Ėjzenštejn o Fantozzi?

Rivoluzionario oclocratico russo-genovese prima di una meritoria standing ovation di 92 minuti
Io sto con Fantozzi (uno dei miei eroi,veramente) ma non col giudizio in sé su La corazzata Potëmkin che non l'ho mai vista né sentita, bensì sul fatto che gli aristocratici del minore non ponno rompere il cazzo! ché la qualità non si può imporre! e perché non può essere che è sempre la massa che deve far stare contenti e sollazzati i pochi minori, così se codesti pochi aristocratici di sopra (o di sotto) c'hanno voglia di godere di buona stima presso il pub blico, possono fare pari pari come ha fatto Paolo Villaggio che è un aristocratico del minore, è un grande attore (e la sua saga fantozziana immensa) ma faceva cinema di cassetta, ad industriam, come la saga del ragioniere Ugo Fantozzi da Genova dimostra. Ed oggi non disdegna, sempre Villaggio, perché no?, di andare in tv a dire cose anche abbastanza discutibili, e a cedere cammei che potrebbe non concedere... ma probabilmente lui ci si diverte, e fa bene.
Poi, oh, ognuno facesse quello che gli pare, però poi non ci lamentiamo se il prodotto interno lordo artistico (PILA) non è giustamente distribuito, è colpa dei produttori del PILA... (i PIRLA)... e non dei Fantozzi dei Filini e delle succulente signorine Silvani. 
   


visto che ci sono, si parla di Russia, (il bianco nulla dicono i Russi per riferirsi al Nulla), volevo salutare i miei amici della confederazione che ad oggi, da luglio, vengono a frotte nel mio blog, fino a toccare le 500 unità. Forse è sempre lo stesso che viene, quindi 1 unità, l'unità: del totalizzatore non mi fido mica. Ma quell'unità la voglio salutare, allora.


  







Commenti

  1. Grande Fantozzi, grande post.
    N.B.: Villaggio scrive "succolenta", con riferimento all'asserita - dal Mega-Direttore - (e tragicamente inveritiera) pinguedine della sua busta paga, sperimentando linguisticamente (o secondo una variante regionale, forse ligure?).

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  2. Penso sperimenti, perché Fantozzi è una grande riscrittura linguistica. come non poteva non essere, creando un mondo da una parodia feroce.

    grazie, Giorgio.

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  3. va bene tutto, ragazzi, ma forse è il caso di non esagerare col bastiancontrarismo a tutti i costi, il ridicolo è sempre in agguato

    credo di capire le intenzioni del post e le condivido in pieno, ma l'aut aut Ėjzenštejn/Fantozzi è francamente improponibile

    attenzione, perché lo scivo lamento da vittghenstain a vittinacrozza è più facile di quel che si pensi

    besos para todos

    Alì Ghieri

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  4. scusate, devo (s)cor reggere un re fuso

    trattasi di *vittighenstain* e non "vittghenstain" come erroneamente scritto

    è sempre Bene non con fondere le scuole filosoffiche, nevvèro

    Alì Ghieri

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  5. @Alì

    Il paragone si pone in sede, diciamo, filologica, per il secondo tragico fantozzi.
    Villaggio è un bell'esempio di artista che ha fatto grandi cose senza chiudersi per forza nella bara degli e cogli specialisti, e dei amici degli specialisti e degli altri nicchiaroli... (che poi io ho una schiera di scrittori, registi e attori di nicchia su cui mi sono formato e che rappresentano i miei riferimenti eh...).
    Poi, capiamoci, io mi riferisco comunque ad artisti che tengono conto anche del pubblico, non a gente come crozza o saviano o faletti che non fanno nulla d'artistico, nessuna ricerca niente.

    Bene non confondere le scuole filosoffiche, è vero.

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  6. Dinamo, quello che scrivi mi è/era (già) chiaro perché, quando posso, ti leggo e credo di aver capito come la pensi

    quello che con testo (vabbè, si fa per dire) è proprio l'importanza che, involontaria mente e di rif lesso, finisci per attribuire alle nullità (extra nineddoche massiniana, s'intende) di cui sopra

    sinceramente: ma chi se li caga? occupano il campo? dettano legge? ma sai Bene anche tu che non è quel campo, tanto meno quella legge, che possa interessarci

    Alì Ghieri

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  7. in topic, anche se non è sabato

