J. L. Borges e la letteratura impegnata



Ho tentato, non so con quale fortuna, di comporre dei racconti lineari. Non oso affermare che siano semplici; non c'è sulla terra una sola pagina, una sola parola, che lo sia, poiché tutte quante postulano l'universo, il cui più noto attributo è la complessità. Soltanto, voglio chiarire che non sono, né sono mai stato, ciò che in altri tempi si chiamava un favolista o un predicatore di parabole e oggi uno scrittore impegnato. Non aspiro ad essere Esopo. I miei racconti, come quelli delle Mille e una notte, vogliono distrarre o commuovere, non persuadere. Questa intenzione non significa che io mi richiuda, secondo l'immagine salomonica, in una torre d'avorio. Le mie opinioni in materia politica sono abbastanza note; mi sono iscritto al partito conservatore, il che è una forma di scetticismo, e nessuno mi ha mai chiamato comunista, nazionalista, antisemita, partigiano di questo bandito o di quel tiranno. Credo che un giorno meriteremo che non ci siano governi. Non ho mai nascosto le mie opinioni, nemmeno negli anni difficili; ma neppure ho permesso mai che esse interferissero nella mia attività letteraria, fuorché una volta, spinto dall'esaltazione della Guerra dei Sei Giorni. L'esercizio della letteratura è misterioso; ciò che noi opiniamo è effimero, e io sceglierei la tesi platonica della Musa piuttosto che quella di Poe, il quale ragionò, o finse di ragionare, che la stesura di una poesia è un'operazione dell'intelligenza. Non finisce di meravigliarmi il fatto che i classici professassero una tesi romantica, e un poeta romantico, una tesi classica...           


(J. L. Borges,  dalla sua prefazione alla raccolta di racconti Il manoscritto di Brodie)


Commenti

  1. tranne per il povero Esopo... sarà anche vera la morale, ecc. ecc.; ma se l'etica proposta si confonde ogni due per tre e tutti ci ricordiamo più gli animaletti che la morale, vuol dire che così forte non doveva essere neppure in principio...! (e anche il pudore che si nasconde nel deretano, o comunque fosse, sì)

    RispondiElimina
  2. apri un bel discorso, che si potrebbe estendere oltre Esopo. ma l'intento di Borges qui mi sembra assai ben delineato ed è quello di mettere metri tra i suoi racconti e i racconti con un fine morale, "messaggero", di ricette e precetti che chiamiamo Favole.
    Non credo però che si possa accomunare, questo no, una certa letteratura come quella di Esopo, o le favole in genere, con la letteratura impegnata di oggi o dell'altro ieri. sono contrario insomma a questo ago che Borges usa per infilzare e cucire generi che hanno articolazioni troppo diverse. al di là di Esopo, credo.

    RispondiElimina
  3. sì, sì, era far le pulci... in realtà in camera credo d'aver l'idolo di B. ch'ancora occhieggia da sotto il letto (magari insieme al suo sodale Bioy, che magari ci si scorda e invece... quando favano le cose a tre, con la Silvina a mezzo, mi han sempre colpito forse anche più degli specchi affannati, le monete perse e le tigri tristi); mi sembra molto più bello il seguito della tua nota: questa sulla funzione della morale - perchè par me neppure un libro Orribile come quello compilato dal Tesauro con la sola morale delle favole e neppure più lo svolgimento, l'episodio narrato, sarebbe schiacciabile sopra l'attualità (in tutti i sensi) dell'impegno...

    il bello di Borges è anche la sua confusione :P (voglio di': è questo suo atteggiamento "selvaggio" anche quando azzarda teologie, metafisiche, storie dell'eternità; 'trimenti sarebbe stato un ulteriore erudito... che nulla di male sia chiaro, sarebbe tra i miei sogni rimane' sepolto tra la polvere!, però non c'avrebbe dato quella constatazione chiaro della finzione della letteratura... che ha figliato e figliato bene nella storia delle idee recenti)

    (a margine: il buon Petrov ha fiato per più di 60 minuti?, e almeno qualche trisavolo italianizzabile?)

    RispondiElimina
  4. era un gran "teppista" pure lui, certo, molto più guerrigliero del salottiero Calvino. in questo pezzo è bastante avvelenato e guarda in faccia a nessuno, altrimenti non avrebbe tracciato in un rigo la storia della letteratura impegnata. la letteratura impegnata è una invenzione moderna e lì va incastonata. il fatto interessante è che questa letteratura, seppur moderna, non fa solo schifo esteticamente, ma pare proprio avere contenuti da letteratura commissionata, da letteratura cortigiana (che poi la letteratura cortigiana quando la fanno i big è stata la grande letteratura latina-italiana).

    Petrov ci servirebbe, perché lui gioca ala-terzino di sinistra. giocherebbe al posto di Giaccherini che non essendo mancino rientra sempre sul destro... poi Petrov vede spesso la porta.
    il problema è l'attacco cmq.
    Petrov potrebbe venire nella nostra nazione in qualsiasi momento, essendo che lui è bizantino... un escamotaggge lo si trova, un nonno che ha sposato n'italiana si trova sempre...

    RispondiElimina
  5. In realtà il "buon" vecchio Borges è stato un sostenitore del governo Videla, in Argentina, responsabile di un discreto numero di morti, torturati, nonché dell'impoverimento del paese negli anni settanta ...
    come condannarlo? Si sa che è meglio una pagina stampata delle grida di dolore dei poveracci ... tanto quelle mica si sentono.
    Ci credo che nessuno l'ha mai chiamato comunista, nazionalista, antisemita ... era sempre magicamente dalla parte giusta ... e poi quando si diventa monumenti di cul-tura, vecchi e ciechi, chi ti dice più nulla?
    Meglio discutere di Coleridge ... si limitano a non darti il premio Nobel ...
    Io direi che tra il finto piagnone Saviano e l'indifferente sovra-umano e sovra-letterario Borges, un pizzico di umanità nel mezzo si può anche auspicare. Se non in letteratura per lo meno nelle proprie azioni pubbliche.

