Tutti mi chiamano Alè

Se avessi un orto o un orticello, e non è detto che non lo abbia da qualche parte, potrei finalmente scaricare su quel campo e su quelle crepe di pietra le mie frustrazioni e impotenze menando la zappa con una forza in me latente, oppure potrei lasciare il campo correre e farlo languire incolto come un latifondo per secoli dei secoli e non ammodernarlo mai. Né fargli fare progressi scolastici. Potrei trattare il campicello come un'interiorità- e urinarci addosso per fare una pozza bagnata; un chiaro di luna me lo impedirebbe? macché. Molti sono persuasi che un orto possa essere equiparato ad un foglio di carta e una zappa alla piuma per scrivere. Arare un foglio. Scrivere un campo. Mettere le radici in un foglio, i fogli terrosi dei radicali. E' quello che fanno i lettero-scrittori d'oggi. 


Invece ieri sera sono andato al cinema, un cineforum come sempre, che dava un film, manco a dirlo, fuori serie, che si è terminato con un suicidio schiantato in cortile che m'aspettavo dal primo o secondo momento. Il cinema underground francese: tutto pieno di roba che scricchiola e graffiature di suono, dove uno che inala fumo tirando da un'estremità della sigaretta si orecchia meglio del nostro vicino che passa la lucidatrice sul piancìto. E' un cinema tutto giocato sul verso che fa il reale smusato, sui minuti balzelli della vita quotidiana, ma che marcia verso la consunzione: non è male, perché delle volte arriva qualcosa che sconvolge la fissitudine, sempre in peggio, che il determinismo aveva sovraccaricato d'ansie batticuori: sicché tutto è lordo e se qualcosa nello spazio prende a muoversi, il giocattolo si frantuma come accoltellato da una scure maniaca. 
Il problema, per me, è che questo tipo di cinematografia manca di atmosfera metafisica come dire, di quella freddezza postmoderna che ha fatto Rainer Werner Fassbinder uno dei più grandi mostri del cinema di tutti i tempi, anche in futuro; di Fassbinder si vede ormai poco in giro. Peccato. Berlin Alexanderplatz... Berlin... Alexanderplatz... (vallo a capire di che natura sono questi punti sospensivi...)... 

Commenti

  1. ma era un vecchio film di Polanski?
    di solito mi piacciono assai i film francesi, sia quelli vecchi un poco strani che le commedie più recenti, hanno un umorismo un po' particolare, uno spirito che mi si confà...
    ciao

    RispondiElimina
  2. Concordo in pieno su Rainer Fassbinder.
    C'ho tutto un cofanetto di DVD suo che ancora mi estasia, quando lo metto. L'anno delle tredici lune (meglio mille volte di Almodovar), Germania in Autunno, Perché il signor R è colto da follia improvvisa (questo poi mi fa sbellicare) e poi c'è Berlin Alexanderplaz ...
    Robe che non fanno nemmeno più la notte su Raitre. Robe meravigliose. Arte, insomma.

    RispondiElimina
  3. Cioè, volevo dire un anno con 13 lune ...
    COmunque, meglio di Almodovar

    RispondiElimina
  4. Massimo, ti dico solo che questo blog volevo chiamarlo "Perché il signor Dinamo Seligneri è colto da follia improvvisa?"... (il che non è detto che prima o poi non cambierà) però è scontato che una persona sana di mente come me sia colta da follia improvvisa, quindi ho desistito.
    Purtroppo Rainer non lo danno manco in quell'angolo lucifugo su raitre... dovrei rivedere Querelle di Brest con Franco Neri perché secondo me m'è sfuggito parecchio, Berlin Alexanderplatz ho visto gli episodi che sono riuscito a trovare... ma a me piacciono anche i primissimi: Vagabondo e Piccolo caos. Quello che m'ha convinto meno è Il matrimonio di Maria Braun, ma ne ho visti talmente tanti nel mio passato remoto che ora dovrei rinverdire la visione di qualcuno di questi... Almodovar a confronto è un nano, e non quelli magnetici di Herzog

    RispondiElimina
  5. Vedete che vi ci porto al cinema... A proposito di vecchi tedeschi a me piacette assai Ferdinando il duro di Kluge... Non so che effetto mi farebbe a rivederlo adesso... ma Fassbinder era proprio un fuoriclasse... in Italia uno così poteva essere Tonino de Bernardi, ma siamo un paese del cazzo.

    RispondiElimina
  6. Ferdinando il duro di Kluge non lo conosco. Ma posso velocemente rammendare.
    Su Fassbinder, penso, si possono sprecare solo complimenti.

    RispondiElimina

Posta un commento

Post più popolari del mese

Una risposta al signor M. che ci scrive da lontano per parlare di immagini elettorali, o forse con intenti morali assoluti

Le ragazze con il grilletto facile

I sogni non si raccontano a digiuno (ma in questo caso, si può)