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Visualizzazione dei post da ottobre, 2011

Una storia semplice

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In Italia, la cosa migliore da fare è stare a distanza di sicurezza dai sistemi editoriali, evitarli con freddissima lucidità, più o meno come si cambia meta di villeggiatura quando il paese che ci interessa è entrato in una guerra, o sia stato piggiato come uva da un tornado.  Ad un bravo scrittore-intellettuale strettamente contemporaneo, o soprattutto ad un bravo scrittore-intellettuale che farà parte della posterità, non resta che augurare l'esilio o l'isolamento, la reclusione, insomma di ficcare quanti chilometri di distanza riuscirà tra lui e i suddetti emissari e tutta la loro corte di ruffiani... dovrà in sostanza ficcarci in mezzo talmente tanti chilometri che non sembrerà (o non sarà) nemmeno più uno scrittore. Ma un morto... Il guaio è proprio qui... il guaio è che questa che tanti autori importanti confondono colla Libertà, è una trappola lussuosa, di continuo riuso storico, una delle meno sofisticate per giunta: isolare o portare gli autori all'isolamento

Nulla patria in propheta

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Il calembour del titolo è di Carmelo Bene; questo sopra invece è Thomas Bernhard a calori “Nulla, né di quanto pubblicato da me stesso in vita, né del mio lascito, ovunque esso si trovi, indipendentemente dalla forma in cui sia stato scritto, potrà essere rappresentato, stampato o soltanto letto in pubblico per la durata dei diritti d’autore all’interno dei confini dello Stato austriaco, comunque tale stato si definisca.  Sottolineo espressamente di non voler aver nulla a che fare con lo Stato austriaco, e mi oppongo non solo a qualsiasi forma di intrusione, ma anche ad ogni avvicinamento di tale Stato austriaco alla mia persona e al mio lavoro – per sempre”.    (Ultime volontà di Thomas Bernhard) Che uno ce l'abbia su collo Stato credo sia più che lecito, anzi sia doveroso perlomeno deprecarlo, lo Stato, non l'esecratore, ma l'esterofilia di per sé io non la capisco, specie in autori che si riconoscono e anzi dichiarano d'essere vivi e vegeti solo quando li si l

Una vita spericolatamente borghese

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Vasco Rossi, spalleggiato dal comico  Fiorello*, dice d'aver tempo e soldi per mettere sotto le ruote della Giustizia i ragazzi di Nonciclopedia per le loro freddure sulla morte di Marco Simoncelli. Questa è la gente che cantava il ribellismo giovanile... e ammucchiava utili miliardari su quelle tendenze di massa... (Ovviamente, nessuno ha preso posizione contro questa iniziativa liberticida e prepotentemente classista del cantante-editore. Io non me ne intendo, ma non sarà che è solo un pretesto per grattare un po' di vecchia ruggine?) *Costui, essendo comico di spessore, augura, con grande classe umoristica, ai battutisti di Spinoza di perdere i propri figli come i genitori del pilota...

Lo Stato non è molto generoso colla servitù

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Gli indignados non hanno lo straccio d'un'idea, sono emotivi ed innocui, strumentalizzabili senza via di scampo, colpiscono a casaccio, sia che manifestino pacificamente sia che tirino sassate. Dei tiratori di sassi, in questi giorni si può sapere tutto, con una caccia ad arte sopra i giornali, ed uno spiegamento esemplare di energie poliziesche, di spionaggio televisivo, d'artiglieria pesante ecc... è giusto, voglio dire, che questo Stato, così sonnambolico con alcuni spicchi di delinquenza, non permetta a dei poveri coglioni di farla franca qualche volta?  E' giusto sfruttare prima durante  e dopo le manifestazioni questi sfacciati indignados per produrre consenso attorno alle istituzioni statali senza concedere loro nemmeno un'unghia di impunità come contropartita?  

Non si può barare più

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Che c'è da capire in Rien va di Landolfi? Parecchio;  e poi, ancora, che le parole e le cose, in letteratura, bisogna potersele permettere- per potertese permettere, bisogna essere uno spirito enorme con doti di prestigiatore. Sennò, si fanno solo delle figure di merda: l a fortuna è abolita... tanti autori, con quel genere chiamato diario o forma diaristica, hanno fatto solo colore, pettegolezzo imbellettato, ciancia recriminata, bucatini: non si può barare più, dopo una certa riga.  Allora com'è che questi continueno ? E' perché non gliene frega un cazzo a nessuno, ecco perché. Purtroppo, a me, l'ammetto, un po' sì che me ne frega...  E' un g(u)aio, lo so.        

