Morale della favola: se dovete diventare dei grandissimi scrittori, pensateci due volte prima di entrare in una società segreta un tantino massonico-librale

Fedor Dostoevskij: il 19 dicembre del 1849 salì sul patibolo, assieme ad altri diciannove condannati, per farsi ammazzare dai boia dello zar Nicola primo. Il plotone d'esecuzione era pronto per mettere qualche pallottola nella carne di Fedor, ma lo Zar era un buontempone. Tre giorni prima aveva commutato l'esecuzione capitale in lavori forzati a tempo indeterminato, da scontare in Siberia. Avrebbe potuto comunicare subito la notizia ai condannati, come sarebbe successo quasi un secolo dopo a Lucien Rebatet, graziato dai liberatori di Charles De Gaulle (quelli che invece ammazzarono Robert Brasillach). 
Nicola primo, invece, li fece comunque arrivare ad annusare la fossa, per poi fargli rialzare il muso, smussandoglielo per sempre. Fu una bella sportellata, no?
Il reato di Dostoevskij era un reato universitario: andava a fare quattro chiacchiere cogli amici, una combriccola di giovani artisti come lui che gli garbava di leggere anche ciò che l'indice inquisitoriale zarista proibiva. Li fecero passare per dei settari sovversivi: beati loro, bastava poco, allora, per fare incazzare i potenti che erano proprio sadici eh bisogna dirlo... ma in Russia tutto quel sadismo lo pagarono collo sbudellamento qualche decennio dopo. Peccato che, anche dopo, il sadismo non smise ugualmente di pulsare.


Al tempo dei saliscendi dai patiboli, Dostoevskij aveva scritto solo Povera gente e Il Sosia, ma era già ben conosciuto nel mondo che contava. Belinski s'era già innamorato e incancrenito con lui nel giro di quei due romanzi. 
Era molto spifferato il ragazzotto, diventato epilettico (malattia che continuerà ad aggravarsi per tutta la vita) dopo che i braccianti al servizio della sua famiglia avevano massacrato il padre in circostanze mai chiarite, probabilmente esasperati dal sadismo tirannico di quell'uomo forte ed autoritario...      

Ad ogni modo, se l'avessero fucilato, nessuno dei lettori presenti davanti allo schermo, quelli fuori e il sottoscritto, avrebbero mai letto né Povera gente, Il Sosia... 

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