Diario nulla estivo, 3




Oggi, saranno state le otto e un quarto del mattino, otto e dieci, ho visto Thomas Bernhard. Quello vero. Molto giovane, con una scopa in mano, spazzolava la cantina di un ristorante macrobiotico. Non fatevi strane idee su di me: la mattina non vado a fare colazione nei ristoranti di genere macrobiotico, né ci vado a pranzo e a cena (Gianni stai sereno). 
Ero lì per sbrigare una questione più o meno lavorativa del sempre più impalpabile babbo. Il proprietario del ristorante, un fissato di roba naturale e salutismi ecc, che non parla nemmeno al cellulare, preferendo il telefono fisso (mah), e ti fa dei cazziatoni cosmici se parli al cellulare durante i pasti nel suo ristorante, ristorante dove vigono leggi assai repressive della libertà personale (non si può parlare nemmeno a voce alta, presumo non si possa perciò neanche ridere), mentre mi accompagnava nel suo ufficio, il proprietario del macrobiotico, pallido pallido in volto e con un alito di medicinali, mi ha indicato Thomas Bernhard e ha detto pieno di orgoglio: lui è il nuovo apprendista. Thomas aveva un grembiule bianco, uno sguardo contento, una faccia da liceale che quella mattina invece di accompagnarsi con il figlio del vicesindaco al ginnasio della città verso la scuola della piccola borghesia (che come sapete non chiude mai, non c'è estate che tenga), si era accompagnato con il garzone verso il negozio di alimenti macrobiotici nella direzione opposta, quella della scuola della vita, senza più maestri (più o meno - ché poi, purché non si scada nel pericolosissimo epigonismo, avere avuto dei buoni (antichi?) maestri nella vita artistica può essere solo un bene), o comunque la scuola della cosiddetta "conoscenza diretta del mondo". Gli ho fatto un piccolo inchino come per dire bravo Tom e l'ho salutato con lo stesso frizzico di sguardo all'uscita, mentre guadagnavo con grande piacere la strada della migliore pasticceria fredda e calda della provincia a pochi passi da ristorante di generi macrobiotici (poi c'è chi si chiede ancora perché il ristorante dove lavora Thomas non ci va mai nessuno). 


***

Ieri, invece, al mare. 
Io e il caro amico Guido stavamo a fare il bagno. parla di questo, parla di quello, finiamo a parlar di fica... Che ci vuoi fare. Ma anche a malignare un po' su una tizia che amava molto fare all'amore ai tempi della nostra primitiva gioventù e che nel tempo è rimasta bella fisicamente ma abbastanza spiacevole di viso, affronte che prima era bella sia di fisico sia di viso. Nei nostri discorsi, insomma, ella per dir così, a poco a poco, sfioriva. 
Qui Guido mi dà la sua teoria, nient'affatto squallida. Dice che se una fa schifo dentro, e codesta fanciulla dentro faceva schifo abbastanza, non tanto per la facilità dell'amore che anzi sarebbe un premio all'interiorità se fatto come va fatto (cioè con infinito amore), quanto per altre cose che qui è illecito dire; Guido insomma sosteneva che ad un certo punto della nostra vita mortale, dai e dai, il dentro puzzolente esce fuori e sommerge pure il fuori. E sfiorisci. Pure fuori. Da dentro a fuori. Un'osmosi di bruttezza, se si può dire in italiano. 
Io non so se è vero che funziona così, ché le varianti sono tante. Ma potrebbe e questa lettura mi ha incuriosito assai, rallegrandomi per qualche ora, in ammollo nell'azzurro (si fa per dire) mare adriatico. Poi ho pensato che una teoria del genere, per quanto esornativa, una teoria del genere abbisogna che stai attento a come la dici, ché niente niente arriva uno pure un pischello scemo e ti dice vabbè ecco un altro boccio che scopre l'acqua calda, ché proprio quelli dell'acqua (minerale) c'hanno fatto la pubblicità 'belli dentro e belli fuori' con uno straccio di teoria così... non è che hai inventato chissà che. 
Capito mo come funziona 'sta storia antica degli enunciati? Che devi stare sempre attento. Ma parecchio attento... Essarò stato abbastanza attento io?... 

A proposito di pubblicità, io non la faccio mai, su questo blog poi... la riduco all'osso all'osso, quindi mo per una volta che ci provo, non mi venite a dire quello che non è. 
Voglio pertanto segnalare (no raccomandare: segnalare) un blog, un bel blog di quelli che garbano a noi (noi chi? noi plurale maleducatis), di una persona che mi sta accuore e che torna sui campi felici del web dopo qualche tempo: gli è una vecchia conoscenza. Io fossi in voi (ma anche in noi plurale...), tra una cedrata e un coccobello, tra un bagno nel mare e una briscola, ci farei un salto (un tuffo no perché come metafora fa abbastanza cacare). Il blog si chiama Prato di ora, sta all'indirizzo via accademiadellorto.blogspot.it
Il numero lo trovate da soli in un lampo. 

continua...

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