Comproro
Un uomo sopraffatto dalle piaghe epistolari e da pressanti pagherò, entrò sul far del mattino in un negozio di quelli che chiamano i comproro.
L'uomo non era affatto uno sprovveduto o un ingenuo, anzi, sapeva diverse cose sulla vita ed era solito dire bianco e soffice quello che aveva in mente, spesso anche con insospettabile energia - non sdegnando di prendersi spess'e volentieri l'ultima parola, la cosiddetta ragione dei fessi.
Aveva nel tempo della sua lunga miseria capito che la sinistra moltiplicazione dei comproro - uno addirittura, gli era stato riferito, dentro l'autogrill all'altezza di Ancona - e la scomparsa degli orefici o delle brave sarte, era un reumatismo della società, un dolente proiettile non estratto, lasciato ossidare nel corpo della popolazione... Tra l'altro l'uomo notava che in giro non c'era più spazzacamini né quasi più focolari e la cosa lo addolorava troppo troppo perché il suo babbo era uno spazzacamino, forse l'ultimo spazzacamino della provincia...
Il padre era uno spazzacamino che gli era uscito un figlio pittore... nel senso di artista, diciamo, e non di imbianchino come impropriamente nel centro-sud diciamo noi.
Delle volte l'uomo, sull'orlo del collasso sociale, stringeva il pugno e dentro al pugno stringeva un pegno, un altro ninnolo da ipotecare a stretto giro di poesia, e diceva "dovremmo reagire!" poi sprofondando nel tavolinetto dove s'era appoggiato, blaterava un "ma come! come!" quasi sul bordo di una piscinetta di quelle gonfiabili, riempita di lacrime.
Questo gesto simbolico e d'antica fierezza gli passava sulla coscienza facendogli una pulizia come un tergicristallo sul vetro, o una garza asciutta sul cuore... e per qualche tempo si chetava, disinfettato.
Era sempre in ansia, per colpa dei soldi. Aveva pensato pure di mettersi a lavorare... E per colmo di linguaggio, a fare l'imbianchino, si sarebbe messo.
Il fatto è che erano cinque anni che non pittava, i galleristi erano scappati alcuni fatti morti proprio (lavorativamente parlando), non faceva una mostra non se lo ricordava più da quanto... la cintura dei contatti s'era allentata... era in una fase che iniziava a pensare che pure se avesse dipinto nuovi quadri nessuno glieli avrebbe esposti, che non ne avrebbe venduto nessuno... anche il suo stile così antiquo, a chi poteva interessare più? un figurativo mortificato dagli anni... eppoi a chi interessavano ancora gli spazzacamini, le case di campagna, i cani da caccia? a chi gli fregava più del sottoproletariato di provincia? ma poi, chiaramente detto, del sottoproletariato in generale a chi cazzo è mai fregato 'na minchia?
A turbare la vita del signor pintore in esame c'era vieppiù perfino la sua piaga epistolare, un amor mordente per una bambinetta candida e diafana che se aveva raggiunto la maggiore età faceva prova e che pur vivendo in un sito marino non andava mai alla spiaggia né a prendere un po' di colorito, un po' di salubre abbronzatura, secondo quanto credono con piedi di ferro i vecchi del posto... Poteva avere sedici anni sì e no, sta signorinella.
Si sentivano epistolari da qualche mese, dopo che lui s'era sfacciatamente fatto avanti in un party, una festicciola da giardino, dove erano stati invitati lui e la moglie, una donna, la moglie, con una famiglia molto numerosa e delle gambe ancora ancora passabili, ma sopradittutto una buona riserva di roba da portare al monte dei pegni.
La bambinetta di sedici anni aveva mostrato, c'è da dire, una predisposizione davvero notevole alle cose dell'amore, ed in più occasioni i suoi sguardi adolescenti s'erano levati in aria come caccia bombardieri coi missili puntati sopra gli occhi puntuti e le labbra tabagiste e glauche dell'uomo pittore... il fitto scambio di questi disegni carnali aveva prodotto nella mente dell'uomo una sacca di desiderio, una pancia di piacere immaginario che la sera della festa, coi palloncini e le risate sguaiate, l'avevano prima fatto vacillare dal desiderio, poi gli avevan dato il coraggio per una più audace dichiarazione.
Presa la ragazzina da parte in un momento propizio le aveva chiesto le cose più futili, la scuola, la famiglia, i progetti per l'università... per poi prenderle la mano e lasciarle cadere dentro un bigliettino dove aveva scritto qualche complimento, come un corteggiatore di qualche secolo fa.
La ragazzina lesse e rise come ridono solitamente loro, e prendendogli la mano lo condusse con cura e circospezione, confondendosi nel bailamme festifero, al primo piano della casa. Qui, nell'incredulità dell'uomo, che se non era anzianuccio poco ci mancava, si consumò un bacio strano e antiquo, una cosa a stampo, una pressione di labbra, niente più, sicuramente, che repertorio di pessimo teatro...
E la ragazzina scappò via, sdrucciola e amabile come un biscotto...
Nel corso di quei pochi mesi, la relazione ebbe degli andirivieni difficoltosi come nei rozzi balli di campagna. La loro relazione non aveva niente di sessualmente consumato, quasi nulla del carnale inizialmente promesso, era un dialogo a distanza, uno studio magnetico, il brindisi tra due bicchieri di cristallo le cui gocce di spumante non cambiano stallo. Anche se si vedevano, non c'era tatto.
Finché non si videro quasi più, e il loro amore si trasformò in una piaga epistolare, che consisteva in una confessione a tutt'andare fatta di messaggi e messaggini, che arrivavano in ogni mentre e in ogni dove, per email, o per missiva, per sms, o per fotogramma, tutto fuorché un rapporto fisico, di carne.
