Oggi sono tornato nel mio pensatoio personale, il casotto (che è anche una specie ormai di confessionale del grande fratello per me). Purtroppo, sarà perché ci sono tornato un po' emozionato, un po' perché ero pieno di tante aspettative dopo il primo colpo che era andato di lusso, alla fine non è andata così bene. Tornando infatti a pensare a Joyce e al suo Ulisse come nella prima puntata, mi sono detto, ma Dinamo, se oggi una persone dotata dello stesso ingegno del vecchio Joyce, un Joyce 2.0 come si dice, volesse riscrivere l'Ulisse sull'asfalto vivo della nostra attualità, un Ulisse di questi anni qua nostri, magari che vive a Dublino dove non sono stato mai, oppure anche sulla costa adriatica picena, o sulle sponde del Mar Nero, quanto gli uscirebbe lungo il libro? E allora, sarà una questione di immaginari collettivi che appaiono sempre più impoveriti, sarà una questione di qualità come dice la canzone, mi sono risposto che lo scartafaccio del nuovo Ulisse sarebb
La Realtà è il primo dei compitini richiesti a questi poveretti. Siamo ancora dietro ad arrancare al realismo, in letteratura. Engagée per forza, perche sennò pare brutto a questi poveretti ... TQ. Tante Quaglie. E Molte Galline.
RispondiEliminaMassimo, il problema è che tra un po' inizieranno a sgozzarsi tra di loro per decidere chi fa il gallo... io una mezza idea ce l'ho... ma l'avranno letta la Fattoria di Orwell?
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