Una poesia di Mario Lo Tasso per il santo Natale
Mi è sembrato doveroso, durante queste feste, di non disturbare nessuno, men che meno i miei ragguardevoli lettori che mi danno così tanto lavoro (grazie).
Si dice che passando attraverso gli anni (molti), le persone più intelligenti parlano sempre meno e scelgono sempre più le loro parole, lavorano da certosini le loro idee, si esprimono solo se necessario, riempiendo di maggior valore e semenza la forma dei loro silenzi. E' la saggezza... la sapienza... non so nemmeno come dire... quanto comunque di più lontano ci sia dal sottoscritto che saggio o sapiente non è né credo sarà mai.
Imbecille invece lo diventa sempre meglio, così (almeno quello) può permettersi senza troppi rimpianti di rompere il suo effimero e ridicolo silenzio natalizio per soddisfare le affamate boccucce dell'impaziente pubblico, donando il confettino di questa bella e seguente composizione del poeta sacro Mario Lo Tasso sul Natale (sul Capodanno non si è ancora in grado di assicurare niente).
La poesia che leggerete tra poco fu scritta come ci ricorda finanche il titolo (O sedia mia maestra - poesia di Natale 1979) durante il Natale del 1979. Come ho potuto scoprire dal sempre più sorprendente figlio Matteo, mio braccio destro nell'impresa di risollevare le sorti letterarie del babbo morto schiacciato dalla storia letteraria, Mario, memore dei suoi studi, era solito la sera della vigilia lasciare una poesiola d'occasione sotto il piatto del suo amato padre, Vittorio Amante Lo Tasso, e recitarla davanti a lui e alla sua famiglia tra il primo e il secondo, nella maniera più naturale e, oserei dire, morale possibile.
Ecco perciò la poesia originale, unico testimone manoscritto in mio possesso, che Mario scrisse e recitò in occasione di quella bella vigilia di Natale anno 1979 a famiglia riunita.
Segue la poesia...
O sedia mia maestra - poesia di Natale (1979)
Ti desumo dallo scheletro
della tua ombra
dal corso del tuo Eldorado
Ti desumo dallo stagliarsi della nostra casa
vista dalla riva
Mi sei compagna
premura
e
vita.
E' Natale un po' dovunque
ma io vorrei sì farmi di un'altra religione
che sbotto
Il mio desiderio,
DOVE?
Chiedo solo di non essere
siedo con te
nelle poesie
e
attendo,
E' Natale un po' dovunque
ma io vorrei sì farmi di un'altra religione
che sbotto
alla sola idea
di rimaner
in questa
e
e
resto fermo
per queste stanze con l'ansia addosso
di uscire
guardare le anime come anime
di uscire
guardare le anime come anime
le pecore come pecore
le more come more
Il mio desiderio,
se desiderio fu,
è diventare
animale allegorico
pienamente dentro un senso di umana finitezza
pienamente dentro un senso di umana finitezza
senza più pensieri di portata universale
uomo-parole-significati limitati
o se vuoi
vorrei essere
o se vuoi
vorrei essere
semplicemente
un uomo
di
fantascienza
un fascio di luce
Anelo al bollore dell'acqua nella vasca
al candore di una nebbia
all'alba di una fine
indecorosa
di
fantascienza
un fascio di luce
Anelo al bollore dell'acqua nella vasca
al candore di una nebbia
all'alba di una fine
indecorosa
Sono basso
Mario
Lo
Lo
...
ed è
senza speranza
ancora
Natale
ed è
senza speranza
ancora
Natale
Natale di pace
Natale balocchi
Natale balocchi
e ridarelle
ma io
mangio male
parlo male
mi rompo
tra le ossa
e
trovo denti
nelle mie
colpe
nei miei piatti
di pianto
piatti di sonno
mangio male
parlo male
mi rompo
tra le ossa
e
trovo denti
nelle mie
colpe
nei miei piatti
di pianto
piatti di sonno
Dove mi porteranno questi ultimi denti?
Dove questi ultimi sonni?
Dove questi ultimi sonni?
Dove e quando è nato il mio appetito?
E dove andrò con tutti i dolci
e con l'infinito andare delle domande mie retoriche?
E dove andrò con tutti i dolci
e con l'infinito andare delle domande mie retoriche?
DOVE?
Chiedo solo di non essere
troppo
Ma è vana
speme
o sedia
mia
maestra
mia
maestra
io ti sfrutto
ti sfondo
ti graffio
e ti liscio
siedo con te
nelle poesie
e
attendo,
ancora,
andiamo?
Ti va?
andiamo?
Ti va?