Il ragazzo agricolo e le comete - prologo



Patanello è un ragazzo agricolo colle labbra a becco di papera e la testa grande e grossa come un citrone che è un cocomero dialettale, di cui imparerete nel corso di queste pagine alcune cose, come per esempio che è il primo e unico figlio di Patana, una sorta di sceicco delle campagne, trattorista, burbero, uomo all’antichissima e molto ruvido, per non dire rusticano, che però rimasto vedovo presto s’è dato agli amori internazionali, e s'è raccompagnato con una ucraina, Elvira, che faceva le faccende nelle case dei contadini più benestanti e ingentiliti e i proprietari. 
Patana è stato intervistato una volta per uno speciale su Linea Verde col suo italiano zappante - ma non per questo peggiore degli italiani di alcuni allenatori locali che sono intervistati la domenica dopo la serie d - e da allora gongola per quell'esperienza forte che secondo lui l'ha segnato in positivo.  

Patanello ha ventitré ventiquattro anni ed è una natura schiacciata dai mezzi agricoli e dal sentire popolare, dallo scalzare la stalla la mattina alle cinque e dal fresare tutto il giorno le terre sue e quelle di quando va fuori a fare le giornate per i clienti.

Una volta al supermercato incrocia una ragazza, Jessica, che coi suoi occhi verdi e le sue maniere urbane, gli fa perdere la testa e gli impone un cambio di rotta. Nasce da qui una sorta di grande libro delle fantasie di Patanello, nella grande testa di Patanello, sogni esotici e orchestre a gogò che gli rimbombano dolcemente nella mente e gli permettono di fuggire ed evadere dalla sua vita dei campi che egli sente proprio stretta per le sue aspirazioni e scavarsi il tunnel per una fuga interiore.

Un giorno Patanello dal barbiere mette in crisi il ragazzo del barbiere, l'apprendista, perché so’ talmente tanti mesi che non si va a fare i capelli e non si dà una scartata e una pettinata che gli si sono incespugliati tutti e poi ce li ha spessi come spaghetti che quando il ragazzo o l’aiutante che dir si voglia gli guarda la testa gonfia di questi capelli paccutissimi pensa che oggi ci è proprio capitato e il padrone gli farà sicuramente una lavata di capo dopo, infatti non avendo l’esperienza necessaria per un’opera così profonda e minuziosa ed essendo costretto a farla lui quest'opera di scuoiamento a Patanello perché la sala è strapiena e gli altri so' tutti impegnati, finisce per fargli del male sia esteticamente sia a un orecchio e prenderci una cazziata dal barbiere capo. Patanello che in fin dei conti è una natura buona e non gli garbano le polemiche di sorta, nonostante lo sbrego sulla punta dell’orecchio che gridava vendetta e buttava sangue e la chioma mezza squadrata mezza no, vuole pagare il servizio anche se scarsarello e si mette la mano sul portafoglio, ma il capo barbiere lo blocca sul nascere e dice che per oggi il servizio lo offre l'inserviente e l’aria si tace subito. Patanello dentro la barberia s’è fatto dei nemici ma non lo sa. Siccome siamo sotto Pasqua e la sala è strapiena, con educazione e voce sottile sottile saluta tutti, dice Buona Pasqua a tutti e grazie, e se ne esce... 



Il becco pronunciato di Patanello lo porta ogni tanto a ciucciare l’aria come ne fosse affamato e vorace, quasi innamorato. Qualcuno pensa che questo continuo baciare l'aria sia dovuto che a Patanello è mancato un petto di donna materna, da piccino, o una madre di latte. Patana padre conferma che ha bevuto praticamente solo latte in polvere, da infante, ma dire che è stato denutrito è una cazzata immonda.
Delle volte fa finta di succiare come un bambino dalla mammella materna e per chi gli sta attorno sembra quasi che gli voglia succhiare qualcosa dalle loro radici energetiche. Patanello però è buonissimo e molto educato, e non lo farebbe mai.
Un giorno Patanello è in giro per il paese e non si sa come è incantato da una melodia e la segue finché non scopre la fonte. Segui segui, segui segui, col suo fiuto leporino, scopre che in paese c’è un festival di bande musicali con sul palco delle majorette dell’este europa e del nord e anche dell’italia che ballano, sono ragazze molto giovani sul piano anagrafico e sul palco ballano ruotando attorno a un bastoncino che lanciano in aria o si lanciano tra di loro (più le volte che casca che quelle che lo pigliano), e così accompagnano la musica delle bande musicali. La serata promette bene e c’è tanta gente, Patanello si siede su una seggiola in mezzo al pubblico e si mette ad ascoltare col suo solito movimento ciucciativo che non stupisce più nessuno e quasi non ci si fa caso più. Quando la prima banda si mette a suonare e lo fa divinamente per qualche strano motivo non si sente benissimo, diciamo, come se i suoni non arrivassero propriamente dappertutto e ci stanno delle macchie di pubblico che rimangono senza musica mentre altre ce l'hanno... i fonici e quelli della consolle dietro che regolano ogni cosa si sbracciano, non sanno perché, così non gli ci ha fatto mai, alzano il volume degli strumenti, i musicisti suonano più forte, urlano, le majorette saltano ancora più leggere… poi all’improvviso come se fosse una cosa normale si vede che tutte le note, i suoni, la musica dell'orchestra insomma si condensa in una specie di fiume etereo che scorre denso sopra a qualche testa e va a finire tutta quanta verso la bocca di Patanello che se lo guardate colla bocca fa un po’ come un coniglio o come una pompa che si risucchia tutto e intanto che il fiume arriva verso di lui s’abbotta come un pesce palla ma non scoppia, anzi si alza e pur non volendo stare al centro dell'attenzione in quel modo fa praticamente una specie di magia, cioè che le note come gli entrano da sulla bocca, così piano piano, un po’ storpiate e dimagrite, come dire: convertite, escono dalle altre aperture fisiche di Patanello che continua a ciucciare le note e a fare come un macinino del caffè con queste note in entrata e in uscita che poi le ricaccia dal naso, dalle orecchie, dal sedere, dall'ombelico, dalle ferite, dai pori... deliziando la platea come un filtro musicale meraviglioso e alla banda gli dà ancora più gusto a suonare per vedere come cambiano le cose e come la musica è tutto un fluttuare e vivere... A qualcuno viene in mente come sarebbe bello se Patanello si puppasse tutto il paese e tutto il mondo e tutti i suoni e le parole e i racconti sgradevoli e li ricacciasse secondo un altro verso, e davanti a quel belvedere di sogno qualche signore schierato per la conservazione e la difesa dei suoi privilegi già trema che un ragazzo agricolo possa innescare una rivoluzione, puppando gli universi, i suoni avversi, i racconti falsi e ipocriti, le serietà inutili e le baracconate fasulle, ma si quieta poco dopo, ché è una cosa veramente mai vista e ascoltata che non succederà mai... solo un’allucinazione di piazza innescata dal genio onirico di Patanello.... 

(to be continued, forse)









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