Le arti liberali non liberano niente
Una cosa che ho sempre odiato sono quelli che hanno delle passioni artistiche liberali, come quelle ragazze che fanno l'università grosse nelle facoltà di ingegneria, e poi dipingono le nature morte... per passatempo, perché le rilassa. E' un pessimo gusto borghese a guidare queste ragazzuole e invece loro pensando di dedicarsi ad arti liberali se ne fanno belle. Le famiglie dabbene iscrivono i loro pargoli nei conservatorii di musica per dargli da imparare uno strumento. La chitarra, il pianoforte, il violino. Così abbiamo mediconzoli di campagna che delle sere dopo cena sfoderano davanti agli amici le mani da pianisti, che puzzano ancora di bare (e sarebbe un gran bene se sapessero farne anche sul pianoforte, di bare) invece sfoderano solo i loro diplomi al conservatorio, sudati mentre sudavano tra i manichini anatomici e le aule ingessate... Le famiglie borghesi, lo trovo odioso, ci tengono mortalmente che i figli siano dei dipintori per passatempo, dei musicaioli per serate estive, per appuntamenti cenacolari. Vogliono che coltivino l'arte, privilegiando la via delle professioni.
A questo punto la piccola Marisa, che viveva solo per il canto tanto da esserne diventata zoppa e offesa ad alcune dita delle mani, e che viveva in un severissimo collegio di precettori ed insegnanti di musica, in un giorno di libera uscita dove era potuta tornare a casa dalla povera mamma e dal povero babbo che facevano i salti mortali per farla procedere in questa sua tirannia (non essendo stato allora ancora inventato Amici di Maria de Filippi), mentre stava riposando, arrivò a questa nostra ragazza artistica una visita da una sua amica che studiava ora per diventare una super tecnica della scienza, accompagnata dalla madre, una dottoressa di spedale, e quando si sedettero tutte e quattro al tavolo della cucina (ché s'era unita pure la madre di Marisa) uscì fuori parlando che la dottoressa disse che anche la figlia cantava a tempo perso con una maestra di canto che le dava le lezioni e che magari potevano fare già che c'erano un duetto al pianoforte ché lei dottoressa sapeva suonare perché aveva fatto il conservatorio da giovane. Marisa s'alzò, zappando colle gambe qualche passo, ansante di nervoso, ricurva nelle sue dita offese e piantò in asso la comitiva al punto di bere il caffè, senza dire una parola.
Il giorno dopo ripartì per le lezioni nel collegio. E non si videro più con quella coppia minima di mamma e figlia odiose.
A questo punto la piccola Marisa, che viveva solo per il canto tanto da esserne diventata zoppa e offesa ad alcune dita delle mani, e che viveva in un severissimo collegio di precettori ed insegnanti di musica, in un giorno di libera uscita dove era potuta tornare a casa dalla povera mamma e dal povero babbo che facevano i salti mortali per farla procedere in questa sua tirannia (non essendo stato allora ancora inventato Amici di Maria de Filippi), mentre stava riposando, arrivò a questa nostra ragazza artistica una visita da una sua amica che studiava ora per diventare una super tecnica della scienza, accompagnata dalla madre, una dottoressa di spedale, e quando si sedettero tutte e quattro al tavolo della cucina (ché s'era unita pure la madre di Marisa) uscì fuori parlando che la dottoressa disse che anche la figlia cantava a tempo perso con una maestra di canto che le dava le lezioni e che magari potevano fare già che c'erano un duetto al pianoforte ché lei dottoressa sapeva suonare perché aveva fatto il conservatorio da giovane. Marisa s'alzò, zappando colle gambe qualche passo, ansante di nervoso, ricurva nelle sue dita offese e piantò in asso la comitiva al punto di bere il caffè, senza dire una parola.
Il giorno dopo ripartì per le lezioni nel collegio. E non si videro più con quella coppia minima di mamma e figlia odiose.
ahah, questo è tremendo però: è il libro cuore! :P
RispondiEliminanon è vero: devo dire che ai tuoi periodi lunghi voglio proprio bene...
:)) vada per il libro cuore, sono molto legato al nome De Amicis (il nome, no il nume)...
