Diario nullo; qualche briciola d'amore e tanto altro ancora
Una volta ero a Roma, a Monteverde, credo. Monteverde
non è un quartiere bellissimo ma chissà perché stimola i ricordi e la gente si
apre alle confessioni (gli è quasi matematico).
Quel giorno un signore parente di un mio amico, che gli era nipote, mentre
stavamo aspettando qualcuno che ci venisse a prendere, che eravamo a casa sua a
bere un caffè, nel suo salotto borghese-romano, tra i legni e le porcellane, mi
confessò con grande nitore che lui sua moglie, ovvero la zia carnale del mio
amico, l'aveva sposata solo perché gli era morta la mamma; d'altronde veniva
dalla Basilicata e dopo la morte della madre era rimasto solo a Roma, aveva
bisogno di qualcuno che gli cucinasse e gli facesse le pulizie... "Mi
capitò Carla..." (la zia dell'...) "me la sposai".
E chiamatelo fesso.
Apprezzai molto la sua onestà e in fin dei conti pure
la sua concretezza d'altri tempi: tempi in cui una vacca morta valeva più di un
figliolo vivo (e non era mica colpa di nessuno).
Da quello che seppi in seguito, fu uomo di ferro, o
meglio quando si dice uomo "di legno". Un'estate durante il suo
fidanzamento, quantunque villeggiasse da lei al mare ospitato con una discreta
libertà di movimento, non approfittò mai delle lusinghe della futura e già
promessa sposa, né cascò nelle sue spigliate maglie seduttive, lasciate qua e
là per precorrere i tempi... o forse per verificare se dei tempi ci
sarebbero stati davvero.
Lo stimai perciò tipo pratico, orgoglioso, con nessuna
fretta addosso. Probabilmente un saggio uomo, ma nient'affatto un poeta.
Di solito le storie di gente che prima si incontra e
poi si innamora, o prima si innamora e poi si incontra (gli innamorati
dell'amore), o che fa tutto per sistemarsi la vita, non mi sono mai piaciute.
Sarà forse che quando ero più giovincello chiedevo ai miei genitori come si
erano conosciuti e mio padre che amava sempre imbellettare fino al ridicolo i
fatti mi diceva che lui camminava per strada, in un viale pieno di palme (mio
padre era un giocatore), mia madre guarda caso era finita sopra una di queste
palme (!), e lui cammina cammina di colpo bum se l'era trovata tra le braccia,
caduta dal cielo (vabbè dalla palma) e le aveva salvato la vita… lei per
gratitudine se ne innamorò ecc ecc. Certo ora con il punteruolo rosso una
storia del genere sarebbe proprio incredibile. Capite bene che cresciuto a certi
suoni e intendimenti, faticassi sin da subito a prender troppo sul serio le
cosiddette selve d'amore. Gli è pure colpa del temperamento poetico del signore
padre.
Ad ogni modo mi interessa allora di più sapere come
riescono a sopportarsi, come vivono, come fanno a 'durare' certi
matrimoni.
Ma in realtà, che vi devo dire, solitamente non me ne
frega niente nemmeno di questo.
So già che qualcuno, conoscendo i miei interessi, mi
obietterà che sì vabbè mò fai il duro, il distaccato, ma lo sappiamo che sapere
come Zeno Cosini scelse moglie ti interessa. Ti ha sempre interessato.
Sì, mi ha interessato, è vero, e nonostante io abbia
letto quel libro solo tre volte, l'ultima delle quali cinque anni fa, sono
sicuro che anche oggi quella storia mi darebbe un grande piacere. Ma Zeno
Cosini non era una persona qualunque e la sua scelta non fu una scelta
qualunque.
Così come non era uno qualunque Piero Ciampi che sposò una irlandese mi pare e poi la figlia di un generale che non lo poteva vedere (immaginate), le cui canzoni di Piero Ciampi sulla moglie, i figli e il lavoro sono di una bellezza e di un dolore scioccante, un dolore che delle volte non si regge. E qui c'è un grande poeta.
Sentite che cosa succede in Mia moglie:
ps: non c'entra niente ma non saprei dove altro scriverlo. La sera di qualche settimana fa, dopo un anno che me lo ripromettevo, ho finalmente cominciato l'Istituto per la regolazione degli orologi del turco Tanpinar. Avevo letto una trentina di pagine e non ci crederete, accendo la tv e tac, colpo di stato in Turchia.
Poi dicono la letteratura... Che faccio, lo riprendo o no?
Spero di non aver rovinato il momento poetico.
pps: comunque per soffrire ancora un altro po' e passare delle altre serate tristi, consiglio anche quest'altra canzone, di Morrisey. Molto bella anch'ella. The end of the line...