    è fuori di dubbio che il villaggio, almeno per i primi caseggiati, ha il merito indelebile di aver creato una *maschera* che non ha niente da invidiare a quelle della tradizione; così come è indubbio (parlo sempre a t(r)itolo personale) che il primo film ha l'aura (se non tutta, buona parte) del capolavoro

    ma poi, morta lì: tutto il resto, vale a dire i quartieri che sono cresciuti negli anni, è parte integrante di quel campo e di quella legge dcs - che ha contribuito non poco ad alimentare

    Alì Ghieri

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  8. @ Ali Ghieri

    Proprio perché il ridicolo è sempre in agguato, sto con Fantozzi.
    Probabilmente ci starebbe anche Ėjzenštejn ...
    Anzi, più che stare in agguato il ridicolo sta in circolo ...
    Il difetto dei successivi Fantozzi è stato quello di puntare più sul ridicolo che sul tragico ...
    Ėjzenštejn è stato ridicolizzato proprio perché ha puntato tutto sul tragico ...
    A parte tutto La corazzata Potemkin è un capolavoro assoluto di cinematografia. Più moderno del moderno.

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  9. sul fatto del riflesso ai nulli, hai ragione. dovrei stare più attento. ma contro essi io non ho veramente nulla, se non qualche spino nella scarpa, ormai nel tempo sempre più indolore. credo che tutti noi abbiamo quegli spini nella scarpa, anche se non lo sappiamo. giacché quelli dcs oltre a fare versamenti di superficialità sulle nostre testolotte, ci negano altro. chi ha tempo, fortuna e spesso soldi anche quelli, se lo va a cercare altrove, gli altri s'accontentano. essere un privilegiato, in questo senso, mi dà fastidio esserlo. tutto qui.
    però, ti debbo dare (con) triste mente, perché effettivamente sbaglio io, ragione.

    cià

    sono d'accordo su quanto dici di Villaggio, in ispecie sulla maschera e la tradizione. mi hai piaciuto assai.

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  10. Volevo dire (sto 'mbriaco) Ėjzenštejn è stato ridicolizzato invece proprio perché ha puntato tutto sul tragico ... un tragico da cartolina esasperato dal muto ... ma Deleuze potrebbe dirlo molto meglio ...
    Comunque alla fine, l'unica cosa che conta è il su(l c) cesso ...

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    Risposte
    1. Massimo, Ėjzenštejn ha un unico, *piccolissimo* merito: ha *semplicemente* inventato, e perfezionato la gran parte, la macchina-cinema

      egli sta a quest'arte come Galilei sta alla scienza moderna

      Alì Ghieri

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    2. @ Alì

      Perfettamente d'accordo ... la contrapposizzione è semmai tra Fantozzi e Deleuze ... scherzo, per carità.

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  11. Dinamo, non sbagli niente, scrivi esattamente quello che pensi, senza retro pensieri - e questo, franca mente, non è poco

    e quando dici "ci negano altro", metti pure il dito nella (s)piega, ti/ci assegni un compito ben preciso, assoluta mente inutile e, proprio in ragione di ciò, necessario, ineludibile, vitale: cercare quanto ancora resiste, in quale che sia angolo periferico-sperduto-in ombra-occultato-negato, alle pratiche dell'omologazione e della decerebrazione indotta, e dargli spazio per quello che si può, fosse anche solo in un piccolissimo ricettacolo della mente

    ma ci vuole un coraggio grandissimo in tutto questo: parafrasando un filosofo totalmente inaffidabile, ci vuole il coraggio dell'inesistenza, un coraggio tanto più grande in ragione della grandezza delle inesistenze scoperte, scovate, trovate, liberate

    cià

    Alì Ghieri

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  12. Dinamo, il bastiancontrarismo, da un certo punto in poi, rischia di diventare puro conformismo... I meriti di Ėjzenštejn non si discutono (neache il coltissimo Villaggio penso li volesse discutere). Quello che voleva dire Villaggio/Fantozzi, probabilmente, è che il culto della personalità autoriale è una cagata pazzesca, sopra di tutto nel cinema, e sopra di tutto da parte degli ultimi arrivati (quelli che pensano di vincere le battaglie alzando la bandiera, come quella ultima con su scritto CULTURA BENE COMUNE, slogan stomachevole). Chi ha lavorato un po' nel cinema sa che è un'arte collettiva, dove alle invenzioni partecipano tutti, parrucchieri compresi.