Il deserto glielo darei in faccia alloro mica nì

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Sono indotto a credere che quelli, i reazionari della Letteratura, siano pagati da qualche Ministero della Nostalgia per seminare come macchine spargisale la vulgata conservatora del Buon Passato delle Lettere. Ora, è indubbio che un'inflazione di qualità c'è, e va in crescendo, ciononostante questa non è una buona ragione per non leggere ciò che è stato scritto e pubblicato dopo l'anno di grazia 1980 (per esempio). Giocando a questo modo, non si rendono conto di fare come i professoroni delle università e i l a ttarati più consumati che non hanno occhi che per il passato e orecchie per il cerume. Dico questo perché di grossi ingegni ce ne sono in tutti i tempi, biologicamente, socialmente si devono arrangiare alla bell'e meglio come tutti, delle volte però qualcuno ha la buona ventura o che altro di venir fuori ed allora il castello di carta che questi vecchi coloni hanno eretto, a forza di parlare di IDEE e DESERTO CONTEMPORANEO, dovrebbe frantumarsi. Invece resta su

Pareggini a casaccio

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Pittore en plein air di pareggi per zero a zero  Cinque pareggini per zero a zero ieri in serie A. Paregginano solo le piccole provinciali buone però (una provinciale con la Juve) che di fatto si bloccano, ingessando tutto il troncone medio-centrale della classifica.... Turno da cabala, infatti le gazzette sportive incappellano la giornata all'attaccapanni della casistica... "era dal lontano 19... che non si accoppiavano così!..." ci hanno dato... cinque pareggini per zero a zero. Ci sarà stato un complotto tra gli zeri, una combina tra le due porte? Un mariolo colle mani impastate? Più marioli? Più mani? Più paste? Mannò, mica saremo tanto fessi da non credere alla buona fede del caso? Solo il caso si può permettere una follia tanto credibile, nevvero genti?

Meglio soli che...

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Tiro di indignado dalla medio lunga distanza... Draghi para, sicuro, a terra Draghi dice che capisce la protesta degli indignados... Draghi. Mi pare un ottimo motivo per stare alla larga dagli indignados, ed un'ottima mossa per delegittimarli, ulteriormente.

Le poesie della scuola e la scuola

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Quando lessi in classe la poesia di Sinisgalli delle monete rosse lui la seppe subito a memoria, e un po' tutti nella classe la dicevano bene; e poi diedi quella del goal di Saba, e anche questa piacque; sicché so che i ragazzi vogliono cose che conoscono, di cui partecipano, e tutti i libri che corrono per le scuole sono sbagliati, se ne infischiano i ragazzi di Stellinadoro e del fiore che nacque dal bacio della Madonna e dei rondinini che chiamano mamma dentro il nido. (Leonardo Sciascia)

Il grandissimo Francesco Nuti

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Per me, Francesco Nuti è stato, ed è, un'assoluta genialità attoriale e sceneggiativa, più sceneggiativa che attoriale a dir vero. I suoi film sono miniere d'ori e preziosi, concrete casseforti, e la sua arte sottilissima, bella. Sono tra quelli che lo preferiscono a Benigni (anche se Berlinguer ti voglio bene è un capolavoro insuperato e forsesicuro insuperabile), e lo considerano, tra l'altro, per alcune cose , superiore a Troisi di cui Nuti era un tanto gelosino. Non capisco sinceramente come facciano alcuni beccamorti attorno a noi parlar male continuamente del cinema italiano quando abbiamo avuto ed abbiamo attori di assoluto genio, anche se sempre più isolati ed in silenzioso ritiro. Non è che, qualche volta, è colpa dei beccamorti?

Senza Love craft

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Lovecraft ovvero Edoardo Sanguineti prima del '63 Il Potere è diventato o no un tema più universale dell'Amore? "Lo è sempre stato, direte voi". Se uno scrittore, anche se povero e impotente, e innamorato, non parla né del Potere né dell'Amore, è legittimo che scriva libri? Si tollera, cioè, che un povero sribacchino nel 2000 metta il suo cuore nella ghiacciaia e lasci arrostire sul tavolo libri e libri cedevoli dell'uno e dell'altro, volumi in pastello, se pur belli, che somigliano al più a mele cotte al forno? ps: non è uno dei questionari di Nuovi Argomenti: potete anche non rispondere. 

