Dubbi brahmani: da dove spiccano il volo i palloni gonfiati?

Sarebbe bello appurare perché il supervalutatissimo Franco Battiato, di cui molte  canzoni sono davvero brutte, e il cui corpo canzonatorio è un manrovescio all'arte canzonatoria, possiede una comoda sedia in prima fila e noi altri normali come lui rimaniamo fuori assieme alla razza randagia cui c'onoriamo d'appartenere.

Commenti

  1. Non so che dire Dinamo: molte canzoni di Battiato sono legate ad alcuni momenti belli della mia vita.
    In realtà lui, nonostante sia indiscutibilmente un cagone a livello umano, aveva operato a suo tempo una piccola rivoluzione nel campo della canzonetta: testi letterari, riferimenti supercolti (Guenon e compagnia bella) mescolato a una notevole accessibilià melodica.
    Insomma non era proprio l'ultimo dei pirla.
    Senza contare che i primissimi album (Fetus, Pollution, L'Egitto prima delle sabbie, L'Era del cinghiale bianco e anche Patriots) sono originalissimi.
    Il crollo verticale nella superbia e nella merda è avvenuto a metà degli anni novanta con lo spocchioso nichilista Sgalambro.
    Da lì in poi ti do pienamente ragione: non solo è sopravvalutatissimo, ma è francamente inutile e fastidioso e schifoso.
    Certo, non raggiunge i livelli di fastidio e inutilità della sua concittadina Carmen Consoli, che incarna l'essere-cagone. Ontologicamente cagona. E inutile.
    La condannerei a vita a fare la cassiera alla Coop, senza speranza di redenzione.
    Il Franco no, dai, lui almeno per vent'anni è stato quanto di meglio c'era in giro in Italia in un mare di merda.
    Poi sono opinioni, eh.

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  2. Capisco la tua opinione Massimo, ben argomentata per altro. La mia invece è una semplice e "superficiale" sensazione alla macchia, visto che non seguo Battiato per lungo, e quello che m'è entrato nelle orecchie è stato più un avanzo di cultura musicale pop alla quale ho sovrapposto un interesse abbastanza limitato.
    Dico però che mi pare che Battiato ci marcia un tantino troppo e questo si vede, sia nel personaggio, sia nella parte iperculturale che mi dà parecchio fastidio. L'ipercolto è una categoria intellettuale che un artista deve necessariamente sfilettare se non sgambettare nelle proprie opere, per mezzo di vari accorgimenti che sicuramente conosci benissimo, altrimenti si svagona nella pantomima saccente se non nel tronfio, nello sfoggio esibizionista. Che poi ci siano nel suo riportorio delle bellissime canzoni, accessibili e più calibrate non ci piove. Ma è proprio qui il punto: andrebbe rivalutato verso il basso, non verso il baratro capiamoci, ma declassato di qualche scalino. Tutto qui.

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