    RispondiElimina
  6. Massimo, se c'è una cosa che mi pare di aver capito è che purtroppo la gente nella cultura non ha alcun ruolo reale, né in scena, né, tantomeno, ha vero posto in platea... equivale a dire che ne è completamente tagliata fuori e tutto ciò che avviene si fa a sua insaputa. dal canto suo, la gente si becca gli scarti e i derivati secondari di questo indotto, visto che è troppo lontana dalle fonti, ed è aliena dai processi artistici.
    quindi credo che è molto difficile chiedere al destro Borges di essere altro da quello che è stato. e da quello che ha scritto, che resta cmq una pietra miliare della letteratura contemporanea, a prescindere dalle sue idee politiche. o dalla sua umanità.

    RispondiElimina
  7. Putroppo no, Dinamo. Borges era, se non intimo, comunque vicino a Videla e sapeva quello che più o meno il tipo combinava ... semplicemente non lo riteneva importante. Da quando ho saputo questa cosa, ho smesso di leggere Borges ... non ha senso mettere insieme belle frasi a fronte di gente che muore davvero, mentre tu sostieni chi le ammazza ... la realtà (qualunque cosa sia) reclama i suoi diritti sulla letteratura ... so che è stupido, ma oltre certi livelli il disgusto mi impedisce di fruire di certe opere cul-turali, pur se importanti.

    RispondiElimina
  8. Massimo, quando parlavo delle fonti non mi riferivo a Borges, ma alla gente comune. è lì il nodo della questione.
    Borges faceva parte, socialmente e culturalmente, ad un altro mondo rispetto alla gente comune, e quando scriveva non credo si ponesse molto il problema di tali divisioni, né delle questioni del potere. questo è quello che evinco dalle opere sue che ho letto, dalla sua letteratura disimpegnata...
    quindi mi pare difficile chiedere a uno scrittore così di scrivere per un pubblico il più largo possibile, né tantomeno fare lo smascheratore di intrighi di palazzo.

    sul fatto umano con Videla, non conosco bene la vicenda ma certo non è un punto a favore della sua biografia.
    la sua opera però resta quella che è. e quella conta. ti immagini se scoprissero che Dante era pedofilo? o un serial killer? lo declasseremmo da padre a pedofilo della lingua italiana?

    ps: Massimo non prendermi per cinico, capisco quello che vuoi dire, ma in termini artistici sai bene che conta poco.

    RispondiElimina
  9. la questione è inteeressante, ma il punto credo sia nella legittimità o meno di distinguere la persona vivente dall'autore letterario... e per me la questione si pone poco: a meno d'essere dei biografi accaniti ( :non voglio far suonare quest'ultima come un'accusa contro massimo o il tuo modo di lettura, dico solo che molto spesso leggiamo a prescindere dalla reale biografia di un autore), si dovrebbe riconoscere credo che la prosa è luogo di fantasmi, e ogni narrativa una ghost-story da cui non si esclude il narratore; vale a dire che parlare del buon Borges è parlare del suo fantasma (e non contro la sua volontà credo): e il vantaggio\lo svantaggio dei morti è di essere perennemente in balia de' vivi (che il vuoto ereditato poi estiranno al meglio e al peggio di quel che sanno fare...)

    forse m'è fuggita troppo di mano l'allegoria, probabile; spero che la risposta suoni comprensibile e non troppo retorica. (l'aspetto paradossale della questione che - borgesianamente? - quanto racconti va tanto più a favore della tesi dello s-pregiato borges: il parlare contro l'impegno... a meno che tu non sottintenda la presenza d'un impegno assolutorio nel suo disimpegno - ma penso che lo descrivi bene con il termine "indifferente" e in tal senso non credo facesse di ragionamenti politici simili)

    RispondiElimina
  10. Dinamo, la mia è una presa di posizione personale ... Borges è troppo vicino nel tempo per permettermi di restare distaccato. Parlando di Dante, per quello che si sa della sua biografia era quello che si definisce uomo tutto d'un pezzo. Dubito assai che l'ipocrisia di certi intellettuali vicini al potente di turno gli sarebbe riuscita gradita.
    Un Thomas Bernahrd per molto meno ha mandato a fare in culo il proprio paese natio ... non è in discussione l'opera ... ma certo il tipo d'uomo caratterizza l'opera ...

    RispondiElimina
  11. @ Anonimo
    impegnata
    Capisco cosa vuoi dire. Dal punto di vista che fra pochi decenni saremo tutti morti, niente ha molta importanza. A me interessa poco la letteratura impegnata, ma provo abbastanza fastidio per la pretesa aristocrazia della cultura, che può permettersi di sbadigliare di fronte ai peones torturati ...
    dentro salotti ben tenuti e con un personale beneducato.
    La sua indifferenza (di Borges) è ripugnante in quel senso.
    Nessuno ha mai preteso da B. o da chicche e ssia letteratura impegnata.

    RispondiElimina
  12. sì, capisco (penso) anch'io il tuo punto... semplicemente ho un'idea della lettueratura più "pragmatica" per certi aspetti e meno per altri: se tu non m'avessi raccontato la vicenda di B. , io l'avrei colta dalla sua scrittura? non credo; e nemmeno l'indifferenza di cui parlavamo: forse come possibilità, ma non certo come il tono "dominante" di racconti o poesie... forse l'avrei potuta scorgere solo nella predilezione per il momento metafisico della rivolta (secondo lo schem atratteggiato da Camus): contro il tempo e la realtà e la morte... però si sarebbe sempre trattato di una lettura a ritroso del testo...

    cioè, questo per dire: non è che, anche se magari ho riutilizzato il termine "impegnata", volessi infilarvi dentro l'idea di percepire le tue critiche come quelle di una qualche visione "puritana" della letteratura; erò non so, adesso potresti forse accusarmi di leggere in una maniera troppo "postmoderna" (per usare un po' d'etichette a caso!)