Eliminaquesta poi è la storia di una povera che diventa aristocratica... mi sa che è peggio del libro Cuore
sai ripensavo al sottotesto del tuo pezzo e ora come ora ho idea che in realtà sia qualcosa che sta andando a perdersi 8forse sono ottimista io...); la domanda vera mi sembra riguardi invece l'estensione di cosa le arti liberali non possano\debbano salvare; non sarà una filiazione democratica dello stesso principio salvifico (ma ci vorrebbe un dilettante di storia delle idee o cose simili) quello che punta sulla politicità (a qualsiasi livello - e qui parlo anche di etica) dell'arte? voglio dire: e se l'arte non fosse davvero altro che questo ultimo passatempo (o sperpero di tempo)? cosa ne salveremmo: lo sperpero? (non contro il gesto della lettura o della scrittura quanto contro la costruzione di significato - quasliasi significato - sopra quelli che restano due gesti...dico parlando di oggi; in passato probabilmente non era così; in altre geografie probabilmente anche oggi non è così)
RispondiEliminabà, arte come sperpero di tempo mi sembra un risvolto romantico perlomeno in contrapposizione del tempo ottimizzato produttivo.
RispondiEliminaio non so che cosa resta dell'arte se non il fenomeno estetico che essa comporta. penso però che l'arte per farsi abbia bisogno di tempo e tempi, non credo sia sufficiente il tempo del passatempo, sicuramente riesce meglio a un dilettante che ad un professionista ma deve essere un dilettante a tempo pieno. i processi creativi non sono come quelli che da sempre ci spacciano, sul modello di L'attimo fuggente o della letteratura spontaneistica propagandata come corollario del self made man americano, attraverso i semini gettati dalla beat generation.
oggi non è tanto la politicità che mi disturba, quanto il modello dell'intellettuale di poche idee e di rapida formazione. il trattatelli politico di Machiavelli Il principe è un sermone sul governare, ma è scritto da un artista, e all'interno c'è arte.
a me nel raccontino premeva, anche ironicamente, mettere in rilievo alcune pochezze borghesi, come quella di trattare le arti come un fattore/motivo di decoro.
sì; l'ultimo punto yep... e capisco possa essere una risposta anche più ampia su "decoro" (come decorazione ecc. ecc.; e torniamo al tempo libero)
RispondiEliminala parte centrale: un risvolto romantico... bhè può darsi, anzi sono abbastanza certo di sì, che sia così; il nodo - il punto - però voleva essere più vicino a quel problema di riuscire sempre a calcolare la linea superata la quale non diventi una "forma trascendentale" del lavoro (passami la terminologia ti prego, che è peggio di qualsiasi richiamo deamicisiano possa esserci nel tuo pezzetto! :P) per operare poi da questo angolo prospettico la critica dei professionismi ecc. ecc.; accanto a passatempo mettevo sperpero di tempo per indicare non tanto una riduzione a un momento specifico o interstiziale del tempo già scandito di cui quindi il passatempo sarebbe il negativo quanto proprio una riduzione del tempo a qualcosa che è da passare e basta: intendendo il termine in maniera quasi letterale.
invece la parte sull'intellettuale ecc. penso che un po' possa descrivere il modo in cui mi comporto col tuo blog pur non essendo io un intellettuale, quindi forse basta da sè a dar ragione del resto che ho scritto prima e ora qui sopra; correggo solo che con politicità volevo dire più che altro di una dimensione "costruttiva" (anche etica) e allora rispetto a questa m'andrebbe bene forse anche la Beat generation (più che l'attimo fuggente; e poi Kerouac dicono passasse 8 ore al giorno alla scrivania!) non fosse che poi si fossilizza a sua volta in una posa... però c'è una dimensione impulsiva anche nel "nostro" italianissimo(?) Savinio - che anzi a me piace proprio in virtù di simile impulsività - e la domanda di fondo allora è: se ricercare una verità - qualsiasi dalla letteratura - che pure è quello che stiam facendo tutti e due qui credo non sia a sua volta un modo di ricadere nell'errore di considerarla qualcosa di essenziale
ho un po' paura ultimamente di tutto quanto si voglia dare per necessario - e credo d'averlo dimostrato anche nel commento all'altro tuo blog in cui parlavi della "legislazione celeste" (che orrore d'espresssione :S) affidata allo scrittore - ma forse è solo colpa di aver letto troppi "postmoderni..." ultimamente
ormai confido che tu riesca a tirar fuori quanto c'è di veramente pensato in un malloppo come questo che posto, scusa, ma in parte colpa tua che m'hai abituato bene in quanto a comprensione :P
L'essere impulsivi, o la scrittura di getto, la scrittura spontanea che dir si voglia non è in antitesi con quanto dico io sui processi creativi. Si deve certo scrivere, fare un'esecuzione, ma io non parlo di lavoro sul testo, rimaneggimento, limatura ecc quando dico processo creativo, parlo forse più di una attività mentale, che avviene nei momenti più disparati, coscienti o incoscienti, nell'osservazione, nel pensare, o studiando chi ha scritto prima di noi o assieme a noi, ecc e poi ovviamente scrivendo. E' una questione molto legata all'estetica ovviamente, quindi anche alla noia che quel che si legge produce. Evvia evvia.
