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Visualizzazione dei post da marzo, 2013

Guerino e il treno della realtà

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A conoscere Guerino ci ho guadagnato una storia cruda e bruta che mi metterò a raccontare al posto suo solo perché, dice, non gli piace per gnente di scrivere storie di malapoesia, e non è mai riuscito a starsene fermo e buono con una penna in mano (se sapesse che c'è gente che ci va a scuola per imparare a stare con le penne in mano... che poi anche a scuola scuola quello che ti insegnano alla fine non è solo quello di starsene fermi, da parte, e non rompere le palle?...).  Prima della massiccia invasione dei mezzi di comunicazione di massa (che costrutto orrendo!), nel tempo cioè che i villaggi non erano globali come oggi, ma semmai erano solo villaggi di case tanto piccolette e sgarrupate da entrare nella testa di un povero illuso come me (o come, nel senso buono, di Guerino), in quel tempo  le notizie mondiali o nazionali in paese arrivavano con una lentezza mostruosa, e spesso non prendevano manco la corriera o il treno per arrivare il pomeriggio o il giorno dopo, arriv

Lo scrittore abolito

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Una mattina, uno scrittore di storie e lingue provinciali si svegliò verso le sette perché doveva accompagnare qualche vetusto famiglio a fare una visita specialistica di cui si perdeva nel brodo dei ricordi il giorno che l'avevano prenotata insieme per telefono direttamente al c.u.p. del capoluogo. Cup è termine ambiguo a dire il vero che faceva tornare in mente allo scrittore svogliato e imbolsito di provincia che così si diceva da giovani (cup) quando si voleva marinare la scuola o gli impegni gravosi della vita. C'era chi aveva avanzato che Cup fosse in realtà un acronimo (quindi c.u.p come all'ospedale proprio, anche se la gente non diceva che andava al c.u.p a prenotare le visite ma che andava a lu tiket) l'acronimo che vorrebbe dire compagni uniamoci partiamo detto che serviva per marinare la vita. Mah, difficile risalire all'etimologia del termine e di per sé, si disse il buon uomo, era un fatto comunque di per sé altamente secondario, anche se come dis

Appunti per un capolinea

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Si danno dei bar o dei gran caffè che rimangono nell'immaginario di tutti per via della loro importanza nazionale e mondiale, per la loro architettura o per le loro specialità artigianali, mettiamo il bar Pedrocchi di Padova col suo caffè Pedrocchi alla menta che gli è uno di quei bar che stanno sui libercoli di storia dell'arte (peccato, lo so), o il Florian di Venezia, il portuale e piratesco Harry's Bar, il caffè Meletti coll'Anisetta, il Giubbe rosse, per dirne alcuni, ma come sapete ce ne stanno a uffa in tutt'Italia di questi caffeoni storici, purché si paghi e salato. Sono bar di pregio e prestigio.  Ci sono poi locande per il caffè e la ristorazione diciamo d'accatto (e d'assalto), dove ci stanno persone più interessanti e variegate che metton su dei veri e propri salon di bellezza gratis, per lingua e per pittura, questi bar delle volte hanno dei nomi che per un orecchio già un poco poco sensibile e affilato diventano macigni da portare sopra (

Come da una cosa qualunque possa nascere un sentimento anche effimero ma non per questo di poco conto

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Siccome non c'avevo niente da fare, sono andato come partecipante al gran concorso dei sosia che viene bandito nella mia regione ai primi di marzo e gode di una buona fortuna anche fuori da quegli angusti confini.  Io non somigliavo veramente quasi a nessuno e quasi sicuramente non avevo le credenziali opportune per partecipare, però il concorso mi allettava visto che il montepremi aveva qualcosa di costruttivo al suo apice e cioè che se vincevi dovevi passare una notte con il tuo personaggio famoso cui somigliavi per cementare meglio la somiglianza con lui, e allora mi sono inventato che somigliavo a un ex concorrente di uno dei passati Grandi Fratelli  perché tanto non se la ricordava nessuno la faccia di questi qua, e quindi mi sono iscritto con questo espediente balordo, ho scelto il candidato pescando a caso nel mucchio dei nomi, e quando il signore usciere che registrava gli ingressi e prendeva le iscrizioni mi ha chiesto "Di chi sì lu sosia tu?" io gli ho am

UN RACCONTO DEMODE ' COME QUESTO, IN UN MONDO SEMPRE PIU' GIOVANE, ANDRA' BENE?

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So che sembra impossibile, invece è vero, sto passando delle giornate intere attaccato al telefono. La cosa che mi sconvolge non è tanto che sto attaccato al telefono delle ore, perché ci sto e va bene, ma la cosa buffa è che sto attaccato al fisso e non, per dire, al (telefono) cellulare. Oggi quando si dice che stai attaccato al telefono, ci si riferisce al telefonino, che lo dice la parola stessa è più piccolo. Questa cosa della mia attuale comunicazione fissa, dovuta a dei fatti che non sto a dire perché non interessa a nessuno, mi sembra sia demode (accento sulla e '). Non solo, quando dico che parlo attaccato al fisso, dico la verità, in quanto il cordless mi si è scassato (colpa di qualche anziano abitatore della casa che lo fa cadere ripetutamente - appositamente? - , nonostante stia scritto in tutti i bugiardini di cordless che la plastica è ottima ma un uso continuato delle cadute potrebbe portare alla rottura del cordless medesimo). Il fisso ha il vantaggio che mi

Una pensione di bronzo

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Carissimi lettori, come sapete Grillo vuole assicurare agli italiani (ITALIANI! l'ora delle decisioni.... ) un reddito di cittad(in)anza; chi non è cittadino, carissimi, s'attacca al tram - sapete no? che ai figli di migranti che nascono e crescono qui da noi lui non si interessa, non gli compete (come non gli compete l'antifascismo). Con Grillo si deve parlare, gli si deve proporre, è un leader magnanimo e democratico, e quale luogo è meglio di questo, un blog nella fossa come il mio, per proporgli di ritagliare una postilla dal reddito di cittadinanza e garantire ai giocatori incalliti una pensioncina, qualcosa di garantito al mese, no una pensione d'oro, una di bronzo, o da quarto piazzamento, fuori podio. Dai Grillo che te costa? Oppure a voi le cose e i cosi storti non vi piacciono proprio per niente? Dai Grillone.... che ce la fai.