    RispondiElimina
  13. La scelta di Massimo è legittima, ci mancherebbe, visto che è libero di fare ciò che vuole, ma la nostra chiacchierata diventerebbe più interessante se traslocassimo definitivamente tutta la discussione nell'opera di Borges, e la smettessimo di girovagare per il cimitero dei suoi peccati.
    Mi accorgo io lettore che leggo le romanze di Borges che l'autore è stato il fiancheggiatore di un governo ladro e assassino?
    L'anonimo "allegorico" :) dice di no. ed è difficile dargli torto. Ma io mi chiedo un'altra cosa, e lo faccio per capire, senza alcuna pretesa di fare un canone o una dichiarazione né di fare polemica o difendere una corrente o l'altra, io chiedo questo, fermo restando che per me ogni artista deve essere libero di fare ciò che gli pare. la domanda è questa: la letteratura per la letteratura, la letteratura completamente nuda da impegno civile, etico, sociale postula o no a livello politico una specie di conservatorismo elitario? il disimpegno nell'arte, " l'oblio civile" è o no (inconsapevolmente) una maniera per disoccuparsi, delegare il potere ad altri meglio piazzati? insomma mi verrebbe da dire che la letteratura disimpegnata è in qualche misura contraria alla partecipazione attiva che richiede il sistema democratico. è una sorta di diserzione (perseguita credo dal nostro ordinamento giuridico, in caso di guerra certo).

    L'ho messa estrema, lo capisco, anche perché io non ho alcuna simpatia per gli scrittori impegnati. e so bene che forse tesi non dissimili da queste hanno portato a considerare la letteratura di (che ne so?, Tolkien) una lett di destra.
    Ma un seguace di Borges come Bolano, uno che è nato cresciuto e vissuto in povertà tutta la vita, uno che sicuramente non è uno scrittore impegnato, ma ha messo al centro della sua scrittura i poveri, che fossero autori, poeti o lavapiatti, che fossero puttane o lui istesimo, e che seppure grande amante del gioco in letteratura, ha cosparso di denunce velate o meno velate i suoi romanzi, non è forse un bell'esempio di come possa essere "impegnata" (o meglio dire Etica) la letteratura disimpegnata? senza per altro risultare politicamente reazionario, anzi, tenendo in piedi in un balzello solo e facendo progredire sia il discorso letterario-estetico sia quello in qualche misura "civile". pochi autori, credo io, sanno fare sintesi del genere.

    RispondiElimina
  14. Bolano, seguace di Borges, si sarebbe comportato diversamente da lui ... anzi, lo ha fatto.
    In ogni caso, vorrei chiarire che non mi sogno nemmeno lontanamente di negare il valore di Borges letterato.
    Quando mi avvicino a lui, vedo un sacerdote della parola scritta: come tutti i sacerdoti,però, nel loro intimo celano peccati di omissione.

    RispondiElimina
  15. Caro Dimano, purtroppo siamo persone vere in un contesto reale. Quello che facciamo o non facciamo ha conseguenze.
    L'arte per l'arte va benissimo: ma l'artista (anzi, ogni uomo) deve sempre scegliere se essere complice di un assassinio o no. L'artista, non necessariamente la sua opera.
    Mi viene in mente Beckett: non trovi traccia di "impegno" nella sua produzione. Eppure lui ha preso parte alla Resistenza, ha fatto quello che riteneva giusto, ha corso i suoi rischi. Finita la guerra ha ripreso a fare quello che faceva senza che l'episodio guerresco interferisse con il resto. Questo, secondo me, è l'esempio più chiaro. Percorri la tua strada di artista, ma se c'è bisogno ti tiri su le maniche e partecipi. Con i tuoi modi e tempi. Anche se nel cuore non hai alcuna fiducia nell'umano. Anche se pensi che tutto sia già scritto.

    RispondiElimina
  16. @ Anonimo

    Non ho una viione puritana della letteratura, né di qualsivoglia altra faccenda umana: siamo quello che siamo. Si tratta di semplice empatia.
    Il punto di Borges è il distacco dello studioso dalle cose umane: la presa di coscienza che tutto è gioco effimero, catalogo, specchio, mappa o labirinto. I favolosi cataloghi di Borges segnano il suo approccio al mondo. Va benissimo. Ma se non ti tremano i polsi sapendo che chi ti porta in palma di mano come il più grande letterato del paese è un feroce assassino, vuol dire che per te i cataloghi sono più importanti del dolore della carne degli umani a te contemporanei.
    Questo è un tipico atteggiamento elitario e protofascista e io non lo posso condividere, ma condannare.

    RispondiElimina
  17. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  18. Massimo, per quello che ne so io, colpito come te dalla strana amicizia di Borges con Videla (ma non fu un'amicizia... fu solo che Videla ospitò Borges a pranzo, non so quante volte, in quanto Borges era il maggior scrittore argentino), la cosa fu un po' più complessa rispetto a come la descrivi tu, in maniera abbastanza massima(o)lista (io sono massina(o)lista...). Borges era un conservatore, così si definiva. Lo era del tutto legittimamente, a mio parere, come lo furono tanti grandi della letteratura, e come lo sono tanti grandi di ora (a partire da Vargas Loosa e Houllebecq). Notoriamente non leggeva i giornali e non si occupava di attualità. Vale anche la pena ricordare che proveniva da una famiglia di militari, ciò che attenua un po' lo sdegno che sia io che te provammo alla notizia del sostegno alla giunta di Videla (e ahimè a quella di Pinochet...). Ma le cose, pare, cambiarono presto, non appena Borges venne a sapere delle sparizioni e delle torture, contro le quali prese posizione inequivocabile, non so dire se tempestivamente o tardivamente.