RispondiEliminaA me sembra che Jack Kerouack sia un narratore abbastanza arrembante, ma sostanzialmente banale, sia come creatività narrativa che linguistica. Le sue idee poi sono quelle della generazione cui appartiene, e posso benissimo non interessarmene. Quel che voglio dire è che Kerouack (che pare registrasse su nastro le sue storie e poi le sbobinasse) si sarà mosso molto, ma fisicamente, mentalmente poco. Allora è inutile stare le ore sulle pagine, se la forma di perfezione (o imperfezione) a cui miri è inutile essa stessa. (almeno per come lo interpreto io, eh).
non ho invece capito perché ti dovresti ritrovare nei panni dell' intellettuale moderno, di poche idee e letture... mi pare il contrario.
sul tempo, credo che il tempo in accezione capitalistica è la forma di tempo che ci è imposta, non possiamo farne a meno. possiamo pensare il tempo in una dilatazione diversa, interiore, evvia discorrendo, ma il modus operandi e dominandi è quello. quindi il tempo nell'arte deve porsi secondo altre lancette. il tempo dell'artista invece non lo so come deve porsi, certo abbiamo noi italiani una letteratura piena di esempi (in realtà romanzati) di un inettitudine (propedeutica in certa qualità al fare artistico) che pesa... proprio in virtù della forma-tempo dominante, quella del fare capitale.
io non lo so, ma mi piacerebbe che mi pagassero per scrivere. anche biografie su misura, o su appuntamento, a libera richiesta. pare siano, le biografie, il pane letterario di domani. tutto è meglio di lavorare, si diceva na volta, no? quindi la scrittura non può essere un lavoro, semmai un hobby da dilettante che dura tutto il giorno... :D
no, quello credo d'averlo già capito... è solo che finchè me lo giochi sui toni dell'ossessione siamo d'accordo, se a volte - magari anche per errore mio d'interpretazione - mi sembra tu stia sostenendo uno di quei discorsi per cui e l'esperienza ecc. ecc. allora tiro fuori un po' di distanza; tutto molto semplice così. (per dire che c'è più di un autore il cui primo libro o i primi scarabocchi sono geniali, per quanto grezzi, e poi vedi il lavoro, li rovina)[tra l'altro son cose che non dovrei scrivere... cioè: non credo proprio d'aver da spiegarle, solo che c'è anche chi magari critica il lavoro in concreto ma non il lavoro come forma da dare all'esperienza - anche quando questa sia più libera; e trovo un po' a me avversi anche questi ultimi più "metaforici"... poi tu non mi pare rientri in nessun de due campi, ma a volte uno attacca a scrivere e insomma la mano va avanti per conto suo :P]
RispondiEliminano no ti concedo tutto su Kerouac, m'ha spallato in frettissima (e probabilmente son stati meglio i poeti beat che lui prosatore), però parlavo più rispetto la poetica che poi non gli esiti [tipo: una cosa del tutto diversa e di certo scrittore di maggior caratura: Sade, per cui penso si possa dire più o meno lo stesso di quel che dici, perchè è ripetitivo alla morte, anche per sua ossessione probabilmente, pure dal punto di vista della poetica credo abbia detto molto... anche se uno l'opera poi magari la legge un po' a scanner e basta!]
boh; non so: mi piace piangermi addosso, mi riconosco abbastanza nelle poche letture veloci poerchè molto mi viene da' bignami (e soprattutto mi mancano quasi tutti i classici...), ho un'idea dell'intellettuale comunque legata alla capacità di un pensiero analitico forte (e questo a me proprio non lo riconosco; anche per lo scriver di getto....) - scegli :P
ci incrociamo sempre sulle categorie :P: io mi riferivo al tempo biologico più che altro, prima che al modo in cui la società lo organizza, divide e altro: perciò dicevo uno sperpero (anche se poi non mi piace seguire bataille su tutta la linea, visto che penso che più o meno se proseguissi a parlare al riguardo sembrerebbe cammini sui suoi passi).
le biografie? gli hai già letti gli episodi dalla vita di Pushkin o di Tolstoi di Charms? son tipo biografie perfette :P le uniche comunque che salverei ecco...(o almeno cui vedo un futuro come modus scrivendi)
!