Le regole, ovviamente, le aveva messe la ragazzina che ogni tanto colla sua lingua biforcuta, per sfottere l'uomo, gli sventolava sul testone la spada di Damocle di una denuncia per pederastia, e peggio pure, con tutte le incriminanti, tra cui lo stupro barbarico. Un gioco di sadismo della ragazza dentro cui l'uomo a poco a poco finì per deprimere e custodire anche lui qualche soddisfazione... una trafittura di paura che lo ringalluzziva perché che valeva farsela con una minorenne se non si fosse stati in suo perenne gioco, e in gioco alla legge, come se finire in ceppi non fosse nulla a paragone di quell'amore così mordente e cinico?
Si sentiva in balia della ragazza, se ne compiaceva perfino, si sentiva il padre confessore di una donnicciuola di pochi anni che lo trattava come un pupazzo e gli si apriva a delle confidenze sciocche e banali alle quali il pittore rispondeva con altrettanto regredito pensiero.
L'uomo aveva anche pensato di appaltare quest'amore ad una serie di quadri di sapore amatorio... forse questo era uno dei motivi di tanta presa: l'impresa artistica... un amore anagraficamente sbilenco, quadro numero uno intitolato la Sbilancia.
La moglie non poteva immaginare che il marito avesse una tresca (infinitamente più complessa del suo matrimonio) con una cugina sua di secondo o terzo grado... La moglie era una che si baloccava col sì e col no, senza mai affondare davvero la lama di un pensiero o almeno portarlo per sbaglio a termine. Non diciamo a bersaglio.
Da questo punto di vista, l'uomo aveva la sicurezza di essere lo sposo di una cieca e di una buffona, il che era un'assicurazione veramente sulla vita.
Vabbè certo delle volte pure lei sentendo tutti quegli squilli e messaggi arrivare gli chiedeva acida se il telefono gli era diventato 'na centralina... ma più di quello se ne fregava di chiedere...
In quanto a tresche, non era mica mai stato uno stinco di santo. Certo non era arrivato mai a fare le mattità d'amore che aveva fatto un suo amico di nome Roberto, un grande giardiniere, che era stato pionieristico nel lasciare moglie e figli per ammogliarsi con una donna più giovane di lui... la cosa più simpatica della storia era come Roberto giustificava alla moglie le assenze di un giorno o due per i convegni d'amore con quest'altra donna. Roberto diceva alla moglie che andava in trasferta a seguire la squadra del paese... poi però quando la moglie al ritorno a casa gli chiedeva il colore delle magliette perché giocando fuori cambiano, e gli chiedeva come avevano giocato, Roberto si impappinava sempre.
Ecco, insomma, lui come Roberto non voleva mica ridursi, in quanto a stile semmai, e non ad esito, ché tanto non gli importava granché né della sua nomea né della salute della mogliera.
Il giorno che l'uomo entrò sul far del mattino nel comproro e disse al comproro che gli soppesava la mercanzia che loro come categoria i comproro si devono mettere la maschera! perché sono dei ladruncoli profittatori delle altrui disgrazie... quel giorno fu il giorno che aveva deciso di dare in pegno alcuni bei preziosi e gioielli della comunione dei figli, che oramai loro non mettevano né ci pensavano più figuriamoci, e con quei soldi comprare un vestito come si deve alla sua ragazza, forse creandosi così una scusa per vederla di nuovo per davvero, dopo tante frasette fatte da baci perugina...
Il vestito fu costretto ad andarlo a comprare fuori paese, magari in un grande centro commerciale, magari in uno spaccio dalla parte di su...
L'uomo allora finì per arrampicarsi colla macchina fino a Roma comprandole il vestito in una bella boutique espansiva del centro di Roma, un vestitino perfetto per lei... e così le scrisse col cuore sanguinante in mano per vedersi, ché aveva una cosarella per lei... e intanto che aspettava una qualsiasi risposta incatenato davanti alla visione di quel grande affresco che è Piazza Navona... intanto che aspettava l'ennesimo messaggino sul telefono, annusava la stoffa e guardava la chiesa... e, poi, tremava di continuo.
Splendido!
RispondiEliminaUna rarità poetica.
"piscinetta di quelle gonfiabili, riempita di lacrime" è davvero un'immagine bellissima.
Poi però ci devi raccontare come va a finire, eh.
Grazie Biancaneve.
RispondiEliminaPer il finale mi piacerebbe (da fantiano) poterti rispondere come il "nostro" Fante rispose a Buk in merito alla conclusione di Chiedi alla polvere.... mi pare che Camilla Lopez alla fine era lesbica... così gli disse, Fante, o così (forse) lo burlò, a Bukowski...
Ma io tutta quella classe me la sogno col binocolo... infatti tra tutti i finali non scritti, quello raccontato a Bukowski, di Chiedi alla polvere, è sicuramente il più bello, il più fantiano di tutti i fanali... ed è ancora più bello che non l'abbia scritto...
Io non saprei come va a finire la storiella tra il pittore e la bambina.
Purtroppo, scritto o no, ho una certa avversione per i finali, ne avevamo già parlato da te, ricordi? poi sinceramente manco lo so come finisce, nel senso che io racconto tutto quello che (non) so... di più di quello che (non) so, essendo possibile, mi annoia :))
ps: mi sa che presto faccio un post sulla saga dei Molise... che non capisco per che cavolo di motivo nessuno dice sia migliore di quella del Bandini... mah!? io con sti critici letterari non ci capisco più niente
ciao Bianca
ah sì sì, concordo, la saga dei Molise è senz'altro superiore a quelle del Bandini (fatta eccezione per Chiedi alla polvere, ovviamente).
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