    Su Bernhard, che anche io conosco abbastanza bene, sei sicuro che da conservatore cattolico quale era, per non dire reazionario, non avrebbe almeno in un primo momento appoggiato un eventuale golpe militare in Austria?

    Su Beckett: cambierebbe qualcosa nella sua opera se non fosse conosciuto l'episodio resistenziale? Del resto, l'episodio del quale mai si vantò e mai trattò, non appare anche a te abbastanza ambiguo, dato che forse fu costretto alla clandestinità in quanto avrebbe dovuto far ritorno in patria? Boh, non se ne sa abbastanza...

    Infine tu, non sei amante di Céline e di Benn?

    RispondiElimina
  19. Qui stiamo parlando dei cavoli a merenda ... se è per questo adoro anche Albert Caraco, razzista, misantropo e ultranichilista ...
    Ma non per questo diverrei amico di chi affonda barchette cariche di negretti affamati. Neanche se dal punto di vista teorico posso capire sia l'indifferenza che il razzismo.
    Diciamo che quello che non perdono a Borges è proprio la sua quintessenza Borg(h)es(e) ... che, come ho già scritto, è quella che tratta con sufficienza i peones ...
    E' una questione personale. Essendo io un peone. Mi viene l'orticaria. Non è in discussione l'opera qui. Non lo è mai stata.
    Se essere massimalista significa pensare che dietro le opere ci sono le persone (fisiche) e che nessuna opera d'arte vale la sofferenza della più umile e stupida creatura ... va bene, allora sono massimalista. Non sono un sostenitore della sacralità della vita, concetto che è sempre molto più confuso di quello che sembra, ma mi ripugna l'indifferenza alla sofferenza.

    Céline e Benn hanno pagato il conto sulla loro pelle. Questo li rende umani e tragici ... ancora di più Caraco ... Borges è Borges ... quello che si salva sempre ... al riparo della cul-tura.

    Bernhard conservatore cattolico e reazionario?
    Bah ...
    Sul conservatorismo degli scrittori da Dostoevskij in poi ci sarebbe molto da dire: è più che altro un frutto della disillusione nei confronti dell'umana natura. Qui non si tratta di conservatorismo o progressismo, ma di empatia.
    Io rispetto anche chi teorizza lo sterminio dell'umanità ... ma deve essere pronto a pagare il prezzo delle proprie idee.
    A me della letteratura "impegnata" politicamente non frega nulla. L'unico impegno è quello con la propria esistenza ... in questo sono assolutamente celiniano. "Bisogna mettere la pelle (o le palle) sul tavolo", diceva.
    Se questo è massimalismo, sì, sono massimalista.

    RispondiElimina
  20. @Massimo:

    "Il punto di Borges è il distacco dello studioso dalle cose umane: la presa di coscienza che tutto è gioco effimero, catalogo, specchio, mappa o labirinto. I favolosi cataloghi di Borges segnano il suo approccio al mondo" --> ora ci capiamo di più (credo), nel senso: ora mi indichi cosa nell'opera porta avanti il valore sacerdotale della letteratura a scapito delle sofferenze reali ecc.; cioè: apparente dalla sua letteratura e senza conoscerne le notizie biografiche...

    a 'sto punto però diventa una questione di "sensibilià" o di letture, penso - perchè per me pur essendoci chiaramente tutto quello che dici, non c'è poi questa cieca rassegnazione: c'è negatività assoluta di fronte la volontà (di certo), ma c'è anche una dimensione di malinconia fondante (quel pezzetto, per esepio, di Museo in cui recita qualcosa tipo "tra tutti gli uomini che sono stato non sono mai stato quello che" ecc.) che non è coì pacificante... e lo è meno, epr dire, e per girare un po' intorno a 'sto dialogo, di quanto non lo sia l'ultima letteratura di Calvino, a meno per come la ricordo (e prescindendo dalle fiabe itliane che è stupendo);
    l'accusa più giusta che gli fai (che gli si possa fare) credo sia quella d'aver apputno sempre visto la negatività prima nella natura delle cose che nella loro storicità, nei fatti; ch'è un atteggiamento indubbiamente (borghese?) reazionario, però non mi sembra sia la chiave con cui scardinare tutto il suo atteggiamento o tutto quello che dice...

    anche se poi la differenza principale penso l'abbia enunciata molto bene tu: "L'artista, non necessariamente la sua opera."; ecco, io propendo per l'opera, nel senso che l'artista quando lo vedo me ne sembra una funzione o poco più; almeno, fin tanto che è morto (!) - e questo per il punto che un po' portava Dinamo su Bolano: una lettura dell'opera di Borges non deve necessariamente finire nel vivere la vita come la viveva lui...

    @Dinamo:
    penso che Massimo t'abbia trovato bene i punti\i temi di Borges che fanno del suo disimpegno una sorta di "elitarismo consevatore"; però a me par anche che, più in generale, a livello di letteratura in blocco, la richiesta di disimpegno sia in fondo soltanto il difendere la libertà della letteratura di essere il luogo dell'ambiguità e dell'ambivalenza: dove non è che manchi la costruzione di un'immaginario, ma, trattandosi appunto di un'immaginario, è sempre compito del lettore rigiocarne\intepretarne gli elementi in senso etico: cioè passare dal potenziale all'atto... e qui può succedere (quasi) qualsiasi cosa

    grazie, per l'"allegorico", è proprio bello :P

    RispondiElimina
  21. @Anonimo "Allegorico"
    Sono ben d'accordo col tuo discorso sulla libertà, la mia era solo una estrema provocazione, un'eccessiva lettura da sociologo.
    Io avevo usato anche una parola, un tantino chiave, "diserzione" che può voler anche dire "libertà di disertare" infatti io mi titolai quasi un anno fa sul profilo "schivo e menefreghista quanto basta per disertare"... che poi non è nemmeno vero che io sia così, non proprio direi,ma è bello lasciarsi la porta socchiusa, se non a me almeno a ciò che scrivo.