    Per il resto trovo Fantozzi una maschera riuscita, ma lavorata male (so più o meno perché, ma ora non te lo dico). E trovo Villaggio un cinico che ha troppo spesso, o troppo presto, rinunciato a fare arte, a favore del fare danaro/successo. Non lo giudico, anche perché io ho fatto esattamente il contrario, errando, perché la giusta via sta nel mezzo, come ci insegnano tanti esempi di artisti di successo, magari di successo marginale, come Mario Schifano, Marco Ferreri, Carmelo Bene, Piero Ciampi, Sergio Endrigo, o come ci insegna uno ci piace a tutti come Bolano, che voleva fare il poeta e aborriva il romanzo... Bisogna fare con quello che c'è, Dinamo, perché più di quello che si può fare non si può fare... però bisogna farlo meglio che sappiamo, altrimenti sono guai.

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  13. @ Larry

    Tutti i nomi che hai citato di artisti di successo magari marginale (grandissimi tutti, peraltro), portavano avanti la loro marginalità in un periodo storico in cui la marginalità ... aveva successo. C'era, all'epoca, una grossa fetta di mercato anche per loro. A parte Ciampi, che si è bruciato per motivi suoi personali, gli altri erano di successo, eccome.
    C'erano molte più persone che potevano recepirli, in qualche modo.
    C'era molta meno omologazione, o meglio, c'era una certa qual diffusa omologazione della non omologazione.
    Altri tempi ...
    Ora viviamo in tempi molto più bui. Non c'è più una vera libertà di espressione, in primo luogo perché le masse stesse (orrendo mdodo di dire) sono cambiate.
    Non c'è più un borghese da epatér. Ci sono migliaia e migliaia di Fantozzi troppo abituati ormai a ridere di sé stessi. Si sentono giustificati.
    Anche ora esistono artisti marginali con un buon riscontro, ma sono marginali non perché criticano le istanze societarie, non perché scorticano i tabù, ma perché sono "di nicchia".
    Non sia mai che perdono il finaziamento del comune o della regione rompendo troppo i coglioni ...
    Se uno di noi volesse girare un film alla Marco Ferreri, adesso, non troverebbe un centesimo uno, da nessuno, per poterlo fare. Dovrebbe andare in Francia, come fece Ferreri, d'altra parte.
    E' vero che bisogna fare quello che c'è, ma quello che c'è è ben poco ...
    Bisogna dare fastidio ... epatér le cochon.
    Ma allora spariscono tutti. Non esisti più. Ti riciclano dopo morto, se va bene. Quando, appunto, non dai più fastidio a nessuno.
    Spiace a dirlo ma la stessa cosa è valsa anche per Bene. Le sue passeggiate dal Maurizio Costanzo, indicavano proprio quello.
    Il solo contro tutti, era una farsa. Lui parlava in gergo lacaniano, gli altri ridevano. CB certo sapeva che il culto della personalità autoriale è una cagata pazzesca ...
    Forse il suo era un esercizio di automortificazione. Ci sta pure, ma solo pochi eletti lo comprendono.
    Il fatto è che lui era da Costanzo perché non dava più VERAMENTE fastidio a nessuno. Altrimenti Costanzo non lo avrebbe invitato.
    Per il resto, essere marginali è abbastanza facile ... io, ad esempio, ci riesco benissimo.

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  14. Massimo i veri disgraziati sono quelli costretti o autocostretti al centro. Quelli che si sbracciano per arrivarci fanno abbastanza tenerezza. Fanno tenerezza anche quelli che aspirano al denaro pubblico, che aspirando aspirando si abituano al valore aspirazione, per niente salvifico, né progressivo: siamo passati dall'ispirazione all'aspirazione....

    Su Carmelo Bene - Costanzo, ho fatto un post in divenire che ti invito a commentare, quando avrai tempo.

    Ferreri i suoi primi decisivi film li produsse in maniera parecchio ambigua in Spagna (credo anche il grandissimo Sergio Leone)

    Piero Ciampi un po' è come dici tu, ma stava nei giri primari della musica leggera, era prodotto dalle majors, fu amico di tanti inarrivabili, compreso Aznavour (che pare abbia un giorno derubato opsite in casa sua). Scrisse anche una canzone inisipidissima che cantò Gigliola Cinquetti a Sanremo... http://www.youtube.com/watch?v=061Ds2AE-CE

    Insomma, Massimo, anche a te dico di stare attento alla centralità iconoclasta... potrebbe essere che lo spazio della marginalità è più conformista di quanto si creda...

