UN RACCONTO DEMODE ' COME QUESTO, IN UN MONDO SEMPRE PIU' GIOVANE, ANDRA' BENE?






So che sembra impossibile, invece è vero, sto passando delle giornate intere attaccato al telefono. La cosa che mi sconvolge non è tanto che sto attaccato al telefono delle ore, perché ci sto e va bene, ma la cosa buffa è che sto attaccato al fisso e non, per dire, al (telefono) cellulare. Oggi quando si dice che stai attaccato al telefono, ci si riferisce al telefonino, che lo dice la parola stessa è più piccolo.


Questa cosa della mia attuale comunicazione fissa, dovuta a dei fatti che non sto a dire perché non interessa a nessuno, mi sembra sia demode (accento sulla e '). Non solo, quando dico che parlo attaccato al fisso, dico la verità, in quanto il cordless mi si è scassato (colpa di qualche anziano abitatore della casa che lo fa cadere ripetutamente - appositamente? - , nonostante stia scritto in tutti i bugiardini di cordless che la plastica è ottima ma un uso continuato delle cadute potrebbe portare alla rottura del cordless medesimo).

Il fisso ha il vantaggio che mi lega le gambe, però. E qui vengo a spiegarmi. Io ho un vizio maledetto: quando parlo o ragiono (che poi vabbè dicono sia uguale... mbù!?) non posso esimermi dal camminare in lungo e in largo... mi è stato detto che è stranissimo vedermi al telefono (che è notoriamente la sede deputata al pensiero verbale), ovvero che mentre parlo al telefono, contemporaneamente, quasi senza accorgermene neanche, cammino con un passo finalizzato come uno che colla prescia addosso si appresta a mettersi il giaccone ed uscire... invece io fustigo continuamente questa loro attesa girando ripetutamente a vuoto. A fine chiamata, spessissimo, ho il mal di gambe. Mi è anche capitato di vedermela brutta, con le gambe in bambola per il troppo camminare. Ho macinato chilometri per colpa delle interurbane, specialmente durante i miei amori esotici.


Rimbaud mi fa il solletico.






Dice: e al fisso come va? Peggio, va. Mi sento una belva in gabbia. Ma penso pure che non c'è da lamentarsi, mettete un po' se fossi costretto a servirmi della cornetta dei telefoni pubblici a muro o peggiomisento se stessi attaccato una marea di ore alla cabina telefonica? La cabina telefonica, per me che cammino copioso mentre telefono, per me è una morte. Mi ricordo che un periodo feci la prova di andare in quegli internet point gestiti dai bengalesi che fanno chiamate internazionali come dio camanda, no a muzzo, o per finta come gli italiani quando si riuniscono comodamente da casa a chiamare i parenti nelle lontane Americhe. Un periodo pure io facevo le mie belle chiamate nell'internet point dentro delle cabinette bianche bengalesi che sembrano le urne per votare e senti le voci ai tuoi lati... in lingue che a saperle deve essere bellissimo. Si dice infatti che l'italiano sia bellissimo... mah, sarà... ma a me sentire i suoi arabi e indiani mi viene la pelle d'oca dalla bellezza dei suoni. Talvolta torno nelle cabine solo per sentire gli altri parlarmi ai lati, e io non telefono a nessuno. Poi vedo la fila e mi sento un egoista a tenere occupato un posto per senza niente, ed esco, pieno alle orecchie di voci.



Quindi per ora, sto al fisso di casa. Se mi staccano il telefono come minacciano da due telegrammi, andrebbe via anche il fisso e mi attaccherei, allora, alla casualità. Tornerei a fare la chiamate dai bengalesi oppure nei bar, con i telefoni quelli lenti lenti con la girella per i numeri e la forcella per appenderci l'apparecchio. Clipt.






Certamente, mi sò scordato a dire, ho il cellulare, no tacc però. E' un cellularino di quelli economici da quattro soldi, ché oggi i cellulari, diciamocelo, te li tirano dietro. Soprattutto quelli vecchia generation, con i tasti grandi e il display nero impenetrabile che sembrano i vetri delle autoblu tanto di moda... Come si chiamavano prima gli startakk?


Dice: allora perché i conoscenti non ti chiamano al cellulare, visto che ce l'hai, e ti chiamano al fisso? Primo perché avranno un abbonamento che gli garantisce un illimitato verso i fissi... quindi c'è convenienza, poi è successo anche che, in sostanza, sto decidendo se passare a Wind, quindi ho detto a tutti che sto sbarcando a Wind (anche se non ho ancora deciso) e che allora sono entrato con il mio cellulare e il tariffario in una zona di nessuno della telefonia mobile, dove non sono più né 3 né sono ancora definitivamente Wind. Non sono né carne né pesce, sono insalata. E' un lasso di tempo incerto. I miei contatti più prossimi sanno questa cosa e mi chiamano direttamente a casa, senza perdere tempo.


Ieri, ad una chiamata di due ore, non ho camminato affatto. Se avessi avuto il cellulare, avrei fatto cinque chilomentri buoni come minimo... in due ore hai voglia... pure di più. Dopo alcune chiamate lunghe e spossanti, mi capitava di mettermi al pc per sbrigare il mio lavoro e improvvisamente sbattevo la testa contro la scrivania perché mi ero addormentato di botto e poi m'ero svegliato di soprassalto ma spaventatissimo. Ehhh, dicevo... come cercando qualcosa attorno.






L'ultima trovata per parlare, che forse farà la pelle ai bengalesi ma speriamo di no, è skype. Skype t'ammazza tutto, se vuole. Assicurato. Questa è un'opinione generalizzata che sta avendo il riscontro in tanti c'è da dire. Io lo uso, però lo uso parco. Mi è capitato in queste ultime ore, dove sono bombardato di richieste di parlare, di intrattenere conversazioni via Skype con parenti venezolani (ma italiani) della mia compagna, che fanno anche i ballerini con tanto di scuola di ballo ecc. Ovviamente gli ho chiesto di Chavez Ugo e che ne dicevano loro di questo evento funereo. Loro, vattelappesca perché, mi rispondono che si sentono in colpa per la morte di Chavez... e pensare che sono pure una famiglia di artisti ballerini e tutto. Ma questa risposta non è sfuggita alla loro figliola più piccola, che è 'na uaglionaccia alla fine, che forse è per l'opposizione, visto che l'è passato un lampo negli occhi e infatti dopo quel lampo azzurro (che io su Skype l'ho visto fluttuare, rendetevi conto voi della tecnologia) la tipa ha sfoderato una battuta avvelenatissima dicendo che mbè, sì, in effetti c'avevano ragione a sentirsi in colpa, d'altronde gli italiani all'estero erano sempre stati un cancro per tutti... al che la madre ha cominciato a urlare ija de puta ija de puta muovendosi convulsamente per tirarle i capelli cortissimi... e l'ha scacciata.


La linea skype allora s'è oscurata e io sono scappato in bagno.






Comunque, tutto questo ambaradan di racconto per dire alla fine della fiera che il mezzo di comunicazione più bello e demode ' di tutti sono i sogni dove i vivi parlano coi morti, dove ci danno i numeri del lotto per pagare le cambiali e dove si avverte un'armonia e un ludibrio e una emozione che nei mezzi ormai tradizionali per comunicare, ce li sogniamo noi, veramente.












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