    Ricorderei di passaggio che Pirandello si appuntò la tessera del Partito Fascista, o fu costretto ad appuntarsela per non perdere il treno degli appoggi che contano; così come è difficile trovare un personaggio tanto torbido come Malaparte... (e la lista sarebbe lunga)... io direi che le opere non hanno alcuna colpa se i loro padri sono stati dei pocodibuono, o anche dei tantodimale. Le opere sono un'altra cosa.

    RispondiElimina
  22. Ammetto che la mia è una idiosincrasia legata più a un atteggiamento umano che all'opera. E l'unico modo di boicottare un atteggiamento che mi è odioso, è ignorare l'opera. Ammetto che è stupido, ma ognuno ha i suoi capricci. Devo dire che poi mi concedo molte eccezioni, anche riguardo Borges.
    Se l'opera è più importante dell'autore, paradossalmente è più importante anche del fruitore. Qui si entra nel regno dell'inumano.
    A questo punto in onore di Borges,è meglio che l'umanità sparisca e rimangano solo immense biblioteche planetarie arredate con specchi opposti. Figure arcane scivolano lungo i corridoi cercando di afferrare brandelli del mistero universale. Non sarà rimasta neanche l'eco delle urla dei dannati.
    Chissà, forse è meglio così.

    RispondiElimina
  23. @Dinamo: il "senso" della mia nuova risposta era solo di rimarcare come mi pareva Massimo l'avesse finalmente messa giusta nel discorso: l'"elitarismo conservatore" se esiste non può essere una struttura della poetica dell'autore (come lo sono invece l'impegno, il disimpegno, il disertare...); semplicemente perchè la poetica è ancora il luogo dei proclama, del rapporto tra la figura pubblica dell'autore e quel che va facendo... e questa magari è 'na cosa interessante pei vivi o pei morti cooptati a un discorso storico, ma meno chiarisce dell'opera, credo... invece Massimo appuntava bene il fatto che sono un certo tipo di idee e di temi che ci fanno venire il dubbio leggendo Borges che il suo sia un'"elitarismo conservatore", ma il "suo" in questo caso vuol dire proprio: della sua opera; anche se poi comè ho risposto a lui, credo che una lettura che si conentra solo tu tali temi e ne esclude altri perda un po' proprio la dimensione dell'ambiguità e ambivalenza che rivendicavo con te... non so son sempre più convinto che la letteratura sia un'aporia: il modo di ragionare di gente che non sa ragionare (e molto più ineteressanmte per questo! e magari potessi mi metterei anch'io nel conto :P)... il problema di una lettura che faccio così, ciò che mi si può più facilmente rimproverare penso sia, che pensarla così è un po' sostanziare in un'opera quell che invece sono solo strumenti del concetto o di una presa di posizione, detto da chi creda che la letteraturaabbia di queste cose (!)

    ma non so, mi sembra di ripetermi, o d'andar fuori tiro... e 'sì difficile dire qualsiasi cosa!

    RispondiElimina
  24. @Massimo: forse quelle che tiri sono davvero le conseguenze estreme del modo in cui ho incanalato il mio ragionamento non saprei che dirti... però così a pelle, come prima cosa, mi vien da risponderti che è tutto un rapporto col tempo, con l'idea di un tempo presente: e il presente dell'opera per lo scrittore è probabilmente la morte (che così sembra di tornare a fare i preti, ma più terra terra nel senso che è quanto si perde di sè, volontariamente si stacca da sè e si conceda alla lettura altrui, all'interpretazione altrui, all'essere scritto e non più pensiero in movimento... almeno meno in movimento), per il lettore invece penso sia proprio il contrario... accostandoci poi la constatazione che una volta nata l'opera del suo autore non ha più bisogno, ma di lettori, per continuare a vivere, sì (!) - e mi scuso per la etafora organicista :P

    (l'inumano poi è un tema su cui non credo saprei dire niente, è troppo ampio... volevo solo aggiungere che fosse così, non ci siamo dentro da ieri: gia Ortega scriveva sull'inumanità delle avanguardie...?)

    RispondiElimina
  25. Beh, comunque 'sto thread ha un bello spessore. Grazie a Dinamo che tira sempre fuori cose stuzzichevoli ...
    Credo anch'io che la letteratura sia un'aporia, come la vita stessa.
    Nell'inumano, è vero, ci siamo dentro da un pezzo ... però, per la maggior parte delle volte ci lascia stare. Se ci agguanta, non c'è opera che ci possa salvare.
    Diceva Ernesto Sabato che compito della letteratura è svegliare l'uomo che va verso il patibolo. Sperando che (ma questo lo aggiungo io) svegliandosi, possa rovesciare la carretta e fuggire.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E grazie anche all'anonimo i cui commenti sono pieni di spunti molto interessanti ...
      Borges E' inumano, in fondo ...in questo sta anche il suo fascino.

      Elimina
  26. http://kaizenology.wordpress.com/2011/07/26/borges-specchi-labirinti-tigri-e-dittatori-1-di-x/

    L'articolo linkato spiega abbastanza bene come si svolsero i fatti.

    Massimo, il massimalista era riferito al fatto che interpreti i fatti in maniera secca. Sembri ignorare che il conservatore Borges fece pubbliche dichiarazioni contro il regime di Videla, firmò petizioni ecc, prima della caduta del regime. I maligni dissero che era perché voleva prendere il nobel...

    Non sottovaluterei nemmeno il fatto che il pranzo galeotto, al quale partecipò anche Ernesto Sabato, ebbe luogo nel 1976, lo stesso anno del golpe che destituì la populista Isabelita Peron (odiata da tutti gli intellettuali): Borges aveva 77 anni, età raggiunta la quale essere un po' rincoglioniti era anche più facile di oggi...

