Mordecai Richler era uno scrittore di razza maturato col tempo che all'inizio faceva fatica...

Questo non è Matteo Renzi nel film Taxi Driver, è Mordecai Richler, uno scrittore del Canadà
Mordecai Richler è un romanziere che trovo assai assai simpatico e giovanile. La Versione di Barney non meritava di diventare un film, cioè a dire che era talmente scritta bene, tra le righe, tra le vene innominabili, che trarne un film è stato un de(re)litto. Il finale acrobatico, scopritivo e sportivo o la sovrattrama, costruita su una strana-gante morte sospetta di ripicca, è solo un bellespediente per montar la giostra linguistica, ben lustrata da altre trovate come le memorie di un malato d'Alzaimer che frantuma il tempo perdendo strommoli e coerenza. Tutto è costruito per sovreccitare le potenzialità di Mordecai, indiscusso padrone del mondo. Le sue donne, la terza in prima linea, la fedifraga e desiderabilissima, quasi di joyciana memoria, Miriam è funzionale a esplorare la dimensione Barney innamorato sul serio: qui sbuca anche il bruco dell'amore, nella roulette dei ricordi, messo sulla ruota pure lui, il vermicciolo, ma è sempre l'umorismo a whisky e sigaro e giacca lenta a dettare i morsi del tamburo. Le abitudini, le bassezze, i microcosmi, le invenzioni, i vizi e le freddure di Barney valgono assolutamente una spilla d'oro sul petto dell'autore, che si è messo a scrivere una storiella dopo l'altra, lottando come un paciocco, come quando fuori piove si passa la notte dentro la pancia della sala di biliardo colle palline che corrono sulla pelle verde del tavolo... tra Parigi e Montreal e le partite d'hockey sul ghiaccio. 
Giustamente, questo, è uno dei suoi massimi.  



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