprio denaro o le proprie piccole sostanze (e senza pensarci troppo), sostanze scaturite da privazioni e rinunce.
Pinocchio è una favola che non ha molto del filone verista, Pinocchio è per sua natura anti-sociale, è l’irregolare, è come la letteratura per Manganelli che non a caso vi ha prodotto un libro parallelo. Pinocchio è avulso dal suo tempo, è fuori tempo, Malpelo no. E’ nella contingenza di una Sicilia da poco annessa al regno, liberata diremmo noi, e piagata dalle cave che ne hanno sfacciato la sagoma. Ovviamente anche Malpelo tocca le corde più intime dell’umano, dell’universale, ma rimane lì, come suonando una chitarra. Pinocchio vuole andare di là, da qualche altra parte, giacché è la storia di qualcosa che scalcia per uscire, e non ha possibilità di suonare nulla perché non è consolatorio, è terribile e suggestivo… è rivoluzionario."
ciao
Non ho letto l'articolo che citi, M&M è un blog che non seguo (ma ormai seguo veramente ben poco). Parlavo di un seminario di più di trent'anni fa, dove Pinocchio e Rosso (figure affatto antitetiche per molte ragioni, tra cui quelle che evidenzi tu) venivano a simboleggiare, forse sarebbe meglio dire ad "esemplare", due percorsi pedagogici classisti, finalizzati - anche se con metodologie e strumenti diversi - ad un unico obiettivo: il controllo sociale delle classi subalterne.
RispondiEliminaIo avevo lavorato, analizzandole con tutta una serie di apparati critici, dall'antropologia all'economia politica (e mi piacerebbe davvero ritrovare la relazione scritta) due microsequenze-passaggi delle opere: il "campo dei miracoli" e l'episodio dell'ortolano Giangio (economia naturale vs economia di mercato) da una parte; e, dall'altra, la morte di Misciu "bestia" e la *morte* di Rosso (il buco nero che inghiotte l'*ultimo uomo del mondo*).
Molte suggestioni le avevo ricavate, soprattutto per la messa a punto dell'universo verghiano, da due saggi "memorabili": quello di Asor Rosa su Jeli e Rosso ("Il primo e l'ultimo uomo del mondo") e quello di Luperini, allora appena pubblicato da Savelli: "L'orgoglio e la disperata rassegnazione"...
L'abito "rivoluzionario" di Pinocchio - in tutti i sensi - viene scientemente "sacrificato" da Collodi sull'altare dei valori della classe borghese emergente (siamo negli anni dell'avvio del processo di industrializzazione dell'Italia unificata) e si trasforma in un preciso monito lanciato alle masse contadine.
Ciò non toglie che l'archetipo libertario del burattino rimanga bello vivo nonostante la "svolta", la "conversione" dell'autore alle "nuove" logiche vincenti e imperanti. E forse, quasi a voler salvare qualcosa del se stesso di ieri, Lorenzini l'aveva impiccato: la morte come sottrazione all'irrompere del circuito della merce e del capitale, alla trasformazione del burattino in un bambino in carne ed ossa: id est, nel "padre di suo padre".
Riprenderemo certamente in seguito, purtroppo ho dei problemi e nei prossimi giorni avrò poche o nulle possibilità di utilizzare il computer.
Spero che ci siano altri interventi.
Ciao, a presto.
fm
Francesco, se trovi la tua relazione e hai tempo, puoi postarne qui quanta ne vuoi.
RispondiEliminaSono curioso di vedere cosa si possa ulteriormente cavare dalla comparazione di due testi comunemente attraversati da generazioni e generazioni di scolari.
Anche per questo, spero come te che la discussione abbia nuovi scorci, visto che sono stradine del passato che appartengono a tutti.
ciao
Elemire Zolla su Pinocchio (un po' filo massone, ma grande articolo)
RispondiEliminahttp://www.sprezzatura.it/Zolla_Pinocchio.htm
Forse ci sono degli errori di trascrittura
Grazie Larry, me lo leggo con calma.
RispondiEliminaNei prossimi giorni, se colà dove si puote me lo con-sente, mi metto alla ricerca delle relazioni. Ho anche allertato un paio di napoletani che hanno fatto la scuola di ermeneutica a Cuneo...
fm
Anche io me lo devo leggere con più tempo e calma...
RispondiEliminagrazie del link Larry, sei sempre un bravo guaglione.
ciao
Paolo Poli che dice Pinocchio
RispondiEliminahttp://www.youtube.com/watch?v=l8sdnEG5jXo