    Dài, Massimo, Céline ha scritto delle cose contro gli ebrei da meritare disprezzo eterno, nel senso che dici te. A meno di non condividere il suo profondo e per me disprezzabile antisemitismo.

    Più peones di me, Massimo, non c'è nessuno. Tuttavia anch'io odio i peones, almeno quelli che ne fanno un punto di vanto, e non una condizione con cui convivere autoironicamente, e non una condizione sociale ed esistenziale magari superabile, socialmente o psicologicamente (ma la seconda, per una persona intelligente, è più auspicabile della prima). Insomma, io la penso così: bisogna essere peones aristocratici.

    A proposito di aristocratici, Bernhard, lo sai bene, era cattolico. Che fosse conservatore, e forse reazionario - in effetti, più reazionario che conservatore - lo deduco dalla lettura dei suoi testi, dai quali traspare chiaramente il disprezzo per ogni forma di impegno, culturale, politico e soprattutto sociale. E poi, di nuovo, mi sa che nessuno come lui ha odiato i peones...

    Ma continuiamo il gioco. Sei sicuro che l'ingegner Gadda (già iscritto al Partito Nazionale Fascista dal 1921...) non avrebbe accolto positivamente un golpe militare, durante i turbolenti anni a cavallo tra sessanta e settanta? Non era anche lui un gran borghese, uno che temeva tanto per i suoi risparmi, un conservatore liberale, che oggi si direbbe liberaldemocratico e che si sarebbe riconosciuto nella Merkel piuttosto che in Monti?

    E con l'aristocratico quanti mai Carmelo Bene, con l'inumano CB come la mettiamo? Del resto inumano non vuol dire disumano, come scrisse bene un altro aristocratico anti peones come Antonio Delfini, definendosi appunto inumano.

    Vabbè, caro Massimo, inutile accapigliarsi tra noi. Resto convinto che ognuno di noi nella vita ha fatto delle cazzate, e che in ogni caso, nel caso degli artisti (quelli veri), il dato biografico c'entri nulla con la cosiddetta opera, che in quanto tale dev'essere estranea al suo autore quanto al suo lettore.

    Larry Massino

    RispondiElimina
  27. Massimo, senza i buoni clienti quali siete questa botteguccia non sarebbe così sfiziosa... e mi sa che stavolta (e non è la prima) la discussione l'hai animata tu in primis.
    la questione è molto interessante, si cerca di capire qualcosa... purtroppo il problema delle fonti ce l'abbiamo tutti, ma è bello trovarsi tra gente che sa usare un po' di sano scetticismo.

    RispondiElimina
  28. @ Larry

    Sull'inumano non ho nulla da eccepire, anzi, a volte neanche sul disumano ...
    La differenza tra Borges e Céline e altri l'ho già evidenziata.
    Sul famoso antisemitismo di Céline e suoi suoi pamphlet ci sarebbe da discutere ore e ore e non c'ho nessuna voglia, con 'sto caldo ...

    Non c'è nessun vanto a essere peone e quanto a essere un peone aristocratico ... ci puoi riuscire finché non ti pignorano la casa o non ti ficcano una canna di pistola in bocca, mentre nei salotti buoni discutono di versi alessandrini. Peone aristocrarico è l'ennesima finzione borghese. Nulla di male di per sé nell'essere borghesi, ma è una definizione che crea confusione.

    Carmelo Bene ci giocava molto con questa storia dell'inumano. In un periodo in cui i peones (appunto) neanche si potevano immaginare Derrida, Deleuze, Lacan e compagnia cantante, lui poteva giocare con questi concetti e sembrare un genio pazzo. Non che non lo fosse, ma lo era per altri motivi che questi giochini semantici. Comunque nessun problema per me. Era uno con cui potevi eventualmente scatenare una rissa. Botte da orbi tra inumani. Peccato che quando andava da Costanzo era già bolso e stanco. L'avrei visto volentieri prendere a pedate nel culo Giovdano Bvuno Guevvi ...

    Per me l'adesione o meno al partito fascista di un ex qualcuno non conta nulla. Il 900 è stato talmente pieno di morti ammazzati per questioni ideologiche, che dovunque ti schieravi facevi l'en plein ...
    Sono tutte cose passate, irrimediabilmente.
    In cosa Gadda si sarebbe riconosciuto è questione che lascio a un eventuale racconto su un universo parallelo. Un vecchio omosessuale rancoroso e misantropo poteva prenderla da qualunque verso. Magari avrebbe aupicato invece in maniera netta il ritorno alla lira proclamando "Italiani! Io vi esorto alle istorie!"
    D'altra parte il romanzo è il prodotto borghese par excellence, per cui romanzi scritti per i carpentieri forse circolavano solo in unione sovietica.

    Di Bernhard conosco le frecciate al vetriolo sulla Chiesa Cattolica, di cui Estinzione è pieno, ma non solo quel romanzo.
    Lui auspicava un'esistenza cattolica nel senso di una rasserenante illusione auto indotta. C'è una tale dose di nichilismo in B. che vederlo cattolico praticante mi riesce difficile. La sua disillusione sulla razza umana è pressoché totale, anche se tutta la sua narrativa è centrata sulle strategie di sopravvivenza dell'individuo in un mondo assolutamente assurdo.
    In genere poi, queste strategie falliscono ... in modo ridicolo e tragico insieme.

    Tutti noi nella vita abbiamo fatto e faremo presumubilmente cazzate, ma io mi rifiuto di vedere nei cosiddetti artisti qualcosa di speciale. In genere anzi, per dirla alla Bernhard, sono persone abominevoli quanto le loro opere ...
    PS In questo periodo sto (ri)leggendo Antichi Maestri.