Questo Italiano

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Beckett contratta con un giardiniere Casalese la potatura del suo vocabolario erudito «Non so l'italiano e perciò faccio lo scrittore, non so l'italiano perciò scrivo sul Corriere della Sera» (Giorgio Manganelli) Naturalmente, Giorgio Manganelli sapeva l'italiano a menadito e anche altri idiomi. Con tutta probabilità, però, non sapeva o meglio non adoperava  questo italiano,  cioè questa sciacquatura nella fogna (l'Arno manzoniano sarebbe ancora lì ?!) che dobbiamo parlare per comunicarci, tra orangutan, i nostri quattro-cinque borborigmi. Eppure, non sono bazzecole, un vocabolario dimezzato, se non mutilo delle sue parti basiche, insieme a uno sboffo di frasi sbilenche o stirate armerebbero di lunga pezza la mano ad un nuovo Kafka, a un tardo Camus, ad un Proust... a un Beckett, ad un grandissimo pennivendolo d'oggi e di domani.  Non s'impunta lì, il punto.

Mastica e sputa

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Quello che si scrive qui non è né una novità né un dono vobis, è un codicillo, una glossa inutile sulla rete Internet. Questa ha dimostrato poche cose, la prima è che tra i produttori della realtà del paese e dei paesi e i suoi fruitori (noi), la differenza sta che loro hanno la proprietà del mezzo di questa maledetta produzione, noi no. I sopralterni hanno autorità, soldi, merci, risorse, fratellanze... detengono l'immaginario realistico, quello che hanno montato e collaudato nella loro modestissima officina , senza per altro fare mezzo straordinario; i subalterni non hanno macchinari grossi, ma con i macchinari piccoli (un blog per esempio) non hanno mica dato prova d'essere migliori dei sopralterni; hanno anzichennò dimostrato d'essere i figli della serva un po' adottati, un po' frust(r)ati dal padrone. E' per questa mediocrità nostra  (uguale alla loro ) che ci danno gratis permessi e licenze per aprire un blog, ce lo regalano, in verità, un blog, è perché

Non ci resta che piangèr

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Bello il calembour su Berlusconi che avrebbe le "orge contate", però che il buffone (nell'accezione più degna) Benigni poi si metta a fare il maggiordomo a Renzi di Firenze, in una presentazione del suo libro su Dante, a Palazzo Vecchio, con Renzi presentissimo... festeggiandolo novo presidente del Consiglio, mi sa di sputacchio a sé stesso, alla propria arte, alla propria storia. O che fosse una panzana? Una farsa pagliacciata? Una palliata? Non credo. Non lo credo proprio. Mi sa che è semplicemente "la finale", come dicono alcuni arguti vecchietti borghigiani quando vogliono dire la catastrofe di tutto, l'epilogo peggiore.

La casa nuda

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Leonardo Sciascia Un mio illustre famigliare, illustre per me, vedendo che io facevo il disgraziato, e partivo alla cazzo di cane per cercare sfortuna, e conscio del mio disvalore (ma anche del mio buoncore) mi disse una volta tanto, per far lusinga: "tu sei fatto così, parti sempre, e qua la casa resta davvero nuda".  La casa nuda, mi ripromisi, poteva diventare il titolo d'un best seller, una strenna di Natale; quando ne avessi avuto il tempo, bastava to to to scriverci qualche rigo di contorno, pochi muri, qualche finestra, con un architrave così... La metafora mi sembrò come guizzata dalla biro di Leonardo Sciascia. Ovviamente, il titolo non mi servì mai, mancandomi come sempre il giusto rigaggio susseguente.  Oggi credo che, moria del mondo, moria dell'Intelligenza, queste parole incastrate assieme, morto Sciascia, possano valere per l'Italia e la Sicilia che, a buon diritto, sono case chiuse, ma anche nude, sprovviste come si lamenta di casieri tanto port

Convincenti consigli pratici ed appello diretto ai direttori delle testate dei giornali generalisti e no

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metodo rullatorio altamente superato dalla cronaca cittadina Negli anni di solitudine e isolamento, dovevo pur badare all'igiene personale e degli ambienti, cosicché mi si palesò, attraverso una pratica costante, che il buon uso del giornale (di quella "letteratura alimentare", come la chiamava Tommaso Landolfi, salvo poi -il frigorifero! il frigorifero piange!- scriverci per bisogno) non è la pulizia del culo, chiunque capisce da sé quanto poco vi sia adattabile, bensì quella dei vetri. Li ho provati tutti e posso parlarne da esperto, tanto che mi venne quasi prurito di scriverci un trattato, un bestiario ad hoc. Vi do qualche sciagurata dritta; o almeno mi rivolgo a chi ne è ancora allo scuro, e ne sono forse troppi. Conviene acquistare nelle edicole un giornale di copiosa foliazione, tipo il Corriere della sera, almeno una volta ogni mese o due mesi (dipende anche da quanti vetri e quanto spesso pulite)... per ogni specchiera io adopero un Foglio grande, ma si può