Come ti rovino l'arcobaleno
Riviera Romagnola, Luigi Ghirri, 1985 |
Ieri era domenica, io e la mia fidanzata siamo usciti con la macchina come due sposi che escono dalla chiesa. Mentre vagavamo di collina in collina, si è messo a piovere forte, a tratti fortissimo. Un cielo nero che metteva allegria, come un'esplosione di pioggia. La mia fidanzata che guardava tutto con lo stupore bello dei bambini, diceva guarda tu che cielo nero come è strano chissà che acqua... ed infatti si è schiodato un gran temporale ma non è durato tanto. A poco a poco, il sole ha aperto una falla.
A quel punto, eravamo vicini al mare e mentre costeggiavamo la spiaggia, ecco che è sbocciato in aria come un fuoco d'artificio l'arcobaleno, grande, compatto, fino all'altra parte. Una banana di colori.
Stavo per dire ma tu guarda un po' l'arcobaleno - e c'erano pure i gabbiani che si alzavano dalla spazzatura... io andavo a passo di lumaca... quando una due tre quattro cinque sei sette macchine, in un senso e in un altro, davanti e dietro, si sono fermate e ne sono usciti otto nove dieci persone, hanno tirato fuori lo smartphone, anche in mezzo alla strada, e hanno iniziato a scattare foto rivolti verso il mare.
Ma come hanno fatto a mettersi d'accordo, mi sono detto e stavo per ripartire ma ormai era troppo tardi. Nel gruppo dei fotografi della domenica, senza che me ne accorgessi, era finita anche la mia fidanzata, felice e saltellante come una bambina.
Mi sono calcato il cappello sulla faccia, metti che qualcuno mi riconosce, mi sono detto, che mi fermo per guardare i fotografi dell'arcobaleno.
Quando la mia fidanzata è rientrata, che mi ha visto incappellato a quel modo, m'ha guardato bene, s'è guardata fuori, ha detto certo che sei proprio un bambino!