    RispondiElimina
  29. Massimo, che Bernhard non fosse un ortodosso, nemmeno come cattolico, non ci sono dubbi. Però sono certo di ricordare che da qualche parte confessò di andare regolarmente alla messa (come Joyce). Questa dichiarazione, del resto, la conosci bene anche tu: " E proprio questa è la cosa più bella. Un'esistenza cattolica. Auguro a ogni uomo la religione e tutto quel che è collegato ad essa, perché è una cosa magnifica. È come mangiare una minestra densa ".

    Se darmi del borghese ti fa sentire bene, dammi pure del borghese. Ma su Céline c'è poco da discutere: scrisse vergognose pagine contro gli appartenenti a una religione, anche se in seguito affermò di non avere nulla contro gli ebrei. Insomma, fu anche un uomo di merda. Ciò che, secondo me, non toglie nulla ai suoi romanzi e alla sua abilità di scrittore, uno dei più grandi di tutti i tempi, né alla sua pietà di medico condotto verso gli ammalati, che, a quanto sembra, curava gratis. In ogni caso, questo credo mi differenzi da te, mi sono sempre limitato a leggere gli scritti, di chiunque, mentre tu (non sei il solo) pari non accontentarti, anzi ti comporti come se la lettura di un testo fosse una sorta di patente per entrare nell'animo del suo autore in quanto essere vivente. Invece io mi limito all'empatia coi testi, e credo che i testi, le opere d'arte in genere, sono l'ultimo posto dove andare a cercare l'empatia con gli uomini. Può essere che mi sbagli...

    Ps: Antichi Maestri è anche il mio preferito, ma ancora una volta ti dico di valutare il fatto che Bernhard, come persona, era assai meno radicale dei suoi personaggi; infatti veniva regolarmente prodotto dai teatri primari, lavorava con attori primari ecc (anche Carmelo Bene, i cui organizzatori, quelli che fanno il bello e il cattivo tempo nella carriera di un artista teatrale, erano socialisti maneggioni - nell'epoca del peggior craxismo - se non massoni; infatti le piazze dove più trovò accoglienza furono i teatri della Toscana e dell'Emilia, guarda caso regioni a forte densità massonica, specie in ambito culturale, dove le logge controllano, o almeno influenzano, praticamente tutti i teatri pubblici)

    Larry Massino

    RispondiElimina
  30. Non è mia intenzione dare del borghese a nessuno: in ogni caso non sarebbe nemmeno un'offesa.
    Se dovessi pensare che un testo è solo una cosa staccata dal suo autore, smetterei di leggere. Tornerei a Dylan Dog, Zagor, ecc, ecc. Nemmeno questa sarebbe una cosa grave.
    Non che identifichi totalmente autore e opera, sarebbe stupido. Ma se non c'è anima, se non c'è vita e morte, è solo un giochino: allora non ne ho bisogno, mi trastullo in un altro modo.
    La musica può, anzi è, nella maggior parte dei casi, staccata dal suo autore: attinge a regni diversi. La parola scritta no, anche se quello che riporta è distante dalla biografia dell'autore.
    Non sto parlando di coerenza di vita, non so nemmeno esattamente cosa possa significare una roba del genere e non mi interessa. Chi però fa arte usano la parola attinge alla sua propria vita, inevitabilmente.
    Non ho mai pensato a Bernhard come a un rivoluzionario, per cui sapere che andava a messa tutte le domeniche non mi sposta nulla. Uno che riesce con una certa abilità a speculare sul mattone e comprarsi varie case, non mi pare proprio sia un fautore della vita bohemien. Nei suoi romanzi non c'è proprio traccia di un discorso politico di cambiamento sociale. Se cercassi qualcosa del genere non leggerei Bernhard. E comunque può anche darsi che un giorno smetta di leggere Bernhard, o qualunque altra cosa ... Anzi, presto o tardi finirà così. Non leggerò più nulla. Per ora vado avanti, finché trovo stimolante farlo. Io non mi fisso su nessuno e meno che mai mitizzo qualcuno.

    (continua)

    RispondiElimina
  31. ... (prosegue) Su Céline il discorso è diverso. Credo che uomini di merda siano stati tutti quelli che l'hanno condannato a capocchia. Tra cui certa oscena sinistra francese, Sartre in testa. In lui casomai si può trovare una tendenza autolesionista che faceva sì che non si tenesse dall'esprimere cose che non si possono dire, pena l'ostracismo universale.
    Io mi sono letto da cima a fondo tutti i cosiddetti pamphlet antisemiti e in essi NON CE' la benché minima traccia di odio razziale, né incitamento allo sterminio, bensì, un'analisi accorata dei fattori che potevano portarre alla prossima carneficina mondiale, cosa che è puntualmente avvenuta.
    Il massacro del titolo del pamphlet si rifersce non al massacro degli ebrei, ma esattamente all'opposto, il massacro operato dal potere (considerato da Céline, dati alla mano, quasi completamente ebraico) nei confronti dei poveri stronzi europei.
    Bisogna anche aggiungere che Céline aveva diversi amici ebrei. Lui stesso distingueva nettamente in ebrei normali e ebrei ricchi. Casomai Cèline era più ingenuamente classista che altro.
    Durante la guerra Céline non ha mai denunciato qualcuno di razza ebraica per farlo deportare nei campi. Mai.
    Quindi uomo di merda non direi proprio ... uomini di merda sono quelli che gli hanno distrutto la vita ... con la complicità del suo carattere masochista.
    Leggiti La scuola dei cadaveri o Bagattelle per un massacro o Bei drappi. Se l'hai già fatto è strano che tu dica che ci sono pagine vergognose contro gli appartenenti a una religione.
    Quello che Céline affermava (piuttosto ingenuamente,per altro) era opinione corrente all'epoca.
    Qui entriamo nel nodo più schifoso del 900: cosa è stato veramente il nazifascismo, l'antisemitismo, il comunismo staliniano, l'equilibirio di forze internazionali di allora e le varie propagande dell'una e dell'altra parte. Questo nodo schifoso condiziona ancora a tal punto il nostro immaginario che non so proprio quando si potrà cominciare a essere oggettivi su queste questioni.
    Proprio in questi giorni è morto a quasi cento anni il filosofo Roger Garaudy, definito stronzo negazionista vecchio babbione e uomo di merda per avere osato scrivere un libro intitolato I miti fondatori dello Stato di Israele ... I nervi sono troppo scoperti ancora, e il potere in gioco è troppo grande perché si possa discutere "serenamente" di cosa fu il 900. Ma ci si arriverà, prima o poi, alla faccia di destra, sinistra e compagnia cantando.
    Quindi il povero Céline più che uomo di merda è stato vittima di sé stesso e della storia. In questo Borges era molto più furbo, cioè borghese. Facile far finta di nulla e poi firmare petizioni, sapendo che nessuno ti viene a prendere a casa e ti gonfia di botte...

