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Visualizzazione dei post da giugno, 2013

Un racconto di Mario Lo Tasso (finalmente!)

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Me l'avevano chiesto in tanti, non sapevo che cosa rispondere se non che le poesie di Mario sono già una mescita di poesia e narrativa. Ma negli ultimi giorni stanno venendo fuori dai bauli delle grosse sorprese e ci sentiamo di dire senza se e senza ma che Mario Lo Tasso fu anche uno scrittore di narrativa piena, un narrativo tout-court (anche un po' troppo corto).  Tra le cose rinvenute in queste settimane di totale full-immersion lotassiana, abbiamo scoperto dei cimeli addirittura sorprendenti (lettere d'amore, abbozzi di romanzi-fiume, disegni di moda, cruciverba, parole crociate incompiute).  Altri siamo certi verranno fuori in corso d'opera.  Altre a tempo debito, altre mai, che sempre a tempo debito sono.  Quello che qui vi si proponiamo di seguito è un racconto breve di sapore  "autobiografico"... ma come sanno i miei lettori, in letteratura, tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare. Per fortuna. 

Bolaño ed esilio

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LETTERATURA ED ESILIO, di Roberto Bolaño  (tratto da Tra parentesi, Adelphi) Sono stato invitato a parlare dell’esilio. L’invito era scritto in inglese e io non so l’inglese. C’è stato un tempo in cui lo sapevo o credevo di saperlo, in ogni caso c’è stato un tempo, quand’ero adolescente in cui credevo di saper leggere l’inglese quasi altrettanto bene, o altrettanto male, dello spagnolo. Purtroppo quel tempo è passato. Non leggo l’inglese. A quanto sono riuscito a capire della lettera che ho ricevuto, credo di dover parlare dell’esilio. Ma posso benissimo aver frainteso, il che, a ben vedere, sarebbe un vantaggio, perché io non credo nell’esilio, soprattutto non credo nell’esilio quando a questa parola si accompagna la parola letteratura. Per me, penso sia il caso di dirlo subito, è un piacere essere qui con voi, nell’illustre e famosa città di Vienna. Per me Vienna è strettamente legata alla letteratura e alla vita di alcune persone molto vicine che intesero l’esilio come a volte

Due tempi

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PRIMO TEMPO (durata media) Gente di Parma Parma non ne ho mai conosciuta, ci so' passato tante volte ma non ho mai conosciuto nessuno. Almeno fino a sabato l'altro, quando trenin facendo per scendere in meridione, con una slavina di ore vuote da schivare, ho conosciuto un capotreno di Parma che s'è messo a parlare con me del più e del meno (del meno soprattutto, del più ci pensa già la televisione e gli altri). Capitava che andasse via di tanto in tanto, richiamato al dovere da una ricetrasmittente vecchia appesa a collare che sembrava come quelle specie di rasoi dove ci parlano dentro i semiafoni o gli operati alle corde vocali. Tornava sempre, però, dopo una mezzora e riprendeva a parlare del meno.  Quando sono arrivato a destinazione (portavamo pure un ritardo bello pesante), l'ho salutato e l'ho anche ringraziato: lui avrà pensato che lo ringraziavo per avermi dato una mano a passare il tempo, per averci fatto compagnia e m'ha ringraziato sincerament