    Io penso che nessuno, davvero nessuno, può impedirci di fare arte, specie quando è un fatto individuale come scrivere. Possono impedirci solo di frequentare il centro, quello che loro medesimi descrivono come centro, ma, ti assicuro, potrebbe anche essere che ci fanno un grosso favore, visto che stanno stretti e ammucchiati, come fanno i sacchi di monnezza a Napoli, attorno a fetenti cassonetti. Ci fanno il favore di lasciarci liberi... A non obbligarci ad aspirare alcunché. A meno che noi non si vada subito ad occupare il centro in qualche margine che a nostra volta ci affanniamo a descrivere...

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  15. @ Larry

    L'iconoclastìa ad ogni costo è stupida ... me ne rendo conto. Anche essere anticonformisti ad ogni costo non serve.
    Quello che serve è riuscire a respirare, ecco.
    Io non lo so nemmeno qual è il centro. Non conosco il mio di centro, figuriamoci il loro.
    Scrivere o fare arte, dovrebbe essere un atto di (s)conoscenza.
    Anche semplicemente mangiare, lo è.
    E comunque Ferreri è un grandissimo, forse uno dei più grandi.

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  16. "la giusta via sta nel mezzo, come ci insegnano tanti esempi di artisti di successo, magari di successo marginale, come Mario Schifano, Marco Ferreri, Carmelo Bene, Piero Ciampi, Sergio Endrigo, o come ci insegna uno ci piace a tutti come Bolano, che voleva fare il poeta e aborriva il romanzo"


    Larry, questo periodo da te scritto è il mio post.
    Nessuna nessuna intenzione di screditare l'arte di Ejzenstejn che, come ho scritto, non mi è per ora capitato di vedere (certo che provvederò, visto che ho visto tantissimi film russi, e li ho amati da Vertov a Tarkovskij).

    Il mio era un discorso diverso, che coll'essere bastiani contrari non ha nulla a che vedere. poi, sinceramente, io non mi pongo proprio il puntiglio di essere né originale né anticonformista. ovvio che non sono manco come mamma m'ha fatto. sarebbe chiedere, appunto, troppo.


    L'unica frizione è che ho, rispetto a te, una considerazione migliore di Villaggio.

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  17. Dinamo, non era chiarissimo che si fosse quasi totalmente d'accordo. Infatti te lo aveva fatto notare anche Ali...

    Villaggio, durante una conversazione per strada con un minoritario vero come Victor Cavallo, artisticamente a lui superiore, si espresse così, io presente: " dicono che potrei dare di più. Lo so, ma a chi? " C'è tanta disperazione, in questa sintesi, ma anche un po' di paraculaggine, favorevole al conto il banca... Lo sappiamo tutti che rinuncìare a coltivare la nostra arte ci favorirebbe rispetto al cosiddetto pubblico. Ma perché non lo facciamo? Del resto io dico che si deve anche un po' rinunciare a certi eccessi bohmiani, fare appunto quel che si può, non quel che si vuole. Ma fino a che punto?

    Detto questo, considero Paolo Villaggio una delle più belle intelligenze in circolazione, a tutt'oggi. Solo che poteva dare di più. Al sacro e a sé stesso.

    Ps: e poi chi garantisce che un Fantozzi più artistico non avrebbe avuto uguale successo commerciale, forse internazionale? Magari un Fantozzi diretto da un qualche Ėjzenštejn...

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  18. Larry, la prima frase del post è abbastanza chiara: "Io sto con Fantozzi (uno dei miei eroi,veramente) ma non col giudizio in sé su La corazzata Potëmkin".
    Poi, è ovvio che nell'essere così specificamente filologici e ingaggiando un duello Fantozzi-Potemkin, c'era un intento parodistico.

    per quanto concerne il discorso sulla via di mezzo, sulle nicchie e i troppo commerciali, sai che ti dico?, che io penso che nel riuscire a fare arte per più persone c'è maggiore soddisfazione. nient'altro. se faccio un libro che vende cento copie, 50 persone leggono effettivamente il libro, 25 lo portano a termine, 7-8 capiscono veramente la sua estetica, o non estetica ecc che gusto c'è? che gusto c'è ad essere praticamente autoreferenziali in assoluto? mica si vive da soli a sto mondo? oppure si tende ad aver piacere in previsione dell'eternità? sti cazzi. Borges, come sai, parlava di Oblio, come cessazione di tutto.

    inizio però a pensare che per come stanno le cose nel mondo, i lettori sono pochi, e anche sforzandosi di esser semplici e di facile consumo, ma complicati nel retrocucina, saranno sempre pochi a capire, e a leggere.

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