    Bene faceva "bene" a prenderli per il culo e a fare quello che voleva. Spiega molto bene le sue ragioni da Costanzo. Ma sono cose un po' noiose, in fondo.

    RispondiElimina
  32. Massimo, in qualche modo comprendo la tua furia iconoclasta, ma come fai a non tener conto che Borges, quando si svolsero i fatti, era cieco e quasi ottantenne?

    Su Céline vittima di sé stesso e della storia, che vuol'egli dire? Scrisse cose inequivocabili contro gli ebrei, secondo me per puro risentimento, per via dei suoi rapporti con la Società delle Nazioni, verosimilmente guidata da ebrei... mi pare di ricordare che c'è di mezzo anche una sua morosa che ritrovò sposata in America... a un ebreo... Senza contare che il povero Céline fu anche razzista, nel senso che temeva l'indebolimento della razza bianca ariana francese (proprio in questo senso, tacci sui, simpatizzava con Hitler...). Insomma, Massimo, non mi fa' moccolare!

    Ps: Bene non fece affatto bene... anzi fece malissimo a circondarsi di gente che faceva parte della corruttela craxiana, se non altro perché di solito la gente corruttibile è gente abbastanza di M, circondarsi della quale non può migliorare la vita a nessuno.

    LM

    RispondiElimina
  33. Non moccolare Larry, non vale la pena.
    Céline razzista? Ma certo, nessuno lo nega. A Céline stavano sul cazzo gli ebrei? Vero anche questo, come a metà della popolazione europea dal XII secolo in poi. Céline istigatore di massacri e pogrom? Non credo proprio.
    Un sacco di gente simpatizzava per Hitler (e Mussolini, ovviamente) Non ci trovo nulla di strano, Hitler non era ancora diventato l'incarnazione del male assoluto, che all'epoca era Stalin.
    Simpatizzare per la Germania nazista era una scelta di campo non così folle nel 1939-40, specie se si era di indole nazionalista e anticomunista. L'alternativa era la Gran Bretagna che stava sul cazzo a molti e a cui si deve tra l'altro l'invenzione dei campi di concentramento, successivamente perfezionata dal Baffetto e dal Baffone.
    Molti collabò ebbero deluse le loro aspettative di un Europa più forte, fuori dall'influenza sia comunista che anglo americana. Quando è successo il macello, anche quelli che non simpatizzavano più, o non più così tanto, si ritrovarono in pericolo di vita e furono costretti a scappare.
    Insomma, neanche in quell'epoca, l'idea di un'Europa unificata sotto la Germania, esattamente come adesso.
    Insomma, l'epoca era quello che era.

    Ma certo, Borges, si era un po' rincoglionito. Povero vecchietto ingenuo, tutto perso nei libri, nei mappamondi, negli specchi e nei labirinti ... chissà quanti soldi gli avrà fottuto la badante ... non sarà stato in grado di intendenre e di volere.
    Sarà andata così, non parliamone più.

    RispondiElimina
  34. "Insomma, neanche in quell'epoca, l'idea di un'Europa unificata sotto la Germania, esattamente come adesso."

    Volevo dire ma mi sono ingrippato, Neanche in quell'epoca l'idea di un'Europa guidata dalla Germania piaceva, esattamente come adesso. I crucchi ci provano sempre.

    RispondiElimina
  35. Massimo, mi sa che stai andando per partito preso.... Infatti ti contraddici: giustifichi il razzismo e l'antisemitismo di Céline, dicendo che lo erano in tanti; invece non perdoni nulla a Borges, come se a sostenere Videla e i militari fossero stati in pochi.

    Per me aver sostenuto tesi sulla razza simili a quelle di Hitler, come fece Céline, è assolutamente imperdonabile. Tuttavia lo considero non lontano dall'essere " il più grande scrittore degli ultimi duemila anni " (Buk)

    Per il resto, magari l'Italia fosse guidata dai democratici tedeschi. In subordine il FMI e la Lagarde (più o meno come ora...). Però, l'una o l'altra, almeno per dieci anni. Come si dice, Francia o Alemagna purché se magna. Te possino...

    LM

    RispondiElimina
  36. Quello che ho scritto non è in contraddizione con nulla. Se rileggi con attenzione, è tutto abbastanza ragionevole.
    Le mie idiosincrasie per certe forme di ipocrisia sono evidenti. Preferisco un sano razzista a un ipocrita. Dal razzista, per lo meno, sai cosa aspettarti.
    Ma comunque veramente, va bene così. Lasciamo a Borges i suoi labirinti.
    Sull'Italia guidata dai democratici tedeschi non mi pronuncio ...
    posso solo dire che non c'è che da stare a vedere quello che succederà. Come si dice, chi vivrà vedrà ...

    RispondiElimina

Posta un commento

Post più popolari del mese

Una risposta al signor M. che ci scrive da lontano per parlare di immagini elettorali, o forse con intenti morali assoluti

Le ragazze con il grilletto facile

I sogni non si raccontano a digiuno (ma in questo caso, si può)